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Prime applicazioni industriali dei generatori: le centrali elettriche

2.4.1 Il caso Edison

T. A. Edison, successivamente all’esposizione di Parigi, diede inizio alla distribuzione di energia elettrica da centrali elettriche per mezzo di reti di distribuzione a tensione costante, sulle quali gli utenti erano connessi in derivazione. Tale metodo di connessione in derivazione è divenuto poi di uso comune, sostituendo quello di connessione in serie (29).

Le prime due centrali elettriche Edison per l’illuminazione pubblica furono quella di Appleton nel Wisconsin, che alimentava 250 lampadine, e quella di Pearl Street a New York con 4 motrici a vapore da 125 HP e 4 dinamo. Edison aveva costruito tali centrali in modo innovativo per raggiungere la potenza, fino ad allora insuperata, di 80 kW per macchina. Ambedue queste centrali furono inaugurate nel 1882. Le particolari innovazioni di Edison furono l'armatura - del tipo a tamburo, non più avvolta con fili ma con sbarre conduttrici assicurate meccanicamente e solidamente attraverso le perforazioni del nucleo - e gli induttori, che erano formati con fasci di elettromagneti paralleli, sottili e lunghi.

Successivamente l'americano H. A. Rowland, resosi conto che le macchine di Edison non raggiungevano la potenza desiderata, introdusse la nuova teoria dei circuiti magnetici ed il tedesco G. Kapp e i due fratelli inglesi J. e E. Hopkinson (come già riportato precedentemente) fornirono indicazioni per la progettazione delle macchine dinamo. Secondo tali dettami il sistema induttore doveva avere bassa riluttanza magnetica e quindi essere grosso e corto, anziché sottile e lungo. A seguito di queste nuove teorie Edison realizzò le sue nuove dinamo, massicce e robuste, ottenendo le stesse potenze iniziali, ma con un peso, un volume e un costo di gran lunga minori. Successivamente al consolidamento razionale della teoria le fabbriche aumentarono e realizzarono su vasta scala macchine di elevata potenza.

29 La figura di Edison non era ben vista. Lo stesso Galileo Ferraris (1847-1897), destinato di lì a poco a meritarsi la fama di grande elettrotecnico, fu inizialmente molto cauto a proposito del sistema Edison. Quanto vide all’Esposizione Universale di Parigi gli fece però mutare in parte opinione. Espresse, infatti, grande ammirazione per la macchina generatrice di Edison, mentre non lo convinse il sistema di distribuzione dell’energia elettrica dell’americano, affidato al controllo umano e perciò soggetto a errori e disattenzioni.

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Nel 1890 l'industria di fabbricazione del macchinario elettrico e quella di produzione e di distribuzione dell'elettricità erano ben consolidate, per quanto non "standardizzate". Macchine dinamo, ad anello piatto, a tamburo allungato, a poli interni, a poli conseguenti, bipolari e più raramente multipolari, si contendevano il mercato con diverso successo. Per quanto atteneva invece alla situazione degli impianti di distribuzione dell’elettricità sull’ “Electrical World” erano citati 50 diversi tipi d'impianti con lampade ad arco in serie e misti; tuttavia il sistema con distribuzione in derivazione a tensione costante prese rapidamente il sopravvento in tutto il mondo.

Nel 1890 la compagnia Edison a New York gestiva 5 stazioni produttrici con una potenza complessiva di 3600 kW, quasi tutta impiegata nell’illuminazione elettrica a incandescenza. In Europa si affermarono molte case produttrici di materiale elettrico, di crescente importanza, fra cui in Germania la Siemens - Halske, la Schuckert, la Allgemeine Elektricitäts Gesellschaft, la Helios, in Inghilterra la Siemens Bros, la Brush, la Crompton, in Ungheria la Ganz, in Svizzera la Oerlikon, la Thury. In particolare in Italia si ebbero tre costruttori di dinamo: la Compagnia Edison, il Tecnomasio e l'Officina Rivolta.

Dal 1883 al 1890, sotto iniziativa delle suddette case produttrici, vennero realizzati gli impianti elettrici nelle principali città europee. Il sistema a corrente continua a 110 V, adottato da Edison in America, era stato realizzato nella maggior parte delle città europee quali Milano, Berlino, Colonia, Amburgo, Hannover, Elberfeld, in alcune centrali di Londra, Parigi, Napoli, ecc. In molti di questi impianti si ebbero i primi dispositivi regolarizzatori ed egualizzatori del carico, ovvero le batterie di accumulatori (30).

30 Gli accumulatori furono inventati da G. Planté, che li preparò con lastre di piombo immerse nell'acqua acidulata e sottoposte a formazione attraverso numerose serie di cariche e scariche, e perfezionati da C. A. Fauré, che immaginò di abbreviare il processo di formazione applicando preventivamente uno strato di ossido di piombo. Gli accumulatori dopo questa fase non subirono più perfezionamenti importanti e conservano ancora oggi le primitive caratteristiche.

2.4.2 La centrale di via Santa Radegonda in

dimensioni 49,3 m x 14,2 m ed era munita di sistema Edison in corrente continua a tre fili con dinamo mosse da motori a vapore. La suddetta centrale alimentava all’interno della cerchia dei Navigli, su distanze non superiori ai 1000 m, gli impianti di illuminazione pubblica, in particolare i portici di piazza Duomo. L’impianto fu ampliato nel 1886 con 2 alternatori monofase da 100 kW e 200 V per alimentare il teatro Dal Verme. In seguito

incremento dell’illuminazione

ntrale di via Santa Radegonda in Milano

L’entrata in funzione della storica centrale Edison di via Santa Radegonda a Milano nel 1883 (fig. 2.9)

di un periodo caratterizzato da un proliferare diffuso di iniziative nel campo della produzione dell’energia elettrica, che riflettevano lo stato di una tecnologia in vorticoso mutamento. La cen

situata in un edificio a tre piani di dimensioni 49,3 m x 14,2 m ed era munita di sistema Edison in corrente continua a tre fili con dinamo mosse da motori a vapore. La suddetta centrale alimentava all’interno della cerchia ze non superiori ai 1000 m, gli impianti di illuminazione pubblica, in particolare i portici di piazza Duomo. L’impianto fu ampliato nel 1886 con 2 alternatori monofase da 100 kW e 200 V per alimentare il teatro Dal Verme. In seguito

mento dell’illuminazione, fu installato un altro impianto simile in via Gian Battista Vico.

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L’entrata in funzione della storica ia Santa Radegonda a (fig. 2.9) segnò l’avvio di un periodo caratterizzato da un proliferare diffuso di iniziative nel campo della produzione dell’energia elettrica, che riflettevano lo stato di una tecnologia in vorticoso mutamento. La centrale era situata in un edificio a tre piani di dimensioni 49,3 m x 14,2 m ed era munita di sistema Edison in corrente continua a tre fili con dinamo mosse da motori a vapore. La suddetta centrale alimentava all’interno della cerchia ze non superiori ai 1000 m, gli impianti di illuminazione pubblica, in particolare i portici di piazza Duomo. L’impianto fu ampliato nel 1886 con 2 alternatori monofase da 100 kW e 200 V per alimentare il teatro Dal Verme. In seguito, per esigenze di fu installato un altro impianto simile in via Gian Battista Vico.

2.5 La figura di Galileo F