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IL CONTROLLO DELLE ENDOPARASSITOSI DEGLI OVINI E DEI CAPRINI: POSSIBILITÀ E LIMIT

G. GARIPPA

Dipartimento di Medicina Veterinaria, Settore Parassitologia e Malattie Parassitarie – Università degli Studi di Sassari

Parole chiave: ovini, caprini endoparassitosi, controllo

L’allevamento ovino e caprino ha sempre rappresentato un importante settore della zootecnia italiana Il patrimonio nazionale conta al 31/12/2014 8.231.064 capi di cui 7.140.373 ovini e 1.090.691 caprini (Relazione Piano Nazionale Integrato Min. Salute).

Entrambe le specie esprimono una spiccata specializzazione produttiva da latte che è destinato prevalentemente, alla produzione di formaggi. In particolare il settore ovino in alcune regioni riveste un ruolo notevole dal punto di vista economico e produttivo. L'allevamento caprino pur non rappresentando un settore di rilievo nell’economia zootecnica nazionale, assume nelle zone marginali e interne (collinari e montuose) un’importanza economica, sociale ed ambientale non trascurabile, oltre che funzione di salvaguardia del territorio e recupero delle stesse aree marginali, che in molti casi non sarebbero diversamente utilizzabili.

Differenti i sistemi di allevamento per ambedue le specie che determinano una altrettanto evidente differenziazione delle tecniche di alimentazione.

I sistemi di allevamento a carattere estensivo o semiestensivo sono saldamente ancorati all’utilizzazione diretta delle risorse foraggiere mediante il pascolamento e che in alcune aree prevedono ancora, se pure in misura limitata rispetto al passato, la monticazione estiva e la transumanza. Nel caso dell’allevamento estensivo dei caprini, le aree boschive rappresentano ancora una componente fondamentale in vaste aree dell’Italia centro-meridionale ed insulare integrati I due sistemi prevedono nella stragrande maggioranza dei casi che i pascolo integrato dall’uso di fieni, sottoprodotti e da concentrati.

I sistemi di allevamento a carattere intensivo o semintensivo sono stanziali e prevedono una forte integrazione tra agricoltura e pratica di allevamento. Nei sistemi semintensivi il pascolamento viene effettuato su colture erbacee ad elevata specializzazione, costituite da erbai e prati di leguminose e o graminacee.

Quelli a carattere intensivo sono diffusi soprattutto per la capra da latte ad elevata specializzazione, con una tendenza ad affermarsi anche nell’’allevamento ovino da latte. Tali sistemi prevedono l’utilizzazione molto limitata o nulla dei pascoli e sono basati sulla stabulazione permanente e sull’impiego di miscele “unifeed”, composte da insilati, fieni, concentrati ed integratori, differenziate in funzione di categoria e stato fisiologico.(Garippa et Al., 2008) È evidente che le differenti modalità di allevamento indirizzo produttivo e conseguentemente di alimentazione condizionano anche in modo sostanziale le endoparassitosi fortemente influenzate anche da squilibri nutrizionali, fattori stressanti ecc.. Infatti le consistenti e senz’altro positive trasformazioni operate nell’allevamento ovino e caprino non hanno allontanato il pericolo rappresentato dalle endoparassitosi che continuano ad essere una costante presenza negli allevamenti dei piccoli ruminanti. Notevole importanza assumono le nematodosi gastrointestinali, le strongilosi broncopolmonari e dicroceliosi e seppur meno diffusamente le altre trematodosi. Infatti nonostante siano responsabili dei cosiddetti quadri da iporendimento o sindromi di sottoproduzione, con perdite valutabili sino al 20%, la loro presenza viene spesso sottovalutata anche in considerazione del fatto che la maggioranza dei casi sono caratterizzate da discrezione clinica.

Sta di fatto che l’efficace controllo delle endoparassitosi non può basarsi esclusivamente sulla profilasi ambientale ne tantomeno sull’uso degli antielmintici, ma è un processo lungo e complesso fondato sull’oculato uso delle differenti risorse disponibili adattate alle peculiari condizioni climatiche geopedologiche e gestionali dell’allevamento tenendo inoltre conto delle condizioni socioeconomiche delle popolazioni dell’area di intervento.

È appena il caso di ricordare che con il termine profilassi si intende l’insieme delle norme da seguire e dei mezzi da mettere in pratica per prevenire una malattia. Con quello di profilassi diretta si indica la messa in atto di tutte quelle azioni finalizzate a contrastare l’agente causale attraverso: disinfezioni, disinfestazioni, isolamenti ecc. atte ad interrompere, nel caso specifico, il ciclo biologico dei parassiti. Infine l’obbiettivo della profilassi indiretta o immunitaria è quello di indurre e favorire la resistenza degli organismi verso gli agenti

patogeni aumentando o stimolando i poteri di difesa organica con l’uso di sieri o vaccini

Nello specifico la finalità ultima della profilassi delle endoparassitosi è quella di contenere e/o controllare la diffusione dei parassiti attraverso: 1) una corretta educazione igienico-sanitaria; 2) prevenendo l’infestazione degli animali recettivi; 3) prevenendo l’infestazione dei pascoli e delle aree di stabulazione; 4) interrompendo il ciclo biologico dei parassiti sugli animali ospiti e/o nell’ambiente; 5) risanando i pascoli; 6) impiegando razionalmente i farmaci antiparassitari.

Infatti troppo spesso il loro controllo ed in particolare delle endoparassitosi, e sopratutto delle NGI, viene delegato in via esclusiva ai farmaci antiparassitari. Nel lungo termine l’indiscriminato utilizzo dei chemioterapici può portare, anche nel nostro paese, alla diffusione di fenomeni di farmacoresistenza con conseguente futura compromissione dell’efficacia delle principali classi di antielmintici.

Caprini ed ovini risultano infestati dalle stesse specie di cestodi nematodi e trematodi anche se alcuni dati suggeriscono per alcune specie di nematodi gastrointestinali (NGI) la presenza di ceppi differenti nelle pecore e capre (Cabaret J., 2000). Sempre relativamente ai NGI per diverso tempo si è ritenuto che ovini e caprini fossero simili e che i dati relativi ai primi potessero essere trasferiti “tout court” ai secondi. Tali convinzioni hanno per lungo tempo fatto si che la maggior parte degli studi sulle parassitosi e sul loro controllo siano state condotte prevalentemente sugli ovini. Diversamente dati sperimentali indicano che assimilare da punto di vista delle parassitosi le due specie non è corretto e può compromettete i programmi di controllo nella specie caprina. In seguito all’addomesticamento, pecore e capre hanno sviluppato differenti comportamenti alimentari. Le prime sono descritte come pascolatrici preferendo alimentarsi di erba e piante erbacce a foglia larga mentre le seconde come brucatrici o parzialmente brucatrici assumendo considerevoli quantità di essenze legnose e cespugli ecc anche in presenza di altre piante foraggere.

In considerazione del fatto che l’infestazione da NGI avviene per os è stato ipotizzato che tali differenze fra le due specie si sarebbero tradotte in differenti strategie di controllo dei NGI con importanti riflessi sui rapporti ospite-parassita.

Tale diverso comportamento nutrizionale ha sviluppato differenti strategie per regolare le infestazioni dei NGI basate rispettivamente su una risposta immunitarie negli ovini e sul comportamento alimentare che limita il contatto con le larve infestanti nei caprini. Questi due diversi approcci comportamentali (risposta immunitaria vs comportamento) vengono identificati come due differenti meccanismi che contribuiscono alla regolazione della dinamica delle infestazioni parassitarie.

Negli ovini lo sviluppo di una risposta immunitaria modula la biologia dei nematodi e le relative conseguenze fisiopatologiche come risulta evidente dalle sostanziali differenze di infestazione osservate nei giovani rispetto agli adulti. Nelle capre, si ritiene che l’elusione delle L3 sia elevata a causa del comportamento alimentare. In questa

specie è stato inoltre ipotizzato che, a seguito dell’evoluzione, il comportamento alimentare dei caprini abbia portato ad altre differenze che potrebbero essere coinvolte nella regolazione delle popolazioni parassitarie quali una minor risposta immunitaria, un metabolismo più rapido degli xenobiotici ed una maggior capacità di autoliberazione (Hoste et al., 2010). Negli ovini lo sviluppo di una risposta immunitaria ha riflessi su: a) insediamenro delle L3, b)

sviluppo ed accrescimento dei parassiti, c) fertilità delle femmine e produzione di uova; d) sopravvivenza dei nematodi adulti. Sembra che la risposta immunitaria associata alle lettere a e b sopracitate sia presente anche nelle capre, ma non abbia come conseguenza la riduzione dell’insediamento larvale e l’espulsione dei nematodi adulti (D.M. Patterson Ph. D. Thesis, University of Edinburgh, UK, 1996) Le capre, in confronto alle pecore, sono maggiormente in grado di tollerare e detossificare le tossine naturali, in particolare i metaboliti secondari delle piante (Silanikove et al., 1996; Silanikove, N. 2000) Ciò potrebbe essere in parte spiegato con le abitudini alimentari della specie, conseguente a processi evolutivi, che hanno favorito lo

CONGRESSO NAZIONALEXXII

S.I.P.A.O.C.

CUNEO 13 - 16 settembre 2016 77 1

IL CONTROLLO DELLE ENDOPARASSITOSI DEGLI OVINI E DEI CAPRINI: POSSIBILITÀ E

LIMITI

G. GARIPPA

Dipartimento di Medicina Veterinaria, Settore Parassitologia e Malattie Parassitarie – Università degli Studi di Sassari

Parole chiave: ovini, caprini endoparassitosi, controllo

L’allevamento ovino e caprino ha sempre rappresentato un importante settore della zootecnia italiana Il patrimonio nazionale conta al 31/12/2014 8.231.064 capi di cui 7.140.373 ovini e 1.090.691 caprini (Relazione Piano Nazionale Integrato Min. Salute).

Entrambe le specie esprimono una spiccata specializzazione produttiva da latte che è destinato prevalentemente, alla produzione di formaggi. In particolare il settore ovino in alcune regioni riveste un ruolo notevole dal punto di vista economico e produttivo. L'allevamento caprino pur non rappresentando un settore di rilievo nell’economia zootecnica nazionale, assume nelle zone marginali e interne (collinari e montuose) un’importanza economica, sociale ed ambientale non trascurabile, oltre che funzione di salvaguardia del territorio e recupero delle stesse aree marginali, che in molti casi non sarebbero diversamente utilizzabili.

Differenti i sistemi di allevamento per ambedue le specie che determinano una altrettanto evidente differenziazione delle tecniche di alimentazione.

I sistemi di allevamento a carattere estensivo o semiestensivo sono saldamente ancorati all’utilizzazione diretta delle risorse foraggiere mediante il pascolamento e che in alcune aree prevedono ancora, se pure in misura limitata rispetto al passato, la monticazione estiva e la transumanza. Nel caso dell’allevamento estensivo dei caprini, le aree boschive rappresentano ancora una componente fondamentale in vaste aree dell’Italia centro-meridionale ed insulare integrati I due sistemi prevedono nella stragrande maggioranza dei casi che i pascolo integrato dall’uso di fieni, sottoprodotti e da concentrati.

I sistemi di allevamento a carattere intensivo o semintensivo sono stanziali e prevedono una forte integrazione tra agricoltura e pratica di allevamento. Nei sistemi semintensivi il pascolamento viene effettuato su colture erbacee ad elevata specializzazione, costituite da erbai e prati di leguminose e o graminacee.

Quelli a carattere intensivo sono diffusi soprattutto per la capra da latte ad elevata specializzazione, con una tendenza ad affermarsi anche nell’’allevamento ovino da latte. Tali sistemi prevedono l’utilizzazione molto limitata o nulla dei pascoli e sono basati sulla stabulazione permanente e sull’impiego di miscele “unifeed”, composte da insilati, fieni, concentrati ed integratori, differenziate in funzione di categoria e stato fisiologico.(Garippa et Al., 2008) È evidente che le differenti modalità di allevamento indirizzo produttivo e conseguentemente di alimentazione condizionano anche in modo sostanziale le endoparassitosi fortemente influenzate anche da squilibri nutrizionali, fattori stressanti ecc.. Infatti le consistenti e senz’altro positive trasformazioni operate nell’allevamento ovino e caprino non hanno allontanato il pericolo rappresentato dalle endoparassitosi che continuano ad essere una costante presenza negli allevamenti dei piccoli ruminanti. Notevole importanza assumono le nematodosi gastrointestinali, le strongilosi broncopolmonari e dicroceliosi e seppur meno diffusamente le altre trematodosi. Infatti nonostante siano responsabili dei cosiddetti quadri da iporendimento o sindromi di sottoproduzione, con perdite valutabili sino al 20%, la loro presenza viene spesso sottovalutata anche in considerazione del fatto che la maggioranza dei casi sono caratterizzate da discrezione clinica.

Sta di fatto che l’efficace controllo delle endoparassitosi non può basarsi esclusivamente sulla profilasi ambientale ne tantomeno sull’uso degli antielmintici, ma è un processo lungo e complesso fondato sull’oculato uso delle differenti risorse disponibili adattate alle peculiari condizioni climatiche geopedologiche e gestionali dell’allevamento tenendo inoltre conto delle condizioni socioeconomiche delle popolazioni dell’area di intervento.

È appena il caso di ricordare che con il termine profilassi si intende l’insieme delle norme da seguire e dei mezzi da mettere in pratica per prevenire una malattia. Con quello di profilassi diretta si indica la messa in atto di tutte quelle azioni finalizzate a contrastare l’agente causale attraverso: disinfezioni, disinfestazioni, isolamenti ecc. atte ad interrompere, nel caso specifico, il ciclo biologico dei parassiti. Infine l’obbiettivo della profilassi indiretta o immunitaria è quello di indurre e favorire la resistenza degli organismi verso gli agenti

patogeni aumentando o stimolando i poteri di difesa organica con l’uso di sieri o vaccini

Nello specifico la finalità ultima della profilassi delle endoparassitosi è quella di contenere e/o controllare la diffusione dei parassiti attraverso: 1) una corretta educazione igienico-sanitaria; 2) prevenendo l’infestazione degli animali recettivi; 3) prevenendo l’infestazione dei pascoli e delle aree di stabulazione; 4) interrompendo il ciclo biologico dei parassiti sugli animali ospiti e/o nell’ambiente; 5) risanando i pascoli; 6) impiegando razionalmente i farmaci antiparassitari.

Infatti troppo spesso il loro controllo ed in particolare delle endoparassitosi, e sopratutto delle NGI, viene delegato in via esclusiva ai farmaci antiparassitari. Nel lungo termine l’indiscriminato utilizzo dei chemioterapici può portare, anche nel nostro paese, alla diffusione di fenomeni di farmacoresistenza con conseguente futura compromissione dell’efficacia delle principali classi di antielmintici.

Caprini ed ovini risultano infestati dalle stesse specie di cestodi nematodi e trematodi anche se alcuni dati suggeriscono per alcune specie di nematodi gastrointestinali (NGI) la presenza di ceppi differenti nelle pecore e capre (Cabaret J., 2000). Sempre relativamente ai NGI per diverso tempo si è ritenuto che ovini e caprini fossero simili e che i dati relativi ai primi potessero essere trasferiti “tout court” ai secondi. Tali convinzioni hanno per lungo tempo fatto si che la maggior parte degli studi sulle parassitosi e sul loro controllo siano state condotte prevalentemente sugli ovini. Diversamente dati sperimentali indicano che assimilare da punto di vista delle parassitosi le due specie non è corretto e può compromettete i programmi di controllo nella specie caprina. In seguito all’addomesticamento, pecore e capre hanno sviluppato differenti comportamenti alimentari. Le prime sono descritte come pascolatrici preferendo alimentarsi di erba e piante erbacce a foglia larga mentre le seconde come brucatrici o parzialmente brucatrici assumendo considerevoli quantità di essenze legnose e cespugli ecc anche in presenza di altre piante foraggere.

In considerazione del fatto che l’infestazione da NGI avviene per os è stato ipotizzato che tali differenze fra le due specie si sarebbero tradotte in differenti strategie di controllo dei NGI con importanti riflessi sui rapporti ospite-parassita.

Tale diverso comportamento nutrizionale ha sviluppato differenti strategie per regolare le infestazioni dei NGI basate rispettivamente su una risposta immunitarie negli ovini e sul comportamento alimentare che limita il contatto con le larve infestanti nei caprini. Questi due diversi approcci comportamentali (risposta immunitaria vs comportamento) vengono identificati come due differenti meccanismi che contribuiscono alla regolazione della dinamica delle infestazioni parassitarie.

Negli ovini lo sviluppo di una risposta immunitaria modula la biologia dei nematodi e le relative conseguenze fisiopatologiche come risulta evidente dalle sostanziali differenze di infestazione osservate nei giovani rispetto agli adulti. Nelle capre, si ritiene che l’elusione delle L3 sia elevata a causa del comportamento alimentare. In questa

specie è stato inoltre ipotizzato che, a seguito dell’evoluzione, il comportamento alimentare dei caprini abbia portato ad altre differenze che potrebbero essere coinvolte nella regolazione delle popolazioni parassitarie quali una minor risposta immunitaria, un metabolismo più rapido degli xenobiotici ed una maggior capacità di autoliberazione (Hoste et al., 2010). Negli ovini lo sviluppo di una risposta immunitaria ha riflessi su: a) insediamenro delle L3, b)

sviluppo ed accrescimento dei parassiti, c) fertilità delle femmine e produzione di uova; d) sopravvivenza dei nematodi adulti. Sembra che la risposta immunitaria associata alle lettere a e b sopracitate sia presente anche nelle capre, ma non abbia come conseguenza la riduzione dell’insediamento larvale e l’espulsione dei nematodi adulti (D.M. Patterson Ph. D. Thesis, University of Edinburgh, UK, 1996) Le capre, in confronto alle pecore, sono maggiormente in grado di tollerare e detossificare le tossine naturali, in particolare i metaboliti secondari delle piante (Silanikove et al., 1996; Silanikove, N. 2000) Ciò potrebbe essere in parte spiegato con le abitudini alimentari

della specie, conseguente a processi evolutivi, che hanno favorito lo 2

sviluppo di meccanismi fisiologici e metabolici di adattamento a contrastare la potenziale tossicità di metaboliti secondari delle piante.

Numerosi studi sperimentali hanno dimostrato che tali meccanismi hanno conseguenze anche per la farmacocinetica di altri xenobiotici, farmaci inclusi (Short C.R., 1999). È stato infatti dimostrato che le capre metabolizzano gli antielmintici delle tre principali famiglie di antielmintici ad ampio spettro più velocemente di quanto non facciano le pecore (Dupuy et al., 2001; Hennessy, D.R., 1997). Di conseguenza il trattamento, per anni, delle capre alle dosi raccomandate per gli ovini ha causato il sottodosaggio degli antielmintici rendendosi responsabile di una loro ridotta efficacia. Ciò potrebbe in parte spiegare, insieme ad alti fattori, quali un eccesso di trattamenti/anno, riscontrabile soprattutto in alcune nazioni, perché la prevalenza dell’antielminticoresistenza nei confronti dei nematodi in particolare per i ceppi multiresistenti sia così alta nelle capre rispetto pecore(Chartier et al.,1998; Jackson and Coop, 2000; Jackson, 1992; Zajac and Gipson, 2000).

L’attività antielmintica è in relazione a due aspetti principali: la specifica azione nei confronti del parassita target e l’effettiva presenza del principio attivo in termini di concentrazione e durata. È generalmente accettato che l’effetto antiparassitario è strettamente connesso all’esposizione dell’animale al farmaco, misurato come l’area della concentrazione plasmatica in relazione alla curva temporale (Area under the curve, AUC) più che alla dose somministrata (Rowland and Tozer, 1995) Infatti la dose è una variabile obbligatoria la cui concentrazione del principio attivo è modificata in base alle caratteristiche fisiologiche e metaboliche dell’animale (biodisponibilità, distribuzione, clearance). Pertanto la concentrazione plasmatica risulta una variabile maggiormente esplicativa rispetto alla dose. L’applicazione di questi due concetti presuppone che l’entità della concentrazione plasmatica rispecchi la concentrazione a livello del sito di azione. Per gli edentocidi è possibile che i parametri plasmatici siano indicatori dell’attività antielmintica.

Sono però presenti diversi fattori coinvolti nell’efficacia terapeutica e relativi alla valutazione della farmacocinetica: formulazione e il principio attivo, la via di somministrazione l’ospite e la sua fisiopatologia.

La comparazione dei profili farmacocinetici di doramectina e moxidectina (sc a 0,2mg/kg) evidenzia chiare differenze nel comportamento dei due farmaci quando confrontate con ivermectina. Nei caprini differenti endectocidi, somministrati per la stessa via e al medesimo dosaggio determinano differenti livelli di concentrazione e di conseguenza differente esposizione dell’ospite al principio attivo. Ciò in accordo con le differenti proprietà fisicochimiche di ogni molecola o formulazione che causa una specifico comportamento.

La moxidetina, essendo più lipofilica degli altri due, persiste per un tempo maggiore nel organismo il che spiega una più alta AUC). Anche la via di somministrazione ha notevole influsso sull’efficacia del farmaco ad esempio sempre nei caprini ivermectina e moxidectina somministrate sottocute evidenziano una maggior concentrazione plasmatica rispetto alla formulazione orale. La comparazione fra AUC di ivermectina e moxidectina, somministrate per os, mostra chiaramente che relativamente alla farmacocinetica ci sono notevoli differenze fra le due specie (Alvinerie, et al, 1999; Escudero et Al., 1999; Lespine et al., 2005)

Ugualmente bassi tassi di concentrazione di ivermectina e doramectina sono stato osservati nei caprini rispetto ad altre specie animali. Pertanto gli endectocidi somministrati alla stessa dose in differenti specie animali hanno differente efficacia.

Queste notevoli differenze sono state d'altronde segnalate anche per altri antielmintici quali levamisole e benzimidazolici. A tutt’oggi è chiaramente riconosciuto che le capre hanno un metabolismo più elevato rispetto ad altre specie con conseguente maggiore eliminazione del farmaco ed una minore efficacia dello stesso. Ciò evidenzia come la scelta da parte dell’industria farmaceutica di una unica dose per tutte le specie sia dettata più da scelte commerciali che da evidenze scientifiche.

Anche la fisiologia dell’ospite influenzano la biodisponibilità distribuzione ed eliminazione dei principio attivo e quindi la sua efficacia.

Il digiuno pre-trattamento può comportare un incremento dell’assorbimento del farmaco dovuto al diminuito transito a livello di apparato digerente e conseguente minor eliminazione dovuta alle inferiori secrezioni digestive principale via di eliminazione degli endectocidi.

La lattazione e i parassiti causano una bassa esposizione dell’ospite agli endectocidi.

La prima causa infatti una mobilizzazione del grasso dal tessuto adiposo chiaramente coinvolto nelle diminuzione dell’accumulo e persistenza degli endectocidi come osservato negli animali in lattazione. La presenza di parassiti causa e importanti cambiamenti dei processi metabolici e fisiologici come ad esempio l’accelerazione del transito intestinale e delle secrezioni biliari ed intestinali. Tale situazione causa una sottoesposizione al farmaco con conseguente possibilità di minor efficacia nei confronti animale trattato condizione che predispone all’insorgenza di fenomeni di farmacoresistenza. Risulta pertanto evidente che la conoscenza di queste differenze sta alla base di specifiche indicazioni finalizzate ad adattare il dosaggio degli antielmintici nelle capre allo scopo di raggiungere una piena efficacia nei confronti dei NGI.

Numerosi studi sull’efficacia di ivermectine/mibelmicine nei caprini dimostrano: a) una netta differenza, nei caprini rispetto ad altri ruminanti, relativamente all’attività del farmaco, a parità di dosaggio e via di somministrazione; b) una differenza nell’efficacia in base alla

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