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Cosa sono e a cosa servono le infrastrutture Finanziarie di Mercato

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 117-144)

Capitolo Terzo

La centralità delle Infrastrutture finanziarie di mercato per la stabilità del sistema finanziario e il buon funzionamento dei Mercati dei derivati

Infatti, a seguito della recente crisi finanziaria, per la prima volta le infrastrutture finanziarie di mercato vengono viste come un sistema strutturato e non più come singole componenti, ma come insieme di componenti interconnessi con coerenti regolamenti e misure, differenziate per vari gruppi di entità che interagiscono nel mercato finanziario, per differenti prodotti finanziari , cosi come per differenti tipi di rischi finanziari che comportano (rischio di controparte, di liquidità, e rischio sistemico)174.

Le Infrastrutture finanziarie di mercato, per loro stessa natura hanno una connotazione globale e con la crisi finanziaria del 2007-2008 è divenuta evidente la loro natura sistemica, per quanto abbiano retto all’urto della crisi. L’approccio globale adottato all’interno del G20 nel 2009 e successivamente sviluppato nelle economie più sviluppate del mondo, ha fatto sì che le infrastrutture finanziarie di mercato diventassero sempre più resilienti rispetto al fallimento di alcuni dei loro più importanti partecipanti diretti.

Alcuni aspetti teorici prima dell’analisi delle IFM, ci aiuteranno a comprendere meglio taluni aspetti legati anche innanzitutto alla definizione e alle funzioni delle IMF.

L’emergente teoria delle IFM deriva sostanzialmente dalla teoria economica della infrastruttura, di cui uno dei pionieri è stato Brett Frischmann175. Senza addentrarci molto in questa trattazione, in questa sede ci limiteremo a riprendere alcuni spunti utili per la nostra ricerca e nella fattispecie quelli utili per farci avanzare nell’approfondimento delle Infrastrutture finanziarie di mercato. In un suo importante articolo, Frischmann definisce le risorse infrastrutturali dal lato della domanda individuando tre criteri: 1) le risorse possono essere consumate in modo non concorrente; 2) la domanda sociale per le risorse è guidata dall’attività produttiva a valle che richiede la risorse come input del processo produttivo; e 3) la risorsa può essere usata come input in una vasta gamma di prodotti e servizi, incluso beni privati,

174 Pavlat, V., « On Financial MARKET Infrastructures », in Studia Ekonomiczne. Zeszyty Naukowe, Nr. 226 -2015.

175 Frischmann, B., M., “An Economic Theory of Infrastructure and Commons Management”, Minnesota Law Review, 04/13/2005.

pubblici e prodotti non commerciabili. Il primo criterio si focalizza sul consumo ed essendo fissato unicamente sulla non rivalità. In altri termini la non rivalità apre le porte ad un accesso diffuso alle risorse, quindi ad una condivisione, e all’uso produttivo delle stesse. Il secondo e terzo criterio è focalizzato sulla maniera in cui le risorse infrastrutturali creano valore sociale. Frischmann individua tre tipologie di infrastrutture: 1) infrastrutture puramente commerciali, 2) infrastrutture pubbliche e 3) infrastrutture sociali. Per l’infrastruttura commerciale di natura privata, la teoria economica di base prevede che la produzione sia organizzata in mercati concorrenziali e i mercati dovrebbero funzionare bene e creare in modo efficace informazioni sulla domanda dell’input organizzati, 2) gli attori di mercato dovrebbero esser capaci di processare efficacemente queste informazioni, 3) la domanda sarà soddisfatta efficientemente. L’importante sarà mantenere la concorrenza nei mercati di produzione. I primi due punti sono alla base di uno dei famosi argomenti fatti da Coase nella “Controversia sui costi marginali” (1946). In cui Coase ha sostenuto che i governi non dovrebbero favorire l’accesso del pubblico ai servizi pubblici (monopoli naturali) attraverso sussidi, allo scopo di mantenere i prezzi a carico dei consumatori a costi marginali. Frischmann concorda con Coase al riguardo di questo aspetto poiché lo ritiene pertinente alla domanda di infrastrutture puramente commerciali.

La teoria delle Infrastrutture finanziarie di mercato, derivata dalla teoria delle Infrastrutture di mercato, si compone a sua volta, di tre elementi principali: i) la definizione, ii) gli obiettivi qualitativi, e iii) le tipologie e classificazioni.

Esiste, inoltre, una forte interdipendenza fra lo sviluppo dei mercati finanziari (FM)e quello che ha riguardato di recente le IMF, poiché sia i mercati finanziari che le infrastrutture finanziarie di mercato sono strutture complesse composte da differenti parti, di cui alcune si sviluppano più velocemente di altre, e questo sviluppo irregolare di parti differenti è la causa di cambiamenti strutturali in differenti elementi che si influenzano a vicenda. Inoltre, gli attuali elementi alla base della teoria delle IFM sono derivati dalla teoria dei Mercati finanziari. Un esempio è dato dallo sviluppo di nuovi segmenti di mercati che ha portato alla creazione di componenti più recenti nella filiera

delle IMF, basti pensare alla diffusione della componente FinTech, oppure all’espansione dei mercati dei derivati. La quale espansione ha posto, tra l’altro, il problema relativo alla gestione dei rischi dei volumi crescenti di contratti di derivati in essere176.

Non esiste una definizione univoca di IFM, universalmente riconosciuta e accettata, quelle che scopriamo in letteratura e nella regolazione a volte può essere troppo larga fino a comprendere anche le borse valori177, che sono infrastrutture parti integranti del segmento mercato, e altre volte la lista è molto più ristretta, come nel caso della definizione adottata nei Principi fondamentali dalla OICV- IOSCO nel 2012, che invece contempla unicamente Infrastrutture che offrono servizi di post-mercato. In questa ricerca, pur tenendo conto delle varie definizioni esistenti faremo riferimento a quella adottata dalla OICV-IOSCO nei PFIM, poiché è quella che il legislatore europeo ha adottato nel Regolamento EMIR.

L’analisi ai fini della ricerca avrà inizio dalla definizione di IFM e in accordo con Pavlát utilizzeremo la definizione seguente: Le infrastrutture finanziarie di mercato possono essere definite nel modo seguente: 1) come insieme di condizioni tecniche e materiali necessarie per il funzionamento dei mercati finanziari; 2) come un insieme di attività, che devono essere svolte allo scopo di permettere la negoziazione di attività finanziarie nei mercati finanziari; 3) come insieme di istituzioni e organizzazioni necessarie per un funzionamento regolare dei mercati finanziari. Questa è una definizione puramente accademica. Nella pratica regolatoria la definizione cui si ricorre è quella della IOSCO.

176 Pavlát, V., op., cit., pag. 41

177 Nell’ordinamento svizzero ed esattamente nella Legge federale sulle infrastrutture del mercato finanziario e il comportamento sul mercato nel commercio di valori mobiliari e derivati (Legge sull’infrastruttura finanziaria, LInFi), nell’ Art. 2: Definizioni Ai sensi della presente legge s’intende per infrastruttura del mercato finanziario 1) una borsa (art. 26 lett. b), 2. un sistema multilaterale di negoziazione (art. 26 lett. c), 3. una controparte centrale (art. 48), 4. un depositario centrale (art. 61), 5. un repertorio di dati sulle negoziazioni (art. 74), 6. un sistema di pagamento (art.

81), in: https://www.admin.ch/opc/it/classified-compilation/20141779/index.html

Il concetto di IFM dello IOSCO cui faremo riferimento sarà quello contenuto nei

“Principles for Financial Market Infrastructures”178 – d’ora in avanti Key Principles-, promossi a livello internazionale dal FSB nel 2012 assieme alla OICV- IOSCO. Si tratta di ventiquattro principi fondamentali, destinati ad essere rilevanti e critici per la stabilità, la robustezza e il buon funzionamento del sistema finanziario nel suo insieme. Suddivisi per aree specifiche, alcuni riguardano più da vicino le Infrastrutture finanziarie di Mercato in generale, altri si focalizzano su specifiche IFM.

I Principi fondamentali hanno rimpiazzato le raccomandazioni e i principi che si applicavano precedentemente alle IMF. Le nuove norme hanno rafforzato considerevolmente gli standard di gestione del rischio di credito e del rischio di liquidità e introdotto nuove esigenze nel campo del rischio operativo179.

I Principi fondamentali innanzitutto delineano le definizioni a cominciare da quella di Infrastruttura Finanziaria di Mercato, definita come “Sistema multilaterale fra istituzioni partecipanti, incluso l’operatore del sistema, usato per la compensazione, il regolamento di pagamenti, strumenti finanziari, derivati o altre transazioni finanziarie”180.

178 Bank for International Settlements, OICV-IOSCO: “Principles for Financial market Infrastructures”, Basel, April 2012.

Senza addentrarsi nella trattazione specifica di tutti i principi i ventiquattro principi, essi riguardano: Organizzazione generale, la gestione del rischio di credito e di liquidità, Regolamento, Depositari Centrali e sistemi di regolamento e scambio di valore, Gestione del fallimento, Rischio commerciale generale e gestione rischio operativo, Accesso, Efficienza, Trasparenza, Responsabilità delle banche centrali, regolatori di mercato e altre rilevanti autorità per le Infrastrutture di Mercato. Questi principi sono applicabili a differenti tipi di IMF, molti di essi si applicano a più IMF contestualmente. Così come ce ne sono alcuni rilevanti unicamente per una IMF.

179 Kono M., « Vue d’ensemble des travaux conduits à l’échelle internationale pour une réforme des marchés des produits dérivés de gré à gré et défis restant à relever » in Banque de France Revue de la stabilité financière N. 17 Avril 2013, pag.

39.

180 OICV-IOSCO, “Principles for Financial Market Infrastructures”, April 2012, in:

https://www.fsb.org/2012/04/cos_120418/

Al riguardo della definizione di IFM occorre da subito fare due importanti precisazioni. La prima riguarda il fatto che nel suddetto rapporto si fa espressamente riferimento a: Importanti Sistemi di Pagamento, Depositari centrali, Sistemi di Regolamento di titoli, Controparti Centrali, ai Repertori di Dati , che rispettivamente svolgono le funzioni di sistema di pagamento, deposito di titoli, regolamento di titoli, compensazione centrale, e repertorio di dati relativi alla politica monetaria, transazioni finanziarie, tra i quali pagamenti, strumenti finanziari, strumenti derivati finanziari, strumenti derivati aventi ad oggetto commodities ; 2) che talune di queste funzioni, quali la compensazione centrale e il regolamento dei titoli sono svolte altresì dalle borse valori, piattaforme di negoziazione o di esecuzione o sistemi multilaterali che non rientrano formalmente nel perimetro della definizione contenuta nel rapporto “Principles for Financial Market Infrastructures”. Tuttavia, e le autorità competenti possono decidere all’interno della propria

Le Infrastrutture Finanziarie di Mercato comprendono i Sistemi di Pagamento181 -, i Depositari Centrali182 (Central Security Depository - CSD in inglese -), Sistemi di Regolamento dei Titoli183 (Securities Settlement Systems -SSS in inglese), Repertori di Dati184 (Trade Repositories -TR in inglese-) e le Controparti Centrali (Central Counterparties - CCP in inglese-).

Il concetto di FMI definito nei “Key Principles” focalizza l’attenzione su sistemi e istituzioni che riguardano direttamente il mercato finanziario, con l’intento di limitare i rischi finanziari di entità che agiscono nel sistema finanziario ed è in linea con i problemi scaturiti dalla recente crisi finanziaria.

Le IFM possono essere distinte tenendo conto: 1) della specifica filiera dei servizi finanziari in cui operano o dell’industria del settore dei valori mobiliari; 2) delle entità che forniscono servizi alle differenti tipologie di IFM; 3) al tipo di attività svolta; 4) alle dimensioni geografiche; 5) alla grandezza; 6) alla partecipazione pubblica; e infine 7) in base al carattere legale o meno (shadow banking).

In senso economico il termine “Infrastrutture” si riferisce a istituzioni che consentono lo scambio di informazioni o diritti fra agenti. Le IFM specificatamente sono alla base del funzionamento dei Mercati finanziari e per tale motivo sono al centro dell’attenzione dei legislatori e dei regolatori, poiché esse presentano caratteristiche tali da garantire il funzionamento agevole dei mercati finanziari. Le caratteristiche economiche delle IFM fanno di esse un archetipo per le situazioni di fallimenti di

giurisdizione di applicare parte o tutti i 24 principi in essi contenuti alle infrastrutture non formalmente indicate nella definizione e a cui il rapporto si riferisce.

181 La definizione di Sistema di Pagamento contenuta nei Principles for financial market infrastructures è la seguente:”

un insieme di strumenti, procedure, e regole per il trasferimento di fondi fra partecipanti”

182 La definizione di Depositari Centrali di strumenti finanziari contenuta nei Principles for financial market infrastructures è la seguente: CDS fornisce conti di titoli, servizi di custodia di titoli, e servizi, e può includere l’amministrazione di azioni riferite all’amministrazione di operazioni societarie e redenzione, e gioca un importante ruolo nell’assicurare l’integrità delle emissioni di strumenti finanziari”.

183 La definizione di Sistema di Regolamento degli strumenti finanziari contenuta nei Principles for financial market infrastructures è la seguente: “Un sistema di Regolamento abilita gli strumenti finanziari ad essere trasferiti e regolati da sulla base di un insieme di regole predeterminate”.

184 La definizione di Repertori di dati contenuta nei Principles for financial market infrastructures è la seguente: “un “TR repertoria in un database elettronico centralizzato i dati relativi alla transazione, la quale può servire per accrescere la trasparenza di informazioni su transazioni rilevanti pe le autorità e il settore pubblico, promuovendo stabilità finanziaria e supportando la individuazione e la prevenzione di abuso di mercato”.

mercato, nei quali i meccanismi di formazione dei prezzi diventano incapaci di catturare pienamente i costi e i benefici delle attività e giungere ad un’allocazione ottimale delle risorse. L’analisi economica sul funzionamento delle IFM può essere fatta ricorrendo agli strumenti sviluppati nel campo delle economie di rete (particolarmente nel campo delle comunicazioni) In accordo con Economides la rete può essere definita come un insieme di collegamenti che collegano “nodi”, i cui diversi componenti funzionano in modo complementare185. Questa definizione può essere estesa a tutte le IFM che sono concepite per stabilire un legame fra partecipanti (nodi) attraverso il collegamento con lo stesso sistema tecnico, attraverso cui si realizza il servizio desiderato. Generalizzando, secondo Curien (2005), le reti possono essere comprese attraverso due differenti prisma; un primo prisma tecnico, secondo cui esse concretizzano un’interconnessione di componenti allo scopo di trasportare flussi di attività o di informazioni, e un prima economico il quale funge essenzialmente per consentire l’intermediazione economica186. Secondo Economides, le reti presentano esternalità positive di consumo e produzione o più brevemente esternalità di rete, le quali consistono nel fatto che il valore di un’unità di un bene aumenta con il numero delle unità vendute, o per meglio dire il valore di un’unità di un bene aumenta con l’aumento atteso delle unità da vendere. Nello specifico le reti di scambi finanziari presentano esternalità indirette di rete e queste esternalità sorgono in due modi: 1) nell’atto dello scambio di beni e di attività, che costituisce la tipica modalità in cui si manifestano le esternalità nelle IFM, oppure 2) nella matrice di servizi verticali di una transazione finanziaria. Questi servizi verticali includono i servizi di broker e non sono dissimili dalle esternalità che emergono in altri mercati verticalmente correlati187. I sistemi finanziari presentano esternalità positive legate alla grandezza, nel senso che la dimensione crescente del mercato aumenta l’utilità attesa di tutti i partecipanti. In altri termini un’alta partecipazione di operatori in entrambi i lati del mercato

185 Economides, N, The economics of networks” International Journal of Industrial organization, 1996

186 Curien, N., « Economies des réseaux », La Découverte, 2005.

187 Economides, N., op., cit., pag 679.

diminuisce la varianza del prezzo attesa e aumenta l’utilità attesa dell’avversione al rischio degli operatori.

In letteratura si distinguono due approcci e due filoni nello studio delle esternalità di rete. Il primo approccio denominato “macro” assume che le esternalità esistono e tenta di modellare le loro conseguenze. Questo approccio prevalente negli anni Ottanta ha dato solidi risultati. Economides, economista riconosciuto come uno dei padri fondatori della “Network Theory”,188 cioè la teoria basata sui modelli di “ rete”, un metodo che cerca di cogliere il meccanismo del contagio finanziario ponendo al centro dell’analisi la rete di relazioni che intercorrono fra i diversi attori del mercato di riferimento, definisce il secondo approccio “micro” poiché si pone l’obiettivo di individuare il percorso delle esternalità di rete, ed è particolarmente adatto a definire la struttura di mercato189.

Le Infrastrutture finanziarie di mercato presentano due principali categorie di esternalità positive o negative correlate al loro potenziale impatto sulla stabilità finanziaria, e sono definite esternalità di rete o di “club”. Le esternalità positive sono collegate alla stabilità finanziari e riguardano il contributo che le IFM possono apportare alla stabilità finanziaria dovuta alla loro natura sistemica, la quale giustifica l’intervento pubblico delle autorità competenti che obbligano il ricorso ad esse in certi casi. Come nel caso di EMIR, che introduce, tra l’altro, l’obbligo di segnalazione delle transazioni in derivati ai repertori di dati. Ciò aumenta la trasparenza dei mercati dei derivati, poiché attraverso la divulgazione dei dati, consente di valutare i rischi che le esposizioni in derivati possono porre alla stabilità del sistema finanziario. EMIR ha

188 L’analisi dei modelli di rete rientra tra i metodi di individuazione e quantificazione del rischio sistemico, e costituisce uno dei meccanismi utilizzati nelle regolamentazioni che riguardano i mercati finanziari. La diffusione dello shock causato dal trigger event nella recente crisi finanziaria ha ulteriormente sviluppato la convinzione che l’analisi delle relazioni tra attori del mercato finanziario dovessero costituire una fonte di maggiori attenzioni. Il termine Network può essere definito come una struttura sociale costituita da individui o organizzazioni che possono essere chiamati “nodi”, questi nodi sono strettamente connessi tra di loro da forme di interdipendenza e da interazioni che nel campo degli scambi economici e finanziari assumono una fondamentale importanza, poiché da come si creano e da come vengono gestite dipende la resilienza dell’intero sistema economico e finanziario.

189 Per una più ampia trattazione si rinvia a: Kanz and Shapiro (1985), Economides (1993), Economides (1996) e Economides and Immelberg (1995).

introdotto un altro e forse più importante obbligo: la compensazione multilaterale su controparte centrale di talune categorie di transazioni in derivati OTC.

Le esternalità negative sono collegate alla stabilità finanziaria poiché giocano un ruolo chiave nella diffusione del rischio a livello globale e, di conseguenza, riguardano, i potenziali rischi sistemici che dalle IFM possono derivare e quindi alla stabilità finanziaria, in ragione della loro natura sistemica. Ciò spiega il perché le IFM siano soggette ad una regolazione solida finalizzata ad assicurare che le IMF, gli operatori prendano in conto i rischi che esse possono generare per il sistema finanziario nel suo insieme.

Questa preoccupazione è stata inserita sotto forma di disposizioni sulla governance contenuti nei Principi per IFM, di cui il principio 2 Governance: “una Infrastruttura finanziaria di mercato dovrebbe disporre di dispositivi di governance chiari e trasparenti, promuovere la sicurezza e l’efficienza della IFM e sostenere la stabilità del sistema finanziario più ampio oltre a considerazioni di interesse pubblico”.

Tuttavia, non si può escludere che le esternalità generate dalle IFM possano essere considerate alla stregua dei beni pubblici, il rischio dovuto a possibili comportamenti free rider, di quegli operatori a livello dell’industria nel suo insieme, conduca a livelli di gestione sub-ottimali. Questo rischio è accentuato dall’azzardo morale che è indotto dalla fiducia dei partecipanti al mercato che le pubbliche autorità intervengano per salvare entità di importanza sistemica, poiché troppo grandi o troppo interconnesse per poter fallire.

Le esternalità di rete derivano dal fatto che l’utilità di un partecipante singolarmente considerata è correlata al numero di partecipanti alla rete, in altri termini la decisone di un utilizzatore (nel caso specifico alla infrastruttura finanziaria di mercato) di unirsi alla rete corrisponde ad un altro tipo di esternalità positiva. Questo effetto come indicato in Katz e Shapiro190 (1994) può essere diretto o indiretto. È diretto nel caso in cui la connessione di nuovi utilizzatori riguarda direttamente l’utilità di altri

190 Kantz M., Shapiro, C., “Systems Competition and Network Effects”, The Journal of Economic Perspectives, 1994.

utilizzatori, consentendo loro di essere collegati ad un numero maggiore di controparti.

Indirettamente nel caso in cui il numero di utilizzatori della rete conduca a un miglioramento nelle caratteristiche dell’offerta di rete o forniture di ben i servizi complementari tali da rendere la rete più attrattiva per i singoli prestatori di servizi.

Conseguentemente, come risultato di questi effetti da reti l’adozione delle decisioni degli utilizzatori sono collegate al numero attuale e atteso di IFM. Per queste ultime, c’è tuttavia il rischio legato alla dimensione ottimale delle reti, in condizioni di equilibrio può essere più piccola della sua dimensione sociale ottimale. Nell caso della compensazione centrale e del regolamento, le esternalità di rete derivano principalmente dal risparmio di tempo derivante dal trattamento delle operazioni, mentre l’introduzione di meccanismi di compensazione riduce i costi opportunità associati ai requisiti di capitale.

Uno dei ruoli fondamentali delle IFM è quello relativo alla capacità di offrire alla comunità degli operatori finanziari un unico punto di elaborazione delle negoziazioni, che in precedenza è stato generato in luoghi differenti. Offrendo agli operatori finanziari la possibilità di esternalizzare ad un unico punto quello che in precedenza veniva svolto in modo disgiunto, le IFM generano economie di scala. Ciò perché i costi fissi per le IMF sono considerevoli e indipendenti dai volumi d’affari. Gli alti costi fissi associati ai bassi costi variabili significano che la media dei costi per utilizzatori generalmente diminuisce con l’aumentare del numero degli utilizzatori. Da questo processo si generano economie di scala, ovvero incrementi di profitti derivanti dal fattore lavoro, attraverso la ripetizione di certe funzioni, altrimenti definiti effetti di apprendimento. Le IFM possono generare economie di scopo allorquando si verificano situazioni dove è effettivamente più conveniente produrre congiuntamente più tipi di beni o servizi attraverso un’unica impresa, di quanto non sia utilizzare operazioni separate.

Le economie di scala e di scopo, legate alla dimensione e all’integrazione verticale e orizzontale delle IFM, sono particolarmente elevate negli Stati Uniti e ciò in ragione della elevata concentrazione ivi esistente fra IMF operanti nel post-mercato,

diversamente da quanto si è realizzato nell’UE a causa della particolare frammentazione che li caratterizza, nonostante il processo di consolidamento che ha riguardato sia le borse valori che le controparti centrali e i depositari centrali nel corso del primo decennio di questo millennio191. Li and Marinč, in un loro studio, in cui si focalizzano sia sulla fase di mercato che in quella di post mercato, affermano che stimando separatamente le economie di scala e di scopo nei depositari centrali, nelle controparti centrali e nelle borse valori, può risultare che la stima di queste economie possa essere errata oppure si possa giungere alla fine ad una sottostima delle stesse.

Tuttavia, anche quando tale analisi riguarderebbe principalmente le borse di piccole dimensioni e escluderebbe quelle più grandi e potenzialmente più efficienti che si diversificano in custodia, regolamento o compensazione, con conseguente sottovalutazione dell'economia di scala, non si raggiungerebbe una stima adeguata delle economie di scala. In alternativa, si potrebbe analizzare insieme solo le borse e le borse che si diversificano in altre attività. In tal modo, manca un punto di riferimento per valutare come la diversificazione in altre attività incida sulle economie di scala e sugli incrementi di efficienza. Partendo dunque da una valutazione delle economie di scala e di scopo all’interno delle IFM, tenendo conto dei benefici che da una integrazione verticale può derivare, e analizzando se l’efficienza delle IMF. Tale analisi ha riguardato principalmente le borse di piccole dimensioni e escludendo le borse più grandi e potenzialmente più efficienti che diversificano ii propri servizi anche in custodia, regolamento o compensazione, con conseguente sottovalutazione dell'economia di scala. per valutare come la diversificazione in altre attività incida sulle economie di scala e sugli incrementi di efficienza. Hanno analizzato se l'efficienza delle IFM influisce sul rischio sistemico nel sistema finanziario e sul livello di sviluppo del sistema finanziario, poiché il buon funzionamento dell'FMI è fondamentale per la stabilità e l'efficienza del sistema finanziario in generale. E, infine, verificato se

191 Li, S., and Marinč, M., “Economies of Scale and Scope in Financial Market Infrastructures”, pagg. 1-2, in : Journal of International Financial Markets, Institutions and Money, September 13, 2017.

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 117-144)