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1. LA TEORIA DELL’AFFETTIVITÀ SITUATA

1.3. Critica al modello utente-risorsa

In questo paragrafo vogliamo mettere in luce un atteggiamento teorico verso cui Slaby è molto critico, il modello utente/risorsa: punto di partenza per la maggior parte degli studi riguardanti l’affettività situata. Questo modello vede una consapevolezza individuale dell’utente, che è colui che si prefigge un compito ben definito attraverso l’impiego intenzionale di un equipaggiamento o l’utilizzo di un’impalcatura ambientale, la risorsa. L’attenzione si focalizza su casi principali in cui un singolo agente impiega un singolo dispositivo isolato. Questo è l’approccio di parità, ma per Slaby queste questioni andrebbero trattare con un approccio di complementarietà e concepire come risultante un sistema integrato fatto di entrambe le parti.

Riportiamo un esempio di cosa intende Slaby per modello utente/risorsa; il caso della borsetta di Colombetti e Krueger, usato dai due autori per mostrare la formazione di una nicchia affettiva personalizzata.

A handbag —including its contents— functions as a highly portable, self-styled collection of technologies specifically chosen for regulating affect: charms and tokens for good luck and peace of mind, which influence one’s appraisal of, and ability to cope with, specific situations; photos, assorted mementos (such as old theatre tickets and restaurant receipts), snippets of notes, and letters from loved ones that bring about fond memories of individuals and elicit specific feelings; and small weapons or tools that

affect one’s awareness of one’s action possibilities, which accordingly generate feelings

of confidence, power, and security. (Colombetti and Krueger, 2015, 1163)48.

Analizzando l’esempio, vediamo che è in gioco la regolazione degli affetti attraverso la borsetta. Slaby osserva che può risultare molto difficile e ambiguo distinguere tra i tantissimi dispositivi di induzione affettiva e quale di essi sia costitutivo dell’impalcatura ambientale.

This description of the handbag as a portable, customized affective niche helps bring home the pervasiveness of such forms of affective scaffolding in general, both in the private spaces of the home and in the designed spaces of civilized life (cinemas, shopping malls, event arenas of sports and entertainment, modern workplaces, etc.). It also accentuates the relevance of material culture to affective scaffolding, a theme so far under-appreciated in the philosophy of emotion. Such a broad array of examples might raise doubts: If just any odd affect-inducing object were an instance of affective

scaffolding, the proposal would be vacuous49.

Fiducia, trinceramento, individualizzazione sono i criteri usati da Colombetti e Krueger per distinguere gli induttori occasionali degli affetti da quelli sostenuti e regolati che meritano il nome di impalcatura affettiva.

The famed handbag case, the ways of relying on music in order to feel better during tedious tasks such as workouts, or the affective practice of engaging one’s interlocutors

and friends by the well-dosed employment of humor all fit into the user/resource grid50.

.

48

J.. Slaby, “Mind Invasion: Situated Affectivity and Corporate Life Hack” cit., p.4. 49

Ibidem. 50 Ivi, p.6.

L’intenzionalità e il comportamento individuale di chi riempie la propria borsa sembra essere sotto il suo controllo. Egli agisce consapevolmente e in pieno potere per personalizzare il proprio ambiente e raggiungere stili affettivi corporei duraturi e affidabili.

But even where the broader milieu is explicitly acknowledged as a structural scaffold, there still seems to be an urge to foreground individual intentions and individual

comportment, at least in many of the examples under discussion51.

Per Slaby il modello utente /risorsa non è il modo corretto di leggere questi rapporti affettivi. L’individuo in questo modello viene considerato come un utente dato, formato e in grado di scegliere e utilizzare lo strumento o la risorsa più appropriata per raggiungere i suoi scopi. Per l’autore è probabile che questo modo di pensare sia preferibile, poiché le persone appaiono come agenti in pieno controllo delle proprie intenzioni e facoltà.

Modern city- and office-dwellers might like to think of themselves in this presumably

emancipated way as sovereign agents in full control of their affairs52.

51

J. Slaby, “Mind Invasion: Situated Affectivity and Corporate Life Hack” cit., p. 6. 52 Ibidem.

Il modello utente/risorsa porta con sé due atteggiamenti su cui Slaby si sofferma. La prima è la tendenza alla naturalizzazione dell’utente:

But besides a dangerous tendency to naturalize the consumer as a template for personhood, this way of thinking risks missing out on a large variety of inadvertent

structuring effects that happen outside or at the fringes of our individual purview53.

Per l’autore è corretto parlare di invasione mentale. Questo termine tende a racchiudere modi in cui non è esattamente l’individuo con le sue decisioni personali ad impiegare una risorsa mentale per perseguire determinati obiettivi.

The term “mind invasion” is intended to capture some of the ways in which it is exactly not my individual decision to employ a mind tool in the pursuit of my self-avowed goals, but rather forms of pervasive framing and molding effected by aspects of technical infrastructure and institutional realities (Protevi, 2013; see also Verbeek,

2011)54.

In these cases, the relevant “affective intentionality” at play in a given scenario is not the intentionality of the individuals involved, but rather that which is structurally

implemented in a distributed manner in the social domain in question55.

53

J. Slaby, “Mind Invasion: Situated Affectivity and Corporate Life Hack” cit., p. 6. 54

Ibidem. 55

L’altra tendenza del modello utente/risorsa riguarda il disinteresse per la normatività.

Like much work in the naturalistic strands of philosophy of mind and the philosophy of cognitive science, authors writing on the situatedness of the mind often seem unwilling to sufficiently distinguish between a process-oriented and a normative understanding of

its subject matter (Cash, 2010; Rouse, 2015)56.

Questa disattenzione ha fatto in modo che non si riconoscesse il profondo inquadramento sociale della mente rispetto a modelli socio-normativi.

[…], where individual mental states are more like public moves in a rule-governed game—or like the commitments and entitlements accrued to the games’ players in virtue of their moves (see Brandom, 1994)—it will be more natural to assume that complex socio-normative patterns enable and constrain individual mental states, often in ways that are not explicitly reflected-about—thereby transcending the scope of the

user/resource model57.

Per Slaby la questione della costituzione delle capacità e degli stati mentali individuali è inseparabile dalla questione di un’organizzazione normativamente adeguata della realtà socio-politica in generale. Si parla di politica perché dato l’orientamento espanso della mente per approvare in modo riflessivo l’organizzazione normativamente adeguata in una realtà sociale, la mente umana risulta essere una questione più che politica, molto lontana dal modello utente/ risorsa.

56

J. Slaby, “Mind Invasion: Situated Affectivity and Corporate life Hack” cit., p. 6. 57 Ivi, p. 6-7.

Per l’autore una persona è sempre inserita in un dominio sociale sin dai primi momenti di vita. L’individuo del modello utente/risorsa non può essere isolato, ma è il risultato di una qualche dinamica affettiva inerente ad un dominio sociale al quale la persona partecipa. Non esiste per l’autore una mente che non sia invasa socialmente.

[…] namely that there might not be fully constituted “users”—i.e., autonomous individuals—to begin with, at least in many concrete cases of mental resp. affective situatedness. Instead, the environmental resource in question—including the normative communal practices it figures in—will it self play a role in bringing about and enabling the agent, and transforming her or him in various ways. This material-discursive subject constitution or “subjectification” is not restricted to early phases of development, but it is a matter of effective framing and re-molding of subjectivity and selfhood throughout

adult life58.

La posizione che vede una persona già da sempre inserita in un dominio sociale, richiama un altro riferimento ad Essere e Tempo di Heidegger.

There is no moment in the life of a human being where it is not informative exposure to

ongoing, already developed social activity (which of course includes all sorts of

affective interactions). Even an infant is situated in all but a context-free, a-historic constellation. An infant’s sphere of belonging is inevitably one that is massively pre- arranged, full of epoch-culture and milieu-specific habituations, discourses, But let us rather focus on affective interaction scenarios in adulthood. Always already, in any domain or sphere of social life whatsoever, there is the regular commerce, the

58

established “Betrieb” of affective interaction, to use (Heidegger, 1962 [1927]) apt term

for domain-specific business-as-usual59.

Abbiamo precedentemente visto il modo in cui intendere lo spazio del dominio e anche quelle caratteristiche della spazialità dell’Esserci. Il concetto di visione ambientale preveggente può essere illuminante per comprendere il fatto che siamo già da sempre in un mondo che si prospetta per noi aperto, nel senso di schiuso. Abbiamo parlato nel precedente paragrafo dell’utilizzabile, in riferimento alla spazialità caratterizzata dal dis-allontamento e dall’orientamento direttivo. Un utilizzabile è un mezzo per, non è mai uno strumento isolato, ma rimanda sempre ad una totalità di mezzi.

Il commercio che usa e manipola non è però cieco, perché ha un suo modo di vedere che guida la manipolazione, conferendole la sua specifica adeguatezza alle cose. Il commercio col mezzo sottostà alla molteplicità dei riferimenti costitutivi del <<per>>.la

visione connessa a un disporsi del genere è la visione ambientale 60.

59

J. Slaby, “Mind Invasion: Situated Affectivity and Corporate Life Hack” cit., p. 9. 60 M. Heidegger, Essere e Tempo, op., cit., p.

Faremo ancora una volta riferimento a Fabris, per chiarire concetti importanti.

Un mezzo non è mai isolato, ma è sempre inserito in un particolare contesto. Ciò è dovuto alla specifica struttura del mezzo stesso, caratterizzata dal suo intrinseco rimandare a qualcosa d’altro […]. E dunque, considerata nella nostra pratica quotidiana, una stanza non è affatto ciò che viene racchiuso entro quattro mura, ma è piuttosto

l’ambito stesso del nostro abitare61

.

Fabris parla di un esempio proposto da Heidegger a proposito del rapporto che abbiamo con gli utilizzabili.

Io non mi rapporto affatto, adeguatamente al martello se mi domanda che cosa esso è, se lo comprendo semplicemente come un oggetto, ma lo comprendo invece usandolo, quindi se esso si manifesta come è nella sua utilizzabilità. Insomma solo nella dinamica

del martellare il martello si mostra in quanto tale62.

La pratica dell’uso dei mezzi, infatti non è cieca, ma non è nemmeno legata ad un’asettica contemplazione, a una semplice visione (Sicht). Essa risulta orientata, piuttosto da una comprensione dei rimandi che sono propri dei mezzi, da una sorta di anticipazione dei possibili collegamenti attraverso cui essi dinamicamente si rivelano,

dalla percezione preliminare di ciò che avviene nel mondo circostante63.

61

A. Fabris, Essere e Tempo in Heidegger, op., cit., p.72. 62

Ibidem. 63

Questa particolare visone che ci orienta nelle pratiche quotidiane di uso degli utilizzabili è la visione ambientale preveggente, o avvedutezza. L’atteggiamento pratico risulta già da sempre guidato da uno specifico orientamento, “[…]tanto che ogni pratica e ogni uso sono sempre <<avveduti>> ”64.

Quando la visione ambientale preveggente risveglia un rimando ad un a-che, e con esso la totalità dell’opera, l’intera <<officina>>, vengono in chiaro, e precisamente come ciò in cui il prendersi cura soggiorna già da sempre. Allora il complesso dei mezzi non si illumina come qualcosa mai visto finora, bensì come un tutto già costantemente visto sin dal principio nel corso della visione ambientale preveggente. Con questo <<tutto>>

si annuncia il mondo65.

Quindi un individuo non è mai isolato, poiché si trova già da sempre in un mondo, un ambito preliminarmente dischiuso dove i rapporti di uso e la capacità di osservazione si attuano di volta in volta attraverso i rimandi a cui il mezzo fa riferimento. Ci rendiamo conto di questi rimandi quando un mezzo si manifesta non adatto o rotto per quella funzione; il suo venir meno improvvisamente emerge dallo sfondo del mondo in cui si collocava ed è in sua assenza che se ne avverte la mancanza.

64

A. Fabris, Essere e Tempo in Heidegger, op., cit., p. 73. 65 M. Heidegger, Essere E Tempo, op., cit., p.

L’assenza oppure il guasto di un utilizzabile, al cui utilizzo eravamo così abituati, rompe la catena di rimandi all’interno della quale ci muovevamo con avvedutezza nella nostra pratica quotidiana. In tal modo ci rendiamo conto della funzione di quell’utilizzabile, del per che cosa e del con che cosa ai quali esso rinvia nel suo uso.

Tutto ciò, nelle nostre pratiche, risulta sempre già compreso.66

La visone ambientale preveggente chiamata anche avvedutezza, fa in modo che nessuno sia fuori dal mondo, permette di utilizzare un mezzo per qualcosa di altro, di vederne i rimandi e di accorgerci della loro assenza quando un utilizzabile si rivela inadatto. Dunque potrebbe essere questa visione ambientale preveggente a fare in modo che una persona sia da sempre inserita in un mondo e in un commercio di rapporti con ciò che si presenta come qualcosa che deve essere usato, per giungere all’opera ultima attraverso il prendersi cura. “L’opera raccoglie la molteplicità dei rimandi entro cui si incontra il mezzo” 67

.

Essere nel mondo significa immedesimarsi, in modo non tematico e secondo la visone ambientale preveggente, coi rimandi costituivi dell’utilizzabile propria della totalità dei

mezzi. Il prendersi cura è già sempre sul fondamento di una familiarità con il mondo68.

66

A. Fabris, Essere E Tempo di Heidegger, op., cit., p.75. 67

M. Heidegger, Essere E Tempo, op., cit., p. 93. 68 Ivi, p. 100.

Ricapitolando, quello che abbiamo visto in questo paragrafo sono le carenze del modello utente/risorsa; carenze che si manifestano nelle tendenze a naturalizzare l’individuo, considerandolo come già formato e isolato e a disinteressarsi dell’aspetto socio normativo e di conseguenza a tutto l’ambito di quella politica della mente che ha che fare con ciò che per me risulta normativamente adeguato. Il modello utente/risorsa risulta troppo semplicistico per poter studiare la portata dei fenomeni affettivi situati. Abbiamo poi provato a fare luce sul modo in cui una persona abiti già da sempre in un dominio sociale facendo riferimento ad Heidegger e alla visione ambientale preveggente come ciò che ci permette di muoversi in un mondo preliminarmente schiuso che risulta a noi familiare.

Entrambe le tendenze implicano che l’individuo e la risorsa ambientale non vengano intesi come un sistema unico ma come due entità isolate che nel tempo restano separate. L’individuo nel modello utente/risorsa non è un “altro” dopo l’interazione con la risorsa ambientale. Quel che Slaby mostra è come sia l’agente sia l’impalcatura affettiva situata siano costitutivi l’un dell’altro, formando e formandosi nei domini sociali e riflettendo norme- socio-politiche.

The countless contributory acts which, taken together, make up human reality, and the norms, rules and standards that presumably “apply” to this human reality are not two separate spheres, ontologically distinct. It is not embodied, physical reality on the one

side and abstract, ideal rules or “ideas” on the other—instead, acts and rules, instances

and patterns are co-constitutive, on the same ontological plane.69

Tutto ciò produce quella complessa dinamica, fatta di tre momenti strettamente interconnessi (vedi par.1.1) che è l’affettività definibile come invasione mentale. La questione in gioco per Slaby ha a che fare con la soggettivazione affettiva, un fenomeno di invasione esterna o espansione delle zone della mia affettività, che permette di modellare la soggettività individuale in modo continuativo e co-formativo interagendo con le strutture ambientali affettive situate in un dominio sociale.