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CAPITOLO 2 “IMPORTANZA E FUNZIONAMENTO DELLA PREVIDENZA COMPLEMENTARE”

2.7 I costi di un fondo pensione

Enorme rilevanza riveste l’analisi dei costi di un fondo pensione, in quanto piccole differenze negli oneri da sopportare aderendo ad un fondo, determinano gap importanti nel montante finale da corrispondere al lavoratore al momento del pensionamento. Per confrontare l’onerosità tra le diverse forme pensionistiche, la COVIP ha previsto fin dal 2007 l’utilizzo dell’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC), che esprime l’incidenza dei costi sostenuti dall’aderente sulla posizione individuale di ogni soggetto aderente per ogni anno di partecipazione alla forma pensionistica, calcolato con metodo analogo per tutte le forme pensionistiche dalla COVIP.

Il calcolo dell’ISC è effettuato con riferimento a una figura-tipo di aderente su diversi orizzonti temporali di partecipazione (2, 5, 10 e 35 anni). I costi presi in considerazione sono i costi standard che si applicano a tutte le forme pensionistiche complementari, con esclusione di particolari agevolazioni riconosciute a determinate categorie di aderenti, di quelli che presentano carattere di eccezionalità ed escludendo inoltre gli oneri fiscali sui rendimenti61, al fine di sterilizzare possibili effetti distorsivi

60 COVIP, “Relazione annuale 2016”, pag.35

61 La metodologia di calcolo è stata rivista recentemente in seguito all’emanazione della

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determinati dalla nuova disciplina fiscale62. L’indicatore deve essere riportato nella nota

informativa di ciascuna forma pensionistica complementare e la COVIP pubblica sul proprio sito l’elenco con i valori dell’ISC di ogni singolo prodotto, andando ad aggiornare tale dato con cadenza mensile.

L’adesione ad un fondo generalmente comporta una quota di iscrizione da versare al momento dell’adesione e una quota associativa annua, che comprende i costi amministrativi, nei quali sono ricompresi in particolare gli oneri per il personale, per il service amministrativo63 e una serie di spese di funzionamento per il fondo, tra cui

rientrano i costi per la promozione, la sede in cui opera la struttura, i consulenti, i revisori contabili e altri fornitori; rientrano nei costi finanziari, gli oneri sostenuti per il gestore finanziario e le commissioni per la banca depositaria64. I costi sono generalmente

commisurati in percentuale del patrimonio e sono addebiti alle singole posizioni degli aderenti al fondo.

In generale, l’ISC dipende dalle linee di investimento offerte e dal canale distributivo utilizzato. Valori più alti si rilevano all’aumentare del contenuto azionario della linea e nelle forme di mercato, quali fondi aperti e soprattutto PIP, che si avvalgono di reti distributive la cui remunerazione dipende dai volumi collocati.

L’ISC dipende inoltre dall’orizzonte temporale di riferimento. Valori tipicamente più bassi si osservano al crescere del periodo di partecipazione in quanto si riduce l’incidenza delle spese fisse iniziali sul montante accumulato65.

62 Quirici M.C., “La previdenza complementare in Italia”, 2016, FrancoAngeli, cap.5

“Un’analisi quali-quantitativa della previdenza complementare in Italia”, par.5.6 “I costi delle forme pensionistiche complementari”, pag.198.

63 Soggetto esterno a cui viene delegata la gestione delle attività amministrative, tutti i

fondi pensione negoziali utilizzano questo tipo di figura.

64Cesari R. e Marè M., “Finanza e previdenza: i fondi pensione e la sfida dei mercati”,

2017, Il Mulino, cap. V “La dimensione ottimale dei fondi pensione italiani: costi, iscritti, patrimonio gestito”, par. 5 “costi amministrativi, dimensioni, outsourcing”, pag. 101.

57 Tabella 5: ISC, Fondi pensione e PIP “nuovi” 2016

Fonte: COVIP, “Relazione annuale 2016”

La Tabella 5 riporta i valori dell’Indicatore Sintetico di Costo per i fondi pensione e i PIP “nuovi”, dove si può constatare che nel 2016, come auspicato e riscontrabile negli anni precedenti, la convenienza dei fondi pensione negoziali; l’ISC medio si attesta attorno all’1% su 2 anni di partecipazione, scendendo progressivamente con l’aumento della durata del periodo di permanenza nella previdenza, arrivando dopo 35 anni di contribuzione attorno allo 0.3%. Le stesse considerazioni le possiamo fare i fondi aperti, dove l’ISC passa dal 2.3% al 1.2% e nei PIP “nuovi” dove dallo 3.9% si passa all’1.8% dopo 35 anni di permanenza nel fondo. Tale differenza è spiegata dalle differenze strutturali delle forme pensionistiche: i fondi negoziali sono organizzazioni senza scopro di lucro, mentre per i fondi aperti e i PIP, gran parte delle spese che l’iscritto va a sostenere sono destinate a coprire i costi della gestione e a remunerare l’attività d’impresa. Inoltre i fondi pensione aperti e i PIP raccolgono la maggior parte delle adesioni su base individuale, andando così ad aumentare le spese amministrative e di collocamento.

Se andiamo a considerare più nel dettaglio, ovvero tenendo conto della tipologia di linee di investimento offerte, esplicitate nella Tabella 6, si può subito notare come le linee più onerose siano quelle offerte dai PIP:

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Tabella 6: ISC per tipologia di linea di investimento, Fondi pensione e PIP “nuovi” 2016

Fonte: COVIP, “Relazione annuale 2016”

Le differenza maggiori sono riscontrabili nelle linee azionarie, dove i PIP costano circa 3.3 punti percentuali in più rispetto ai fondi pensione negoziali e circa 1.7 punti percentuali rispetto ai fondi pensione aperti, se andiamo a considerare l’orizzonte temporale più breve, ovvero quello dei 2 anni. Incrementando gli anni di adesione, passando quindi ai 35 anni, si può notare che il gap si riduce ma rimane comunque rilevante attestandosi attorno ai 2.1 e 0.7 punti percentuali, rispettivamente a confronto tra i fondi pensione negoziali e i fondi pensione aperti. Gli stessi risultati si possono evidenziare anche con riferimento alle linee garantite, obbligazionarie e bilanciate, seppur con un leggero miglioramento rispetto al comparto azionario.

Nella prospettiva di favorire una maggiore consapevolezza degli aderenti in termini di comparabilità delle forme pensionistiche, dal giugno 2017 è stata resa obbligatoria una sezione “scheda dei costi”, contenuta nel documento informativo, dove troviamo il confronto tra i costi delle forme attraverso una rappresentazione grafica. E’ stato ritenuto essenziale fornire l’informazione sui costi per tipologia di forma previdenziale, al fine di mostrare con chiarezza le grandi differenze di onerosità tuttora

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esistenti tra le diverse forme pensionistiche e per comparto di investimento, per effettuare confronti omogenei tra gestioni similari; non si è invece valutato indispensabile confrontare i costi delle diverse offerte previdenziali per tutti e quattro gli orizzonti temporali dell’ISC, dato che la quantità e complessità delle informazioni da presentare sul grafico renderebbe meno immediata e facile la lettura66.

Tabella 7: ISC a 10 anni per tipologia di linea di investimento, Fondi pensione e PIP “nuovi” 2016

Fonte: COVIP, “Relazione annuale 2016”

La Tabella 7 riporta, a titolo di esempio, una rappresentazione grafica comparativa tipica del documento informativo, utilizzando un ISC a 10 anni che va ad evidenziare i dati per tutte le opzioni di investimento presenti sul mercato a fine 2016, con le rispettive medie calcolate per ogni forma pensionistica. In questo modo ogni singolo aderente può comparare il costo che andrà a sostenere nelle varie tipologie di forma pensionistica, confrontata per ogni singolo comparto offerto; la rappresentazione grafica permette una maggiore consapevolezza da parte dell’aderente sulla forma pensionistica a cui vuole aderire, suddivisa per ogni singolo comparto, potendo scegliere in questo modo la linea di investimento più consona al proprio profilo di rischio- rendimento.

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