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The game, la rivoluzione

Nel documento il TEMPO dEi baMbini (pagine 176-181)

La tavola mostra in sintesi i numeri della rivoluzione del decennio: l’aumento esponenziale dei bambini e dei ragazzi che utilizzano Internet tutti i giorni (e la contestuale riduzione di chi non vi accede mai). Come mostrano i grafici, dappertutto la percentuale di 'iperconnessi' è schizzata di 35-40 punti, riducendo in parte il digital divide del Mezzogiorno e delle Isole (ancora visibile in mappa).

Il tempo dei bambini e dei ragazzi gira sempre prima (l’età di accesso allo smartphone si è abbassata a 10-11 anni), e sempre di più, intorno a questi strumenti, e si è di fatto trasformato con effetti (nel bene e nel male) ancora tutti da capire. È comunque il tempo di una vera e propria mutazione antropologica, che investe ogni aspetto della vita di grandi e bambini, e che merita un Atlante a sé.

L o re n zo P a lli n i p er S a

svarione, il primo Atlante dell’Infanzia a rischio veniva presentato da Save the Children il 18 novembre 2010 presso la Banca d’Italia. La scelta della prestigiosa location non era casuale. Grazie alla penna di Giulio Cederna, il racconto dell’Atlante si ispirava all’Isola del

Tesoro e intendeva portare all’attenzione di un paese distratto l’esistenza di un patrimonio

composto da oltre 10 milioni di bambini e adolescenti. una ‘riserva aurea nazionale’ da scoprire, proteggere, valorizzare.

Quel giorno, Save the Children assumeva anche un impegno concreto, con il varo del

Programma Italia, un piano organico di intervento al fianco dei minori nelle aree più a rischio.

Ai molti che si chiedevano perché una Ong nota per il suo intervento nelle zone di massima povertà del mondo sentisse l’esigenza di agire in Italia, si rispondeva che non potevamo restare immobili rispetto a ciò che stava accadendo sotto i nostri occhi. L’Italia dei bambini e delle bambine era segnata da gravissime e crescenti diseguaglianze, sociali ed educative, sulle quali bisognava intervenire.

L’azione di Save the Children in Italia si è sviluppata lungo alcune direttrici. Primo tra tutti l’impegno per la protezione e l’integrazione dei minori migranti, soprattutto dei bambini e degli adolescenti che arrivano da soli, senza genitori. Poi la lotta alla povertà minorile, e in particolare contro quella che abbiamo definito ‘povertà educativa’, con la rete dei centri

Punti Luce, e l’attivazione di comunità educanti nelle periferie geografiche e sociali.

All’interno delle scuole, le attività per prevenire la dispersione scolastica attraverso il protagonismo degli studenti, con il movimento Fuoriclasse, il diritto alla sicurezza e la prevenzione delle emergenze, l’uso consapevole delle tecnologie digitali. E poi l’accesso alla giustizia, il contrasto a ogni forma di violenza, il sostegno alla genitorialità, con gli Spazi

Mamme e la rete dei Fiocchi in Ospedale. Questo e molto altro. Da ultimo, in ordine di tempo,

il progetto dedicato ad accompagnare i bambini più deprivati e le loro famiglie nei primi mille giorni di vita. Tanti interventi diversi, un unico obiettivo: non lasciare da soli i bambini e gli adolescenti più a rischio.

Abbiamo cercato in questi anni di promuovere sperimentazioni avanzate, con una rigorosa valutazione di impatto. Li abbiamo definiti ‘programmi faro’, per illuminare problemi non sufficientemente considerati, tracciare una rotta, individuare una strada che anche altri possano percorrere per raggiungere un risultato stabile e di ampia portata.

un punto fermo ha riguardato le alleanze. L’imperativo è stato, sin dall’inizio, non lavorare mai da soli, ma sempre con associazioni già presenti sul territorio, quando possibile anche con le istituzioni locali. Non sostituirsi, ma accompagnare e sostenere le risorse in campo.

Non pretendere di avere la ricetta giusta in tasca, ma ascoltare e apprendere. Perché, oltre al tesoro rappresentato dai bambini, l’Italia ha un enorme tesoro educativo, fatto di operatori

cOnclUSiOni

abitazioni, vittime di violenza in famiglia e all’asilo, insultati per il colore della pelle, lasciati per giorni alle mercé delle onde in mezzo al Mediterraneo. Abbiamo toccato con mano come in tutte queste terribili situazioni ci sia sempre all’opera anche una rete silenziosa che reagisce – e soprattutto agisce – a favore dei diritti dei più piccoli. Di tutti i bambini e le bambine, nessuno escluso. una rete che non strilla, ma cura, ripara, ricuce. una rete molto più forte e capillare di quanto essa stessa sappia rappresentarsi. E siamo orgogliosi, come Save the Children, di annodare anche noi ogni giorno qualche piccolo nodo di questa tessitura. L’esperienza maturata ci spinge ora a fare un ulteriore passo in avanti. Vogliamo spostare il baricentro della nostra azione, in modo più radicato, nelle tante Italie diverse dove crescono i bambini. Il nostro impegno per il futuro è diventare un movimento ancorato

al territorio, con antenne pronte a leggere i cambiamenti che avvengono, come si dice, ‘alle radici dell’erba’. L’ancoraggio al territorio, con i suoi problemi concreti e le sue risorse, è il miglior antidoto agli ideologismi e alle bolle mediatiche. È qui che si può agire per operare il cambiamento, per andare oltre gli steccati, in un dialogo serrato anche con quella parte del paese che oggi esprime nella paura del diverso la propria infelicità. È attorno alla crescita dei bambini nelle periferie – spesso rancorose e stanche di

promesse - che oggi si gioca la partita del futuro del paese. Proprio per marcare la scelta ‘territoriale’, questa edizione dell’Atlante sarà, per la prima volta, presentata

contemporaneamente in dieci città, dal nord al sud, raccogliendo il contributo di sindaci e amministratori, associazioni, ricercatori, ragazzi e ragazze, e sarà la base di confronto per centinaia di organizzazioni nell’ambito della campagna nazionale Illuminiamo il Futuro per il contrasto della povertà educativa.

Se le istituzioni centrali, a partire dal governo da poco insediato, riusciranno a fare uno sforzo di avvicinamento al territorio, siamo sicuri che le politiche di welfare ed educative ne trarranno grande giovamento. E si potrà affrontare, in termini diversi, anche un tema spinoso come quello del federalismo e dell’autonomia differenziale, cercando un nuovo bilanciamento di poteri locali, nazionali (ed europei) che non comporti arretramenti da parte di alcuno, ma una combinazione più avanzata di responsabilità da parte di tutti. Magari scegliendo di misurarsi su un terreno pratico: garantire ai bambini e alle bambine un asilo scolastico di qualità. un’infrastruttura, una ‘grande opera’ che l’Italia attende da anni. Nello sviluppo del Programma Italia, tra gli elementi di maggior rilievo vi è stata la crescita

cOnclUSiOni

valori di Save the Children e che oggi si impegna in presa diretta sul campo. È il movimento

SottoSopra, con gruppi in 15 città ed un ampio network di organizzazioni associate.

È la dimostrazione pratica che una delle strade più lungimiranti per promuovere i diritti dell’infanzia consiste nell’accompagnare gli stessi minori nella scoperta dei loro diritti e nella capacità di dar loro voce, per far pesare il loro punto di vista nelle scelte che li riguardano. un’operazione, oggi, quanto mai difficile e controcorrente.

Al di là delle frasi retoriche di circostanza, infatti, il mondo degli adulti testimonia davvero poca fiducia nei confronti delle nuove generazioni. Lo dimostrano il continuo dileggio e quella fastidiosa ironia paternalistica nei confronti del movimento Fridays for

Future, e non solo.

Naomi Wadler, giovane attivista afro americana del movimento che si batte in America per limitare l’uso delle armi, di fronte a una sconfinata platea riunita a Washington ha riassunto così il pensiero dei giovani attivisti sullo scetticismo degli adulti: «La gente dice che sono troppo piccola per avere questi pensieri da sola. Dicono che sono manovrata da qualche adulto. Questo non è vero. Potremo anche avere undici anni e andare ancora alle elementari, ma noi sappiamo bene cosa significa che la vita non è uguale per tutti, cosa è giusto e cosa è sbagliato. E sappiamo che in questo preciso momento siamo di fronte al Congresso, e che ci mancano solo sette brevi anni prima di avere, anche noi, il diritto di voto».

Dopo gli orrori della prima guerra mondiale, cento anni fa la fondatrice di Save the Children, Eglantyne Jebb, sosteneva che «ogni generazione di bambini offre, nei fatti, all’umanità la possibilità di ricostruire il mondo dalle sue rovine». Chissà che oggi per porre un freno a quella che Papa Francesco ha chiamato la «terza guerra mondiale a pezzi», per rispondere alle minacce ambientali e all’avanzata dei nazionalismi non sia di nuovo questa la speranza da coltivare. Noi ci vogliamo credere. Perciò diciamo che è arrivato il tempo dei bambini. E questo Atlante è dedicato a loro.

Raffaela Milano

Direttrice programmi Italia-Europa Save the Children Italia

Nel documento il TEMPO dEi baMbini (pagine 176-181)