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Quadro conoscitivo: il territorio

Dal nodo alla rete dell’identità: uno scenario strategico per la Val d’Agr

2. Quadro conoscitivo: il territorio

La Val d’Agri per la sua conformazione e localizzazione ha il ruolo di direttrice di comunicazione tra Ionio e Appennino (figura 1).

Le particolari caratteristiche strutturali consentono la definizione di una sub-regione omogenea e riconoscibile, utilizzata come riferimento per la perimetrazione delle aree di intervento degli strumenti di programma- zione locale. Quest’area si caratterizza: (i) per il reticolo idrografico che organizza il territorio e trova il suo baricentro nel lago del Pertusillo; (ii) per i piccoli centri di crinale; (iii) per la struttura viaria principale che la attraversa seguendo l’andamento del fiume Agri. L’analisi dei caratteri fisio- grafici fa emergere un territorio caratterizzato da un fondovalle perimetrato da versanti che raggiungono quote elevate. Le stesse pendenze del suolo si fanno maggiori all’aumentare delle quote. La struttura geologica si compo- ne di depositi alluvionali e di terreni misti a valle, di calcari e dolomie con unità arenacee sui rilievi. L’uso del suolo rispecchia i caratteri morfologici, con ampie superfici agricole a valle, prevalentemente seminativi, e boschi e pascoli lungo i versanti.

Le analisi del contesto socio-economico hanno evidenziato una strut- tura demografica debole, che vede un decremento costante della popola- zione. Per quanto riguarda i settori produttivi, nonostante la Val d’Agri sia considerata un’area con prevalente vocazione agricola, la popolazione attiva è occupata principalmente nel settore terziario.

Una fonte economica particolarmente rilevante è l’attività di estrazione petrolifera; le speranze future per il decollo dell’area sono per lo più affida- te alle iniziative previste dall’intesa Eni-Governo Nazionale-Regione, che definisce le modalità di sfruttamento di un giacimento di petrolio tra i più grandi esistenti in Europa. Il giacimento Val d’Agri, scoperto nel 1981, è costituito da tre concessioni, con 22 pozzi attualmente attivi sui 47 previsti dal progetto di sviluppo, un centro oli di raccolta e trattamento del petrolio della capacità di 104 mila barili al giorno e un oleodotto di 136 km per il trasporto dello stesso alle raffinerie di Taranto. Dal punto di vista econo- mico fornisce grandi opportunità per lo sviluppo della Valle, ma, c’è da domandarsi, a che prezzo? Speranze ed economia ruotano intorno ad una risorsa che non è compatibile con i principi dello sviluppo sostenibile, in quanto risorsa esauribile; soprattutto le attività della sua estrazione e lavo- razione determinano un grande impatto sull’ambiente e sulla salute della popolazione. L’entità della risorsa petrolifera ha reso l’attività estrattiva di portata economica rilevante e con un ruolo strategico per l’intero setto- re energetico nazionale, suscitando però forti preoccupazioni e dissensi ri- guardo alla sua compatibilità ambientale, considerando anche la presenza sullo stesso territorio del Parco Nazionale dell’Appennino Lucano Val d’A- gri e Lagonegrese.

Allo sfruttamento del petrolio, si contrappongono le risorse e i valori agro-ambientali: il mosaico agro-silvo-pastorale con le produzioni tipiche di qualità e le aree naturalistiche protette.

Lo stato della pianificazione/programmazione territoriale

Il tema della pianificazione territoriale in Basilicata risulta particolar- mente complesso. L’intera regione ha fermato l’attività di pianificazione territoriale agli anni Ottanta, quando furono proposti i sette Piani Paesistici di Area Vasta che interessavano solo il 20% del contesto regionale, esclu- dendo aree di non poca importanza, come la Val d’Agri. L’assenza, o la non adeguatezza, di strumenti pianificatori, insieme agli altri fattori di criticità, ha contribuito alla trasformazione di questi luoghi in maniera ‘disordinata’, basata su un’idea di governo del territorio di tipo vincolistico e su un pro- gramma di tutela che non permette una piena valorizzazione delle risorse. I ritardi in materia di pianificazione hanno portato la Basilicata ad affidare gli interventi sul territorio a programmi e progetti complessi che normal- mente svolgono il ruolo di strumenti operativi del piano − configurando un processo di azioni coordinate fra loro con obiettivi, strumenti e risorse finanziarie ben definite − ma che in questo caso assumono piena autono- mia diventando loro stessi la base di riferimento per le trasformazioni sul territorio. I piani e i programmi sono basati su una logica di sviluppo loca- le, attuata mediante azioni formulate in concertazione tra enti pubblici e soggetti privati, in grado di mobilitare risorse finanziarie anche di notevole entità − per lo più fondi europei − ma che «non hanno una matrice scien- tificamente territoriale e tantomeno urbanistica, ma piuttosto si pongono obiettivi di sviluppo economico e di valorizzazione di particolari risorse» (Baldeschi 2002: 163).

Nell’ottica del modello di sviluppo locale autosostenibile gli strumenti di programmazione sono i più adeguati per il raggiungimento degli obiet- tivi che esso prevede, ma perdono di concretezza non avendo un supporto cartografico e normativo che localizzi e disciplini le azioni sul territorio.

Negli ultimi anni, qualcosa si sta tentando di fare per migliorare le sorti della pianificazione in Basilicata, avviando nuovi progetti di tutela del paesaggio e di sviluppo sociale ed economico, con il Piano Strutturale Provinciale e il Piano Paesistico Regionale.

2.1 riconoscimento delle risorse territoriali

Partendo dalla definizione di patrimonio territoriale, sono stati indivi- duati gli elementi identitari del luogo, di enorme valore storico e paesaggi- stico, e riconosciuti tali dalla comunità.

In primo luogo le piccole città storiche e gli insediamenti sparsi rico- nosciuti come patrimonio archeologico e architettonico, la viabilità fon- dativa, elementi che testimoniano il susseguirsi nel tempo di popoli con culture e tradizioni differenti. In secondo luogo il paesaggio rurale inserito

in contesti naturali di grande valore paesaggistico e ambientale, come aree protette e siti di interesse comunitario, che rispecchia la componente socio- culturale e produttiva.

In fine il sistema delle acque che ha portato alla definizione delle carat- teristiche morfologiche e di pregio ambientale dell’area.

L’approfondimento delle componenti patrimoniali è avvenuto con ri- ferimento al «modello reticolare», in particolare utilizzando una metafora che individua i ‘nodi’ come i punti di partenza per la fruizione delle risorse paesaggistiche e i capisaldi dell’intero sistema territoriale locale; la ‘maglia’ come elemento che contribuisce alla messa in valore del patrimonio am- bientale, territoriale, paesistico, culturale ed economico; e la ‘rete’ come elemento ordinatore del paesaggio e di relazione tra le diverse componenti.

I valori individuati e le caratteristiche specifiche di ciascun elemento identitario hanno portato alla perimetrazione di particolari ambiti di pae- saggio, distinguibili tra loro per la specificità dei caratteri morfologici e di uso del suolo, con qualità e criticità proprie, da utilizzare come riferimento per la costruzione dello scenario strategico.

I nodi: morfologie insediative

I centri abitati e il patrimonio archeologico e architettonico, sono i ca- pisaldi dell’organizzazione territoriale e i punti di partenza per la fruizione delle risorse paesaggistiche.

La struttura insediativa dell’area si è consolidata adattandosi principal- mente alle caratteristiche morfologiche del territorio, e al susseguirsi de- gli eventi storici e naturali, ancora chiaramente visibili nella forma e nella struttura dei centri abitati. Ciascuno di essi, adattandosi morfologicamente alle caratteristiche del territorio che li ospita, presenta caratteri identitari differenti. Le relazioni tra sistema insediativo e sistema ambientale, lo svi- luppo urbanistico e le funzioni prevalenti, possono essere analizzate per de- finire una lettura capace di sintetizzare il patrimonio di sedimenti materiali e cognitivi persistenti.

Accanto ai nodi principali, troviamo elementi di non poca importan- za fuori dalle ‘mura abitate’: i resti archeologici dell’età romana; gli edifici religiosi, i conventi e i monasteri, le chiese rupestri e i tabernacoli lungo le strade; gli esempi di architettura rurale, i casali e le masserie, accanto ai frantoi e ai mulini lungo i torrenti, elementi fondamentali della struttura organizzativa agricola tradizionale.

La maglia: risorse agro-ambientali

La Val d’Agri si distingue per il suo marcato carattere di ruralità; i siste- mi di conduzione, le colture prevalenti, l’estensione dell’azienda, le attività

zootecniche, radicalmente diversi da zona a zona, hanno determinato una differenziazione non solo nelle forme e nelle dimensioni, ma anche nei mo- di di vita rurali. È stato possibile individuare diversi tipi di paesaggio rurale ciascuno con identità propria legata alla morfologia, all’uso del suolo, alle produzioni di qualità e all’organizzazione strutturale e funzionale derivata dalla presenza dell’uomo. Il paesaggio rurale, così come quello naturale, definisce la ‘maglia’, in altre parole l’elemento che facendo da supporto alla rete, rafforza la fruizione e le relazioni verso i nodi, e contribuisce alla mes- sa in valore del patrimonio ambientale, paesistico, culturale ed economico. Quindi attraverso l’analisi del mosaico colturale, della struttura geomorfo- logica e dell’organizzazione degli insediamenti, si è riscontrata la presenza di aree agricole con caratteri tanto peculiari da consentire la possibilità di essere classificati come dei paesaggi singolarmente individuabili all’interno di un territorio comune. Sono stati individuati, dunque, i seguenti «tipi rurali»:

I vigneti abitati a maglia regolare I giardini delle mele Il mosaico agricolo frammentato Gli oliveti di versante I seminativi interclusi di pianura I seminativi di versante

I seminativi a orizzone ampio Le aree agricole in abbandono

Il sistema naturale, come quello agricolo, se adeguatamente valorizza- to, completa la maglia che crea maggiore interesse per l’intero paesaggio, dando perciò una possibilità di basare l’economia locale e le speranze future su risorse riproducibili. La conformazione morfologica dell’area configu- ra un elevato valore ambientale, fatto anche di bellezze naturali, foreste e ambienti fluviali e lacustri con elevati livelli di biodiversità, che si alterna- no alla maglia agricola; una tale qualità è riconosciuta dall’esistenza di Siti d’Interesse Comunitari e di Zone a Protezione Speciale.

L’integrazione tra ruralità e naturalità può costituire un fattore vincente per la fruizione delle risorse paesaggistiche, perché concilia le esigenze di tutela del patrimonio con i temi della produzione economica.

La rete: la struttura connettiva

La viabilità storica e il reticolo idrografico rappresentano elementi pa- trimoniali che, una volta valorizzati, possono diventare elementi ordinatori del paesaggio per il miglioramento delle relazioni tra le risorse territoriali. Gli studi svolti hanno portato alla classificazione della viabilità storica se- condo due periodi: le principali vie di comunicazione di epoca romana e quelle presenti in età borbonica. I vecchi tracciati stradali e le numerose strade poderali, che distribuendosi sul territorio rafforzano i collegamenti

tra le vie di maggiore importanza, possono costituire una base per l’indivi- duazione di nuovi itinerari di collegamento tra gli elementi patrimoniali. Il sistema delle acque andrà a integrare la rete della viabilità, in quanto ele- mento peculiare della Val d’Agri e divenuto simbolo dell’identità del luogo. Gli ambienti fluviali si distinguono infatti per un’indiscussa qualità paesag- gistica che purtroppo non è del tutto apprezzata a causa della mancanza di servizi e infrastrutture per la loro fruizione.

Le unità di paesaggio

I caratteri identitari dell’area di riferimento, finora descritti attraverso la metafora del nodo, della maglia e della rete, sono il risultato di un’analisi ambientale fatta al fine dell’individuazione di sistemi territoriali, chiama- ti unità di paesaggio, «aree territorialmente omogenee rispetto a certe caratteristiche di tipo geologico, pedologico, climatico, vegetazionale, morfologico» (Baldeschi 2002: 98) sulle quali definire strategie e azio- ni mirate alla valorizzazione e alla messa in rete degli elementi patrimo- niali locali.

Partendo da quanto riportato nella carta delle unità di paesaggio che l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale − ex APAT − ha redatto a livello nazionale (fonte: www.isprambiente.gov.it), i perimetri delle diverse aree sono stati delineati più dettagliatamente tenendo conto delle peculiarità dell’area. In particolare, in base alla classificazione dei cen- tri abitati, alla localizzazione dei tipi di paesaggio rurale, e tenendo presente gli elementi di naturalità, sono stati individuati cinque diversi ambiti di paesaggio, nettamente distinguibili tra loro per caratteri morfologici, di uso del suolo e di qualità proprie. Facendo riferimento a una definizione di Sestini (1963), gli ambiti individuati possono essere fatti corrispondere al concetto di «paesaggio geografico razionale», inteso quale «complessa com- binazione di oggetti e fenomeni legati tra loro da mutui rapporti funzionali (oltre che di posizione), si da costituire una unità organica». Grazie a questa astrazione, raggruppando i paesaggi geografici razionali sono state indivi- duate le seguenti unità di paesaggio:

1. il sistema aperto delle colture di valle su depositi lacustri 2. la pianura alluvionale del Lago del Pertusillo

3. il paesaggio frammentato delle colture orticole 4. il paesaggio delle montagne carbonatiche 5. i rilievi terrigeni della montagna interna

Per ciascuna unità sono quindi stati analizzati i caratteri morfo- logici e di uso del suolo, la qualità percettiva-identitaria e le peculiarità agro-ambientali.