• Non ci sono risultati.

2. Il senso di insicurezza

2.2 L‘uso delle statistiche

L‘uso delle statistiche e dei numeri, soprattutto se inerenti ai crimini risulta assai problematico per una serie di motivazioni ben riassunte da Stuart Hall:

With regard to criminal statistics, these are not - as one might suppose - sure indicators of the volume of crime committed, or very meaningful ones. This has long been recognised even by those who make most use of them, the police themselves. The reasons are not difficult to understand: (1) crime statistics refer only to reported crime: they cannot quantify the 'dark figure'; (2) different areas collate their statistics differently; (3) police sensitisation to and mobilization to deal with, selected, ‗targetted‘ crimes increase both the number the police turn up, and the number the public report; (4) public anxiety about particular 'highlighted' offences also leads to 'over-reporting'; (5) crime statistics are based on legal (not sociological) categories and are, thus, arbitrary […] (6) changes in the law […] make strict comparisons over time difficult (Hall et al. 1978: 9-10).

Alcuni dei punti messi in evidenza da Hall sono particolarmente significativi, soprattutto nel confrontarsi con la spinosa materia del rapporto tra criminalità e immigrazione. Le statistiche non possono che riflettere, ovviamente, solo i casi noti e non ciò che sfugge

Razzismo quotidiano

131

all‘effettivo controllo e alle sanzioni; come illustrato da Quassoli (1999), la popolazione autoctona è particolarmente sensibile alla presenza degli stranieri e ciò si risolve in un numero elevato di richieste di intervento alle forze dell‘ordine, spesso senza alcun seguito. Vi sono poi differenze sostanziali rispetto alla maggiore o minore propensione alla denuncia di alcuni reati; ad esempio, il dato inerente alle violenze sulle donne tra le mura domestiche registra da sempre un tasso di denunce ben inferiore alla reale consistenza del fenomeno. Un altro aspetto di problematicità è rappresentato dalla categorizzazione con cui vengono registrate le denunce; come nota Pittau:

Per gli stranieri [...] si conosce il numero complessivo delle denunce ma non la loro ripartizione tra le diverse categorie. Stando così le cose, non è possibile stabilire il tasso di delinquenza né degli stranieri regolari né, tanto meno, di quelli irregolari. Se un corriere della droga, con regolare visto per turismo, viene intercettato dalla polizia; se un turista venuto con o senza visto ruba in un supermercato e viene denunciato; se un uomo d‘affari, pur entrato regolarmente, viene individuato dalla Guardia di Finanza per reati patrimoniali: in questi e in altri casi il reato verrà sempre registrato impropriamente come commesso da un «immigrato», e non si potrà sapere esattamente a quale categoria andrà imputato (Pittau 2010: 122).

Affidarsi ai soli numeri, insomma, non può essere considerato uno strumento interpretativo scevro di vizi di forma, nonostante l‘aura di oggettività da cui vengono abitualmente ammantati. Per lo stesso motivo tenteremo di entrare il meno possibile nella diatriba sui vari approcci alla lettura dei dati privilegiando, invece, l‘analisi più strettamente discorsiva.

Vediamo di seguito solo alcuni esempi dai due quotidiani che si posizionano agli opposti dello spettro politico-ideologico: la Repubblica e Libero.

Le titolazioni degli estratti seguenti, tratti da Libero, mostrano come l‘intento dell‘editore sia quello di mettere in risaluto un‘informazione ad effetto capace di veicolare in prima battuta l‘associazione clandestino = criminale. Nell‘esempio (1) i numeri citati nel titolo vengono offerti in maniera assoluta, senza nessun riferimento relativizzante; ciò porta a credere che gli «otto reati su 10 opera di immigrati clandestini» siano relativi al totale dei reati compiuti nell‘intero paese, italiani inclusi. In nessun punto dell‘articolo viene fatta esplicita menzione che tale proporzione faccia riferimento ai soli reati commessi da cittadini stranieri, tantomeno ci si sofferma sulla tipologia di reati commessi con maggiore o minore frequenza.

Criminalità e (in)sicurezza

132

(1) «Rapporto dell‘associazione cattolica: nel nostro Paese vivono 1,7 milioni di stranieri, il 40 per cento è di religione musulmana Otto reati su 10 opera di immigrati clandestini La Caritas: in Italia ci sono 300mila abusivi che commettono il 78 per cento dei delitti (LB 27/10/2001).

Appaiono parziali anche la titolazione e l‘ampio passo riportato in (2). In questo caso, se è pur vero che il 19% delle denunce (non delle condanne) è relativa a reati commessi da stranieri, si omette di approfondire quali siano quelli ad essi maggiormente addebitati. Riferimenti tanto generici possono, in tal senso, essere interpretati come una tendenza generale, spalmata su tutte le tipologie di reato (e più emotivamente su quelli più gravi e violenti); gran parte delle denunce è in realtà relativa ai soli reati connessi allo status stesso dell‘immigrato (leggi in materia di immigrazione, false dichiarazioni sull‘identità, falsità in atti privati e uso atti falsi) o a piccoli crimini94. L‘interpretazione del dato viene poi messa in relazione a un lessico ansiogeno («una statistica […] ancora più allarmante» la proporzione è allarmante») e a una grossolana comparazione basata sul numero assoluto di cittadini italiani e stranieri (gli immigrati in Italia sono un milione e 550 mila, una piccola parte rispetto ai 56 milioni di persone che abitano la penisola»).

(2) «L‘80,9% DEI REATI RESTA IMPUNITO Un detenuto su 3 è straniero Su 541.507 persone denunciate 102.675 sono extracomunitarie». Cresce la criminalità straniera. L‘anno scorso gli immigrati erano stati responsabili del 14,9% dei reati commessi in territorio italiano e, nell'ultimo censimento, il dato è salito al 19%. Una statistica, quella elaborata dalla Caritas, ancora più allarmante se si considera che esiste un vasto sottobosco in cui lievita il volume della delinquenza: l‘80,9% dei reati, infatti, rimane impunito ed è impossibile che da qui siano completamente esclusi gli extracomunitari. La proporzione è allarmante, soprattutto se si considera che gli immigrati in Italia sono un milione e 550 mila, una piccola parte rispetto ai 56 milioni di persone che abitano la penisola. Eppure è questa "nicchia‖ a macchiarsi di una larga fetta dei crimini: su 541.507 delinquenti denunciati, infatti, 102.675 sono stranieri (LB 21/06/2005).

In maniera analoga, nell‘esempio (3), di cui riportiamo diversi frammenti, l‘autore adopera più volte un lessico iperbolico: «il dato allarmante», «il numero di stupratori stranieri è elevatissimo», «una cifra enorme», «il fenomeno è tuttavia dirompente». Può essere utile anche sottolineare l‘opaca sovrapposizione delle categorie nel riportare i dati tra titolo e corpo

94 Si veda per una rassegna e la relativa analisi dei dati Caritas/Migrantes, Redattore Sociale (2009) e

Razzismo quotidiano

133

del testo: dove nel titolo si fa diretto riferimento ai «clandestini», il dato citato in seguito nell‘articolo è relativo agli stranieri, sia regolari sia irregolari. Difficile pensare a una banale confusione terminologica; l‘oscillazione tra le varie forme può rappresentare, piuttosto, il segno di un‘intercambiabilità dei riferimenti lessicali dettata dalla linea anti-immigrazione del quotidiano, volta a condensare nella figura del clandestino quante più connotazioni negative.

(3) «Clandestini due stupri su cinque. Gli immigrati per l‘Istat sono il 6,5% della popolazione ma commettono il 40% dei reati sessuali. Si tratta soprattutto di irregolari, in testa i romeni, poi i marocchini. Anche ieri arrestati violentatori dell‘Est europeo, Sudamerica e Africa». Stupro a opera di straniero: il dato allarmante salta fuori dalla proporzione.

Dunque quasi la metà dei reati di violenza sessuale consumati in Italia, ha come responsabile uno straniero. E se si pensa che i regolari sono solo il 6,5% del totale della popolazione, ne deriva che il numero di stupratori stranieri è elevatissimo. Certo, continuando l‘analisi dei dati Istat, si scopre anche che a commettere la violenza sono al 60% clandestini e al 40% regolari […] resta il fatto che quel 40% dedito allo stupro rappresenta comunque una cifra enorme (LB 09/01/2010).

Un altro genere di statistiche a cui si fa spesso appello riguarda i sondaggi d‘opinione, usati per registrare il sentire dei cittadini su temi particolari, come appunto il senso di insicurezza. Diamanti e Bordignon (2001) hanno registrato la tendenza all‘aumento della percezione di insicurezza sul finire degli anni Novanta, attraverso l‘analisi approfondita di tali strumenti.

(4) «I timori dei cittadini per il Censis. Ma Violante minimizza: l‘insicurezza è un mercato, siamo più protetti di quanto sembri Immigrato e delinquente, spauracchio d'Italia La prima preoccupazione è la microcriminalità associata al problema extracomunitari». Gli italiani hanno paura. Dei cibi transgenici, del fumo, della droga? Macché. Vivono sempre più barricati in casa, con porte blindate e allarmi. A terrorizzarli sono i piccoli delinquenti. Che aumentano insieme agli immigrati. Secondo un‘indagine del Censis, fatta su 2miia intervistati e presentata ieri, la microcriminalità è il primo problema per 37 italiani su 100. Tre anni fa rispondeva così il 24,8 per cento degli italiani. E per il 74,9 per cento degli italiani c‘è un legame diretto tra delinquenza e immigrazione (LB 21/07/2000).

Repubblica offre un uso generalmente più equilibrato, non sempre privo di

Criminalità e (in)sicurezza

134

estratto riportato di seguito, nonostante la titolazione, al pari di Libero, metta a tema della notizia gli stranieri, è possibile evidenziare come all‘interno dell‘articolo il dato saliente sulla proporzione tra responsabili di violenze carnali italiani o stranieri venga interpretato mettendo in risalto il maggior peso dei primi rispetto ai secondi: «gli italiani sono autori della maggior parte degli stupri».

(5) «"Quattro stupri su dieci commessi da stranieri" - I dati del Viminale per il 2008. "Ronde, soldi anche dai privati". Fini: non mi piacciono». Ma è il Viminale - dopo le reazioni antistranieri seguite agli ultimi stupri di Roma - a rivelare che gli italiani sono autori della maggior parte degli stupri (il 60,9% dei casi). Gli stranieri per - comunitari ed extracomunitari - responsabili di circa il 40% dei reati di violenza sessuale commessi in Italia nel 2008, rappresentano solo il 6% della popolazione residente (RP 25/02/2009).

L‘opinabilità dell‘affidarsi a una lettura superficiale e generalizzante delle statistiche viene segnalata nell‘esempio (6) già dal titolo con l‘espressione «a doppio taglio», utile a esprimere la scivolosità e le molteplici interpretazioni possibili dei dati. All‘interno dell‘articolo viene fornita una serie di informazioni: sia l‘incidenza degli stranieri su determinati reati sia il reale tasso di criminalità degli immigrati regolari, ma soprattutto il minore aumento dei crimini compiuti rispetto all‘incremento effettivo della popolazione straniera («gli stranieri sono cresciuti di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti solo del 45,9%»). L‘atto di riportare queste cifre ha chiaramente lo scopo e l‘effetto di mitigare l‘impatto dell‘associazione immigrato-criminale, dando un quadro più ampio del fenomeno. Rimane, tuttavia, problematica la classificazione di «chi delinque di più» poiché introdotta certo in termini percentuali, ma senza menzionare, ad esempio, la consistenza numerica dei vari gruppi nazionali, il tasso di crescita della presenza del singolo gruppo nazionale e/o l‘aumento del numero di denunce a loro carico95

, fatto che contribuisce a stigmatizzare un determinato gruppo, i romeni, oggetto dal 2007 in poi di ampia attenzione pubblica.

95

Commentando proprio i dati di Barbagli (2008 [1998]), nota Pittau: «Le denunce riguardanti i cittadini romeni secondo i dati del Ministero sono state 31.465 nel 2005, 39.075 nel 2006 (+24,6%), 47.234 nel 2007 (+20,2%) e 41.703 nel 2008 (–11,7%). La variazione complessiva nel periodo preso in considerazione è stata di +32,5%, un valore più alto rispetto all‘aumento delle denunce registrato per la totalità della popolazione immigrata (+19,9%); tuttavia, va notato che i cittadini residenti romeni (senza tenere conto delle pur numerose presenze non stabili) sono passati da 297.570 nel 2005 a 796.477 nel 2008 (un aumento del 267,6%, e del 336,7% se consideriamo la stima di un milione di romeni effettivamente presenti), mentre la popolazione

Razzismo quotidiano

135

La voce degli immigrati si manifesta nel discorso attraverso un espediente retorico: il virgolettato del titolo riprende, infatti, la dichiarazione del coordinatore Comitato immigrati in Italia in modo meno impersonale rispetto al corpo dell‘articolo: la terza persona si trasforma in prima, «sono sfruttati» diventa nel titolo «siamo sfruttati», accentuando così il tasso di empatia e protagonismo della figura del migrante.

(6) «Irregolari e statistiche a doppio taglio "Siamo sfruttati, non criminali" - Barbagli: l´incidenza sul totale dei reati non va confusa con quella sul totale dei clandestini». Se si guarda però al complesso dei reati, secondo i dati Istat il tasso di criminalità degli immigrati regolari è "solo leggermente più alto" di quello degli italiani (tra l´1,2% e l´1,4%, contro lo 0,75% degli italiani). Non esiste inoltre un legame fra aumento degli immigrati e aumento dei reati: tra il 2001 e il 2005 gli stranieri sono cresciuti di oltre il 100%, le denunce nei loro confronti solo del 45,9%.

Chi delinque di più? "Dipende dai reati - risponde Barbagli - generalmente i romeni rappresentano il 39% dei denunciati stranieri". Non solo. La parte del leone la fanno gli immigrati privi del permesso di soggiorno. La quota degli irregolari sul totale dei cittadini extracomunitari denunciati è infatti altissima: negli omicidi consumati raggiunge il 74%, nel furto con destrezza, cioè i borseggi, l´88%.

"Questo non vuol dire che ha ragione la Moratti - chiarisce il sociologo - perché anche tra gli irregolari (stimati in circa mezzo milione) quelli che delinquono rappresentano una stretta minoranza". E gli altri? Lavorano. "Gran parte degli immigrati non in regola è vittima di sfruttamento da parte di datori di lavoro italiani - denuncia Edgar Galiano, coordinatore del Comitato immigrati in Italia - e le parole della Moratti non

straniera complessiva è passata nello stesso periodo da 2.651.000 a 3.981.295 (+50,1%). Tra le nazionalità che contano le presenze più numerose in Italia, l‘aumento delle denunce nei casi dei cittadini dell‘Egitto, del Marocco, della Nigeria e della Tunisia è stato maggiore rispetto all‘aumento delle denunce nei confronti di cittadini romeni (+32,5%), pur essendo questi ultimi aumentati sul territorio italiano in maniera più sostenuta. Non è molto diversa da quella dei romeni la percentuale di incremento delle denunce riguardanti i cittadini del Senegal (+25,8%), mentre il valore è più contenuto per l‘Albania (+17,4%) e, specialmente, per la Cina popolare (+8,9%) e per la Serbia (+9,0%); addirittura le denunce sono diminuite per la Moldavia (–15,2%), pur essendo i moldavi una collettività in forte crescita. La popolazione romena residente (un riferimento parziale, come si è detto, rispetto a tutte le categorie implicate nel fenomeno penale) nel 2008 rappresenta circa un quarto (24,9%) della popolazione straniera residente, mentre l‘incidenza delle denunce penali è stata mediamente del 13,8%. Gli undici punti percentuali di differenza tra i due valori ridimensionano i giudizi espressi sulla criminalità dei romeni in Italia, spesso qualificata come qualcosa di abnorme, e la paura nei confronti dei romeni espressa alla vigilia e anche dopo l‘ingresso della Romania nell‘UE» (Pittau 2010: 122-3).

Criminalità e (in)sicurezza

136

fanno altro che rinforzare il clima xenofobo che si respira nelle nostre città" (RP 11/05/2010).

La posizione decisamente più favorevole nei confronti degli immigrati è ancora più palpabile nell‘estratto seguente, un lungo editoriale nel quale l‘autore contesta l‘uso disinvolto di indagini e calcoli aritmetici. La messa in discussione critica delle statistiche passa da un tono pungente, ben rappresentato da alcune scelte lessicali («uso capzioso», «falsamente oggettivato», «Italia descritta grossolanamente») o argomentative. L‘autore anticipa la possibile accusa di ―buonismo‖ (tipicamente usata da politica e stampa conservatrici per additare chi si pone in difesa dell‘immigrazione e dei migranti) come strumento di difesa e immunizzazione riducendone di fatto la portata («Lo so bene: chi denuncia la divulgazione strumentale di queste ricerche viene subito accusato di negare l´evidenza al solo scopo di difendere la nefasta ideologia "buonista"»). Infine, il titolo dell‘editoriale segnala apertamente la tendenza all‘etnicizzazione dei reati («Il catalogo dei reati etnici»), aspetto su cui ci soffermeremo approfonditamente nei paragrafi successivi.

(7) «Il catalogo dei reati etnici». Così l´inchiesta sul cosiddetto "stupro di San Valentino" nel parco romano della Caffarella ha scatenato un uso capzioso, falsamente oggettivato, della scienza statistica. Lo scopo? Catalogare la criminalità in base alla sua matrice etnica, nazionale o religiosa nell´Italia descritta grossolanamente come la Mecca del crimine. Lo so bene: chi denuncia la divulgazione strumentale di queste ricerche viene subito accusato di negare l´evidenza al solo scopo di difendere la nefasta ideologia "buonista". O peggio viene tacitato come complice degli stupratori, ottuso al punto di ignorare la sofferenza patita dalle loro vittime innocenti. Eppure bisogna pur dirlo, che si sta passando il limite (RP 07/03/2009).

3. Rappresentazioni o sovrarappresentazioni?