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I rapporti col nuovo patriarca

7. I grandi capolavori, le guerre e l'impegno sociale a Feodosija

7.15 I rapporti col nuovo patriarca

Ritornato dagli Stati Uniti, Ajvazovskij venne messo a conoscenza del fatto che Mkrtič Chrimjan era stato scelto come nuovo patriarca di tutti gli armeni. Chrimjan, nato nella regione di Van nel 1820, era destinato a diventare una delle personalità religiose e nazionali più amate dei suoi tempi. I suoi fedeli lo soprannominarono Hairik, diminutivo della parola padre. Anche prima di assumere il ruolo di patriarca, Chrimjan aveva sempre lottato per migliorare le condizioni di vita del suo popolo, guidando ad esempio una delegazione di connazionali al Congresso di Berlino del 1878 per ricordare alle potenze europee l'impellenza di risolvere la questione d'Oriente e la necessità urgente di riforme nelle province armene; la missione tuttavia fallì. 373

Ajvazovskij, sempre attento agli eventi della chiesa armena, invitò il nuovo patriarca a visitare la Crimea, per conoscere la vita degli armeni della penisola. Il patriarca accettò e giunse a Feodosija nel giugno del 1895, soffermandosi per prima cosa in visita alla chiesa della città, dove ammirò alcune opere di Ajvazovskij che la decoravano e le porte, che secondo la tradizione erano le stesse dell'antica capitale Ani,

373 A.J. Hacikyan, G. Basmajian, E.S. Franchuk, N. Ouzounian (a cura di), The Heritage of Armenian

Literature. From the Eighteenth Century to Modern Times, Detroit, Wayne State University Press,

che i migranti non avevano voluto abbandonare alla distruzione. Più tardi fu accolto in casa Ajvazovskij, dove erano stati organizzati grandi festeggiamenti. 374

Durante la permanenza del patriarca Chrimjan, protrattasi per una settimana, Ajvazovskij ebbe modo di intrattenere il suo ospite con lunghe conversazioni e di realizzare un suo ritratto (fig. 28). 375 Ma soprattutto, il patriarca approfittò della sua

visita per andare a incontrare, accompagnato da Ajvazovskij, un gruppo di armeni fuggiti dall'impero ottomano per scampare ai massacri hamidiani. I massacri, perpetrati negli anni dal 1894 al 1896 ai danni degli armeni, devono il loro nome al sultano Abdul Hamid. Il sultano aveva cercato di ovviare alla situazione di continuo declino dell'impero inaugurando una politica volta a concentrare il consenso attorno alla fede islamica, unendo gli elementi di etnie anche diverse da quella turca e operando una separazione ancor più netta da quelli di fede cristiana. Come conseguenza nacquero le

hamidye, unità paramilitari formate da curdi e turchi usate per la repressione degli

armeni, spesso in risposta a rivolte organizzate dai partiti nazionali armeni che erano sorti sotto l'influsso delle correnti radicali russe. 376

I massacri perpetrati ai danni degli armeni furono oggetto della preoccupazione di Ajvazovskij, che continuò a parlarne con il patriarca anche dopo che questi aveva lasciato Feodosija, instaurando con lui uno scambio epistolare (in lingua armena):

Святейший патриарх! […] Вы сделали мне весьма чувствительное и прекрасное предложение — изобразить красными красками картину армянской резни на фоне залитых кровью гор и дол и над развалинами — убитого горем Владыку армян. Будь угодно Всевышнему даровать мне жизнь и подольше, настанет день, когда я исполню сие трогательное предложение. Да. Святейший Патриарх, глубокой болью омрачено сердце мое невиданной и неслыханной резней, учиненной над армянами. Вы, Ваше святейшество, там, мы — здесь, и каждый на своем месте, горько оплакиваем погубленные души несчастных сородичей наших и взываем к божьей милости. Я и супруга моя склоняемся ниц перед Вашим святейшеством, прикладываемся к святой деснице Вашей с пожеланиями более утешительных дней. 377

374M. Sargsjan, Žizn’ velikogo marinista. Ivan Konstantinovič Ajvazovskij, cit., p. 230. 375Ivi, p. 231.

376A. Ferrari, L'Ararat e la gru. Studi sulla storia e la cultura armene, cit., p. 231.

Santissimo patriarca!

[…] Voi mi avete fatto una proposta grande e meravigliosa: dipingere con toni rossi una tela che rappresenti il massacro armeno sullo sfondo di montagne e valli inondate di sangue e, sulle rovine di ciò che resta, l'immagine del Patriarca degli armeni, ucciso dal dolore. Voglia l'Altissimo darmi una lunga vita e verrà il giorno in cui esaudirò la vostra toccante richiesta.

Sì, Santo Patriarca, un grande dolore rattrista il mio cuore, una violenza mai vista né udita prima è stata commessa contro gli armeni. Voi, Vostra santità, siete lì, e io qui, ognuno al suo posto, piangiamo amaramente le anime sfortunate dei nostri fratelli e invochiamo la pietà di Dio per loro. Io e mia moglie ci prostriamo a Vostra Santità, e ci accostiamo alla Vostra mano destra con la speranza di vedere giorni di conforto. 378

Il patriarca aveva quindi chiesto all'artista di dare voce alla tragedia rappresentandola nei suoi quadri, in modo che tutti potessero conoscere le sofferenza patite dagli armeni. Ma l'animo di Ajvazovskij era tanto tormentato da quanto stava accadendo che l'artista non sarebbe riuscito a realizzare subito il quadro richiesto dal patriarca, poiché sarebbe stato un quadro troppo doloroso da dipingere.

Le pagine di Mšak riportano quanto Ajvazovskij fosse profondamente segnato da questa vicenda: Лицо художника омрачалось, когда он слушал рассказы беженцев-армян о тех чудовищных и страшных погромах, которые были в Турции в 1896 году, […] Пишущий эти строки часто наблюдал, как слезы лились из очей старика, когда турецкий армянин горестно рассказывал о пленении своих сестер, избиении сыновей. Художник мучался, понимая, что не может помочь своим единокровным братьям, и только успокаивал словами: ‘Не отчаивайтесь! Работайте! Возможно в один день прояснится темный горизонт и увидите яркую зарю... Ах!’ В дни армянских погромов беженцы, рассказывавшие Айвазовскому о перенесенных ими страданиях, выходили из его дома душевно облегченными и с успокоенным сердцем. 379

Il volto dell'artista si rattristava, quando sentiva i racconti dei profughi armeni sui terribili e spaventosi massacri avvenuti in Turchia nel 1896. […] Scrivendo queste righe ho visto spesso le lacrime scendere dagli occhi dell'anziano pittore, quando un armeno di Turchia raccontava, pieno di dolore, come erano state catturate le sue sorelle, uccisi i suoi figli. L'artista soffriva sapendo di non poter aiutare i suoi fratelli, e si calmava soltanto alle parole: ‘Non disperate! Lavorate! Un giorno forse all'orizzonte buio potrete vedere una nuova aurora....Ah!’

378La traduzione è mia.

Durante i giorni dei massacri i profughi che si recavano da Ajvazovskij a raccontargli le sofferenze patite uscivano dalla sua casa con l'anima un po' più leggera e il cuore un po' più sereno. 380

Non limitandosi solamente alle parole, a molti Ajvazovskij diede anche mezzi materiali con cui ricominciare una vita in Crimea: il necessario per comprare un appezzamento di terreno e una casa; alcuni, più poveri, venivano direttamente ospitati nella sua tenuta. Diede anche il ricavato delle mostre, organizzate per l'occasione, alle associazioni che si occupavano di aiutare le vittime armene e realizzò alcuni quadri a memoria della vicenda, tra i quali Izbienie armjan v Trapezunde v 1895 godu (Massacro degli armeni di Trebisonda nel 1895) è il più famoso, assieme a Armjan živymi brosajut

v Mramornoe more (Armeni gettati vivi nel mar di Marmara) e Armjan pogružajut na korable (Armeni bruciati vivi dentro una nave). Questa serie di opere fu esposta a

Odessa nel 1897 e l'anno successivo a Mosca; le riproduzioni delle tele furono allegate, come illustrazioni, alla raccolta Bratskaja pomošč' postradavšim v Turcii armjanam (In soccorso dei fratelli armeni che soffrono in Turchia), collettanea di testi la cui pubblicazione era stata pensata per raccogliere fondi in aiuto delle vittime armene. 381

Pagina successiva; fig. 28: Katolikos Chrimjan Ajrik v okrestnostjach Ečmiadzina (Il Katolikos Chrimjan Hairik nei pressi di Ečmiadzin), 1895, olio su tela, Feodosijskaja kartinnaja galereja im. I.K. Ajvazovskogo, Feodosija.

380La traduzione è mia.

8. Gli ultimi anni di vita: le critiche delle nuove