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La critica di Max Nordau

Nel documento L'influenza di Oscar Wilde in Spagna (pagine 47-53)

WILDE E LA CRITICA SPAGNOLA

2.2 La critica di Max Nordau

Nel 1902 lo scrittore spagnolo Nicolás Salmerón, si adopera per la traduzione di un testo proveniente dall’ autore tedesco, Max Nordau, il quale fa un’analisi abbastanza ampia sulla società del tempo con i suoi lati positivi e negativi.

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Enrique Gómez Carrillo, Sensaciones de París y de Madrid, op. Cit., p.304.

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La critica è rivolta ad una società in fase di sviluppo demografico, industriale e tecnologico, un mondo tuttavia corrotto e forviato dai valori veri e dalla razionalità.

Il testo, Entartung, viene tradotto con il termine Degeneración proprio per confermare i temi trattati, ossia una società corrotta dall’arte e in stato di degrado.

Nordau attribuisce la colpa all’arte ed all’essere umano, in quanto causa di corruzione umana e sociale.

…al estudiar á la luz de la ciencia psiquiátrica y con el método de investigación positivista, las manifestaciones estéticas y literarias de un complejo estado de alma contemporáneo, delicado y sutil, producto de los excesos patológicos de una civilización refinada y complicada en sumo grado...55

Tra le critiche invece che indirizza agli scrittori del tempo, alcune vengono dedicate proprio a Oscar Wilde.

Max Nordau si rivela molto spietato verso il letterato, accusandolo di egocentrismo, vanità ed immoralità.

Addirittura alcune volte lo definisce pagliaccio:

Grosero sinvergüenza…que anda por Pall Mall vestido de máscara.56

L’opera Degeneración non passa certo inosservata agli occhi degli altri scrittori che anzi, si muovono in difesa delle accuse.

Emilia Pardo Bazán, ad esempio, mediante 13 articoli che pubblica sulla rivista El Imparcial , spezza una lancia a favore di Wilde, contestando la quasi totalità delle argomentazioni di Nordau. A seguire un piccolo estratto dal testo originale:

En los tomos de su Degeneración, Nordau ofrece el formulario y la Biblia de la crítica injuriosa, que, renunciando a considerar en la obra

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NORDAU Max, Degeneración, introduzione a cura di Nicolás Salmerón, pag. 1.

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NORDAU Max, Degeneración, traducción de Nicolás Salmerón y Garcia, Madrid, Librerí de Fernando Fe- Sáenz de Jubera, hermanos, 1902, pp. 119 y 120 respectivamente.

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de arte la forma y la inspiración artística, entra en lo vedado, y escrutando la intenciones, móviles y contextura moral del espíritu en que se engendró, con más severidad que ningún juez, con una suspicacia inquisitorial,

pone en tortura la consciencia y el alma, y diagnostica a su arbitrio la degeneración, el vicio, el pecado, la inmoralidad y hasta el crimen. Nordau lo es todo a la vez: polizonte, alguacil, fiscal, magistrado, carcelero, verdugo y enterrador para los genios contemporáneos.57

Secondo la Pardo Bazán la stravaganza di Wilde doveva essere solamente un espediente puramente pubblicitario, lontano da una qualche malattia mentale, come era stato detto più volte in suo sfavore.

Sulla scia di Emilia Pardo Bazán si muove anche l’ispanoamericano Rubén Darío, che nel suo libro intitolato Los raros, dedica un’intera parte proprio a Max Nordau, rimproverandogli di essere stato ossessivo negli attacchi contro Wilde.

Darío critica in lui proprio il fatto di giudicare inferma mentalmente una persona solamente sulla base della moralità o immoralità delle sue opere.

Parole queste, che mostrano la sua indignazione e palesano il suo pensiero a favore di Oscar Wilde.

En verdad Max Nordau no deja un solo nombre, entre todos los escritores y artistas contemporáneos, de la aristocracia intelectual, al lado del cual no escriba la correspondiente clasificación diagnóstica: «imbécil», «idiota», «degenerado», «loco peligroso».

[...]

A cada persona de mi conocimiento le aplicaba la observación del doctor italiano y resultábame que, unos por fas, otros por nefas, todos mis prójimos eran candidados al manicomio.

[...]

Y al paso de los estetas y decadentes, lleva la insignia de capitán de los primeros Oscar Wilde.

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Sí, Dorian Gray es loco rematado, y allá va Dorian Gray a su celda. No puede escribirse con la masa cerebral completamente sana en el libro Intentions... .58

Dopo la morte di Wilde, Darío scriverà un elogio funebre, che sarà parte integrante del suo libro Peregrinaciones.

Una parte viene intitolata proprio Purificaciones de la Piedad. Attraverso questo testo analizza la figura del poeta sotto due aspetti, quello bibliografico e quello artistico.

L’autore sceglie un racconto particolare di Tolstoj per descrivere al meglio le impressioni di quello che stava accadendo a Wilde. Nel testo un cane randagio e vistosamente malnutrito si aggira per le strade del paese, suscitando i commenti di disprezzo e di disgusto dei passanti.

Una cosa viene notata, i suoi denti particolarmente bianchi e lucenti, fattore alquanto improbabile in un animale in tali condizioni.

Per Darío il cane del racconto simboleggia Oscar Wilde, disprezzato dalla società e messo in disparte; anche la Pietà viene associata a lui. I passanti assumono la parte di tutti coloro che, con le critiche negative, hanno sempre cercato di demolirlo.

Attraverso questo testo Darío vuole esprimere il suo apprezzamento per questo esteta ed i suoi testi, che considera vere e proprie opere d’arte; scrive su Wilde:

Hombre de aspecto abacial, un poco obeso, con aire de perfecta distinción y cuyo acento revelaba en seguida su origen inglés.

En la conversación su habilidad de decidor se marcaba de singular manera.

Siempre trataba asuntos altos, ideas puras, cuestiones de belleza. Su vocabulario era pintoresco, fino y sutil. Parecía mentira que aquel gentleman absolutamente correcto fuese el predilecto de la Ignominia y el revenant de un infierno carcelario.59

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DARÍO Rubén, Los raros, (1998), Zaragoza, Libros del Innombrable, p.237.

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Altri scrittori come Rubén Darío si sono avvicinati a Wilde, tra questi emerge il famoso Miguel de Unamuno.

Lo scrittore è stato uno tra i primi ad essersi interessato a Wilde subito dopo gli anni della prigionia, quando la società lo stava quasi dimenticando totalmente.

Il 14 Ottobre del 1899 pubblica un articolo intitolato La balada de la

prisión de Reading, che appare su Las noticias, dedicato interamente all’esteta

inglese. Con questo articolo Unamuno si interessa a Wilde, prestando particolare attenzione agli espedienti testuali.

Nonostante il suo grande interesse verso lo scrittore, Unamuno non riuscirà mai ad incontrare di persona colui che per molto tempo era diventato il suo interesse principale.

Questo onore spetterà ai fratelli Manuel e Antonio Machado, i quali stringono un rapporto diretto con lo scrittore. Tra i due è Manuel a stringervi maggior relazione, il quale trascorre molto tempo insieme a Wilde nei Caffè letterari, condividendo dibattiti e scambi di idee ed opinioni, ne è conferma la sua collaborazione con El País, con il testo Una balada de Oscar Wilde.

Successivamente verrà modificato il titolo in La última balada de Oscar

Wilde, presentandolo come elegia in ricordo dell’amico scomparso.

Nel periodo trascorso a Parigi, i fratelli Machado entrano in contatto con un altro autore, Pio Baroja, anche lui grande estimatore di Wilde ed uno dei più grandi scrittori della generazione del ’98.

A differenza di altri però, il suo primo approccio verso Wilde non è positivo, anzi.

Egli non incontrerà mai direttamente l’esteta, gli unici momenti in cui avrà modo di osservarlo saranno durante le conversazioni nei Caffè letterari.

Nella sua opera, intitolata Memorias, egli descrive in maniera dettagliata alcuni di questi incontri con l’autore, evidenziandone l’aspetto fisico precario:

Oscar Wilde era alto, demasiado alto, con un cuerpo de hombre grande y un tanto destartalado.

Iba vestido de gris; llevaba un sombrero blando, una indumentaria vulgar.

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Tenía la cara larga, pálida, y un poco caballuda; las manos, enormes, así como flácidas y muertas, y los pies, por el estilo.

Sabiendo quién era, daba la impresión de un fantasma. No sabiéndolo, parecía un hombrón vulgar.

No tenía nada de ese aire trágico y dramático que tienen a veces las ruinas humanas.

En el tiempo que le vi no contaba más que cuarenta y tres años, pero parecía un hombre de cincuenta.60

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CAPITOLO 3

Nel documento L'influenza di Oscar Wilde in Spagna (pagine 47-53)