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crescere nel paese dello spreco

Nel documento il TEMPO dEi baMbini (pagine 70-75)

Nella patria della dieta mediterranea un 6-17enne su 4 è in sovrappeso (condizione correlata alle povertà e ai bassi livelli di istruzione dei genitori, come suggeriscono anche i divari regionali in mappa) e circa 500.000 bambini fino a 15 anni sperimentano forme di deprivazione

alimentare (infografica). Sulle tavole degli italiani, intanto, va in onda la fiera dello spreco alimentare: 12 miliardi di euro di cibo buttati nella spazzatura ogni anno… ma non tutti se ne accorgono (grafici).

leggermente inferiore (483.000, 5,8%) in famiglie dove si consuma poca frutta e verdura. Circa 280.000 0-15enni (il 3,3%) sperimentano un’alimentazione povera contemporaneamente di carne e verdura.

Nel 2018 2,7 milioni di persone avrebbero chiesto aiuto per il cibo, 2,3 milioni avrebbero ricevuto pacchi alimentari distribuiti da enti e associazioni che si occupano di assistenza, e tra le categorie più deboli si conterebbero 453.000 bambini di età inferiore ai 15 anni - sostiene un’indagine della Coldiretti - Secondo i dati dell’Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura, attiva nel campo della donazione di pacchi alimentari, nel 2018 si sarebbe registrato un aumento del numero di empori sociali, veri e propri negozi dove le famiglie in difficoltà possono fare la spesa gratuitamente attraverso delle tessere, di cui hanno beneficiato in circa 84.000

(Coldiretti, 2019). Sempre in tema di squilibri a tavola, la scomposizione della spesa alimentare in cinque fasce a seconda dei livelli di consumo delle famiglie, non si limita a mostrare l’abisso che separa i 378 euro spesi mensilmente per il cibo dalle famiglie con bambini della fascia più disagiata (1° quinto) dai 904 euro di quelle più benestanti (5° quinto), ma fa vedere come negli ultimi anni la forbice sia andata crescendo: la spesa delle famiglie più disagiate è rimasta di fatto stabile (384 euro nel 2014, contro 378 nel 2018); quella delle famiglie benestanti è cresciuta di oltre 100 euro (da 790 a 905 euro). Intanto negli anni della crisi le famiglie con bambini hanno complessivamente ridotto la qualità e la quantità della spesa alimentare, e si è assistito al successo crescente di prodotti in promozione, scontati, formati risparmio, discount. Se è vero che i grandi progressi compiuti dalla società italiana a partire dal Dopoguerra hanno relegato le malattie della sottoalimentazione nei libri di storia, le indagini realizzate in questo campo mostrano come i bambini che appartengono alle famiglie meno abbienti e meno istruite soffrono di tassi più elevati di obesità e nel prosieguo della vita possono andare incontro con più facilità a patologie legate all’alimentazione (carie dentali, diabete, malattie cardiovascolari, eccetera). In Italia è in sovrappeso 1 bambino o ragazzo su 4 (24,2% nel 2017) con forti oscillazioni regionali che vanno dal 14,2% del Trentino Alto Adige al 35,2% della Campania (Istat 2017). L’indagine Okkio alla Salute promossa dall’Istituto Superiore della Sanità e dal CCM su un campione rappresentativo di oltre 40.000 bambini della terza

elementare, oltre a confermare negli anni la gravità del fenomeno e i forti squilibri territoriali, mostra quanto i livelli di istruzione delle madri rappresentino un importante fattore di prevenzione e riduzione del rischio: rispetto alle madri che hanno conseguito solo il diploma dell’obbligo, le madri laureate mostrano una minore prevalenza di figli in sovrappeso. Anche le analisi dell’OMS mostrano la forte correlazione in Europa dell’obesità infantile con lo status socio-economico dei genitori ((Organizzazione mondiale della Sanità, 2014).

Sono diverse le iniziative che cercano di spezzare il circolo vizioso di spreco e deprivazione. Su tutte Last Minute Market, un progetto di ricerca nato nel 1998 presso l’università di Bologna con l’obiettivo di trasformare l’eccedenza alimentare in occasione di aiuto per chi ha poco da mangiare, e diventato nel 2019 un’impresa sociale collegata a 350 punti vendita e ad oltre 400 enti del terzo settore, capace di recuperare annualmente 55.000 pasti cotti, prodotti alimentari

Se è vero che i grandi progressi compiuti dalla società italiana a partire dal dopoguerra hanno relegato le malattie della sottoalimentazione nei libri di storia, le indagini realizzate in questo campo mostrano come i bambini che appartengono alle famiglie meno abbienti e meno istruite soffrono di tassi più elevati di obesità e nel prosieguo della vita possono andare incontro con più facilità a patologie legate all’alimentazione.

per un valore di 5,5 milioni di euro, 1000 tonnellate di prodotti non alimentari e farmaci. una realtà di successo che affianca aziende e istituzioni per recuperare i beni invenduti e riutilizzarli a fini sociali, riducendo i costi di smaltimento e sostenendo allo stesso tempo le fasce più deboli della popolazione. Nella stessa direzione di rafforzare sostenibilità e inclusione vanno anche una serie di progetti che cercano di contenere e reindirizzare gli sprechi al livello delle mense scolastiche, sprechi che uno studio pilota realizzato nell’ambito del progetto Reduce -sostenuto dal Ministero dell’Ambiente e sviluppato con l’università di Bologna e la campagna Spreco zero - ha stimato in quasi un terzo del cibo offerto nelle classi, 120 grammi su circa 534 grammi procapite (Ministero dell’Ambiente, 18 gennaio 2018). Nell’aprile 2018, ad esempio, il Ministero della Salute ha voluto ribadire il proprio impegno nella lotta allo spreco alimentare tramite la pubblicazione di Linee di indirizzo che prevedono, in riferimento al versante scolastico, il monitoraggio e la rilevazione delle eccedenze alimentari nelle mense, sensibilizzando e coinvolgendo nelle attività anche studenti e docenti. Al contempo, viene raccomandato alle scuole di attivare percorsi educativi volti ad incidere sulla consapevolezza di studenti e famiglie circa l’impatto ambientale, economico e sociale degli sprechi alimentari (Ministero della Salute, 2018).

Ad Asti, su sollecitazione di un insegnante sensibile e del percorso fatto in classe con i suoi allievi, il Comune e la ASL hanno definito un disciplinare che permette di destinare il cibo non somministrato alle realtà bisognose: un’associazione di volontariato può prelevare il cibo non somministrato, raccolto in appositi contenitori, e portarlo ad alcune parrocchie frequentate da persone indigenti. A Bergamo un protocollo analogo, definito dal Comune con l’ATS, permette di recuperare gli alimenti non somministrati agli alunni e di

consegnarli la sera alla mensa dei poveri. Savona, Bologna e Milano distribuiscono agli alunni una doggy bag nella quale riporre il pane, i cibi confezionati e la frutta non consumati da portare a casa. un passo ulteriore lo fa Savona che consegna al Banco Alimentare gli avanzi non somministrati rimasti nelle teglie. Queste e altre iniziative virtuose vengono segnalate dall’indagine sui menù scolastici promossa da Food Insider, un network nato nel 2015 per iniziativa di genitori e insegnanti attivi nei comitati mense di alcune scuole italiane. «La mensa scolastica, e con essa tutta la ristorazione collettiva, può e deve fare la sua parte per ridurre quel 25% di emissioni di gas serra di cui è responsabile il sistema alimentare - si legge nel rapporto 2019 - L’intenzione dell’indagine è quella di mappare la realtà delle mense scolastiche e di registrarne l’evoluzione nel tempo, identificare e diffondere le best practice e con esse i driver del pasto sostenibile. La convinzione è che da questi dati si possa maturare una maggiore consapevolezza sul valore del cibo e il suo impatto

sull’ambiente e innescare un processo virtuoso di cambiamento verso uno stile alimentare più responsabile» (www.foodinsider.it/classifica-menu-mense-scolastiche/4-rating-dei-menu-sostenibili/). Oltre a rappresentare un possibile mezzo per contrastare l’emergenza climatica, le mense scolastiche rappresentano uno strumento straordinario per promuovere il diritto a un’alimentazione sana per tutti, favorendo percorsi di educazione alimentare e al consumo

Nella foto, in un bosco della Valtellina (So) un bambino gioca sugli immensi tronchi sradicati dal vento nell’autunno 2018, quando un’ondata di maltempo ha fatto strage di alberi in tutta la penisola. 14 milioni di alberi venuti giù in pochi giorni, stima la Coldiretti. Pini marittimi nel centro di Roma, interi boschi in Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino, Lombardia. un patrimonio ambientale ed economico distrutto, la stabilità idrogeologica compromessa. In Val di Fiemme e in Val Saisera pioggia e vento hanno distrutto le due foreste di abeti rossi centenari dalle quali Antonio Stradivari ricavava il legno per realizzare i suoi violini. critico, processi di integrazione sociale, e un’azione concreta di contrasto all’obesità e alla

malnutrizione. Eppure oggi il nostro Paese è lontano dal garantire a tutti un accesso equo ad una mensa di qualità: nel 2017 solo uno studente su due nella scuola primaria ha avuto accesso ad una mensa (51%), con disparità enormi tra sistemi di refezione e una distanza sempre maggiore tra Nord e Sud, dove si registra il numero più alto di bambini che non ne usufruiscono (81% in Sicilia, 80% in Molise, 74% in Puglia). Inoltre, sono diversi i Comuni che applicano tariffe elevate o praticano l’esclusione dal servizio per i bambini figli

di genitori morosi, per non parlare dei casi in cui i regolamenti comunali impediscono di fatto l’accesso alle agevolazioni al servizio per le famiglie di origine straniera. Tali prassi hanno come unico risultato quello di aumentare le diseguaglianze sociali, facendo ricadere il peso delle difficoltà economiche dei genitori direttamente sulle spalle dei loro figli. Davanti a un quadro così poco edificante, Save the Children propone da tempo di «ripensare la natura delle mense scolastiche rendendole un servizio pubblico essenziale e prevedendo la gratuità per le fasce di popolazione in condizione di povertà. Mense giuste dal punto di vista sociale ed ambientale migliorerebbero la qualità di vita di centinaia di migliaia di bambini in tutta Italia e ridurrebbero la pressione che molte famiglie sentono quando si tratta di dar da mangiare ai propri bambini o sostenere la spesa di tali servizi. Allo stesso tempo, sarebbe centrale nel rimodellare il sistema alimentare intorno a principi di sostenibilità ambientale e di lotta al cambiamento climatico che sono punti centrali degli impegni adottati dall’Italia e dall’unione europea alla luce dell’attuale emergenza sociale ed ambientale… Investire nel garantire l’accesso ai diritti dei bambini e degli adolescenti - all’educazione ed al cibo in particolare - e nel futuro del pianeta dovrebbe essere la priorità di qualunque decisore politico che intenda rispettare gli obblighi nazionali ed internazionali e implementare gli impegni presi nell’Accordo di Parigi e con la Agenda 2030» (Save the Children 2019). D’altro canto, come riconosciuto anche da una recente sentenza della Cassazione, il momento del pasto in ambito scolastico fa parte integrante dell’processo educativo. Lungi dal limitarsi alla sola attività di insegnamento, quest’ultimo «comprende anche il momento della formazione che si realizza mediante lo svolgimento di attività didattiche ed educative, tra le quali l’erogazione del pasto è un momento importante» (Corte di Cassazione, Sentenza a Sezioni unite n. 20504/2019 del 30 luglio 2019, punto 4).

Mense giuste dal punto di vista sociale ed ambientale migliorerebbero la qualità di vita di centinaia di migliaia di bambini in tutta italia e ridurrebbero la pressione che molte famiglie sentono quando si tratta di dar da mangiare ai propri bambini o sostenere la spesa di tali servizi.

L eo n a rd o N ic o le

Nel documento il TEMPO dEi baMbini (pagine 70-75)