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È DNA PROVA SICDRA DEGLI STUDI LETTERARI DE’ LICEI ?

Mio caro Olivieri,

Vuoi dunque sapere che cosa io pensi de’risultam enti della G a ra L e tte r a r ia ì Sebbene con una certa ripug nanza, io vo’ c o n te n ta rti, ed eccomi a dirti con la solita schiettezza il mio sentim ento.

L a G a ra ( ne sia d ata la debita lode all’ onor. Ministro Baccelli che 1’ h a istituita) è un mezzo efficacissimo per incoraggiare i giovani e per incitarli a dare alla letteratu ra nazionale quella im portanza che veram ente deve avere. M a è ancor essa una prova della coltura le t­ tera ria de’ nostri licei? Io non credo. P arecchi g iornali, lo s o , han fa tto , dopo quell’ esperim ento, un g ra n dire sulla deplorevole condi­ zione degli studi letterari nella penisola. A sentir le loro nenie parrebbe che i nostri giovani fossero tutti colpiti di stupidità e di cretinism o. Queste g e re m ia d i, fatte nel modo che s a i, m’ h a n n o , grandem ente commosso. Se (ho detto fra me) si dovesse giudicare dalla m aniera ostrogota che adoperano costoro nello scrivere e dalle sgram m aticature di cui ingemmano i loro articoli ; chi potrebbe m ettere in dubbio la re altà dello scadim ento letterario in Italia? Ma fortunatam ente di questa decadenza gl’ indizi e le prove si hanno da ricercare più nei loro spro- loquii che negli esperim enti della G a ra L ette ra ria .

Vediamo. Quali sono i giovani che hanno il dritto di prender parte alla G a r a ? F o rse quelli soltanto che h an dato prova di svegliato in­ gegno e di profondi studi nelle lettere? N o , m a chiunque ottenne la

lic en za d' o n ore ; il che vuol dire che all’ arduo agone si ammettono anche coloro che conseguirono appena sette punti in ciascuna delle sv ariate m aterie che si studiano ne’ tre anni del liceo, cioè anche quelli che n e’ vari insegnam enti adoperarono una costante diligenza, o , per dir meglio, m ostrarono di aver sgobbato su’ libri più degli altri. Il premio, infatti, della L ic e n za d ’O nore si concede, non all’ ingegno e al valore straordinario, m a al costan te lavo ro , c o n sta n ti la b o ri, per servirm i delle parole stesse del diploma. Che questi giovani per la costanza e 1’ a s­ siduità del lavoro siano m eritevoli di lodi e di p re m i, chi potrebbe dubitarne ? ma che essi negli studi delle lettere siano i migliori, e che soli possano far prova del grado a cui s’ eleva la coltu ra lettera ria ne’ nostri licei; questo non si può afferm are se non da chi h a poca o nessuna esperienza nell’ insegnam ento. I giovani che hanno più spiccate tendenze per le lettere, si volgono in ispecial modo alla lettu ra degli scrittori antichi e de’ moderni, a lla filologia, alla critica, e m irano ad acquistar squisitezza di gusto con lo studio de’ buoni autori e facilità e garbo nello scrivere con la frequenza degli esercizi. O ra costoro, per attendere a tutte queste c o s e , ordinariam ente non pongono la stessa diligenza in tutte e singole le materie_ del liceo , e però è difficile e per poco im possibile che ottengano la lic en za d ’ on ore. Onde privi di cotal titolo, sono esclusi dalla G a ra L e tte r a r ia, e non possono cimen­ ta rsi con gli altri loro com pagni, a ’ quali sentono di esser molto supe­ riori negli studi letterari.

O ra esclusi d a lla G a ra i migliori nelle le tte re , perchè privi della

L ic e n za d ’ O n o r e , ed am m essi soltanto quelli ch e , avendo atteso con diligenza a tutte le m aterie del lic e o , non si son potuti perfezionare nella lettera tu ra; qual m araviglia è che non siansi ottenute quelle splen­ dide prove ch’ eran da desiderarsi? Da giovani che nella m aggior parte h an superato gli a ltri non p er ingegno e profondità di studi, m a sol­ tanto per la diligenza, 1’ assiduità e la costanza del lavoro, si poteva veram ente sp erare quella m aturità di p e n s ie ro , quella fam iliarità coi classici, quella squisitezza di g u sto , quella conoscenza della storia cri­ tic a della n ostra lettera tu ra, senza di cui è impossibile tra tta re arg o ­ m enti della natu ra di quello eh’ è stato d a to , non h a g u ari, ai giovani nella G a ra L e t te r a r ia ì

A proposito di questo tem a, non ti pare che abbia ancor esso conferito al poco favorevole successo di quella prova? Il te m a , se ri­ co rdi, è stato questo: D e 'n o b ili in ten d im e n ti a c u i, d a D a n te a l M a n ­ z o n i , i p iù g r a n d i sc r itto r i ita lia n i h ann o rivo lto l ’ a rte d e lla p a ro la .

letteratura, e , quel che più rilev a , richiede studi speciali. Se i giovani, nel trattarlo , avessero voluto lim itarsi soltanto alle opere di D ante, del P e tra rc a , del Boccaccio , od anche a quelle del solo M achiavelli o del solo M anzoni, avrebbero dovuto scrivere un grosso volume. Infatti, anche i m igliori, come ho saputo, oppressi, da una parte, dalla v astità dell’argom ento, e s tre tti, dall’ a ltra , dalla brevità del tem po, si videro non poco im pacciati. Scrissero sino alla sera, ed alcuni anche al buio: pochi compirono il lavoro, quasi tutti non potettero rivederlo e copiarlo.

E fosse vasto soltanto il tem a! E sso a me pare che richiedesse anche studi speciali. E per v e rità , senza questa m aniera di studi cre­ di tu che sia possibile fare in pochissim o tempo la critica delle ope­ re de’ più grandi scrittori da Dante al M anzoni? Si vuol forse confon­ dere l’ insegnam ento della lettera tu ra italiana che si dà ne’ licei con quello che si dà nelle università e nelle scuole N orm ali Superiori ? Chi non sa che questi sono stu d i sp e c ia li, che, di loro n atu ra più ampi e profondi, mirano a form are gl’insegnanti di lettere italiane n e’licei; e quelli, invece, condotti con minore am piezza e profondità, servono alla

coltura g en era le? Or come si può pretendere dagli alunni di liceo ciò eh’ è proprio degli studenti di U niversità o di scuola N orm ale Superiore? come si può p ro p o rre , senza confondere cose disparate e d iv e rse , a quelli che attendono alla coltu ra g en era le un tem a che richiede stu d i speciali ? Senti questa eh’ è curiosa assai. L ’ anno scorso la Giunta E s a ­ minatrice C entrale per la L ic e n za L ic ea le trovò molto difficile questo tema : « D e lla d ifferen za d e lla sa tira d a l libello : si p r o v i con g li esem pi del P a r in i e d ell'A re tin o », e fece una buona lav ata di capo all’ e sa­ minatore che 1’ aveva dato. Il tem a fu giudicato molto superiore alla capacità de’ giovani che hanno compiuto il corso del liceo. Or, dopo un anno appena, gli stessi alunni liceali divengono capaci di svolgere un tem a assai più arduo e vasto, a tra tta re il quale a un Carducci, a un Com paretti, a un D’Ancona sarebb e appena bastevole un anno. Che contraddizione è mai questa!

Non dico poi nulla della esag erazio n e, dell’ esclusivismo e della diversità de’ criteri che son soliti adoperarsi dalle Commissioni E sa ­ minatrici. Quante volte ne abbiamo discorso insieme! Quante volte ab- biam veduto applicarsi, nell’esam e degli alunni liceali, criteri assoluti! Gli esam inatori (chi può dubitarne ?) sogliono essere i migliori ingegni della penisola; m a vagheggiando essi assai sublimi ideali nelle loro m enti, intendono appunto con questi id e a li, senza altri rig u a rd i, r i­ scontrare e rag g u ag liar gli scritti de’ giovani, giudicandoli spesso alla medesima s tre g u a , a cui la critica m oderna suol giudicare le opere dei grandi scrittori. Oh se scendessero un poco da quell’ a lte z z a , quanto diverse apparirebbero le cose!

ad uno, non può piacere ad un altro. Chi negli scritti desidera la fi­ lologia, chi la squisitezza del gusto, chi la prettezza della form a ita­ liana, chi la spigliatezza e la vivacità dello stile m oderno, chi la critica sto rica, e chi la critica estetica. Onde avviene che gli stessi scritti che da una commissione sarebbero lodati, da un’ a ltra sono riprovati ; que’ lavori che da un esam inatore sarebbero levati a cielo, da un altro sono tenuti come insufficienti ; e si finisce d’ ordinario coll’ accettare il giudizio di chi h a m aggiore autorità fra gli altri. Quindi quelle R e­ lazioni scoraggianti, che fanno credere agli stranieri che l’ Italia mo­ derna sia divenuta la te rra de’ Zulù o de’ Krum iri.

Con questo però non intendo dire, mio caro Olivieri, che gli studi letterari ne’ licei non lascino nulla a d e s id e ra re , e che i risultam enti che se ne otten g o n o , siano tali da dovercene contentare. T u tt’ altro : molto e molto ancora rim ane a fare per condurli a quel grado di per­ fezione eh ’ è nei desiderii di tutti coloro a cui sta a cuore l’ increm ento de’ buoni studi in Italia. E , per dire an ch’ io una delle tante cose che mi sem brano necessarie a raggiungere lo scopo desiderato, a me p are che agli alunni liceali debba lasciarsi più lungo tempo per attendere alle libere letture de’ migliori scrittori ita lia n i, per form arsi il g u s to , per esercitarsi convenientem ente nell’ a rte difficilissima dello scriv ere; p er d a r e , in so m m a, agli studi lettera ri quella im portanza che e s s i , volere o non volere, hanno veram ente nella istruzione secondaria cla s­ sica. Non credere poi che con questo io intenda riprovare la varietà delle m aterie che s’ insegnano ne’ licei. P er me la v arietà di cosi fatti in segnam enti, considerata per sè m edesim a, è necessaria a lla co ltu ra g en era le eh’ è lo scopo precipuo degli studi se co n d a ri o m e zza n i che si voglian dire, ed è richiesta dallo svolgimento arm onico delle facoltà intellettive de’ giovani. M a si è provveduto a b b a s ta n z a , affinchè tutti questi insegnam enti armonizzino perfettam ente fra loro? Si fa sem pre in modo che tutti si contengano entro i limiti p re scritti, e nessuno sconfini a danno degli a ltr i, e forse de’ più im portanti? Affidati questi insegnam enti ad uomini che fanno professione di studi s p e c ia li, non avviene sovente che e s s i, tirati dall’ am ore della disciplina che coltiva­ n o , escano da’ confini che sono loro asse g n ati? I loro intendim enti (c h i potrebbe n eg arlo ?) sono ottimi e lodevolissim i; m a il danno di cui sono c a g io n e, è più grave di quel che si pensi. Turbano cosi l’arm onia che vi dovrebbe essere fra le varie m a te rie , snaturano gli studi secondari c la ssic i, convertendoli di g en e ra li che veram ente debbono e s s e r e , in

specia li. Il che spesso non avviene senza discapito delle povere lettere, le quali spesso debbono rasseg n arsi al Q uod su perest ec.

Vengo ora alla conchiusione. Vogliam o veram ente che la G a ra dia migliori risu ltati, e divenga la giusta m isura degli studi letterari di ciascun liceo ? Si diano tem i più proporzionati alla capacità e agli

studi de’ giovani liceali: si adoperino criteri meno esagerati ed esclusivi nel giudicare i loro scritti: si am m ettano alla nobile tenzone ind istin ta­ mente tutti coloro che hanno ottenuto la licenza liceale: si faccia in modo che ne’ vari insegnamenti del liceo non si sconfini ec. ec.

Questo è , gentilissim o amico, il p arer mio intorno a’ risultam enti della G a ra , nè g ià intendo darlo fermo o sicuro; m a il pongo innanzi a’ più saggi di me, acciocché mel m ostrino falso, se esso è , o, se di­ ritto, 1’ approvino. Addio.

Fr a n c e s c o Li n g u i t i.