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crescere con le ondate di calore

Nel documento il TEMPO dEi baMbini (pagine 46-51)

A sinistra, la mappa dell’isola urbana di calore di Milano mostra la persistenza al suolo (in arancio e in rosso) di temperature notturne molto elevate per 3 o più giorni, con differenze fino a 7° tra le aree densamente costruite e quelle verdi ai margini della città. I dati termici sono stati acquisiti ad 1 km di risoluzione dal satellite AQuA tra l’una e le tre di notte durante le ondate di calore 2015-2018, e riportati alla risoluzione di 30 metri tramite immagini termiche notturne ricavate dal satellite

LANDSAT-8. Nella mappa a destra, l’incrocio dell’isola di calore con i dati sulla presenza dei bambini e con l’indice di vulnerabilità sociale e materiale dell’Istat permette di stimare che a Milano circa 56.300 0-14enni risiedano in aree con forti anomalie termiche estive, 17.500 dei quali in NIL (Nuclei di identità locale) caratterizzati da disagio sociale ed elevato numero di bambini (in rosso).

periodi di siccità, 80 eventi con danni causati da trombe d’aria, 17 casi di frane causate da piogge intense, 68 giorni di blackout elettrici e 62 gli eventi causati da esondazioni fluviali, oltre a 189 persone vittime del maltempo. La mappa non si limita a evidenziare il ripetersi di eventi estremi in maniera più pronunciata rispetto a quanto accadeva in passato - trombe d’aria, siccità, alluvioni - e una generale esposizione dell’Italia ai fattori climatici, un fatto peraltro segnalato dall’autorevole bollettino annuale Natural disaster di uCL e uSAID, che ad esempio nel 2017 collocava il Bel Paese al nono posto della classifica dei paesi più danneggiati da disastri naturali dal punto di vista economico, e per ben 2,6 miliardi di dollari (uCL-uSAID 2018). «Disponendo questi eventi su una mappa - spiega zanchini - ci

accorgiamo di due cose: da una parte, la complessità e la varietà geomorfologica del territorio italiano fanno in modo che ci siano aree più a rischio di altre; dall’altra, l’impatto degli eventi meteorologici, ad esempio le piogge, ha conseguenze molto più gravi in quei contesti urbani dove si è costruito tanto e male. In questo modo la mappa non solo ci consegna una lista di priorità, i luoghi dove è più urgente intervenire, ma ci suggerisce anche come farlo, aiutandoci a individuare le cause». Proprio le città, infatti, sono allo stesso tempo le principali responsabili dei cambiamenti climatici - consumano il 75% delle risorse naturali e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di CO2 - e le prime vittime, come conferma l’Osservatorio Clima Città creato nel 2015 da Legambiente. «Quando si parla di riscaldamento globale ci si concentra spesso sugli effetti che produrrà sui ghiacciai, sull’innalzamento dei mari, e su altri fondamentali ecosistemi naturali. Ma la crisi climatica produrrà problemi molto seri anche nelle metropoli dove si concentra il grosso della popolazione e dei bambini: piogge sempre più improvvise e abbondanti da una parte, e dall’altra ondate di calore che in città creano l’effetto ‘isola di calore’ che ha gravissime ripercussioni sulla salute della

popolazione più anziana e fragile».

«Negli anni il fenomeno delle ondate di calore ha conosciuto un incremento così

importante che dalle cronache è ormai scomparsa l’espressione ‘temperature anomale’ -spiega Annamaria De Martino, a capo per il Ministero della salute del Piano nazionale di prevenzione sugli effetti del caldo sulla salute attivo in 27 città - Nel 2003 quando arrivò la prima ondata letale (70.000 morti imputabili alle temperature in tutta Europa tra la popolazione anziana, 20.000 in Francia, in Italia si stimano qualcosa come 8.000 decessi) eravamo completamente impreparati. Oggi siamo in grado di prevederne l’arrivo con 72 ore di anticipo e abbiamo la possibilità di controllarne quasi in tempo reale gli effetti sulla salute attraverso uno speciale bollettino di sorveglianza della mortalità e della morbilità, e possiamo attivare una serie di procedure di prevenzione e di allarme anche tramite l’identificazione di gruppi di popolazione fragile, principalmente anziani sopra i 75 anni di età, affetti da patologie, in condizioni socio-economiche svantaggiate, di emarginazione e solitudine. Ma anche i bambini sono a rischio, soprattutto quelli più vulnerabili fino a 4 anni, perché il loro sistema di termoregolazione non è ancora completamente maturo, perché vanno più facilmente incontro a disidratazione e sono più suscettibili per natura,

Proprio le città, infatti, sono allo stesso tempo le principali responsabili dei cambiamenti climatici - consumano il 75% delle risorse naturali e sono responsabili di oltre il 70% delle emissioni di cO2 - e le prime vittime, come conferma l’Osservatorio clima città creato nel 2015 da legambiente.

soprattutto se esposti al sole nelle ore più calde». Gli effetti delle isole di calore sulla salute non dipendono naturalmente soltanto dall’incremento delle temperature, dalla loro

persistenza nel tempo (almeno tre notti) e da altri fattori climatici, ma anche dal modo in cui sono costruite le città. «Anche per questa ragione la crisi climatica avrà delle forti

implicazioni sociali che però oggi in Italia in pochi studiano - spiega zanchini - Ad esempio rischia di dispiegare i suoi effetti più gravi in quei quartieri, spesso periferici, costruiti con poco rispetto degli standard ambientali, poco verde, elevati livelli di impermeabilizzazione del suolo, tanti edifici e tante macchine, dove magari si concentra una popolazione più vulnerabile che dispone di pochi strumenti per adattarsi ai cambiamenti. Negli ultimi tre anni abbiamo cercato di analizzare questo fenomeno a Roma e Milano con l’aiuto di E-geos, un’azienda italiana leader nel settore della geo-osservazione, e proprio a Milano, città che sorge su un territorio omogeneo e pianeggiante, abbiamo potuto osservare quanta importanza abbia il modo in cui si è costruito».

e-GEOS ha supportato anche Save the Children durante la realizzazione di questo Atlante mettendoci nella condizione di incrociare a livello geografico (gli 88 Nuclei di identità locale della città) le informazioni relative all’isola di calore di Milano nel periodo 2015-2018 con i dati demografici e l’indicatore di vulnerabilità sociale e materiale elaborato da Istat. Secondo questa elaborazione circa 56.000 0-14enni, oltre un terzo dei coetanei che popolano il capoluogo lombardo, vivrebbero in quartieri che hanno conosciuto in questi anni sensibili e prolungati sbalzi di temperatura durante i mesi estivi - con deviazioni fino a 7 gradi centigradi rispetto alle aree esterne alla città - e oltre 17.000 in NIL caratterizzati

contemporaneamente da una forte presenza di bambini, da un elevato indice di vulnerabilità sociale e materiale (un mix di 7 indicatori che svelano la presenza di condizioni di svantaggio economico, abitativo, occupazionale, eccetera) e temperature notturne molto elevate. Bambini e ragazzi costretti a fare i conti contemporaneamente con condizioni di

deprivazione materiale e di disagio climatico-ambientale. «Oggi, sempre di più, notiamo che l’ingiustizia ambientale e quella sociale convivono nello stesso contesto - sostiene un documento elaborato recentemente da Istituto degli Innocenti e Save the Children - chi vive in periferia in condizioni di precarietà, spesso abita anche in aree della città deprivate, dal punto di vista ambientale, al contrario di quanto si verificava in passato, quando chi era povero poteva comunque vivere anche in contesti molto sani. Oggi, invece, le famiglie con maggiori difficoltà socioeconomiche vivono nelle situazioni di maggior degrado.

Misurare l’andamento dei diversi territori rispetto a tutte le dimensioni della sostenibilità, e in particolare con attenzione rispetto alla povertà educativa diventa allora fondamentale. Questo va fatto in particolare a livello locale, cioè nei luoghi dove vive la gente, con

attenzione alle periferie» (Istituto Innocenti/Save the Children 2019, pag. 5).

Oggi, sempre di più, notiamo che l’ingiustizia ambientale e quella sociale convivono nello stesso contesto -sostiene un documento elaborato recentemente da istituto degli innocenti e Save the children - chi vive in periferia in condizioni di precarietà, spesso abita anche in aree della città deprivate, dal punto di vista ambientale, al contrario di quanto si verificava in passato, quando chi era povero poteva comunque vivere anche in contesti molto sani.

Le due foto mostrano il panorama verso Nord dal monte Cevedale, nell'alta Valtellina: l'Ortles (a destra), il Gran zebrù, la punta Thurwieser e il monte Cristallo (a sinistra). L’immagine in alto è stata scattata dal grande alpinista Alfredo Corti il 5 agosto 1907, quella a destra, un secolo dopo (15 settembre 2011), dall’editore alpinista Enrico Benedetti, in arte Beno. Comparandole si può apprezzare la drastica riduzione dei ghiacciai. I glaciologi Guido Catasta e Claudio Smiraglia hanno stimato che a metà Ottocento, alla fine della Piccola età glaciale, il ghiacciaio del Gran zebrù si estendesse per 327 ettari. Da metà Ottocento al 2007 il ghiacciaio del Gran zebrù ha perso il 75% della propria superficie: quasi il 35% se n'è andato tra il 1990 e il 2007. Si ringrazia la sezione valtellinese del CAI, Beno e la rivista Le Montagne divertenti.  

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