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D escrizione del Regno d i Napoli, Nap 1671.

Che modo è da tenere, perchè almeno in fin d ’ anno gli associati si ricordino del N Istitutore?!!

2 D escrizione del Regno d i Napoli, Nap 1671.

3 V. Fr a n c e s c o d e’ Pi e t r i, S toria N apoletana, Napoli, M ontanara, 1634. N ell'an­ tica cappella (sono parole del De’ P ietri) della fam iglia Se r i p a n d o nella cldesa a r ­

civescovile fu antichissim a tavola del Gi u d i z i o u n i v e r s a l e, d i p ittu r a greca, rubata ne'tempi de’re aragonesi p er esser cosa d i gran prezzo.

* An g e l o Di Co s t a n z o, S to ria del Regno d i Napoli, Lib. V ili, pag. 181, Napoli,

Nè a provare la nobiltà e il lustro di questa famiglia m ancano al­ tri gravissim i documenti, specie nel duomo e nella chiesa di S. G iovan n i a C arbonara di Napoli. 1

N ella cattedrale si legge la seguente epigrafe :

Fr a n c i s c o Se r i p a n d o P a tritio N ea p . L eg io n is italieae p ra e f. p r ò

F erd. I I., a quo p o s t fu g a to s hostes o p p id u m C asapuzzianae prò em e- ritis stip en d iis aeeepit,Jo a n n. Fr a n c i s c u s n epos, eques H ie ro so ly m ita n u s

ac m ilita ris copiae tn b u n u s, et Jo a n n. Pa u l u s p ro n ep o s p a lm a r is r e tr i-

butionis h aeres, m em ores viriu tis PP. 1588.

E in S. Giovanni a C arbonara sono queste altre iscrizioni : 1.

Jo a n n. Ba p t. Se r i p a n d o E re m ita n i C ollegii con cio n a to ri p u ro et in s i­

g n i r a r i e x e m p li viro, et m en tis o ptim ae, J oan n ella M a te r f . la c rym a n s. V ìx. ann. X X X V I 1 I - M D L X .

2.

An t o n i o Se r i p a n d o , cujus fid e atque d o ctrin a scriben dis epistolis

E lysiu s C ard. A ra g o n iu s usus fu e r a t, u ni m o rta liu m m axim e am icoru m causa n ato, qu i vìx . ann. L V , Jacobus f r a t r i o ptim o, MDXXXIX.

3.

Ja n o Pa r r h a s i o qu od sibi socius in re litte r a ria f u is s e t, An t o n i u s

Se r i p a n d u s testam ento f . ju s s it.

4.

Fr a n c is c o Pu c c i o, qu od bon aru m a rtiu m sibi m a g iste r f u is s e t, A n­

t o n i u s Se r i p a n d u s e x testam ento f . ju s s it.

III.

A questa nobilissima e antica fam iglia apparteneva Girolamo Se* ripando, il quale non è a dire quanti incitamenti e stimoli ne ricevesse a continuare le gloriose tradizioni de’ suoi maggiori. Egli s’ im battette in un’ età eh’ era, come dice uno scrittore, travagliata da privati e da pubblici sdegni, da proprie armi e forestiere, da ambizioni e da spe­ ranze egualm ente sfortunate; in un’ età in cui si erano già sparsi i sem i

della Riforma, che doveva poi spezzare 1’ unità del cristianesim o. E però i mali della chiesa e della società civ ile, la religione di Cristo

1 E bbero i Seripando p e r arm a gentilizia un leone dorato in cam po azzurro, che nella d estra ha una stella d ’argento.

disconosciuta dagli uni e ab u sata dagli altri, la dignità um ana svilita col più orribile pervertim ento m o ra le , dovettero profondam ente am a­ re g g ia r 1’ animo di lui infin dalla prim a giovinezza. O n d e , m utato il primitivo divisam ento di avviarsi al foro, fece pensiero di rip arare nella solitudine affin di ritem prare e ringag liardir 1’ animo suo con le più ardue virtù, e rendersi più atto a giovare alla p atria e alla religione. F erm ato pertanto questo consiglio, dell’ età di 14 anni, vestì le divise di frate agostiniano in Napoli nel convento di S. Giovanni a C arbonara. C osa veram ente singolare ! Da quello stesso ordine che p e r più anni allevò nel suo seno il primo autore della eresia del secolo XVI, usci­ rono i più valorosi campioni che difesero i dommi del cattolicism o. E, per tacere di molti altri, come Ambrogio Fiandino napoletano, A ndrea B auria ferrarese, Pietro Aurelio Sanuto veneziano e Girolamo N egri da Fossano nel Piemonte; il più ardente propugnatore delle dottrine ca t­ toliche fu Girolamo S eripando; il quale nel Concilio di Trento, dove in­ tervenne prim a come Generale del suo ordine e poi come Legato, con la su a sapienza e con la efficacia dell’ eloquio folgorò la nascente eresia. ' E ra in que’ tempi G enerale degli A gostiniani Egidio da V iterbo , che per la singolare sua dottrina ed eloquenza era salito in gran ri­ nom anza, e fu particolarm ente am m irato dal Pontano, dal Bembo, dal Sadoleto e da Leone X, che lo insignì della porpora cardinalizia.

Questi conobbe im mantinenti l’ egregia indole del Seripando, e si argom entò di trarn e abbondanti frutti con una savia co ltura, e giova­ nissim o ancora lo scelse per suo segretario. Chi avesse Girolamo a m ae­ stri ne’prim i suoi anni, non è ben certo; m a, volendolo congetturare dal suo rapido progredire negli studi, è forza credere che essi fossero ottimi. Ben presto in lui si apprese un forte am ore non solo delle scienze filo­ fiche e delle teologiche discipline, m a delle lingue altresì, g re c a , la ­ tina ed ebraica, riconciliando così due cose che non dovrebbero mai an d a r disgiunte, cioè la lettera tu ra e la scienza, e ristabilendo il con­ nubio del bello col vero, di cui quello è naturalm ente lo specchio e l’ immagine. Del che certam ente fa fede una lettera del Poggiano, nella quale il Seripando è comm endato particolarm ente per aver saputo con­ giungere ad una profonda dottrina una ra ra eloquenza, allontanandosi dal costum e di parecchi de’ suoi contem po ranei, che con ruvido stile

1 V. l’epigram m a di Niceforo Sebasto anche dell’ ordine erem itano: Si qua fides fastis, eadem que et dira B ritannis

Pelagium , afris haec protulit A urelium . T ris tia sic laetis m iscet Deus : unde venenum

Prodiit, hinc fundit scorpius antidotum . A ugustinensis sic tu, Seripande, Lutherum

e barbara lingua solevano esporre le dottrine teo lo g ich e, non senza grave fastidio degli ascoltanti. 1

In preferenza delle altre le lettere latine furono le sue delizie , e così attesam ente studiò negli antichi c la s s ic i, che in breve acquistò fama di ottimo latinista ; e nel Concilio di Trento fu deputato , come riferisce il Lagom arsini, a scriverne i canoni e i decreti. 2 E, quando i Padri del concilio tridentino stabilirono che, una essendo la fede cri­ stiana, una fosse eziandio la m aniera di am m aestrare il popolo nelle credenze religiose e negli uffizi di pietà; fu dal pontefice Pio IV tra ­ scelto insieme con altri dottissimi teologi a dettare il catechism o ro ­ mano. 3 Quanto poi avesse in pregio Cicerone che non rifiniva mai di leggere, si può di leggieri raccogliere da quello che ne h a scritto il celebre Ortensio Landi, scrittore di que’ tempi. Costui ne’ suoi dialoghi ritrae il Seripando come am m iratore di T u llio , e lo introduce a r a ­ gionare contro chi pariavane con dispregio. 4 E con la lettu ra dell’A r- pinate si andava lavorando lo stile, e talvolta ne toglieva di peso a l­ cune sentenze, o, per dir meglio, le traduceva. Ma a tutti gli studi il Seripando antepose quello della B ibbia, sembrandogli c h e , quanto di vero, di sublime e di bello si trovi sparso e diffuso nelle opere anti­ che, quivi tutto fosse riunito senza m istura di falso e di reo e con mi­ rabile accordo di verità. E tanto svolse e meditò quel divino volume che in breve 1’ ebbe m andato tutto a mente.

Dell’ ardore che recò il Seripando negli studi, si hanno due chia­ rissim e prove. L ’ una è la celebre biblioteca che per opera di lui sorse in Napoli in S. Giovanni a C arbonara , e l’ a ltra è la prem ura e gli sforzi che fece per indurre Paolo Manuzio a stabilire in Rom a la sua stam peria.

La fam osa biblioteca di S. Giovanni a C arbonara, i cui libri furono trasferiti nella nazionale, è dovuta al Seripando. Q uesta che fu tanto am m irata dal Montfaucon, dal R ogissart, dal W inckelm ann e da altri eruditi, conteneva, fra le altre, le opere di tutt’ i classici greci e latini con diversi antichi commenti, e moltissimi codici. E ra ancora assaissim o pregiata perchè vi si conservavano i m anoscritti autografi di F . Egidio da Viterbo, del P arrasio , dello stesso S eripando, della Gerusalem m e