• Non ci sono risultati.

3. Rappresentazioni o sovrarappresentazioni?

3.2 Criminale e/è clandestino?

Tra i quattro antroponimi principalmente usati per riferirsi ai migranti (immigrati,

clandestini, stranieri ed extracomunitari) esiste una differenziazione nell‘uso o sono del tutto

intercambiabili? Attraverso l‘analisi delle collocazioni ci è possibile verificare se esista una specializzazione di un vocabolo rispetto agli altri per quanto riguarda il contesto criminale. I risultati collimano in sostanza con quelli di Taylor (2009); il lemma clandestin* si accompagna con più frequenza a vocaboli legati all‘illegalità, soprattutto nella sue forme al singolare. Infatti, mentre il maschile plurale clandestini prevale nella descrizione degli sbarchi

Razzismo quotidiano

143

e degli arrivi (sbarchi, Lampedusa), e il femminile plurale si combina tanto con altri reati associati alle donne straniere (prostitute, lucciole) o meno (ad esempio gare, sale e

scommesse), quanto al mondo del lavoro (badanti, colf); le forme al singolare clandestino e clandestina intrattengono una fitta rete di legami col lessico criminale.

Il primo ricorre sovente con: arrestato (339), fermato (135), reato (131), manette (77),

polizia (100), ucciso (78), precedenti (92), denunciato (79), pregiudicato (73), arresto (60).

Vediamo di seguito qualche esempio concreto di come vengano realizzate tali associazioni. (8) «Droga e stupra ragazza clandestino arrestato». Un egiziano di 45 anni, clandestino,

già noto alle forze dell´ordine, è stato fermato dai carabinieri della compagnia di Ostia per aver drogato e violentato una ragazza di 19 anni di Fiumicino. L´accusa è di violenza sessuale aggravata. La ragazza ad aprile, secondo l´accusa, era stata attirata con inganno dall´egiziano in un edificio disabitato di Fiumicino e qui stuprata (RP 28/06/2008).

(9) «IMMIGRATI ROMENI Chieri, clandestino in manette e circolo chiuso». CHIERI. Il Condor Club, il circolo ricreativo gestito da immigrati rumeni in strada Cambiano a Chieri, chiudera' i battenti. Motivo? I carabinieri hanno sorpreso a un tavolo mentre giocava a carte Ionel Florin Tugi, 24 anni, di origine rumena, clandestino con un decreto di espulsione in tasca. Ma invece di essere in viaggio verso la Romania sorseggiava tranquillo un bicchierino nel locale insieme agli amici suoi connazionali (ST 08/10/2003).

(10) «È già sparito il marocchino assassino condannato e scarcerato per un cavillo». Alla fine ce l'ha fatta. Mohamed H., dopo aver ucciso un ventiduenne genovese nel corso di una rissa, è scomparso. Scarcerato dopo essere stato condannato in due diversi gradi di giudizio, libero per un cavillo. Quasi libero. Secondo la giustizia italiana infatti sarebbe bastato un obbligo di firma a non farlo scappare, lui che ha diciotto anni appena compiuti, è clandestino, con sette fermi di polizia giudiziaria alle spalle, senza fissa dimora (GN 18/02/2003).

Nell‘esempio seguente, possiamo osservare un tipico articolo ―breve‖, inserito generalmente nella cronaca locale; le esigue dimensioni del testo e della titolazione di questo genere di articoli non sono certo adatte ad attrarre l‘occhio di un lettore disattento; tuttavia essi costituiscono parte di quel «rumore di fondo» (Binotto 2004: 59), quella sorta di nebulosa di microarticoli che quasi quotidianamente appaiono sui giornali, soprattutto locali, contribuendo a rendere sempre attuale e attivabile lo stereotipo.

Criminalità e (in)sicurezza

144

(11) «Arrestato clandestino fermato già otto volte» Era stato già stato fermato. Ben otto volte. Ieri è arrivata la nona. Ed è stato arrestato. Con un blitz dei vigili alla stazione Cadorna, ieri è finito in manette un marocchino irregolare di 35 anni. È stato prima fermato per mancanza dei documenti, quindi identificato e infine arrestato: nel 2006 aveva ricevuto un provvedimento di espulsione (CS 18/09/2008).

In merito a ucciso, si potrebbe ritenere che il numero di occorrenze del vocabolo sia relativo soprattutto a casi in cui l‘immigrato è vittima di un delitto e non artefice; l‘analisi delle concordance line mostra, però, la prevalenza del caso opposto: «Milano, il pensionato ucciso da un clandestino albanese» (RP 14/04/2001); «Il diciassettenne di Treviglio Ucciso da un clandestino Bossi va al funerale ―La gente e' esasperata‖» (ST 03/01/2001); «Oggi i funerali del giovane ucciso da un clandestino albanese» (CS 16/06/2005); «Barista ucciso da un clandestino VARESE» (GN 13/06/2005). Con ciò non intendiamo suggerire che non vengano riportati casi di omicidio a danno di immigrati, quanto piuttosto evidenziare che anche un vocabolo emotivamente forte come ucciso concorre a connotare lo straniero in veste maggiormente di agente e non di oggetto. Infine, da segnalare l‘alto numero di occorrenze degli etnonimi marocchino (297), albanese (246), romeno (232), egiziano (116), tunisino (76), a testimoniare ancora dell‘importanza della nazionalità nell‘interpretazione delle vicende.

Per quanto concerne clandestina, essa è legata inestricabilmente alla forma

immigrazione clandestina; per cui anche le collocazioni del termine riflettono la suddetta

relazione: reato (1.127), favoreggiamento (1.094), sfruttamento (425), criminalità (171),

traffico (118), droga (114), reati (101). In particolare sfruttamento, così come notato anche in

Taylor (2009: 20), è suscettibile di mostrare gli immigrati come soggetti deboli e non solo come criminali.

(12) «Clandestini al volante dei Tir, tre arresti». Una azienda di trasporti internazionali fondata sull'illegalità e sullo sfruttamento della manodopera clandestina. L'hanno scoperta i carabinieri di Saronno e la procura di Busto Arsizio che hanno arrestato il titolare e due dirigenti di una società di Caronno Pertusella (CS 13/10/2001).

(13) «Albenga, gli schiavi nelle serre - Giovani marocchini trattati come animali dai boss africani del lavoro nero». Dopo mesi di lunghe indagini, pedinamenti e intercettazioni telefoniche, ieri mattina sono finiti in carcere sette immigrati marocchini, dei quali due già detenuti per un altro reato, con l´accusa di favoreggiamento e sfruttamento dell´immigrazione clandestina (RP 10/07/2008).

Razzismo quotidiano

145

(14) «Bimba di 11 anni in fabbrica cinese». In un laboratorio clandestino ad appena undici anni. Una bambina cinese era stata messa a lavorare a una macchina tessile. La scoperta è stata fatta giovedì notte a Prato, durante un blitz dei carabinieri in un'azienda in cui lavoravano operai cinesi, tutti clandestini, tra cui la piccola. La ditta era gestita da quattro orientali, tre uomini e una donna, che sono stati denunciati per sfruttamento di manodopera clandestina. Nei guai, per aver avviato al lavoro un minore, è finita anche la madre della bambina, accusata inoltre di mancato assolvimento degli obblighi scolastici (GN 01/04/2006).

L‘assimilazione dell‘immigrazione ad altri reati, in modo vago, nel primo caso, o più specifico, con crimini ad essa connessi, nel secondo, si può evincere da collocazioni quali criminalità e traffico (di esseri umani). La prossimità98 è sintomatica del contesto discorsivo in cui i vocaboli compaiono; possiamo fornire qualche esempio immediato: «È un aggravio automatico di pena ed è considerato un tassello del contrasto alla criminalità connessa all'immigrazione clandestina» (ST 07/05/2009); «sono i risultati a Bologna dell´operazione contro criminalità diffusa e immigrazione clandestina voluta dal Viminale in tutto il Paese» (RP 16/05/2008). Come visto in precedenza (cap. 2), il parallelo tra immigrazione e traffico di esseri umani soddisfa il bisogno degli attori istituzionali di presentare retoricamente come positive le misure di contrasto all‘immigrazione proveniente dai paesi economicamente svantaggiati; difatti esso è rappresentato nella quasi totalità dei casi da dichiarazioni di politici: «―Ma occorre anche contrastare l'immigrazione clandestina e il traffico di esseri umani. E su questo punto la sinistra dovrebbe essere rigorosa‖» (CS 03/07/2005); «―Perché l'immigrazione clandestina e il traffico degli organi umani rappresentano lo schiavismo del Ventunesimo secolo‖» (GN 09/08/2009).

Nelle due forme singolari, pertanto, il nesso criminalità-immigrazione si fa più vivo, grazie a due prospettive complementari: se il femminile, per via del suo appoggiarsi a un referente astratto (il fenomeno migratorio oppure il reato che ne deriva), generalizza il legame; il maschile, inevitabilmente connesso a referenti più diretti e concreti, lo riconduce ad esempi quotidiani di violenza e devianza.

98 Ricordiamo che le collocazioni occorrono nell‘arco di 10 parole, 5 a destra e 5 a sinistra, intorno al

Criminalità e (in)sicurezza

146

4. Rapine, violenze, stupri: l’etnicizzazione dei crimini