• Non ci sono risultati.

Contribuzione al fondo e indicatori utilizzat

2° Capitolo: IL FONDO INTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI (FITD)

2.2 Contribuzione al fondo e indicatori utilizzat

Secondo quanto previsto dall’art.24 dello statuto del FITD, quest’ultimo deve raggiungere, entro il 3 Luglio 2024, una dotazione finanziaria pari allo 0,8% dei depositi protetti in base al loro valore al 31 Dicembre dell’anno precedente. Il raggiungimento di questo livello obiettivo avviene attraverso contributi versati dalle consorziate aderenti ogni anno. Con il recepimento della Direttiva 2014/49/UE da parte del dlgs.30/2016, le modalità di versamento dei contributi sono passate da un meccanismo a chiamata, in base al quale il fondo li richiedeva solo nel momento di effettiva necessità, ad un meccanismo di contribuzione ex-ante dove ogni consorziata, entro il 31 Dicembre di ogni anno, deve versare al FITD un ammontare di contributi in base al valore dei suoi depositi protetti al 30 Settembre corretti per il rischio calcolato da indicatori di profilo gestionale su aggregati patrimoniali degli intermediari ogni trimestre47; questo modo di

calcolare le contribuzioni è stato inserito nel 2017 in base ad un nuovo approccio risk-based approvato dalla Banca d’Italia, approccio che riduce eventuali comportamenti di moral hazard da parte degli intermediari i quali, all’aumentare della loro rischiosità a causa di politiche di gestione non pienamente prudenti, devono di conseguenza aumentare i propri contributi al FITD drenando maggiori risorse48; questi

vengono raccolti dagli intermediari aderenti e versati nel conto intestato al FITD presso Banca d’Italia attraverso meccanismi SEPA DD.

Oltre ai contributi ordinari, ogni consorziata è tenuta a versare anche quote per il sostenimento delle spese di funzionamento del FITD e queste quote sono in parte fisse ed in parte direttamente proporzionali all’ammontare dei depositi protetti corretti per il rischio dagli indicatori gestionali49.

47 Art. 24 “Statuto e Regolamento sul Funzionamento degli Organi”, Roma Settembre 2018 dal sito

www.fitd.it e Bilancio 2017 e 2018 FITD paragrafo 1.3 “Le risorse per gli interventi”.

48 “La tutela dei deposti bancari nel quadro dell’Unione Bancaria Europea”, intervento di Stefano De Polis

(direttore dell’unità di risoluzione e gestione delle crisi presso la Banca d’Italia) Roma 27 Aprile 2016 pagg. 10 e seguenti.

49 Art. 28 “Statuto e Regolamento sul Funzionamento degli Organi”, Roma Settembre 2018 dal sito

38 Le risorse fatte confluire dalle consorziate formano una dotazione finanziaria autonoma dal patrimonio del FITD e da altre dotazioni finanziarie costituite in seno al fondo, che può essere impegnata solo per i fini descritti nel paragrafo precedente e non è aggredibile né dai creditori del FITD né da quelli delle singole consorziate.

Secondo il mandato di gestione affidato alla Banca d’Italia, quest’ultima è responsabile della custodia ed investimento delle risorse del FITD, per le quali è previsto un impiego in attività a basso rischio e prontamente liquidabili: più nello specifico il tasso di remunerazione degli investimenti deve essere almeno pari al tasso overnight percepito depositando i fondi presso la BCE ed i target di investimenti possibili sono50:

1. Titoli governativi dei paesi membri dell’UE per almeno l’80% delle risorse disponibili con un massimo di concentrazione per singolo paese pari al 35%, preferendo le emissioni governative dei 4 principali paese dell’area UE (Germania, Francia, Italia e Spagna); questi titoli, per entrare a far parte del portafoglio del FITD, devono avere un rating di investment grade (BBB – o superiore) certificato da almeno 2 agenzie di rating;

2. Corporate bond emessi da enti privati per un massimo del 3% delle risorse disponibili e che abbiano almeno un rating pari ad A;

3. Infine un ammontare del 5% che deve obbligatoriamente essere mantenuto liquido il quale ad oggi è sottoposto a tassi negativi.

Una volta raggiunto il livello obiettivo della dotazione finanziaria (0,8% dei depositi protetti), le contribuzioni possono cessare salvo poi riprendere qualora vengano utilizzate per far fronte a situazioni di difficoltà delle consorziate; in particolare, il limite del 3 Luglio 2024 può essere prorogato qualora prima di tale data sia necessario intervenire in caso di situazioni di dissesto sia con contributi ordinari che con contributi straordinari: quest’ultimi, per un ammontare massimo pari allo 0,5% dei depositi protetti salvo maggior valore decretato dalla Banca d’Italia, sono ancora sottoposti al meccanismo di “chiamata” da parte del FITD; non sono tenuti al loro versamento gli intermediari beneficiari dell’intervento, le consorziate in

39 amministrazione straordinaria o liquidazione coatta amministrativa e quelle esonerate da Banca d’Italia a causa di problemi di liquidità o solvibilità le quali saranno chiamate una volta venuti meno questi problemi. Infine i contributi possono comprendere anche impegni di pagamento delle consorziate verso il FITD per un ammontare massimo del 30% delle risorse disponibili da utilizzare, in caso di necessità, insieme alla componente contributiva ordinaria ed eventualmente straordinaria.

Secondo il nuovo modello risk-based i contributi della singola consorziata vengono calcolati annualmente in base a51:

 Ammontare della base contributiva al 30 Settembre;

 Valore degli indicatori del profilo gestionale del semestre precedente.

La base contributiva dipende dall’ammontare dei depositi protetti delle consorziate, ovvero fondi acquisiti in euro o in valuta con l’obbligo di rimborso o a vista o ad una determinata scadenza che comprendono conti correnti, conti di deposito, libretti di risparmio e certificati di deposito nominativi, assegni circolari, buoni fruttiferi ed altri strumenti assimilabili. La segnalazione della base contributiva da parte delle consorziate al FITD avviene trimestralmente e nello specifico con la seguente frequenza52:

o Dal 1 al 28 Febbraio relativamente all’ammontare al 31 Dicembre precedente; o Dal 1 al 31 Maggio relativamente all’ammontare al 31 Marzo precedente; o Dal 1 al 30 Settembre relativamente all’ammontare al 30 Giugno precedente;

o Dal 1 al 20 Novembre relativamente all’ammontare al 30 Settembre precedente, il valore di quest’ultima è quella presa a riferimento per il calcolo del contributo annuale.

Qualora una consorziata ritardi nell’invio, il dato utilizzato sarà quello della rilevazione precedente aumentata del 5%.

Gli indicatori dei profili gestionali, vengono rilevati trimestralmente dal FITD e sono indici che in base al loro valore consentono di esprimere un giudizio sulla rischiosità dell’intermediario e di calcolarne successivamente l’Indice Aggregato di Rischio (IAR). In base al loro risultato, identificano 5 classi in cui

51 “Regolamento sulle segnalazioni e contribuzioni in base al rischio delle banche consorziate al FITD”, Roma

Giugno 2017 dal sito www.fitd.it

52 Art. 31 “Statuto e Regolamento sul Funzionamento degli Organi”, Roma Settembre 2018 dal sito

40 vengono posizionati gli intermediari alle quali vengono associati 5 coefficienti da utilizzare per il calcolo dello IAR. Gli indicatori forniscono dati su alcuni ambiti di operatività i cui più importanti sono53:

 Qualità dell’attivo, attraverso i seguenti indicatori:

NPL ratio crediti deteriorati (al lordo di rettifiche) esposizione complessiva verso la clientela

rappresenta l’ammontare dei crediti deteriorati nel portafoglio degli intermediari in rapporto ai crediti complessivi verso la clientela e l’intermediario si troverà in classe 1 se ha un rapporto < al 2% fino alla classe 5 se è > del 15%.

Tale indicatore ha un peso del 13% nella formula dell’IAR.

Coverage ratio rettifiche su esposizioni deteriorate crediti deteriorati (al lordo delle rettifiche)

rappresenta il grado di copertura dei crediti deteriorati ed abbiamo intermediari in classe 1 se il rapporto ha un valore > del 40%, fino alla classe 5 se ha un valore < del 25%; nei casi limiti in cui non esistano crediti deteriorati e quindi il denominatore fosse 0, il coefficiente assegnato all’indicatore sarà di 0.

Tale indicatore ha un peso del 9% nella formula dell’IAR.

 Capitale, attraverso i seguenti indicatori che rappresentano il grado di patrimonializzazione degli intermediari:

Leverage ratio Tier 1

totale attività in bilancio e fuori bilancio

53 Rif. “Regolamento sulle segnalazioni e sulle contribuzioni in base al rischio delle banche consorziate al

FITD” Roma Giugno 2017 dal sito www.fitd.it per quanto riguarda l’elenco degli indicatori; i vari commenti fanno riferimento a quanto descritto nel Bilancio 2018 FITD dal sito www.fitd.it paragrafo 1.4.3 “Gli indicatori gestionali” pagg. 41 e seguenti.

41 rappresenta l’indice di leva finanziaria ovvero l’indebitamento massimo relativo che un intermediario può effettuare senza l’utilizzo dei mezzi propri (Tier 1) e quest’ultimo sarà collocato in 1 classe in caso di valore > 12% fino in classe 5 in caso di valore < al 5% tenendo conto che il minimo previsto dagli accordi di Basilea 3 deve essere il 3%.

Tale indicatore ha un peso del 11,5% nella formula dell’IAR.

Cet 1 ratio Cet 1

attività ponderate per il rischio (RWA)

rappresenta il rapporto tra capitale primario Cet 1 (common equity tier 1) composto da capitale sociale, utile portati a nuovo, riserve di utili e nuove sottoscrizioni interamente versate da soci o azionisti e l’attivo ponderato per il rischio, collocando gli intermediari in classe 1 se hanno un indice > del 20% fino alla classe 5 se hanno un indice < al 10%.

Tale indicatore ha un peso del 11,5% nella formula dell’IAR.

 Liquidità e funding il quale è rappresentato da 2 indicatori introdotti successivamente agli accordi di Basilea 3 ovvero:

Liquidity coverage ratio (LCR) attività prontamente liquidabili deflussi netti di cassa nei successivi 30 giorni

indicatore che esprime la capacità dell’intermediario di far fronte ad uscite nel brevissimo periodo (30 giorni) in situazioni di stress attraverso la presenza di attività prontamente liquidabili, come depositi di denaro detenuto presso la BCE oppure titoli facilmente e celermente liquidabili sul mercato secondario in caso di necessità e con minima perdita di valore in conto capitale; gli intermediari si posizioneranno in classe 1 in caso di rapporto > al 220%, fino alla classe 5 in caso di rapporto < al 70%.

42 Net stable funding ratio (NSFR) ammontare disponibile di provvista stabile

ammontare obbligatorio di provvista

indicatore che rappresenta l’equilibrio finanziario degli intermediari, in particolare la loro capacità di coprire le attività a media lunga scadenza (denominatore) con fonti di pari durata (numeratore), tra le quali possiamo comprendere il capitale e le fonti a medio e lungo termine dove per queste ultime è da tenere in considerazione anche la provenienza infatti, a parità di durata, fonti riguardanti depositi di clientela privata forniranno un contributo maggiore all’ammontare di provvista stabile rispetto a depositi di clientela corporate la quale gestisce le proprie risorse con più dinamismo e quindi meno permanenza all’interno dell’intermediario in valore assoluto; quanto più questo indice si discosta in negativo dal 100%, quanto più evidenzia una struttura finanziaria squilibrata, infatti le banche saranno collocate in classe 1 in caso di valore dell’indice > del 120% fino alla classe 5 se hanno un valore inferiore al 90%.

Tale indicatore ha un peso del 11,5% nella formula dell’IAR.

 Infine modello economico e gestione, i quali ci rappresentano la redditività degli intermediati attraverso prevalentemente i seguenti indicatori:

RWA ratio (risk-weighted-assets ratio) attivo ponderato per il rischio (RWA) totale attivo

il quale colloca un intermediario in classe 1 in caso di indice < 40% fino alla classe 5 in caso di valore > al 70%.

Tale indicatore ha un peso del 6,5% nella formula dell’IAR.

ROA (return on assets) utile netto totale attivo

43 che misura la redditività del capitale investito e colloca gli intermediari in classe 1 se hanno valori > allo 0,7% fino alla classe 5 per valori < -0,2% a dimostrazione del fatto che se l’indice ha valori positivi vuol dire che il risultato dell’esercizio è un utile viceversa una perdita.

Tale indicatore ha un peso del 6,5% nella formula dell’IAR.

Il risultato di questi indicatori elencati, partecipa alla formula per calcolare l’IAR per singolo intermediario in base al peso che ogni indicatore ha all’interno della formula il quale va moltiplicato per il coefficiente associato alla classe di rischio in cui è confluito l’intermediario in base al risultato percepito per il singolo indice: classe 1 coefficiente 0 classe 2 coefficiente 25 classe 3 coefficiente 50 classe 4 coefficiente 75 classe 5 coefficiente 100.

IAR

i

=∑

j

(C

j

*P

j

)

la formula ci dice che l’Indice Aggregato di Rischio della banca “i”, è pari alla sommatoria dei coefficienti dei vari indicatori di profilo gestionali dipendenti dalla classe ottenuta in base al loro valore, moltiplicato il peso che l’indicatore ha nella formula.

Successivamente, per procedere al calcolo della quota contributiva dell’intermediario, bisogna calcolare l’Indice Aggregato di Rischio Medio della singola banca

(IARM

i

)

dato dalla seguente

formula:

IARM

i

=[(IAR

t

*4) +(IAR

t-1

*2)+(IAR

t-2

*1)]/7

da questa formula vediamo che valori più recenti dell’IAR sono moltiplicati per un peso maggiore poiché forniscono un contributo più importante nel calcolo dell’Indice Medio. I valori di IAR fanno riferimento alle ultime 3 segnalazioni semestrali disponibili.

44 Abbiamo calcolato l’IARM poiché il suo valore ci servirà per calcolare il coefficiente di correzione della singola banca

CC

i, funzionale anch’esso al calcolo della base contributiva e che è dato dalla seguente

formula:

CC

i

=β+[(α-β)*IARM

i

/100]

dove

β

è un fattore di correzione minima pari al 75%,

α

è la correzione massima pari al 150% e