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nuova fase grazie alla spinta dei problemi posti dal fiorente sviluppo industriale e alle opportunità offerte dall’organizzazione dell’AEI. In questa fase una pluralità di ricercatori era ormai in grado di produrre studi scientifici degni di nota.

2.10.1 Il Congresso Internazionale di Elettricità di St. Louis

Nel 1904 si tenne a St. Louis il Congresso Internazionale di Elettricità. I Paesi più importanti in campo elettrotecnico (Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania, Francia, Austria, Ungheria) parteciparono al congresso con cinque delegati ciascuno; l’Italia partecipò con tre delegati, al pari di Belgio, Russia e Svizzera, altri Paesi parteciparono con due o un solo invitato. Nel complesso i partecipanti italiani al convegno furono ben 66, ciò stava ad indicare un sensibilissimo interesse da parte dei nostri tecnici e studiosi a tenersi scientificamente aggiornati.

Di particolare rilievo e ben apprezzato nel corso della discussione fu l’intervento di E. Jona, che presentò i risultati di una ricerca svolta all’interno della Pirelli sui cavi con isolamento formato da strati di materiali diversi. Jona si era avvalso della collaborazione del grande fisico matematico Tullio Levi Civita (1873-1941) per il calcolo della distribuzione del potenziale. Da questa ricerca nascerà il cavo graduato.

A seguito del suddetto Congresso l’elettrotecnica italiana si era conquistata una considerazione internazionale, se non di primissimo piano certo non di retroguardia, e mirava a migliorare i propri contenuti tecnico-scientifici anche attraverso un contatto con la ricerca degli stati più avanzati.

2.10.2 Riviste: L’industria elettrica e L’elettrotecnica

«L’industria elettrica», nuova rivista specializzata e bollettino ufficiale dell’Associazione fra esercenti imprese elettriche in Italia, nacque nel 1911; questa rivista era dedita prevalentemente ai risvolti giuridici ed economici dell’industria elettrica, ma mostrava attenzione anche verso gli aspetti tecnico-scientifici.

aggiornamento. Tale obiettivo si può dire che venne subito ragg

2.10.3 Sviluppi teorico-pratici sulle linee di trasmissione dell’energia elettrica 2.10.3.1 La linea Grosotto

Il settore maggiormente oggetto di studio fu costituito dalle linee di trasmissione, come confermato da un’intensa attività di

altissimo livello, quali, per esempio

Valtellina. Questa linea, oltre alla considerevole lunghezza, prevedeva tratti in alta montagna, i quali posero problemi del tutto nuovi, soprattutto per quanto attiene al carico di neve e ghiaccio. Tra questi problemi possiamo citare quello della stabilità meccanica, della perdita di potenza e della caduta di tensione, i quali furono studiati da Gino Rebora,

Giacinto Motta, Ulisse Del Buono, Renzo Norsa. Sull’argomento fu pubblicata, da Italo Brunelli, una monografia assai ampia e approfondita, sia pure di interesse

pratico-applicativo e con forti attenzioni per la telegrafia (Brune Ministero delle Poste e Telegrafi).

Nello stesso periodo aumentò il numero degli “atti” dell’Associazione Elettrotecnica I

a che, nel 1914, essi vennero trasformati in una vera e propria rivista, ovvero «L’elettrotecnica» 2.22). Ferdinando Lori

(1869-considerato il principale fautore della fondazione del nuovo periodico, destinato a diventare, nel giro di pochi anni, una delle più rinomate riviste scientifiche italiane.

Egli nel triennio 1912-14 fu presidente dell’AEI. Scopo di Lori fu quello di rendere più frequente la pubblicazione delle ricerche degli elettrotecnici italiani e di introdurre, accanto agli atti ed ai verbali dell’AEI, una rivista al contempo scientifica e di aggiornamento. Tale obiettivo si può dire che venne subito raggiunto.

pratici sulle linee di trasmissione dell’energia elettrica 2.10.3.1 La linea Grosotto - Milano

Il settore maggiormente oggetto di studio fu costituito dalle linee di trasmissione, come confermato da un’intensa attività di progettazione e di cantiere, che portò a realizzazioni di ltissimo livello, quali, per esempio, la linea Grosotto - Milano degli impianti AEM in Valtellina. Questa linea, oltre alla considerevole lunghezza, prevedeva tratti in alta montagna, ro problemi del tutto nuovi, soprattutto per quanto attiene al carico di neve e ghiaccio. Tra questi problemi possiamo citare quello della stabilità meccanica, della perdita di potenza e della caduta di tensione, i quali furono studiati da Gino Rebora,

Giacinto Motta, Ulisse Del Buono, Renzo Norsa. Sull’argomento fu pubblicata, da Italo Brunelli, una monografia assai ampia e approfondita, sia pure di interesse

applicativo e con forti attenzioni per la telegrafia (Brunelli era ispetto inistero delle Poste e Telegrafi).

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Nello stesso periodo aumentò il numero degli “atti” dell’Associazione Elettrotecnica Italiana (AEI), fino a che, nel 1914, essi vennero trasformati in una vera e propria rivista, ovvero «L’elettrotecnica» (fig. -1947) può essere considerato il principale fautore della fondazione del nuovo periodico, destinato a diventare, nel giro di pochi anni, una delle più rinomate riviste scientifiche

14 fu presidente dell’AEI. uello di rendere più frequente la pubblicazione delle ricerche degli elettrotecnici italiani e di introdurre, accanto agli atti ed ai verbali dell’AEI, una rivista al contempo scientifica e di

pratici sulle linee di trasmissione dell’energia elettrica

Il settore maggiormente oggetto di studio fu costituito dalle linee di trasmissione, come progettazione e di cantiere, che portò a realizzazioni di Milano degli impianti AEM in Valtellina. Questa linea, oltre alla considerevole lunghezza, prevedeva tratti in alta montagna, ro problemi del tutto nuovi, soprattutto per quanto attiene al carico di neve e ghiaccio. Tra questi problemi possiamo citare quello della stabilità meccanica, della perdita di potenza e della caduta di tensione, i quali furono studiati da Gino Rebora, Guido Semenza, Giacinto Motta, Ulisse Del Buono, Renzo Norsa. Sull’argomento fu pubblicata, da Italo Brunelli, una monografia assai ampia e approfondita, sia pure di interesse prevalentemente lli era ispettore generale del

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2.10.3.2 Studi teorici sulle linee di trasmissione dell’energia elettrica e relativi problemi

L’elevata competenza italiana attinente nel campo della trasmissione dell’energia elettrica è attestata, oltre che dal valido libro di Brunelli, anche dalle dispense, non pubblicate, ricavate dalle lezioni tenute da Giacinto Motta (1870-1943) presso il Politecnico di Milano (38). L’accuratezza dell’analisi, la vastità dei temi affrontati, il rigore metodologico, l’elevata matematizzazione, talune soluzioni originali di problemi inerenti all’ottimizzazione economica ed alla stabilità meccanica, fanno di questo documento una testimonianza della vasta cultura e preparazione dei nostri progettisti.

L’attenzione dedicata alle linee di trasmissione è perfettamente comprensibile visto il loro elevato costo, che, con l’aumentare delle distanze, era ormai divenuto una voce consistente dell’investimento necessario alla realizzazione di una rete elettrica; la suddetta attenzione è giustificata anche da seri problemi quali quello della protezione delle linee dalle sovratensioni di origine esterna e interna e quello delle scariche verso terra. Il problema della protezione delle linee ricevette attenzione pari, se non superiore, a quello del loro calcolo meccanico ed elettrico.

Semenza, Vallauri, Pizzuti, Ferrari, Campos, Carpat, Gola, Barassi scrissero varie memorie in proposito e Piazzoli pubblicò una monografia, che rappresentava - proprio in quanto monografia di notevole importanza e di elevato livello scientifico dedicata a un tema specifico - una vera rarità nella pubblicistica elettrotecnica italiana di quel periodo. Tra i risultati conseguiti in campo teorico si possono citare quello di Semenza inerente al sistema di protezione dalle scariche atmosferiche di sottostazioni e cabine fondato sulla gabbia di Faraday e quello di Campos inerente al sistema di smorzamento delle sovratensioni, basato sulle caratteristiche elettriche della linea.

2.10.4 Sviluppi degli studi sulle macchine elettriche

Gli studi sulle macchine elettriche si arricchirono di nuovi contributi, come attestò la grande Esposizione di Torino del 1911 e come confermò un sensibile incremento delle ricerche.

38 Motta è stato progettista e direttore lavori della linea Grosotto - Milano e successivamente ha anche ricoperto la carica di presidente della Edison.

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Successivamente al Grassi, uno dei più illustri studiosi di macchine d’inizio secolo, il settore delle macchine elettriche venne studiato da Giancarlo Vallauri. Questi divenne uno dei più grandi nomi dell’elettrotecnica italiana insieme al suo maestro e suocero L. Lombardi. Altri nomi non meno importanti furono L. Donati, E. Morelli, G. Semenza, Piola e G. Sartori, il quale nel 1913 iniziò le proprie ricerche sui motori asincroni, che si conclusero nel dopoguerra con l’ideazione di un nuovo importante tipo di motore asincrono autocompensato.

2.10.4.1 Testi universitari e manuali

Numerosi furono i testi di elettrotecnica, che contenevano capitoli dedicati alle macchine elettriche. Si può menzionare a tal proposito il testo di Lombardi “Lezioni di elettrotecnica” del 1907 (pubblicato in seconda edizione ampliata nel 1913 con il titolo “Corso teorico-pratico di elettrotecnica”), che rappresentò inoltre un’alternativa, come manuale universitario, al “Corso di elettrotecnica” di Grassi. Altro esempio di testo / manuale di minor successo fu quello di A. De Maria.

Testi universitari dedicati del tutto alle macchine elettriche furono quello di Giulio Pardini “La pratica di costruzioni elettromeccaniche” ed i due volumi di E. Morelli del 1913 “Costruzioni elettromeccaniche”. Il testo di Pardini si rivolgeva ai tecnici professionisti, che avevano solo poco tempo da dedicare allo studio, quello di Morelli era di livello teorico, anche se non paragonabile ai maggiori manuali tedeschi o francesi; quest’opera rappresentò comunque il primo trattato italiano di macchine elettriche.

Quanto suddetto non deve far pensare ad un notevole sviluppo degli studi italiani nel campo delle costruzioni elettromeccaniche, in quanto questo era un argomento, che continuava ad essere sottovalutato nelle scuole di ingegneria rispetto ad altri, quali ad esempio le linee di trasmissione o le misure di potenza. Nel 1922 A. Barbagelata, presentando al lettore la prima edizione del suo trattato sulle macchine elettriche, affermava che il corso di macchine da lui tenuto presso il Politecnico di Milano non aveva proprie esercitazioni, perciò le prove di laboratorio si dovevano effettuare durante le esercitazioni del corso di misure. Egli sosteneva che in questo modo non era evidentemente possibile un vero corso di costruzioni elettromeccaniche

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2.11 Uno sguardo all’Europa: gli ingegneri elettrotecnici