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CAPITOLO 4 “DATA ENVELOPMENT ANALYSIS”

5.2 Le variabili di input e output utilizzate

L’analisi è stata effettuata sui fondi pensione aperti, sui fondi pensione negoziali e sui Piani Individuali Pensionistici ed ha riguardato tutti i fondi per i quali è stato possibile reperire dati omogenei con il più lungo orizzonte temporale possibile, in modo da semplificare e omogeneizzare il più possibile il risultato finale. L’analisi ha interessato 41 fondi pensione aperti su 44 totali, 24 fondi pensione negoziali su 38 totali e 55 Piani Individuali Pensionistici su 80 totali. Inoltre l’analisi ha riguardato tre differenti classi d’investimento150 per ogni tipologia di fondo pensione ovvero: il comparto

obbligazionario-garantito, il comparto azionario e il comparto bilanciato151; in questo

modo è stato possibile ampliare il più possibile le esigenze e i diversi profili di rischio152

di ogni singolo investitore dando la possibilità di valutare la performance e l’efficienza di ogni singolo comparto relativo ad ogni fondo.

Ancora, l’analisi è stata condotta per un potenziale investitore che sta entrando nel mondo del lavoro o comunque, nell’ipotesi già lavorasse, abbia la possibilità di aderire ad una forma di previdenza complementare per un periodo di almeno 35 anni. Questa scelta è stata presa poiché l’obiettivo della tesi è quello di rendere consapevoli le nuove generazioni del futuro problema riguardante la mancanza di risorse del pilastro

148 Una spiegazione e dimostrazione più dettagliata del lavoro svolto sarà data nel

prosieguo del capitolo.

149 L’alternativa di investimento più simile a quella di adesione ad un fondo pensione. 150 Qualora per lo stesso fondo pensione fossero state presenti più classi di investimento

dello stesso tipo è stata fatta una media per tutte le variabili prese in considerazione in modo da non alterare il risultato finale.

151 Per il comparto bilanciato è stata adottata una divisione: 40% azionario e 60%

obbligazionario.

152 Si è cercato di soddisfare le esigenze di investitori con diverse propensioni al rischio,

separando l’analisi tra chi predilige un investimento potenzialmente più redditivo ed è disposto ad accettare una maggiore esposizione al rischio, da chi privilegia dei rendimenti minori ma più continui nel tempo e chi invece è tendenzialmente avverso al rischio e cerca una gestione che realizzi dei rendimenti almeno in linea con la rivalutazione del TFR.

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pubblico al momento della quiescenza, incoraggiando così l’adesione a forme di previdenza complementari le quali offrono notevoli vantaggi di natura fiscale in particolar modo, qualora l’adesione venga effettuata sin da subito.

5.2.1 La fase di accumulo

Per definizione la fase di accumulo è il periodo di tempo che intercorre dal momento dell’adesione con il primo versamento effettuato al fondo pensione, sino al momento del pensionamento dell’aderente. Con l’adesione ad un fondo pensione, il lavoratore versa periodicamente una parte del suo reddito che sarà investita dal gestore del fondo durante il periodo di permanenza nella forma pensionistica complementare. Di conseguenza riveste notevole importanza il capitale risparmiato/investito dall’aderente che, assieme al rendimento conseguito dal fondo, andrà a costituire la posizione individuale del soggetto; questa sarà la base di partenza per il calcolo della prestazione pensionistica al momento della quiescenza e appunto, sarà maggiore tanto quanto lo saranno il capitale versato e risparmiato periodicamente dall’aderente maggiorato dai rendimenti positivi ottenuti dall’attività di investimento del gestore del fondo. Non vi sono regole precise o stabilite per quel che riguarda la contribuzione, infatti questa è libera in merito a misura e periodicità dei versamenti153. In particolare,

per quanto riguarda la contribuzione su base collettiva per i fondi pensione negoziali, si è andati a maggiorare il capitale versato poiché è stato aggiunto il contributo del datore di lavoro pari all’1% della retribuzione annua lorda per tutti i fondi. Nell’analisi è stata inserita una misura di contribuzione pari per tutti i lavoratori prendendo come riferimento target lo stipendio medio di un lavoratore italiano, incrementato successivamente di anno in anno in misura pari all’1%. Il risparmio previdenziale è stato calcolato in percentuale crescente (per i primi 10 anni si è deciso di adottare una percentuale del 5%, per i successivi 10 anni del 7.5% e successivamente passare al 10% fino al momento della quiescenza) della retribuzione annua: sono state scelte queste percentuali in quanto inizialmente, per quanto un soggetto possa essere sensibile a tale argomento, le retribuzioni iniziali non sono così alte e l’instabilità lavorativa che caratterizza il panorama italiano non rende agevole un risparmio consistente fin da

153 Nell’adesione su base collettiva sono fissate le modalità e le misure minime di

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subito; successivamente si è adottato una percentuale più alta dato il crescere della retribuzione e la maggior stabilità lavorativa per poi aumentare al 10% considerando il fatto che il soggetto si avvicina maggiormente alla quiescenza diventando così più sensibile alle tematiche pensionistiche e previdenziali. Inoltre si è ipotizzato di versare, oltre al contributo del lavoratore, anche il TFR maturato di anno in anno. Per di più, in questa fase rivestono notevole importanza i costi che l’aderente deve sostenere per la gestione del capitale versato.

Prima di approfondire singolarmente ogni variabile, di seguito viene riportata una tabella riassuntiva relativa alla fase di accumulo dove vengono riportati gli input e gli output utilizzati dalla metodologia DEA per la valutazione:

Tabella 19: Fase di accumulo, input e output

Fonte: a cura dell’autore

I dati riguardanti le variabili di input e output sono stati cercati presso varie fonti per confrontare la veridicità di tali dati, sia per avere un confronto nel caso di discrepanze tra una fonte ed un’altra. In particolare è stata effettuata una ricerca con Bloomberg, la piattaforma informativa migliore al mondo per qualità, quantità ed affidabilità dei dati; la ricerca ha prodotto dei risultati, ma non sufficienti per l’analisi che il presente lavoro richiedeva poiché non è stato possibile trovare un numero consistente di dati per una comparazione omogenea e dettagliata di tutti i fondi presi in analisi. Per questo motivo, dopo aver ricercato i dati necessari in altre banche dati, si è optato per utilizzare i dati messi a disposizione dalla COVIP per quanto riguarda i rendimenti e l’Indicatore Sintetico dei Costi, mentre per quanto concerne i dati relativi alla Garanzia di Minimo e la Deviazione Standard è stata effettuata una ricerca nei documenti informativi messi a disposizione e costantemente aggiornati per ogni fondo, ottenendo in questo modo dati veritieri e divulgati dagli stessi gestori.

Il primo input inserito nella metodologia DEA fa riferimento ai costi della fase di accumulo, ovvero l’Indicatore Sintetico dei Costi (ISC), il quale esprime in valore percentuale i costi complessivi di varia natura che gravano sul singolo aderente durante