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4. L'identità della Crimea nella cultura russa

4.4 Crimea, Oriente vicino

Fin dai tempi di Pietro il Grande la Russia era stata impegnata a rimuovere dalla propria immagine di sé quegli elementi che potevano essere considerati asiatici o orientali secondo le categorie europee; il tentativo di rimozione non teneva però conto del fatto che simili elementi risultavano parte integrante della storia della Russia fin dalle sue origini: la Rus' kieviana presentava una forte compenetrazione di tracce occidentali e orientali, mentre la dominazione mongola aveva determinato la fondazione di istituzioni dall'impianto mongolo-tataro nella Moscovia. La conquista dei khanati di Kazan', Astrachan' e Siberia, avvenuta in seguito, non apportò quindi qualcosa di nuovo, ma rafforzò una continuità già esistente. 112 Le etnie slave, a contatto con quelle turche

e ugro-finniche, subirono nei secoli forti influenze, attestate dai cambiamenti nei tratti non solo fisiognomici, ma anche fonetici e lessicali. 113 A ben guardare il maggiore

ostacolo percepito nel rapporto con queste etnie era la diversità della religione confessata (islamismo, generalmente), non il fatto che risultassero troppo distanti dal punto di vista culturale.

A metà del diciannovesimo secolo, però, la convinzione di appartenere all'Europa, perseguita tanto tenacemente quanto univocamente da parte russa, iniziò ad essere messa in dubbio. Il sentimento romantico, che aveva già conquistato l'Europa, iniziò a diffondersi anche in Russia, aprendo la strada ad una riscoperta dell'Oriente e delle civiltà asiatiche, a lungo ripudiate. Asiatico non era più soltanto sinonimo di barbaro e quindi antonimo di civilizzato: la parola orientale cominciava ad essere associata alla parola esotico. Un atteggiamento di origine prettamente occidentale, quale il romanticismo, paradossalmente permetteva una nuova percezione dell'Oriente e del rapporto con esso. 114 Nel corso dell'allargamento dei suoi confini verso est l'impero

degli zar aveva incontrato (e annesso) diversi orienti: si spazia da quello musulmano, turco e caucasico, a quello mongolo buddista, dalle cristianità del Caucaso ai popoli della Siberia. È curioso notare che non tutte queste realtà, collocate in un generico Oriente, si trovavano realmente ad est. Quello di Oriente è un concetto estremamente

112A. Ferrari, La foresta e la steppa, cit., pp. 7-8. 113Ivi, p. 8.

relativo: per l'Europa è Oriente ciò che si trova ad oriente, mentre per la Russia ciò che

è Oriente non necessariamente si trova ad oriente. La penisola di Crimea si trova a sud

di San Pietroburgo, ma è comunque percepita come orientale. La nozione di Oriente non è qui da intendere in maniera esclusivamente geografica, quanto in un'accezione prevalentemente culturale.

Come scrive M. Epštejn nella sua analisi del ruolo della natura e dei paesaggi nella poesia russa, gli autori, a partire dal diciottesimo secolo, si sono trovati a dover affrontare il problema dell'appropriazione degli elementi naturali che si trovavano sul territorio dell'impero. La geografia e le caratteristiche fisiche di nuovi paesaggi erano parte dell'impero dal punto di vista amministrativo, rientravano nei suoi confini, ma esse ancora non erano divenute parte della coscienza nazionale. Il fatto che un elemento possa venire riconosciuto come nazionale o, in seguito, come esotico, è fondamentale perché permette la crescita della propria consapevolezza di sé e, di riflesso, un conseguente sviluppo e ampliamento della letteratura e dell'arte che vengono prodotte.

In particolare, sempre secondo Epštejn, Crimea e Caucaso hanno rappresentato per la poesia russa il proprio altro, l'esotismo che permetteva di aprire nuove dimensioni nell'immaginario poetico. 115 È importante però notare anche che quello di Crimea è per

la Russia un Oriente vicino, domestico, che non è completamente alieno ed estraneo; per l'Europa occidentale, invece, la categoria di orientale andava ritenuta cosa completamente altra rispetto a sé. In parte questo avviene perché la Russia non si sente mai nemmeno completamente europea: risulta complesso il rapporto con un Occidente tanto facile da ammirare quanto lontano da assimilare. Inoltre, la rappresentazione di sé come di uno stato (almeno in parte) orientale è facilitata per la Russia dalla presenza delle minoranze asiatiche, numerose e consistenti, e dalla contiguità spaziale con queste realtà.

Se un certo tipo di orientalismo si era già sviluppato nella letteratura di fine Settecento, nel secolo successivo esso poté divenire il riflesso artistico delle effettive conquiste imperiali. Anche il viaggio fatto da Caterina II all'indomani dell'annessione della Crimea già puntava, con le sue descrizioni, a enfatizzare l'esotismo locale, lasciando penetrare nella cultura russa la retorica e l'immaginario orientale.

La funzione dello spazio nella letteratura non è solamente quella di fornire un luogo, un paesaggio o un interno, all'azione; lo spazio letterario ha una sua specifica funzione che può diventare attiva, e non solo passiva, può descrivere, e non solo essere descritto. Per questo quando un nuovo spazio entra a far parte della letteratura è importante esaminare il modo in cui lo fa, e i risultati cui perviene. Il testo della Crimea all'interno della letteratura russa, secondo A. Ljusyj, è generato dal mito della Crimea, polo meridionale del mito letterario pietroburghese. Sempre secondo il critico, il linguaggio del mito della città di San Pietroburgo gioca infatti un ruolo fondamentale nel testo della Crimea. 116

La Crimea entra nello spazio letterario russo prima di tutto con la leggenda di Korsun; viene poi nominata nella famosa Povest' vremennych let (Cronaca degli anni passati) del monaco Nestore e nello Slovo o polku Igoreve (Cantare della schiera di Igor'); la penisola inoltre attirò l'interesse di M.V. Lomonosov e di altri naturalisti e viaggiatori. 117 Architettura e letteratura risentivano dell'influenza della mitologia del

posto, includendovi però anche elementi presi in prestito da altri contesti, seguendo la tendenza mitopoietica del romanticismo. Nei giardini della Crimea venne importata la vegetazione del nord, di San Pietroburgo, mentre in quelli della capitale germogliò una nuova flora meridionale; si formò in questo modo anche un' “influenza inversa”, che partiva dalla Crimea per agire sulla Russia. 118

Vladimir V. Izmajlov, scrittore sentimentalista e profondo ammiratore di Karamzin, tracciò un resoconto del suo viaggio in Crimea, Puteštvie v poludennuju

Rossiju (Viaggio nella Russia meridionale), che sarebbe poi stato letto anche da Puškin.

Proprio a quest'ultimo si deve la definitiva entrata della Crimea nell'immaginario letterario russo; ispirato anche dai precedenti lavori di S.S. Bobrov e K.N. Batjuškov, il poeta scrisse durante una traversata notturna la famosa elegia Pogaslo dnevnoe svetilo... (S'è spento l'astro del giorno...), per celebrare il paesaggio della Crimea quando lo vide per la prima volta, nel 1820.

La penisola diventò poi il luogo dove ambientare Bachčisarajskij fontan (La fontana di Bachčisaraj), seconda opera “meridionale” dell'autore, che si inserisce in un

116A. Ljusyj, Krymskij tekst v russkoj literature, cit., pp. 15-16. 117Ivi, pp. 19-21.

contesto di scoperta dell'Oriente e degli elementi orientali, generando un forte interesse per tutto il mondo tataro. Nel poema Puškin non descrive il mondo tataro così com'è (anche per il semplice fatto che La fontana di Bachčisaraj è ambientata in un passato abbastanza lontano, all'epoca del Khanato di Crimea), ma determina per i suoi lettori uno specifico immaginario orientale, che non esisteva prima che lo scrittore lo generasse. 119 Come altri autori confrontatisi con il tema orientale, anche Puškin si trovò

a dover rendere familiare al lettore qualcosa di inconsueto. Per farlo, egli poté basarsi su di un corpus letterario preesistente, che nei secoli aveva raccontato l'oriente attraverso un sistema di categorie atte a contenerlo e rappresentarlo. Per essere reso conoscibile, l'oriente andava ristrutturato; l'oriente reale rimaneva presente come spunto per la visione del poeta, guidandone lo sviluppo solo fino a un determinato punto. 120 E il ruolo

di Puškin non si esaurisce qui: Ljusyj nota che la Tauride divenne uno dei topos della storicizzazione dello sguardo di Puškin: il palazzo di Bachčisaraj non era parte della cultura nazionale per ciò che vi era realmente accaduto, ma perché Puškin l'aveva cantato. 121

Molti seguirono la strada segnata da Puškin e sfruttarono l'immagine orientale della Crimea. Ad esempio, A.S. Griboedov, vi si recò nel 1825, poco dopo aver scritto la sua opera più famosa, la commedia Gore ot uma (Che disgrazia l'ingegno!), cercando nei paesaggi meridionali nuova fonte di ispirazione; V.I.Tumanskij scrisse un'elegia alla città tatara di Alupka (1824), e il grande poeta polacco Adam Mickevič compose i

Krymskie sonety (Sonetti di Crimea) sempre nel 1825. 122

119K. Hokanson, Writing at Russia's border, Toronto, University of Toronto Press Incorporated, 2008, p. 75.

120E. W. Said, Orientalismo. L'immagine europea dell'Oriente, Milano, Feltrinelli, 2001, p. 31; prima edizione New York, Pantheon Books, 1978, titolo originale: Orientalism.

121A. Ljusyj, Krymskij tekst v russkoj literature, cit., p. 112. 122Ivi, pp. 113-115.

Fig. 2: Avtoportret (Autoritratto), 1874, olio su tela, 74x58 cm, Galleria degli Uffizi, Firenze.

5. La formazione europea di I. K. Ajvazovskij