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ANALISI DEGLI ESITI DELLE VALUTAZIONI DA GORIZIA A ROMA, TRA ITALIA ED EUROPA

4.3.5 Dai paesi del Corno d’Africa: Eritrea, Somalia, Etiopia

Sempre alta negli ultimi quattro anni è stata la richiesta di protezione da parte dei cittadini provenienti dal Corno d’Africa: Somalia, Eritrea ed Etiopia, in particolare dalla Somalia e dall’Eritrea, da dove nel 2013 la richiesta nei paesi UE è aumentata del 235% ed in Italia più del 300%, in arrivo dalla Libia, che dopo la caduta di Gheddafi non contiene più le partenze dalle sue coste verso l’Europa.

Dall’Eritrea la fuga è spesso l’unica alternativa per vivere, e il rischio della vita per raggiungere la meta è altissimo. Secondo il rapporto 2013 di Amnesty

International253, in Eritrea l’arruolamento militare nazionale continua ad essere

obbligatorio e a tempo indeterminato con l’utilizzo delle reclute per lavori forzati, per donne e uomini e con l’estensione dell’addestramento militare per i minori. La società eritrea ha subito un processo crescente e pervasivo di militarizzazione, che ha radici dai tempi del dominio italiano, quando le truppe coloniali erano la principale risorsa della colonia, e che si è alimentato in trent’anni di lotta per la liberazione dall’Etiopia, forgiando un nazionalismo militare ed aggressivo. Gli oppositori al regime non sono tollerati e sono incarcerati in condizioni inumane, sottoposti a torture e maltrattamenti, il dittatore Isaias Afewerki mantiene il potere attraverso un clima di terrore; non vi è libertà di professione religiosa se non per le fedi autorizzate dallo Stato. L’unica forma di opposizione al regime è la diaspora: la fuga dal Paese è ritenuta espressione del dissenso contro il governo, ed i familiari di chi fugge spesso ricevono minacce e discriminazioni254. I richiedenti asilo eritrei dal 2010 al 2013

hanno ottenuto in Europa nella maggior parte una protezione (la Norvegia e la Svizzera gli Stati che maggiormente hanno riconosciuto lo status di rifugiato, che però non sono paesi della Ue e pertanto non figurano nelle statistiche sotto riportate), come pure i richiedenti asilo della Somalia.

In Somalia dagli anni ’90 vi è guerra civile, in particolare nelle regioni meridionali e nella capitale Mogadiscio, che vede in contrapposizione fazioni su base clanica (i clan, basati sull’appartenenza a genealogie familiare, sono l’elemento di base della società somala). L’Italia come ex potenza coloniale in Somalia, ha sostenuto inizialmente il regime di Siad Barre ed è poi intervenuta nella fallimentare azione militare dell’Onu “Restore hope”; continua ora ad avere un ruolo di primo piano nei negoziati per sostenere la stabilizzazione del Paese255. In Somalia la popolazione vive in condizioni di grande mobilità a causa del conflitto, i giovani crescono in un clima di violenza e grave instabilità, con scarse possibilità di istruzione ed assistenza256 (anche le Ong non riescono a fornire aiuto per i rischi e gli

253 Amnesty International “Rapporto 2013. La situazione dei diritti umani nel mondo. – Africa sub-sahariana.

Eritrea”, edizioni Fandango libri, maggio 2013

254 Atlante geopolitica – Eritrea, Treccani 2013, al sito: http://www.treccani.it/geopolitico/paesi/eritrea.html 255 vedasi “Somalia. Bonino, accordo di Addis Abeba tappa importante per la stabilizzazione” articolo su

«Internazionale», 29 agosto 2013 e “Italia-Somalia. Bonino, superamento crisi somala è essenziale” articolo su «Internazionale»,, 18 settembre 2013

256 Per i giovani somali il fatto di essere cresciuti privi di istruzione, se non nelle scuole coraniche, e in un

clima di guerra, nell’incapacità di vedere risolvere i conflitti con modalità diverse dalla violenza, incontrano poi in molti casi difficoltà, nei Paesi di migrazione, ad integrarsi, a trovare impiego lavorativo e a trovare un equilibrio psicologico in particolare per il forte legame culturale che mantengono con il paese di origine.

attacchi, come ha subito Medici senza Frontiere lo scorso anno257), per loro non resta

che la fuga dal Paese: più di un milione sono i somali che hanno cercato salvezza all’estero, la diaspora somala è una delle più grandi al mondo, soprattutto dopo la carestia che ha colpito il Corno d’Africa nel 2011. Circa 800.000 persone si sono rifugiate nei campi profughi in Etiopia e in Kenya, altri migrano verso i paesi del Golfo persico, il Sud Africa e l’Egitto, e in pratica una minoranza riesce a raggiungere l’Europa o il Nord America. I somali che migrano mantengono un forte legame con la famiglia, il clan, la terra di origine; nei paesi di accoglienza con difficoltà si inseriscono nella vita sociale, e creano comunità fra di loro. Chi migra in Europa ha la responsabilità di sostenere con le rimesse la famiglia, spesso l’intera famiglia allargata che si trova in Somalia ma non solo, anche nei campi profughi o in altri Stati, con la possibilità di foraggiare indirettamente la guerra civile. Non sempre è stato ritenuto positivo per loro chiedere asilo in Europa: ad esempio in Gran Bretagna tra il 2002 e il 2009 i migranti somali nel 50% circa dei casi, non chiedevano asilo per evitare di essere obbligati ad essere accolti in località lontane dalle loro comunità, in centri di accoglienza che chiedevano loro l’impegno di avviarsi ad una integrazione, e non li metteva in condizione di lavorare subito per inviare denaro alla famiglia. Per questo motivo in Gran Bretagna molti migranti somali hanno chiesto asilo solo se fermati dalle forze dell’ordine258.

Personalmente per lavoro, ho incontrato negli ultimi 2 anni circa 30 ragazzi somali e anch’io ho potuto verificare il forte legame con la loro comunità, qui in Italia o in altri paesi europei, con la famiglia in Somalia o nei campi in Kenya, e le difficoltà nell’integrazione. Ma rimanere nell’irregolarità in Italia, o anche negli altri paesi europei, non è per loro conveniente, pure il lavoro nero con la crisi economica è diminuito, sono diminuite le possibilità di accoglienza abitativa insieme a connazionali, e il rischio di essere fermati e denunciati per immigrazione irregolare è diventato maggiore. Un comportamento assai diffuso è stato, negli ultimi anni, quello di ottenere la protezione in Italia e poi spostarsi in altri Stati del nord Europa dove, se non riescono a trovare una sistemazione da connazionali e un lavoro irregolare, cercano di ottenere assistenza, seppur temporanea, presentando spesso una nuova domanda di asilo. Prendono tempo per poi essere rinviati in Italia, cosa che in molti

257 Vedasi comunicato “Perché MSF ha deciso di lasciare la Somalia” 23-08-2013 al sito:

<http://www.medici senzafrontiere.it/notizie/>.

casi viene effettuata senza l’attivazione della procedura in base al regolamento Dublino.

figura 9

figura 10 Tabella 13

Variazione della percentuale di riconoscimento di protezione in prima istanza dei cittadini eritrei

status prot. suss. prot uman. tot. Protezione Gorizia 2010 100,0% 0,0% 0,0% 100,0% Gorizia 2011 54,5% 9,0% 27,2% 90,7% Gorizia 2012 100,0% 0,0% 0,0% 100,0% Gorizia 2013 52,2% 2,2% 2,2% ? ? 56,6% Italia 2010 61,0% 24,2% 1,1% 86,3% Italia 2011 59,4% 24,5% 5,1% 89,0% Italia 2012 39,5% 30,4% 5,7% 80,3% Italia 2013 62,0% 27,7% 4,0% 93,7% Europa Ue 2010 37,0% 27,4% 2,3% 66,7% Europa Ue 2011 34,4% 33,1% 2,7% 70,2% Europa Ue 2012 28,5% 33,5% 1,3% 63,3% Europa Ue 2013 34,7% 38,2% 2,7% 75,6%

Per Ue e Italia 2013 dati tratti da Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 14-3-2014

Tabella 13bis

Variazione della percentuale di riconoscimento di protezione in prima istanza dei cittadini somali

status prot. suss. prot uman. tot. Protezione Gorizia 2010 42,8% 42,8% 14,4% 100,0% Gorizia 2011 19,8% 78,2% 2,0% 100,0%

Gorizia 2012 12,5% 87,5% 0,0% 100,0% Gorizia 2013 80,0% 20,0% 0,0% 100,0% Italia 2010 30,2% 58,0% 3,0% 91,2% Italia 2011 36,8% 56,3% 2,2% 95,3% Italia 2012 27,0% 56,5% 1,4% 84,9% Italia 2013 20,6% 75,6% 0,9% 97,1% Europa Ue 2010 11,3% 44,0% 11,5% 66,8% Europa Ue 2011 16,3% 46,1% 5,5% 67,9% Europa Ue 2012 14,2% 44,4% 2,4% 61,0% Europa Ue 2013 16,6% 26,2% 19,2% 62,0%

Per Ue e Italia 2013 dati tratti da Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 14-3-2014

Analizzando gli esiti delle valutazioni delle domande di asilo degli eritrei e dei somali, risulta evidente come ai cittadini dell’Eritrea sia riconosciuto più frequentemente lo status di rifugiato in base alla convenzione di Ginevra del ’51. Lo stato dittatoriale e persecutorio nei confronti di coloro che disobbediscono alle ferree e militaresche regole di vita civile, creano situazioni per cui molte persone fuggono dopo aver subito persecuzioni e maltrattamenti, o temono a ragione di essere perseguitati, per motivi di opinione politica o religione, essendo privati della libertà di professare una religione diversa da quelle autorizzate o di obiettare al servizio militare indeterminato, o comunque di esprimere diverse idee dal regime259.

Ai cittadini somali invece viene facilmente riconosciuta la protezione sussidiaria, poiché in Somalia si vive in un clima di guerra civile dove gli abitanti rischiano danni gravi e individuali alla vita a causa della violenza indiscriminata260.

Le CCTT, dalla lettura di alcuni verbali di audizione, nel valutare i somali si concentrano prevalentemente nell’accertamento della reale provenienza dal Paese e dalle zone di conflitto, in alcuni casi approfondiscono il ruolo svolto in patria e le vicende vissute: fuggono i civili ma anche, ritengo però una minoranza, miliziani, persone che hanno finanziato o sostenuto una fazione contro un’altra e che possono essere stati attivi in azioni terroristiche.

L’Italia rispetto ai paesi della Ue, concede protezione a questi richiedenti in percentuale molto più alta in prima istanza, il legame storico a questi paesi ex-colonie italiane predispone forse ad un più facile riconoscimento?