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Il futuro delle infrastrutture finanziarie di mercato

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 96-99)

ispettiva (basata sulle ispezioni in loco) solida e efficacemente gestita dalla Banca d’Italia.

La crisi ha focalizzato l’attenzione sulla stabilità dei mercati quale pre-condizione della stabilità dei sistemi finanziari. Tuttavia, l’efficienza dei mercati non è meno l’importante, basti pensare alla necessità di facilitare le attività transfrontaliere. Se l’obiettivo è facilitare le attività transfrontaliere, è necessario che ci siano alcuni limiti ai requisiti imposti per le entità transfrontaliere. Le IFM per loro stessa natura soggette a regole differenti nelle diverse giurisdizioni, dove esse operano. Significativi sviluppi sono stati registrati in termini di regole minime standard adottate nelle diverse giurisdizioni. C’è un riconoscimento internazionale, che rappresenta un acquisito secondo cui differenze non sostanziali nella regolamentazione non rappresenterebbero una barriera all’accesso al mercato, considerato che simili risultati sono raggiunti e una varietà di metodi ad hoc e metodi come la conformità sostituita e le determinazioni di equivalenza sono stati sviluppati allo scopo fare fronte alla situazione. Tuttavia permangono significative istanze di disarmonizzazione. Esistono principi internazionali che fanno rafforzato la stabilità tanto dei mercati quanto dei singoli mercati, incluso quello dei derivati OTC. Tuttavia, non esistono vincoli stringenti sulle modalità di implementazione cui le varie giurisdizioni dovrebbero devono conformarsi. Si è venuto a creare un trade-off fra stabilità dei mercati e protezione del mercato e l’agevolazione della flessibilità dell’ambiente aziendale in rapido movimento. La questione diventa più difficile nell’eventualità in cui le autorità o taluni regolatori o di concerto decidono di applicare in modo più stringente talune regole ed imporre regole di extraterritorialità oppure se agli operatori di mercato debba essere data la possibilità di stabilire le proprie priorità, a condizione che sia in vigore uno standard di base.

In disaccordo contro la creazione di una regolazione uniforme, Griffith (2014)136 sostiene che l’esistenza di regolazioni eterogenee e la diversificazione dei modelli operativi è fonte di benefici, poiché l’uniformità in generale è uno strumento altamente controverso per affrontare il rischio sistemico. Uniformità per definizione significa che

136 Griffith, S., J., “Substituted Compliance and Systemic Risk: How to Make a Global Market in Derivatives Regulation”

Minnesota Law Review, 2014, n. 98, 1271-1371, pag. 1329.

tutte le giurisdizioni regolano allo stesso modo, ma le crisi dei mercati finanziari ci hanno insegnato qualcosa. Spesso sono i regolatori a non sapere anticipare la prossima crisi. La convergenza fra modelli di regolazione può incrementare il rischio sistemico.

Al contrario, la diversità fra approcci regolamentari dovrebbe essere incoraggiata, secondo Griffith, poiché l’uniforme regolazione può causare errori di coordinamento dal lato delle istituzioni finanziarie tra di loro interconnesse, i quali sono all’origine di fallimenti di istituzioni finanziarie, che possono causare il collasso del sistema.137.

CAPITOLO 2

La reazione dell’Unione europea alla crisi economico-finanziaria Introduzione

Storicamente le crisi, soprattutto quelle di ampia portata, unitamente a scandali finanziari di ampie dimensioni, per quanto eventi isolati, hanno generato processi di riforma allo scopo di evitare il reiterarsi di eventi simili. Lo è stato nel 1929, lo è stato alla fine degli anni Novanta in risposta alle crisi delle Tigri asiatiche. Il caso più frequentemente richiamato è quello relativo agli interventi di riforma successivi alla crisi del 1929, allorquando i legislatori e i regolatori, agendo in un’ottica più nazionale hanno ciononostante creato i presupposti di una nuova vigilanza, destinata a rimanere inalterata per diversi decenni. P. Norman138, ma non solo, sostiene che dietro agli interventi dei regolatori ci sono eventi o più spesso il concatenarsi di eventi che portano ad una crisi, così è stato anche nel caso della crisi del 2008-2009. Così è avvenuto in occasione del collasso della Barings PLC una merchant bank londinese, un vero pilastro della City londinese, con ramificazioni in Oriente, e per tale motivo vigilata da autorità di sedici paesi differenti, attiva nei derivati negoziati in borsa e con forti legami con infrastrutture di mercato, quali CCP. La Barings a metà anni novanta fallì, e il fallimento fece crollare la fiducia nella borsa di Singapore e nella sua CCP. Il G10

137 Griffith, S., J., op., cit., pag. 1356.

138 Norman, P., “The Risk Controllers” Wiley, 2011 pag 148-149.

CPSS fu coinvolto nella gestione dell’agenda che seguì il collasso Barings in relazione alla robustezza dei sistemi di compensazione per derivati negoziati in borsa. All’interno della Banca dei Regolamenti internazionali, il gruppo di lavoro cui venne affidato di produrre una relazione sui sistemi di gestione dei rischi nelle CCP giunse alla conclusione secondo cui: il sistema di risorse finanziarie per coprire le perdite e fare fronte alle pressioni della liquidità a seguito dell’insolvenza erano inadeguate;

mancavano meccanismi di controllo dei rischi intraday, gli accordi di regolamento in moneta erano molto deboli. Il rapporto si concludeva con una serie di raccomandazioni, tra cui quella di eseguire degli stress test di liquidità per fare fronte ai rischi di estremo movimento dei prezzi e quindi permettere un adeguamento più veloce nel calcolo dei requisiti di margini al fine di ridurre i rischi giornalieri. Si trattava di raccomandazioni che considerate individualmente non apparivano così importanti, soprattutto se si considerava che erano iniziative a regolare i mercati dei derivati finanziari e l’industria della compensazione centrale. Viste nell’insieme erano una dimostrazione di come l’industria dei futures, in cui la Barings era impegnata, negli ultimi decenni era notevolmente cresciuta d’importanza139.

L’obiettivo di questo capitolo è di mettere in evidenza la capacità regolatoria dell’Unione europea in risposta alla crisi. Una risposta ampia costruita sulla necessità di guardare al futuro e di tradurre in politiche non necessariamente nuove ma dotate di strumenti nuovi, capaci di durare nel tempo e di evitare che altre crisi nel futuro si potessero verificare. Se anche queste riforme saranno durature come quelle poste in essere dopo la crisi del 1929, solo il tempo e gli eventi potranno confermarlo.

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 96-99)