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INDAGINE SULLA PREVALENZA DI LENTIVIRUS E AGENTI CAUSA DI MASTITE IN ALLEVAMENTI CAPRINI PRODUTTORI DI ROCCAVERANO NELLA LANGA ASTIGIANA

R. BARBERO1, D. DEZZUTTO1, C. CARUSO1, L. MASOERO1, A. QUASSO2, N. VITALE1, S. GENNERO1, S.

BERGAGNA1.

1 Istituto Zooprofilattico Sperimentale Piemonte Liguria e Valle d’Aosta IZSPLVA; 2 Servizio Veterinario Area A- ASL AT.

Parole chiave: Capre, mastiti, lentivirus INTRODUZIONE

I sistemi zootecnici caprini del territorio piemontese, grazie anche alla ricchezza di biodiversità locale (razze autoctone quali la Roccaverano, Vallesana, Sempione, Alpina comune), rappresentano un’importante realtà da difendere sul piano sanitario per i risvolti produttivi e per l’indotto economico derivante (D.O.P e Prodotti alimentari tipici).

Pur avendo subito un processo di modernizzazione, abbandonando, seppur solo in minima parte, la realtà zootecnica a sfondo rurale/pastorizio, le mastiti infettive continuano ad essere la principale problematica sanitaria dell’allevamento caprino da latte (Contreras et al., 2007), con effetti negativi sia di natura economica che legale (178/2002 CE, 852/2004 CE).

Nei greggi problema si possono registrare incidenze superiori al 30- 50%, con mortalità o comunque un tasso di riforma capi che può raggiungere il 70% (Bergonier et al., 2003) rappresentando la prima causa di scarto per motivi sanitari; gli effetti negativi delle mastiti sulla quantità e sulla qualità del latte prodotto sono proporzionalmente superiori nei piccoli ruminanti rispetto a quelli riscontrati nei bovini (Leitner et al., 2004).

Il numero cospicuo degli agenti eziologici chiamati in causa, siano essi patogeni veri o ambientali e/o opportunisti rendono in molti casi particolarmente difficile la diagnosi. Ad oggi, sebbene nell’insorgenza delle mastiti cliniche e subcliniche dei caprini sia universalmente riconosciuto il ruolo eziopatologico di microganismi “classici” quali Staphylococcus aureus, Streptococcus spp., e Mycoplasma spp., è ancora da definire il ruolo delle mastiti ad eziologia virale.

Le ghiandole mammarie delle capre possono essere un organo target sia per infezioni da lentivirus (SRLV, Small ruminant lentivirus) sia da Parapoxvirus (ORFv, Ectima contagioso). Al gruppo degli SRLV sono ascrivibili due virus geneticamente e antigenicamente correlati, appartenenti alla famiglia Retroviridae: Maedi visna virus (MVV o gruppo A), Caprine arthritis encephalitis virus (CAEV o gruppo B). SRLV causano processi infiammatori cronici e lesioni degenerative a livello mammario (Petrhans et al., 2004), nonché un’ immunosoppressione selettiva dovuta all’alterazione della funzionalità macrofagica. Il genere Parapoxvirus (fam. Poxviridae) comprende DNA virus con un ampio range di ospiti, tra cui l’ ORFvirus, responsabile dell’ectima contagioso (EC), una malattia a diffusione mondiale, presente ovunque sia praticato l’allevamento caprino. Essendo un virus a spiccato epiteliotropismo, EC si manifesta con formazione di papule, pustole, e croste a livello facciale e a livello mammario che, sebbene autolimitanti, possono essere in grado di valorizzare infezioni secondarie di germi mastidogeni, favorendone la virulenza. Oltre ad infettare i caprini, EC rappresenta anche un’importante zoonosi professionale associata ad episodi di contatto occupazionale (tra cui la mungitura manuale) in categorie professionalmente a rischio.

MATERIALI E METODI

E’ stato effettuato uno studio in Piemonte attraverso indagini epidemiologiche in un’area geografica ad elevata densità caprina. Lo studio ha tenuto conto delle diverse realtà zootecniche presenti sul territorio, selezionando sia allevamenti ad elevata genealogia / alta produzione, sia realtà aziendali di nicchia. Inizialmente è stato valutato lo status sanitario per infezione da ORFv negli allevamenti selezionati, a cui è stato applicato un protocollo di campionamento periodico su campioni individuali sia di siero che di latte. L’elaborazione periodica di dati per la valutazione della situazione igienico-sanitaria della stalla, le informazioni sulla prevalenza e incidenza di infezioni mastitiche ad eziologia virale, sono state integrate dall’ indagine batteriologica; tale approccio diagnostico si è reso necessario per definire e verificare eventuali associazioni statistiche tra le infezioni virali oggetto di studio e germi mastidogeni.

DISEGNO SPERIMENTALE

Per valutare la prevalenza di agenti mastidogeni e lentiviirus negli allevamenti caprini è stato condotto uno studio di campo su capi e allevamenti. All’interno della popolazione target costituita da allevamenti caprini di razza Camosciata e roccaverano cui è stata accertata la circolazione di lentivirus, sono stati selezionati 8 allevamenti. Quattro allevamenti di dimensione piccole (10-20 capi) e quattro allevamenti di dimensione grandi (80-250 capi).

RISULTATI E CONCLUSIONI

Nel corso dello studio sono stati analizzati 159 campioni di siero per valutare la presenza di lentivirus. Dei campioni analizzati, il 78,6% è risultato positivo mentre il 21,4% negativo. Per quanto concerne le analisi effettuate sul latte, sono state effettuate 950 analisi microbiologiche (in 3 sessioni successive di prelievo) su campioni di latte di singolo quarto. 851 campioni sono risultati negativi alla ricerca di agenti potenzialmente causa di mastite. I 99 campioni risultati positivi sono così ripartiti: 25 Staph. aureus, 57 Staph. spp; 3 E. coli; 7 Mucorales gen.; 1 Staph. dysgalactiae; 7 Proteus spp. A seguito delle analisi effettuate pertanto è risultata una prevalenza pari al 78,6% relativa alla presenza di lentivirus nei greggi selezionati. Per quanto concerne invece le indagini relative all’isolamento di agenti eziologici di mastite la prevalenza è risultata essere pari al 10,42% non mettendo in risalto, in tal modo, alcuna correlazione con la presenza di lentivirus.

PREVALENCE OF LENTIVIRUS AND MASTITIS PATHOGENS IN GOAT OF ASTI ROCCAVERANO

Key Words. Goats, mastitis, lentivirus BIBLIOGRAFIA

1) Contreras et al., 2007 2) Bergonier et al., 2003 3) Leitner et al., 2004 4) Petrhans et al., 2004

S.I.P.A.O.C.

Società Italiana di Patologia e Allevamento degli Ovini e dei Caprini

S.I.P.A.O.C.

Società Italiana di Patologia e Allevamento

degli Ovini e dei Caprini

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI DIFFUSIONE DI UN PERICOLOSO PARASSITA DEI

RUMINANTI, “ALIENO” NEL NORD ITALIA

M. CORAGLIA¹, P.TIZZANI¹, R. DOTTA2, A.R. MOLINAR¹, M. BEGOVOEVA¹, L. RAMBOZZI¹, L.ROSSI¹ 1Università degli Studi di Torino, Dipartimento di Scienze Veterinarie

2Comprensorio Alpino CATO4

Parole chiave: Alieno, Fascioloides magna, Italia INTRODUZIONE

Il Parco Regionale La Mandria (PRLM), ex tenuta di caccia reale alle porte di Torino, è l’unica zona nell’Europa Occidentale in cui è stabilmente presente Fascioloides magna (Bassi,1875), trematode epatico qui introdotto nella seconda metà del XIX secolo con l’importazione di Wapiti (Cervuselaphuscanadensis) direttamente dagli USA (Balbo et al.,1987). Sinora, e a differenza di quanto sta avvenendo nell’Europa centro-orientale (Kasny et al. 2012), l’infestazione è rimasta circoscritta al PRLM grazie alla presenza di un muro di cinta della lunghezza di oltre 30 km, che delimita l’area protetta rispetto al territorio circostante.Nel PRLM sono presenti numerosi individui di Cervo (C. elaphus), Daino (Cervus dama) e Cinghiale (Sus scrofa). Il Capriolo (Capreoluscapreolus), estintosi sul finire degli anni Settanta e nel frattempo esploso demograficamente ai confini dell’area protetta, sta nuovamente tentando di ricolonizzare il PRLM, dove riesce occasionalmente a penetrare tramite soluzioni di continuità del muro di cinta, in corrispondenza dei punti di entrata e di uscita di un corso d’acqua. Dunque, si sta ponendo il problema di una possibile fuoriuscita di F. magna dal PRLM attraverso caprioli infestati, e di una altrettanto possibile infestazione di ruminanti selvatici (Cervidi, Camoscio e Muflone) e domestici. Fra questi ultimi cui risultano particolarmente sensibili gli ovini e i caprini, in cui la fase di migrazione delle adolescarie ha spesso esito letale (Foreyt et al.,1976; Pybus,2001), . Obiettivo generale del presente lavoro è stato quello di verificare se, a seguito degli spostamenti di Capriolo,F. magna è già fuoriuscito all’esterno del muro di cinta del PRLM riuscendo, o meno, ad insediarsi nel nuovo ambiente non confinato. In parallelo, si è cercato di quantificare il rischio che quanto sopra possa comunque avvenire in futuro.

MATERIALI E METODI

La ricerca si è articolata sulle seguenti 5 azioni:

1) sorveglianza attiva sui ruminanti selvatici (camoscio, muflone e capriolo) prelevati in zone prossime al Parco, mediante ricerca delle lesioni epatiche da migrazione e localizzazione di F. magna;

2) sorveglianza passiva sui caprioli recuperati all’interno del Parco e nelle sue immediate vicinanze(cd. pre-Parco); 3) caratterizzazione dei siti favorevoli alla presenza degli

ospiti intermedi di F. magna, con produzione di mappe tematiche relative alle zone di pre-Parco utilizzando software QGis;

4) ricerca (mediante tecniche molecolari) delle forme larvali di F. magna in esemplari di Galba truncatula e Radixperegra raccolti nelle zone di pre-Parco (e per confronto all’interno del Parco);

5) monitoraggio (mediante videotrappole) degli ingressi e delle uscite dal Parco da parte di caprioli ed altri ruminanti recettivi a F. magna.

RISULTATI E CONSIDERAZIONI

Quanto all’azione 1, la collaborazione con il CATO4, nella figura del suo tecnico faunistico, ha consentito l’analisi di 135 individui delle specie Camoscio, Capriolo e Muflone, prelevati nelle stagioni venatorie 2014 e 2015. Dei 135 ruminanti selvatici controllati, nessuno ha presentato lesioni epatiche o extra-epatiche (es. tesaurismosi) riconducibili a infestazione da F. magna.

In riferimento all’azione 2, grazie alla collaborazione con gli agenti del PRLM, sono stati rinvenuti quattro caprioli di cui uno all’interno del Parco e tre nelle immediate vicinanze. Gli esami necroscopici hanno permesso di evidenziare la presenza di F. magna nel primo capriolo, mentre sono risultati negativi al parassita i restanti tre caprioli.

Per quanto riguarda l’azione 3 è stata prodotta una mappa predittiva della presenza dei potenziali ospiti intermedi di F. magna utilizzando variabili legate all’uso del suolo. La mappa è stata articolata in tre fasce di rischio. Per validare la mappa, sono stati selezionati,con criterio random, 30 punti di campionamento dei potenziali vettori di F. magna. Ne è stata quindi eseguita la ricerca e, ove presenti, il conteggio. Le differenze emerse in rapporto alle tre fasce di rischio ipotizzate sono risultate statisticamente significative (p<0,05); inoltre, l’utilizzo di una sonda multiparametrica in occasione dei campionamenti ha consentito di confermare quanto riportato in letteratura circa la sopravvivenza degli ospiti intermedi (Pybus, 2001). Temperatura, conduttività, saturazione di Ossigeno, pH e ioni disciolti nell’acqua sono risultati correlati con la presenza dei gasteropodi (p<0,05).

Per l’azione 4, i campioni analizzati sono stati 432,di cui 206 raccolti all’interno del Parco e 226 nella zona di pre-parco.Il 100%dei campioni esaminati all’esterno del Parco è risultato negativo alla presenza di forme larvali del parassita mentre all’interno del Parco si è riscontrata una PCR-positività del 7,9%.

Infine l’azione 5 ha permesso di affermare che vi è un passaggio di caprioli in entrata e in uscita dal parco. Ad essi è risultato imputabile il 3% dei 218 passaggi documentati dalle video-trappole durante due cicli annuali di monitoraggio.

Nel suo complesso, lo studio ha percorso linee d’azione, alcune delle quali innovative, per la sorveglianza di un problema sanitario emergente e, potenzialmente, di portata sovraregionale e sovranazionale, considerata la continuità delle popolazioni di Cervidi ed altri ruminanti selvatici recettivi a F. magna e la diffusa presenza di habitats favorevoli alla biologia degli ospiti intermedi di questo parassita ”alieno”. E’ opportuno che detta sorveglianza venga mantenuta nel tempo e che, in parallelo, vengano studiate soluzioni atte a limitare (nella maggior misura possibile) i flussi di ruminanti selvatici attraverso l’unico punto del muro di cinta del PRLM risultato ad essi permeabile.

ASSESSING THE SPREADING POTENTIAL OF A HARMFUL “ALIEN” PARASITE OF RUMINANTS IN NORTH ITALY

KEY WORDS: ALIEN, GREAT AMERICAN LIVER FLUKE, ITALY BIBLIOGRAFIA

1) Bassi (1875) Sulla cachessia ittero verminosa o marciaria dei cervi, causata da Distomum magnum. Annali Fac. Med. Vet. Torino n° 11 e n° 12.

2) Balbo T., Lanfranchi P., Rossi L., Meneguz P.G. (1987) Health management of a red deer population infected by Fascioloides magna. Annali Fac. Med. Vet. Torino 32:23- 33

3) Foreyt, W. J. and A. C. Todd. 1976. Development of the large American liver fluke Fascioloides magna in white- tailed deer, cattle and sheep. J. Parasitol. 62:26–32. 4) Kasny M., Beran L., Siegelova V., Siegel T., Leontovyc

R., Berankova K., Pankrac J., Kostakova M., Horak P. (2012) Geographical distribution of the giant liver fluke (Fascioloides magna) in the Czech Republic and potential risk of its further spread. Vet Med-Czech 57:101–109. 5) Pybus M.J. (2001) Liver flukes.Parasitic Diseases of Wild

CONGRESSO NAZIONALEXXII

S.I.P.A.O.C.

CUNEO

13 - 16 settembre 2016

VALUTAZIONE DEL RISCHIO DI DIFFUSIONE DI UN PERICOLOSO PARASSITA DEI

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