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L E FORME DI INTEGRAZIONE IN AGRICOLTURA

2. Fusione fra più realtà aziendali allo scopo di creare un’unica impresa, vale

2.2.5. L’Iniziativa Comunitaria Leader

A partire dalla fine degli anni ottanta la Commissione europea ha avviato un processo di riforma delle politiche di intervento nei territori rurali, processo caratterizzato dal passaggio da azioni rivolte sostanzialmente al rafforzamento della competitività delle aziende agricole e al sostentamento del reddito degli agricoltori, a interventi mirati a valorizzare la multifunzionalità delle aree rurali (nei settori economico, ambientale e sociale) e la diversità dei percorsi di sviluppo da essi intrapresi. Le motivazioni che hanno determinato il cambiamento dell’agire comunitario sono riconducibili principalmente alla necessità di avviare politiche capaci di attutire gli effetti negativi del minor sostegno ai prezzi introdotto con la Riforma della Politica Agricola.

La presa in carico della diversità e complessità dei processi di sviluppo delle aree rurali ha richiesto, a sua volta, la messa in discussione e quindi l’abbandono dell’approccio allo sviluppo dall’alto, per progetti e settori, e l’adozione di un approccio dal basso, endogeno e integrato, quindi dell’approccio dello sviluppo locale.

La mutata attenzione della Commissione verso lo sviluppo dei territori rurali assume carattere ufficiale nel 1988, con la pubblicazione del documento il Futuro del mondo rurale. È in esso che viene sottolineata “... la necessità di

(adottare) una strategia basata sull’iniziativa locale che permetta alle popolazioni rurali ed ai relativi responsabili di identificare con precisione i problemi delle rispettive zone e di apportare innovazioni per risolvere tali problemi, elaborando appositi progetti...” .

La sua adozione, introdotta nelle due Riforme dei Fondi strutturali, trova concreta e massima espressione nell’Iniziativa Comunitaria Leader.

L’Iniziativa Comunitaria Leader è stata varata per la prima volta dalla Commissione nel 1991 con l’obiettivo di offrire alle aree rurali la possibilità di sperimentare un nuovo approccio e un nuovo metodo allo sviluppo del loro territorio. Nello specifico, con il Leader è stato introdotto un nuovo concetto di sviluppo rurale, basato sulla prossimità rispetto al territorio, alle popolazioni e alle attività, nonché sulla creazione o rivitalizzazione di legami e collegamenti fra questi tre elementi.

Il Leader è la politica che meglio ha inglobato i nuovi principi introdotti dalle varie riforme dei fondi strutturali; oltre all’affermazione di un approccio integrato e multisettoriale, particolare rilevanza hanno i principi di programmazione e concertazione della strategia di intervento e del partenariato socio-economico. Le principali finalità del Leader possono essere così sintetizzate:

- incentivare iniziative in tutti i settori di attività dell’ambiente rurale, utilizzando un approccio territoriale, integrato, endogeno e sostenibile - favorire la partecipazione delle popolazioni ai processi di sviluppo,

mediante la creazione di partenariati a livello locale

- individuare soluzioni innovative, dimostrative e trasferibili alle problematiche rurali, tramite la sperimentazione di azioni pilota

- intensificare lo scambio di esperienze e il trasferimento di know-how, sostenendo la costituzione di reti

- promuovere e sostenere progetti in comune fra le diverse aree rurali europee, attivando la cooperazione interterritoriale e transnazionale.

Si tratta di obiettivi particolarmente ambiziosi, soprattutto se messi in relazione alla pluralità di azioni che essi richiedono: la costruzione di competenze specifiche, la partecipazione della popolazione locale, la condivisione del progetto di sviluppo territoriale da parte delle forze economiche e sociali locali, l’obiettivo di realizzare interventi di sviluppo innovativi, ecc..

La Commissione europea ha indirizzato gli stati membri verso l’individuazione di quattro temi catalizzatori, che traducono la nuova chiave di lettura e di pianificazione dello sviluppo dei territori rurali proposto dall’approccio comunitario:

- utilizzo di nuove tecnologie e nuovi know-how - miglioramento della qualità della vita

- valorizzazione dei prodotti locali

- valorizzazione delle risorse naturali e culturali.

La Commissione ha poi lasciato agli Stati membri la possibilità di affiancare altri temi a quelli da essa indicati, che tengano conto delle specificità nazionali; si aggiunge, infine, un tema trasversale per la tutela delle pari opportunità: aumentare l’occupazione giovanile e femminile nelle aree rurali, sostenendo le strategie rivolte a questi due gruppi sociali.

Il tema rappresenta il filo conduttore attraverso il quale il territorio doveva sviluppare la propria strategia di sviluppo, ma l’attenzione è riposta maggiormente sul metodo e l’approccio da seguire per la sua attuazione: integrato, ascendente e partecipativo.

A livello operativo, l’attuazione del Leader si basa sull’elaborazione e la condivisione tra gli attori socio-istituzionali locali di un Piano di Azione Locale (PAL), gestito da un partenariato orizzontale creato ad hoc (Gruppo di Azione locale - GAL) ed espressione delle principali componenti economiche e sociali locali. Il PAL rappresenta un insieme integrato di interventi volti ad animare il contesto locale sia dal punto di vista economico (piccoli interventi a sostegno del settore agricolo, turistico, artigianale, agro- alimentare, ambientale) che socio-culturale (mediante azioni rivolte a

sensibilizzare, informare e formare le popolazioni locali). A seconda delle specificità locali, ciascun Gruppo individua i propri obiettivi specifici di sviluppo e le strategie di intervento da attuare per raggiungerli. Da una lettura dei diversi Piani dei GAL è possibile ricondurre gli obiettivi previsti ai seguenti aspetti:

- sensibilizzazione e partecipazione delle popolazioni ai processi di sviluppo locale

- valorizzazione del territorio mediante lo sviluppo di nuovi sistemi produttivi integrati

- aumento del reddito pro-capite

- diffusione della cultura di impresa e delle reali opportunità di sviluppo endogeno

- miglioramento della qualità della vita delle popolazioni interessate

- arresto dei fenomeni migratori, e in particolare dei giovani, mediante il rilancio dell’occupazione

- miglioramento dei livelli di coesione territoriale

- tutela e valorizzazione dell’ambiente, inteso come patrimonio preesistente di beni storico - architettonici e culturali, di valori paesistici, di culture e di tradizioni.

A seconda degli obiettivi, nei PAL sono individuate modalità di programmazione diverse. In generale, esse possono essere ricondotte ai seguenti assi strategici:

- riqualificare l’offerta produttiva locale (da quella turistica a quella artigianale e agricola)

- favorire lo sviluppo di attività economiche alternative e complementari a quelle attuali

- stimolare la domanda di servizi zonali (di natura economica, sociale e culturale) e sostenerne la crescita

- individuare nuovi sbocchi di mercato

- recuperare e consolidare l’appartenenza socio-territoriale.

Dal 1991 si sono susseguite tre iniziative Leader: Leader I, che ha coperto il periodo 1991-1994, Leader II, relativo al quinquennio 1995-1999 e Leader+ relativo invece alla fase di programmazione 2000-2007. Nell’attuale fase programmatoria (2007-2013) il Leader è stato invece “incorporato” fra gli assi strategici dei programmi nazionali e regionali, come approccio strategico di intervento e modello di gestione. Se il Leader I ha svolto la funzione di apripista, introducendo, a livello sperimentale, il nuovo metodo nei territori rurali (approccio allo sviluppo dal basso e integrato), il secondo ha rappresentato la diffusione e il consolidamento di tale metodo. Basti pensare che, a livello europeo, le aree interessate dall’Iniziativa sono passate dalle 217 (di cui 29 in Italia) del Leader I, alle 1005 (di cui 203 in Italia) del Leader II. Con l’attuazione di Leader+, che rappresenta appunto la terza edizione dell’Iniziativa, si è favorito il consolidamento dell’approccio bottom-up, sostenendo strategie di sviluppo attente al contesto territoriale e fondate sulla valorizzazione delle risorse territoriali. Rispetto alle fasi precedenti, Leader+ è maggiormente orientato a promuovere strategie di sviluppo integrate e sostenibili per la creazione di nuova occupazione e con effetti durevoli nel tempo; gli interventi assumono, inoltre, un carattere pilota e precise connotazioni di innovazione per promuovere la creazione di nuovi prodotti e servizi, lo sviluppo di metodi originali che permettano la combinazione fra risorse umane, naturali e/o finanziarie locali, lo sviluppo di sinergie tra i vari settori produttivi locali, la formulazione di forme partecipative e organizzative delle comunità locali ai processi decisionali. L’attuazione del Piano di Azione Locale (PAL) nelle aree di intervento Leader è affidata al Gruppo di Azione Locale (GAL) che riunisce in partenariato diverse componenti del contesto socio-economico e istituzionale; si tratta di partners sia pubblici che privati. La costituzione dei GAL, quale forma di partenariato orizzontale, sta alla base stessa della filosofia del Leader. Essa, infatti, in quanto condicio sine qua non per indurre processi locali di

cambiamento e di sviluppo, ne rappresenta il carattere vincolante per poter fruire dei finanziamenti previsti all’interno dell’Iniziativa. La componente pubblica è rappresentativa degli Enti locali e territoriali (CCIAA, Comuni, Province, Comunità Montane, ecc.); mentre la parte privata è costituita prevalentemente da soggetti portatori di interessi collettivi (associazioni di settore e di categoria, associazioni culturali, cooperative, società di servizi, ecc.).

Come evidenziato da più parti, l’avvio dell’Iniziativa Leader ha segnato l’apertura di una nuova stagione nel sostegno ai processi di sviluppo delle aree rurali. Il suo carattere “pilota” e “innovativo” ha permesso di sperimentare una programmazione endogena dello sviluppo, rimettendo in discussione gli schemi tradizionali di intervento. La sua attuazione, nei fatti, ha mostrato come si possa progettare sul territorio in maniera differenziata, tenendo conto delle esigenze specifiche di ogni area. Nello stesso tempo, essa ha offerto agli attori locali l’opportunità di sperimentare nuovi approcci per valorizzare le risorse e i prodotti locali che, altrimenti, rischiavano di scomparire definitivamente e soluzioni organizzative più efficaci alle problematiche locali. Il Leader ha poi contribuito alla crescita del capitale sociale locale, facendo emergere le istanze dei diversi gruppi di interesse dei territori rurali e sperimentando modalità di interazione più intense fra le diverse istituzioni locali, in senso orizzontale e verticale. L’approccio Leader ha contribuito anche a migliorare la capacità progettuale degli attori locali, favorendo l’accesso dei territori alle opportunità offerte anche da altre politiche comunitarie e nazionali; ciò grazie soprattutto all’accrescimento della capacità di interpretazione ed emersione dei problemi, dei fabbisogni e delle prospettive di sviluppo dei territori rurali, assieme alla sperimentazione di approcci nuovi e multisettoriali allo sviluppo locale.