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La legge regionale n. 26 del 13/10/2003 ha istituito in Piemonte i Distretti rurali e agro-alimentari di qualità; nello stesso anno le province di Novara e del Verbano Cusio Ossola hanno redatto uno studio propedeutico al Piano di Distretto che è stato istituito con DGR n. 18 – 12449 del 10/05/2004 e ha interessato alcuni Comuni delle Province di Novara e del Verbanio Cusio Ossola; successivamente con D.G.R. n. 20-14832 del 21/02/2005 il distretto è stato allargato ad alcuni Comuni della Provincia di Biella.

Nel territorio individuato dal Distretto la produzione floricola svolge un’importante ruolo all’interno del settore primario in termini di fatturato e di manodopera utilizzata oltre a sviluppare attività di vario genere lungo tutta la filiera produttiva (vivaismo, gardens, imprese di giardinaggio, mercati floricoli, ecc.). Va sottolineato che la floricoltura attorno al Lago Maggiore si è sviluppata già nella seconda metà del 1800, partendo probabilmente da alcune famiglie che iniziarono l’attività vivaistica, affiancandola a quella di

giardinaggio già esercitata nelle grandi e storiche ville del lago. Nel corso degli anni si è poi creato un tessuto di produttori che ha via via indirizzato la produzione dell’area verso la coltivazione di arbusti acidofili da fiori. La scelta di questo tipo di coltivazione è stata ovviamente favorita dalle caratteristiche pedologiche e climatiche dell’area oltre che dalle mode dell’epoca in cui ebbe inizio l’attività. Si tratta dunque di una floricoltura, per quanto riguarda le sponde del lago, nata dalle ville; mentre per l’altro importante polo di coltivazione costituito dal Vergante, lo sviluppo della floricoltura è più recente e risale agli anni ’70 del 1900, quando la coltivazione di acidofile “risalita” dal lago, prese il posto della coltivazione di piante da frutto precedentemente presente nella piana fra Nebbiuno e Ghevio di Meina. Le prime imprese sorsero quindi dalla riconversione di altre attività agricole, e quelle di maggior successo assunsero sempre più le caratteristiche di imprese industriali, investendo soprattutto in infrastrutture di carattere logistico e tecnologia degli impianti produttivi, per poi, progressivamente, adattare la propria produzione agli andamenti della domanda, passando per esempio dalla produzione di azalee in piena terra a quelle in vaso e alla diversificazione verso altri prodotti, tra cui soprattutto la camelia.

Nell’ultimo decennio si è assistito allo spostamento dell’attività floricola verso i comuni collinari e verso quelli più pianeggianti (Ghemme, Fontaneto, Cavaglio, Cavaglietto, Suno, Vaprio d’Agogna e Momo), mentre a Nord sono sorti nuovi centri di produzione lungo il fiume Toce (Premosello, Pieve Vergonte). Nel Biellese invece prevale nettamente il vivaio di pieno campo, per la produzione di piante ornamentali da giardino, anche in esemplari, di rosai commercializzati oltre che a radice nuda in vaso.

Attualmente il Distretto si sviluppa su 96 comuni (27 in Provincia di Biella, 37 in Provincia di Novara e 32 nella Provincia del Verbano Cusio Ossola); le tre Province interessate stanno realizzando il piano di distretto secondo le linee guida predisposte dalla Regione Piemonte che prevedono la concertazione

con i produttori nella definizione delle scelte di politica agraria rilevanti per lo sviluppo della floricoltura. Il distretto nasce per creare un ambiente favorevole per lo sviluppo del settore e delle realtà economiche a esso collegate.

Il settore floricolo è per queste aree da anni strumento per la valorizzazione dell’intero territorio: ormai sono consolidati i rapporti con Enti locali che richiedono la collaborazione alle imprese di questo settore dell’agricoltura per incentivare il turismo (mostre ed esposizioni artistiche, giornate della camelia, festa della rosa, fornitura alle ultime Olimpiadi invernali svoltesi in Piemonte), per abbellire luoghi di turismo ambientale e religioso (per esempio il Santuario di Oropa) o manifestazioni culturali (come Ricetto di Candelo, Isole Borromee, ecc). Anche i settori industriale, artigianale dei prodotti tipici e commerciale hanno, nei tempi, stretto un legame al fine di attuare sinergie promozionali dei prodotti locali.

* * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * * L’impulso alla creazione del Distretto nasce dalla volontà delle aziende operanti sul territorio di rendere effettiva e operativa la rete di interazione già esistente e dal proposito delle Amministrazioni provinciali, spinte dalla legge regionale dei distretti, a rendere riconoscibile un’attività evidente e importante del proprio territorio. Il partenariato nato quindi in maniera spontanea e consolidatosi, dal punto di vista formale, con la legge regionale, ha trovato le maggiori difficoltà nella fase gestionale cioè nel fatto di divenire operativo. Gli attori coinvolti nel progetto sono, infatti, numerosi: 96 Comuni, 3 Province, il Consorzio dei Fiori Tipici del lago Maggiore, le Camere di Commercio, il Distretto Turistico dei Laghi, la Società Orticola Verbanese, il Verbania Garden Club, la Società Italiana della Camelia, la Confcommercio, l’Associazione Biellese Floricoltori e Vivaisti, la ATL, la società Tecnoverde S.r.l. (comprendente Tecnoparco del Lago Maggiore S.p.a. , Flor Coop S.c.a.r.l.,

S.A.I.A., alcune aziende agricole e cooperative di produzione) le singole imprese, ecc., ciò di fatto ha reso difficoltoso l’avvio delle attività.

In termini produttivi, il Distretto è costituito da circa 260 aziende e interessa una superficie di 496 ha, dei quali 360 coltivati a pieno campo e la restante parte costituita da strutture protette: tunnel caldi 34,50 ha, tunnel freddi 48,34 ha, ombrai 21,50 ha, serre e multi-tunnel 26,02 ettari. Le produzioni principali sono: azalee, camelie e rododendri (concentrate soprattutto nei Comuni delle Province di Novara e Verbano Cusio Ossola), aceri, rose, arbusti da siepe: sempreverdi e da fiore, vaseria fiorita. La produzione locale media con riferimento agli anni 2002/2003 si è attestata a oltre 2 milioni di pezzi venduti che permettono di superare un giro d'affari complessivo intorno a 18,7 milioni di euro. Le aziende che compongono il distretto sono assai dinamiche, alcune con un buon livello di maturità imprenditoriale e raggiungono il consumatore sia attraverso la distribuzione tradizionale sia quella più moderna.

3. La componente giovanile

Per quanto riguarda la manodopera del comparto va segnalato che quella aziendale risulta essere quasi totalmente di tipo familiare, spesso il conduttore è anche imprenditore, coltivatore e addetto alla commercializzazione. I dati medi del 2002/2003 riferiscono che gli addetti totali (familiari, dipendenti fissi e stagionali) ammontano a circa 600 unità. È segnalata l’estrema difficoltà incontrata dalle aziende nel reperire manodopera specializzata: le aziende sono così costrette a formare esse stesse la manodopera, affiancando i nuovi agricoltori ai dipendenti più esperti o all’imprenditore stesso, agricoltori che poi raramente rimangono fedeli all’impresa, così l’esigenza di formazione si presenta continuamente. L’analisi delle cause dell’elevato turnover non è unanime: gli operatori sostengono che il lavoro particolarmente duro e prevalentemente esecutivo (gli imprenditori sono poco propensi a delegare ai dipendenti funzioni decisionali), la ridotta possibilità di carriera e le

retribuzioni non particolarmente attraenti rendono praticamente inevitabile l’abbandono delle professione dopo qualche tempo, specie tra i giovani. L’analisi degli imprenditori è un po’ diversa: si ritiene che le retribuzioni e le possibilità di crescita professionale non siano così disincentivanti. L’aspetto interessante è che, negli ultimi anni in concomitanza con la creazione del distretto, uno dei motivi del turnover è il fatto che gli operai migliori, soprattutto se giovani, una volta formati, hanno deciso di mettersi in proprio e di far nascere una nuova impresa. Non a caso, l’adesione alla misura di primo insediamento prevista dal Piano di Sviluppo Rurale 2000-2006, segnala un incremento del numero dei beneficiari pari al 30% del totale nell’area del Distretto proprio in concomitanza con la sua istituzione.

Il Distretto floricolo è stato capace di portare a sistema una realtà produttiva che coinvolge un territorio sicuramente poco rappresentativo della forte economia agricola piemontese, ma ad alto valore aggiunto e a forte impiego di manodopera. Nello stesso tempo ha creato nuove opportunità di lavoro e di impresa, soprattutto per i più giovani, attraverso la promozione di attività di animazione e soprattutto di formazione che hanno creato nuove competenze professionali a servizio di un settore produttivo in continua crescita.

4. Lo scenario futuro

Attualmente, le Province di Biella, del Verbano Cusio Ossola e di Novara e le rappresentanze del settore floricolo, stanno definendo il Piano di Distretto, documento necessario alla programmazione degli interventi da attuare all'interno del Distretto. Sempre più crescente è la necessità di incrementare il legame, per altro già esistente, tra il settore floricolo e quello economico generale (turismo, industria, artigianato ecc.). L’attenzione è rivolta a individuare i servizi necessari alle imprese, che ne sollecitino innovazione e formazione, tali da avvantaggiare i più giovani, soprattutto nella fase di produzione agricola dove generalmente si hanno gli abbandoni maggiori. A

tal fine sono molte le iniziative già intraprese come la creazione della “Strada dei fiori”, la partecipazione ai XX Giochi Olimpici invernali di Torino 2006 e alle Universiadi tenutesi in Piemonte nello stesso anno con il marchio e i prodotti del Distretti.

Più strettamente connessa all’attività primaria è la necessità di realizzare una piattaforma distributiva per i prodotti floricoli che abbia eventualmente valenza interregionale coinvolgendo quindi, oltre il Distretto Floricolo Piemontese, anche realtà analoghe di Lombardia e Liguria al fine di risultare più competitivi sul mercato internazionale. A questo riguardo sono importanti due precisazioni: in primo luogo, i bisogni delle imprese sono talvolta espliciti ma, alcune volte quelli più innovativi necessitano di essere sollecitati; in secondo luogo, l’offerta di servizi da parte delle istituzioni esistenti va calibrata su quelle che sono le esigenze manifeste e potenziali delle imprese e in questo ambito il ruolo che il Distretto può assumere è molto importante. L’integrazione fra la floricoltura e il turismo risulta assieme alla formazione degli operatori del settore, un aspetto perseguito dal distretto. In particolare la valorizzazione delle scuole professionali agrarie presenti sul territorio (sia nella Provincia di Verbania Cuneo Ossola che in quella di Novara) per dare loro un taglio specialistico sarà raggiunta grazie al dialogo istituzionale tra amministrazioni, associazioni imprenditoriali, sindacati e autorità scolastiche.

Piano integrato di Filiera Suini