• Non ci sono risultati.

Contenuti e struttura della ricerca

per lo sviluppo locale autosostenibile

2. Contenuti e struttura della ricerca

A livello organizzativo la tesi può essere schematicamente riassunta in tre distinte sezioni:

• definizione del quadro conoscitivo dell’area vasta; • costruzione dello statuto del territorio;

• elaborazione delle proposte progettuali di scenario. 2.1 il quadro di area vasta

La prima sezione della tesi si concentra su quello che può essere defi- nito il contesto territoriale ampio definito dallo sviluppo dell'intero anello ferroviario senese.

È a questa dimensione che è stato condotto lo studio sull’evoluzione storica della ferrovia nel sud della provincia senese e successivamente, aven- do sempre l’anello come orizzonte di riferimento, la descrizione del territo- rio prendendo ad esempio in esame gli aspetti paesaggistici e quelli socio- economici. Lo studio della pianificazione territoriale e di settore di livello regionale e provinciale infine concludono questa prima sezione.

La ricognizione degli aspetti sopra elencati ha rappresentato la base per procedere all’individuazione di una serie di “macro ambiti paesistico terri- toriali” che insistono sull'anello ferroviario senese.

La definizione di tale schema di area vasta ha rappresentato la premessa per l’approfondimento dell'ambito territoriale denominato “Val d'Orcia”, caratterizzato dallo sviluppo della Ferrovia Val d’Orcia tra i centri di San Giovanni d’Asso e Monte Amiata Stazione e sul quale sono stati prodotti studi più approfonditi.

2.2 La costruzione dello Statuto del Territorio

Il livello più circoscritto della scala territoriale ha permesso successiva- mente di sviluppare la seconda parte della tesi attraverso la costruzione del- lo statuto del territorio, realizzato seguendo un processo di fasi sequenziali e coordinate che hanno permesso di condurre ad una conoscenza dettagliata del territorio attraverso la comprensione degli aspetti relazionali, delle rego- le che lo hanno formato e delle invarianti che vi permangono.

Questa operazione ha trovato nella rappresentazione della carta interpretativa del patrimonio paesistico territoriale il momento di sintesi nel quale vengono individuate le risorse che dovranno poi essere valorizzate durante la fase progettuale.

Successivamente a tale operazione sono stati definiti alcuni ambiti paesistico-territoriali di riferimento sui quali sono state elaborate le regole statutarie.

L'individuazione di regole statutarie, individuate al termine del pro- cesso valutativo e interpretativo del territorio e colte come elemento rego- lativo delle operazioni progettuali volte a mantenere e rigenerare le regole invarianti e strutturali del territorio stesso, rende disponibili una serie di

valutazioni territoriali non contingenti o transitorie che potranno guida- re - se opportunamente rispettate - il futuro sviluppo del territorio se- condo un'ottica di accrescimento del patrimonio territoriale, raffor- zando le identità locali e promuovendo in modo concreto lo sviluppo auto-sostenibile.

Non a caso uno dei punti di maggiore impegno della tesi è stato proprio quello relativo alla rappresentazione del patrimonio paesistico-territoriale dell'area oggetto di studio e dalla conseguente definizione di regole sta- tuarie. Con la carta del patrimonio territoriale si effettua un cambio di prospettiva decisivo nei riguardi del territorio. Esso non è infatti più con- siderato come supporto sul quale dislocare indistintamente le diverse fun- zioni antropiche, ma assume il fondamentale ruolo di risorsa. Nella carta del patrimonio perciò si descrive, si interpreta e soprattutto si rappresenta il patrimonio territoriale formato da energie ambientali, insediative e antro- piche che una volta individuate potranno essere impiegate per l'attivazione dello sviluppo locale autosostenibile.

L’importanza del documento patrimoniale può essere analizzata e de- scritta sia sotto il profilo teorico che rappresentativo.

In termini teorici, il patrimonio territoriale paesistico rappresenta la sintesi dei «sedimenti cognitivi» e «materiali», vale a dire di quelle rego- le e sistemi di valori che hanno strutturato nella lunga durata l’identità del territorio, ponendo le basi per la definizione di determinati paesaggi. Nell’individuazione e nella descrizione dei caratteri patrimoniali e paesistici risiede inoltre la possibilità di valorizzare le risorse sulle quali contare per uno sviluppo locale autosostenibile.

Parallelamente ai principi teorici che sottendono la carta del patrimonio esiste un altro importante fattore di innovazione che riguarda prevalente- mente l’aspetto inerente la rappresentazione.

I paradigmi teorici sopra citati difficilmente verrebbero rappresen- tati in quelli che sono stati i metodi dell’analisi e della rappresentazione funzionalista.

Per riuscire nell’intento di rendere rappresentabile il patrimonio terri- toriale-paesistico, si è dovuto perciò ricercare nuove forme di descrizione e strumenti finalizzati alla rappresentazione identitaria dei luoghi, attraverso la quale si narra la struttura e i caratteri di lungo periodo non determinati da fattori e dinamiche contingenti di uso del territorio.

Nel nostro caso la carta del patrimonio è stata elaborata a mano, privile- giando «la funzione metaforica [cercando di] veicolare messaggi attraverso elementi territoriali evidenti, facilmente riconoscibili da tutti e mettendo

palesemente in luce l’aspetto persuasivo, teso, […] a celebrare le potenziali- tà locali» (Poli 2005: 99). Successivamente, con l’atlante statutario si giunge alla definizione di un quadro di riferimento per un territorio tramite la pro- duzione di una serie di schede descrittive/interpretative degli ambiti in- dividuati. Il momento dell’elaborazione delle regole statutarie, redatte alla luce del processo sino ad ora illustrato, è finalizzato alla descrizione del funzionamento e del modello relazionale, cognitivo ed energetico sul quale si basa la evoluzione di un territorio e che può permettere la sua riproduzione e riproposizione e contribuire a salvaguardare determi- nati ambienti.

2.3 Le proposte progettuali e di scenario

La consapevolezza territoriale prodotta dalle regole statutarie e derivan- te dal processo valutativo e interpretativo sopra descritto costituisce il pre- supposto per la definizione dell'ultima parte della tesi, quella orientata al progetto e che si articolata in cinque distinti temi progettuali.

Poiché tutti i progetti assumono la ferrovia come elemento di riferimen- to il primo intervento propone la riapertura al traffico ordinario della linea. Da questa ipotesi si sviluppano altri quattro interventi quali:

• progetto guida per la riqualificazione e riorganizzazione del quartiere della stazione di Torrenieri;

• riorganizzazione funzionale degli edifici della medesima stazione; • organizzazione della mobilità dolce con particolare riferimento al rap- porto Ferrovia Val d’Orcia - Via Francigena;

• studio su un modello di ospitalità diffusa da realizzarsi mediante il sistema degli agriturismo e dell’albergo diffuso.

É perciò dall'impianto regolativo tratteggiato nei suoi caratteri essenzia- li in precedenza che si articolano i vari progetti che concorrono a definire lo scenario strategico.

2.3.1 La riapertura della linea Asciano - Monte Antico

Come primo intervento da attuare per la riattivazione della linea si ri- tiene fondamentale definire e proporre un modello di gestione ed esercizio ferroviario che miri a valorizzare il patrimonio territoriale come elemento di base per impostare le future strategie di servizio.

Tale prospettiva, svincolandosi in parte dalla logiche di settore e dai re- golamenti di esercizio delle ferrovie, potrebbe essere una possibile strada da seguire nell’ipotesi di riapertura della linea Asciano - Monte Antico.

Sulla base degli elementi patrimoniali individuati viene proposto un modello di servizio che torni a far circolare i treni sull’intera linea secondo un orario cadenzato che metta in relazione le direttrici che da Siena con- ducono a Chiusi e a Grosseto. In sintesi si tratta di tornare a considerare l’intero sviluppo dell’anello ferroviario senese in precedenza definito come sistema per il trasporto pubblico locale su ferro per l'area meridionale della provincia di Siena.

L’utenza potenziale alla quale si rivolge l’iniziativa è composita e rac- chiude al proprio interno sia i turisti che sono interessati a visitare le zone attraversate dalla ferrovia (l’esperienza Treno Natura ha in più occasioni sottolineato la potenzialità turistica del tracciato) sia i pendolari che utiliz- zano il treno per gli spostamenti giornalieri.

Nel tentativo di riuscire a definire un modello di servizio ferroviario studiato ad hoc per questa realtà territoriale si potrebbero sperimentare in primo luogo forme innovative di conduzione dei convogli che prevedano di modificare la composizione del personale di bordo e le tipologie di treni circolanti sulla linea (unico addetto al servizio e materiale rotabile di nuova generazione con elevati livelli di panoramicità.).

Quanto proposto nel progetto vuole rappresentare un’ipotesi di pos- sibile modello di servizio al fine di fornire un contributo per valutare con maggiore attenzione nei confronti dei valori territoriali le grandi opportu- nità socio/culturali e trasportistiche provenienti dal ripristino della linea Asciano-Monte Antico se valutata in ottica intermodale e connessa al ter- ritorio di riferimento.

2.3.2 Il progetto urbano del quartiere della stazione

La riattivazione della linea rende disponibili una serie di opportunità per il territorio.

Un primo esempio di ciò è rappresentato dal progetto guida per la riqualificazione e riorganizzazione funzionale del quartiere Ottocentesco di Torrenieri - centro urbano ubicato nella parte nord- occidentale del Comune di Montalcino - il quale si struttura attorno alla storica stazione ferroviaria. Assumendo come scenario di riferi- mento la riapertura della linea e valutando il fatto che Torrenieri po- trebbe rappresentare, in ragione della propria posizione all’interno del Parco Artistico Naturale e Culturale della Val d'Orcia, l'ideale porta di accesso ai territori limitrofi per chi li volesse raggiungere in treno è stato proposto un progetto di riqualificazione per il quartiere della stazione.

La riorganizzazione risponderà prevalentemente al nuovo ruolo conferito alla ferrovia che oltre alla funzione tradizionale di mezzo di trasporto viene a rappresentare per questi territori anche un importante veicolo di fruizione e scoperta del territorio. Il progetto, oltre a rispondere a esigenze di tipo sovralocale avrà benefiche ripercussioni anche a livello di ambiente ur- bano, promuovendo un disegno che tenga in considerazione e tenti di risolvere le criticità di varia natura (viabilistiche, urbanistiche, ambientali) presenti nel quartiere e in più occasioni sottolineate dagli abitanti presso le istituzioni.

Per la riorganizzazione del quartiere della stazione di Torrenieri si è in un primo momento prodotto un master plan di riferimento dell’intera area. Questa prima operazione ha avuto il merito di inquadrare l’intero intervento progettuale in un primo livello schematico, individuando poi una serie di ambiti progettuali che concorrono alla realizzazione della visione generale di un unico orizzonte progettuale per il quartiere. La divisione in ambiti progettuali è utile, a livello organizzativo, per far comprendere come a partire dall’asta ferroviaria, composta da binari e aree di pertinenza ferroviaria, si sviluppino una serie di interventi che coinvolgeranno l’intero quartiere. Nella restituzione grafica dei progetti molta attenzione è stata dedicata ancora una volta alla rappresentazione al fine di comunicare e far comprendere il progetto anche ad un pubblici di non addetti ai lavori.

2.3.3 Riorganizzazione funzionale della stazione di Torrenieri

Elemento cardine nel progetto urbano del quartiere è rappresentato dalla riorganizzazione funzionale della stazione di Torrenieri. Rispettando quanto più possibile le indicazioni tipologiche dell'edificio rilevate in fase di analisi si ipotizza in questo progetto un’articolazione degli ambienti se- condo una complessità d’uso che risponda a diverse esigenze introdotte dal nuovo ruolo attribuito alla ferrovia. Nella riprogettazione dell’edi- ficio viaggiatori è stato assunto come elemento fondamentale della ri- organizzazione il considerare la stazione non solo come ambiente filtro tra ferrovia e territorio, ma come luogo di conoscenza dei territori che serve. Il ruolo di filtro storicamente attribuito alla stazione è tuttavia mantenuto attraverso la sottolineatura di un passaggio centrale (peral- tro asse della stazione) che mette direttamente in collegamento i binari con il piazzale della stazione.

Lungo questo ambiente di passaggio -nei locali un tempo destinati ad atrio, sala d’attesa e ristorante- si attestano degli spazi ritenuti particolar-

Figura 3. estratto del progetto di riorganizzazione della mobilità dolce

mente qualificanti per l’ipotesi di riorganizzazione in quanto vi si propone la previsione di un museo del paesaggio ed un’area di informazione per la fruizione e studio del territorio.

2.3.4 Progetto mobilità dolce

Il progetto di riorganizzazione della mobilità dolce perseguito nella tesi è interpretato, a livello concettuale, come il prolungamento della rinnovata fruizione premessa dalla ferrovia al più ampio territorio della Val d’Orcia.

La ferrovia, via di comunicazione fortemente impermeabile, ha nelle stazioni le sue “porte” di accesso al territorio ed è per questo motivo che un sistema di sentieri a supporto della strada ferrata potrebbe essere uno degli elementi che maggiormente concorrono per riportare il treno nel territorio. La volontà di confrontarsi con questo tema progettuale nasce dall’osserva- zione dei diversi sistemi di sentieri che insistono sull’area di studio presa in esame e che già riescono a garantire una buona permeabilità del territorio.

L’intero sistema di percorsi trova presso le stazioni ferroviarie della linea delle “aree di addensamento” della rete, proprio perché è la stazione l’e- lemento di riferimento per la fruizione del territorio in questo progetto. Nella riorganizzazione del sistema della viabilità dolce dell’area di studio sopra illustrata non tutti i percorsi però hanno la stessa importanza per il territorio.

Nel progetto sopra ricordato il tratto di Via Francigena che si snodatra Torrenieri e San Quirico ha ad esempio richiesto un particolare approfon- dimento progettuale per le potenzialità.

L’organizzazione del suddetto tratto di Francigena, per esempio, è in- fatti stata concepita per poter garantire una fruizione sicura della strada da parte delle utenze deboli (pedoni e ciclisti), pur non escludendo completa- mente il traffico veicolare che, anche se in modo esiguo continua ad insiste- re sul tratto. Inoltre gli elevati livelli di panoramicità del tracciato sono stati sottolineati al fine di promuovere una comprensione del paesaggio da parte di chi si trovi a percorrerla.

2.3.5 Il progetto “Albergo Diffuso”

Il panorama italiano dell’ospitalità diffusa, tradizionalmente ricon- dotto a formule quali B&B, le Country house, le aziende agrituristi- che, si sta articolando attraverso la nascita di nuove forme di ospitalità, sia di natura spontanea sia risultato di opportune strategie e proget- ti che hanno avuto come principio ispiratore i modelli di sviluppo turistico-territoriale.

In questo secondo e innovativo campo, una formula che pare possa avere un buon potenziale e che riesce al tempo stesso ad attirare l’attenzio- ne e l’interesse della domanda degli operatori e dei media, è rappresentata dall’Albergo Diffuso (AD).

Con Albergo Diffuso, si intende promuovere un’ospitalità che si strut- tura attraverso la «diffusione orizzontale delle unità ospitali»4 ad una scala

di prossimità all'interno du un dato centro insediativo o territorio ed al contempo fornire alcuni servizi di natura propriamente alberghiera quali, ad esempio, ristorazione, colazione, accoglienza oppure pulizie.

Al fine di rendere più visibile quanto sinora affermato per questa innova- tiva forma di ospitalità è stato proposto un esempio pratico di applicazione.

Il tentativo prodotto non ha un particolare grado di approfondimento poiché, come si è potuto osservare dalla consultazione di alcuni lavori, l’ar- ticolazione di un progetto del genere implica diverse competenze ed appro- fondimenti non sviluppabili nell'economia del lavoro.

In ogni caso, sulla scorta di alcune preliminari osservazioni, viene pro- posta una possibile organizzazione a livello di localizzazioni delle funzioni nel contesto urbano di un albergo diffuso nel piccolo borgo di Lucignano d’Asso, nel Comune di San Giovanni d’Asso (SI), all’interno dell’ambito delle “Colline dell’Asso e del Tuoma”, (figura territoriale paesistica delle “Colline del Buon Governo”).

Il primo requisito per il quale il progetto di Albergo Diffuso si potrebbe concretizzare nella località proposta è la presenza di una comunità locale alquanto ridotta poiché sono presenti solo solo tre unità familiari, fatto dal cui si produce una elevata disponibilità di case vuote come sfida e pre- supposto fondamentale per proposizione e realizzazione del progetto. Nel perseguire ciò non si vuole però creare un modello di ospitalità artificiale, ossia disgiunto da quella che è la realtà socio-demografica dell'area indagata nella parte conoscitiva della tesi. Infatti la presenza di una comunità locale presente e attiva sul territorio contribuisce a conno- tare in modo sostanziale l’esperienza proposta, poiché riesce ad accogliere e far considerare gli ospiti dell’albergo diffuso come abitanti -seppur tem- poranei- del borgo e non valutarli esclusivamente come semplici turisti. La struttura urbana del sito, mantenutasi pressoché inalterata, permette infine la concretizzazione di un altro requisito per la realizzazione dell’Albergo Diffuso, ossia la distanza ragionevole tra unità abitative che non dovrebbe essere superiore a 300 metri dalla hall.

3. Conclusioni

Quanto prodotto nel lavoro di tesi è un tentativo di definizione di un progetto di territorio basato su un processo interpretativo dei luoghi che rispettando le regole statutarie individuate in fase di analisi possa effettiva- mente promuovere uno sviluppo locale autosostenibile.

Il percorso intrapreso in sede di tesi ha sin da subito avuto come oriz- zonte di riferimento la ricerca di una integrazione e sistematizzazione delle diverse potenzialità territoriali le quali, una volta ricomprese in un quadro analitico/descrittivo definito e strutturato, potessero contribuire in modo effettivo alla definizione di un progetto di territorio.

Le proposte progettuali avanzate ed il riconoscimento delle opportunità fornite a partire dalla valorizzazione di una infrastruttura ferroviaria chiusa al traffico ordinario come la Ferrovia Val d’Orcia hanno inoltre rappresen- tato l'occasione per riflettere in modo critico sulla dotazione ferroviaria lo- cale che innerva e struttura molti dei territori italiani e che spesso, così nel nostro caso, risulta essere dimenticata o relegata a servizi marginali che non ne valorizzano le potenzialità.

A partire da queste riflessioni si è perciò aperto un percorso di ricerca riassumibile nella domanda: quale ruolo possono avere le ferrovie locali ed i sistemi di mobilità dolce nella definizione di un modello di rete integrato? Il tentativo perseguito con la formulazione della domanda di ri- cerca, poi confluita all'interno di un Dottorato5, risulta essere proprio

quella di sottolineare come le reti fortemente territorializzate realizzate a partire dalle connessioni locali che strutturano gran parte dei territo- ri italiani -con particolare attenzione alle ferrovie secondarie- possano rappresentare un fondamentale elemento per lo sviluppo locale auto- sostenibile a patto che vengano opportunamente ricomprese all’inter- no di un disegno di scenario di mobilità integrato che ne colga il loro potenziale.

Le traiettorie di sviluppo della ricerca sono perciò quelle di tentare di fornire un contributo teso al riposizionamento delle linee ferroviarie secon- darie e le reti di mobilità dolce all’interno dell’attuale modello infrastrut- turale italiano.

Bibliografia

Belli A., De Luca G., Fabbro S., Mesollella A., Ombuen S., Properzi P. (2008 - a cura di), Territori regionali e infrastrutture. La possibile allean-

za, Franco Angeli, Milano.

Carle L. (1998 - a cura di), L’identità urbana in Toscana. Aspetti

Metodologici e risvolti operativi di una ricerca pluridisciplinare,

Marsilio, Venezia.

Carle L. (2007). Reinventer “sa” campagne. Nouvelles formes de sociabilité

en Sologne et dans le Siennois. Etude comparative, Ministère de la

5 Dottorato in Progettazione Urbanistica e Territoriale (XXV ciclo). Scuola di Dottorato in Progettazione della Città, del Territorio e del Paesaggio. Università di Firenze

Culture et de la Francophonie, Mission du Patrimoine ethnologi- que - MSH, CCRDA, Nouveaux usages de la campagne et patrimoi- ne, Rapport final.

Clementi A. (1996 - a cura di), Infrastrutture e piani urbanistici, Fratelli Palombi Editori, Roma.

Curti F., Gibelli M. C. (a cura) 1996, Pianificazione strategica e gestione dello

sviluppo urbano, Alinea, Firenze, 1996

Dematteis G. (1996), “Grandi opere e contesti territoriali locali”, in Clementi A. (a cura di), Infrastrutture e piani urbanistici, Fratelli Palombi Editori, Roma: 229-245.

Dematteis G. (2001), “Le opere infrastrutturali come fonti di valore ag- giunto territoriale nei processi di sviluppo locale”, in Dematteis G., Governa F. (a cura di), Contesti locali e grandi infrastrutture. Politiche e

progetti in Italia e in Europa, Franco Angeli, Milano.

Maggi S., Giovani A. (2005), Muoversi in Toscana. Ferrovie e trasporti dal

Granducato alla Regione, Il Mulino, Bologna.

Magnaghi A. (1990 - a cura di) Il territorio dell’abitare. Lo sviluppo locale

come alternativa strategica, Franco Angeli, Milano.

Magnaghi A. (2000). Il progetto locale, Bollati Boringhieri, Torino.

Magnaghi A. (2001), “Una metodologia analitica per la progettazione identitaria del territorio”, in Magnaghi A. (a cura di), Rappresentare i

luoghi. Metodi e Tecniche, Alinea, Firenze.

Magnaghi A. (2005 - a cura di), La rappresentazione identitaria del territo-

rio. Atlanti, codici, figure, paradigmi per il progetto locale, Alinea, Firenze.

Magnaghi A. (2007 - a cura di), Scenari strategici. Visioni identitarie per il