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ANALISI DEGLI ESITI DELLE VALUTAZIONI DA GORIZIA A ROMA, TRA ITALIA ED EUROPA

4.3.10 Dalla Russia

Un doveroso accenno va fatto all’elevatissimo numero di richieste asilo a livello europeo da parte di cittadini russi, seppure in Italia il fenomeno non sia presente. Il numero dei richiedenti asilo dalla Russia, in gran parte ceceni, di cui molti minorenni con le loro famiglie, è in crescita, i paesi di destinazione maggiori sono Germania, Francia e Polonia. Ma il riconoscimento ad una protezione non supera il 20%.

figura 15 Tabella 19

Richiedenti asilo dalla Russia

2010 2011 2012 2013

Totale richieste in UE 19600 18955 25010 42065

Germania 1410 1880 3415 15475

Polonia 4795 4305 6085 12760

Francia 4695 4480 6015 5010

Fonte dati: Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 14-3-2014

Ma dalla Russia cercano rifugio anche leader di opposizione al governo di Putin, persone vittime di maltrattamenti in carcere, discriminati per l’orientamento sessuale. Nel corso del 2013 le libertà civili in Russia hanno subito una restrizione particolarmente grave; come rileva l’ultimo report di Human Right Watch275,

nell’ultimo anno sono state emanate leggi e norme introdotte per limitare le libertà e reprimere la società civile, come la legge che punisce la promozione di “orientamenti sessuali non tradizionali” o la legge “Foreign Agent” che impone a tutte le Ong russe di registrarsi come agenti stranieri se ricevono finanziamenti dall’estero. Inoltre un

274 Cfr. Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione “Questioni maggiormente rilevanti in ordine

alla legislazione italiana a tutela delle vittime di tratta” ASGI, 30 settembre 2013, pag.8.

dato preoccupante è riportato da un dossier dell’associazione inglese IRR (Institute of race relation) che denuncia come alcuni richiedenti asilo in Europa non siano stati accolti in sicurezza, senza adottare misure di tutela per la loro incolumità da interventi di servizi segreti russi. E’ citata la misteriosa uccisione di Alexander Dolmatov, trovato morto in un centro di espulsione a Rotterdarm dopo aver ricevuto il diniego della richiesta di protezione internazionale, e altre situazioni in Inghilterra a Glasgow. Nei paesi europei in questi anni pare sia stata sottovalutata l’impostazione repressiva del governo di Putin. La maggior parte dei richiedenti asilo russi in Europa, pare provenga dalla Cecenia e dalle regioni del Caucaso settentrionale, dove vi è una forte instabilità ed insicurezza, dove chi viene incarcerato può subire torture e maltrattamenti: nella zona si hanno notizie di rapimenti, sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali276.

I clamorosi arresti dei militanti di Greenpeace e delle cantanti Pussy-riot, le immagini di discriminazioni pubbliche nei confronti delle persone LGBT, hanno palesato il pericolo per tanti russi impegnati in Ong, per chi si oppone o semplicemente esprime pubblicamente la propria idea, il proprio orientamento non “allineato”.

4.4 Analisi delle valutazioni a confronto

Dopo aver analizzato i dati riferiti ai paesi di provenienza dei richiedenti la protezione internazionale, significativo è osservare come gli organi presi in considerazione abbiano nel complesso valutato le richieste esaminate.

Ovviamente le decisioni sono collegate ai casi valutati. I prevalenti paesi di provenienza dei richiedenti esaminati possono differire da CT a CT e motivare le differenze nelle percentuali di protezioni o dinieghi, ma, come si è evidenziato sopra nell’analisi delle valutazioni in base ai paesi di provenienza (purtroppo non per la CT di Roma), le divergenze possono esserci anche nella valutazione di situazioni simili, nell’applicazione della normativa o nella lettura delle condizioni dei paesi di origine.

Tra CT di Gorizia e CT di Roma si pone subito in evidenza un maggior riconoscimento dello status di rifugiato a Roma, maggiore anche della media

276 Aisha Maniar “The fear thet stalks asylum seekers from the russian federation”, Istitute of Race Relations,

London, May 16, 2013, consultabile al sito: <http://www.irr.org.uk/news/the-fear-that-stalks-asylum- seekers-from-the-russian-federation/>.

nazionale sino al 2012, e una differenza in merito alla decisione di riconoscere la protezione sussidiaria: in entrambe le CCTT vi è stato dal 2010 al 2013 un incremento della percentuale di riconoscimento di questo tipo di protezione, ma più bassa a Roma, dove sembra si sia preferito optare per la protezione umanitaria. La bassa percentuale di riconoscimento della protezione sussidiaria, più bassa anche della media italiana, sembra confermare quanto i giudici del Tribunale di Roma hanno segnalato: cioè che i commissari della CT di Roma diano una limitata interpretazione del concetto di conflitto, e di rischio per la persona in situazioni di violenza diffusa, e questo fatto potrebbe aver comportato un limitato utilizzo della protezione sussidiaria da parte loro, e il conseguente esito positivo del 50% dei ricorsi.

Tabella 20

Valutazioni delle CCTT nel 2010

Gorizia Roma Italia Europa

status CG 9,7% 20,9% 14,9% 12,1%

Prot. sussidiaria 11,8% 4,0% 12,7% 9,1% Prot umanitaria 15,9% 31,6% 26,1% 3,4% Tot. Protezione 37,4% 56,5% 53,8% 24,8%

Valutazioni delle CCTT nel 2011

Gorizia Roma Italia Europa

status CG 6,0% 11,7% 8,0% 12,2%

Prot. sussidiaria 13,3% 5,2% 10,0% 9,0% Prot umanitaria 11,5% 25,3% 22,1% 3,8% Tot. Protezione 30,9% 42,2% 40,1% 25,0%

Valutazioni delle CCTT nel 2012

Gorizia Roma Italia Europa

status CG 8,7% 15,7% 6,8% 13,8%

Prot. sussidiaria 24,3% 11,8% 15,0% 10,4% Prot umanitaria 27,2% 30,4% 51,6% 2,4% Tot. Protezione 60,3% 57,9% 73,4% 26,6%

Valutazioni delle CCTT nel 2013

Gorizia Roma Italia Europa

status CG 11,8% 15,4% 12,3% 15,5%

Prot. sussidiaria 29,4% 13,5% 21,9% 12,9% Prot umanitaria 14,1% 21,9% 29,8% 5,5% Tot. Protezione 55,3% 50,9% 64,0% 33,9%

Per Europa e Italia 2013 dati tratti da Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 14-3-2014

Il confronto dei dati della tabella evidenzia quanto differiscano nel complesso gli esiti delle valutazioni delle richieste di asilo fra Italia e media europea, in particolare in merito alla protezione umanitaria, anche se la fonte da cui si sono tratti i dati rileva il numero delle protezioni umanitarie solo in pochi Stati.

protezione internazionale277, per quelle situazioni che evidenziano “la sussistenza di

gravi motivi di carattere umanitario” o “risultanti da obblighi costituzionali o internazionali dello Stato italiano”278. La normativa non precisa quali possano essere i gravi motivi di carattere umanitario, pertanto l’interpretazione può essere assai ampia, come hanno dichiarato i giudici di Trieste: motivi di salute o di età, ma anche per una grave instabilità politica del Paese di origine, episodi di violenza o scarso rispetto dei diritti umani nello Stato di provenienza, carestie, disastri naturali o ambientali. Gli obblighi costituzionali o internazionali possono inoltre riguardare il principio di non

refoulement, nei confronti quindi di persone per cui vi è un concreto pericolo di

subire torture o pene o trattamenti inumani o degradanti in caso di rientro nel Paese di origine.

Come affrontato al capitolo 1, il governo italiano è però ricorso al rilascio di protezione umanitaria nel 2011 nei confronti dei migranti tunisini arrivati in gran numero, con motivazioni prettamente economiche, per sanare una situazione di difficile gestione con rimpatri forzati ed espulsioni. E forse anche in altri casi la protezione umanitaria è stata ed è un escamotage per evitare i costi elevati di un programma di rimpatri assistiti.

La possibilità di ricorrere alla protezione umanitaria, rende comunque la normativa italiana maggiormente tutelante nei confronti di chi è migrante forzato. L’elevata percentuale di decisioni delle CT che hanno richiesto al questore il rilascio di permesso di soggiorno per motivi umanitari, evidenzia come la protezione internazionale non contempli tante altre forme di rischio o di necessità di asilo, mentre la protezione umanitaria è forse oggi quella forma di tutela che può realizzare il diritto di asilo costituzionale, se anch’essa non viene svuotata di senso da un ricorso improprio.

La protezione umanitaria, consigliata dalla CT per i richiedenti asilo che non possono ottenere la protezione internazionale, consente l’accesso ai servizi di accoglienza ed integrazione del sistema Sprar, ma il permesso di soggiorno rilasciato, della durata di un anno, non consente il ricongiungimento familiare, né la

277 Decreto Legislativo 25/2008 all’articolo 32 recita: “Nei casi in cui (la CT) non accolga la domanda di

protezione internazionale e ritenga che possano sussistere gravi motivi di carattere umanitario, la Commissione trasmette gli atti al Questore per l’eventuale rilascio del permesso di soggiorno ai sensi dell’art. 5, c. 6, del D.Lgs. n. 286/98”

278 Decreto Legislativo 286/98 all’articolo 5 comma 6 recita: “Il rifiuto o la revoca del permesso di soggiorno

possono essere altresi' adottati sulla base di convenzioni o accordi internazionali, resi esecutivi in Italia, quando lo straniero non soddisfi le condizioni di soggiorno applicabili in uno degli Stati contraenti, salvo che ricorrano seri motivi, in particolare di carattere umanitario o risultanti da obblighi costituzionali o

parificazione ai cittadini italiani nell’accesso al lavoro e alla casa; è però convertibile in permesso di soggiorno per lavoro. Si tratta in un certo senso di una protezione “meno impegnativa” per lo Stato, perché non impegna al rilascio di alcuni servizi, come invece prevede la protezione internazionale con obblighi e standard definiti a livello di Ue.

Gli Stati europei che utilizzano maggiormente la protezione umanitaria, in base a normative interne e con standard di accoglienza e assistenza diversi, sono nell’ordine la Polonia, l’Olanda, l’Italia e la Finlandia, oltre alla Svizzera. Nella tabella sottostante si possono vedere a che nazionalità appartengono le persone che maggiormente hanno ottenuto il riconoscimento al diritto a tale protezione nel l’ultimo quadrimestre del 2013.

Tabella 21

Fonte: EASO “Quarterly Asylum Report, Quarter 3, 2013” 279

279 Rapporto Easo consultabile al sito: < http://www.enaro.eu/download/18.7c00d8e6143101d166d21c8/

Le decisioni di riconoscimento dello status di rifugiato in Italia, in prima istanza, sono state tra il 7 e il 15% negli ultimi quattri anni, una percentuale leggermente inferiore rispetto all’Europa. E’ stata utilizzata prevalentemente per i cittadini eritrei, iraniani, somali e sudanesi. In Europa lo status in base alla CG, nel 2013 è stato percentualmente più riconosciuto dal Regno Unito, Francia e Norvegia, e per cittadini iraniani, eritrei, siriani, iraqueni e cingalesi. (Fonte dati Eurostat).

Le decisioni di riconoscimento della protezione sussidiaria in Italia, sempre in prima istanza, sono state tra il 10 e il 22% negli ultimi quattro anni, una percentuale superiore rispetto all’Europa che non ha superato nel 2013 il 13%, nonostante l’aumentata presenza di siriani in fuga dalla guerra. In Italia è stata utilizzata maggiormente per cittadini di Mali, Somalia, Afghanistan e Sudan. In Europa la protezione sussidiaria, nel 2013 è stata percentualmente più riconosciuta in Bulgaria, Malta, Svezia e Finlandia, e per cittadini siriani, apolidi, eritrei, maliani e somali.

Evoluzione delle decisioni delle Commissioni Territoriali in Italia 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 2010 2011 2012 2013 Protezione Umanitaria Prot Sussidiaria Status CG figura 16

Evoluzione delle decisioni in prima istanza nei paesi UE 0% 2% 4% 6% 8% 10% 12% 14% 16% 18% 2010 2011 2012 2013 Protezione Umanitaria Prot Sussidiaria Status CG figura 17

figura 18

figura 19

Complessivamente in Italia nel 2013 il 64% delle domande di asilo esaminate dalle CCTT hanno ottenuto una forma di protezione, contro il 34% della media della UE.

Se si potessero avere dati più dettagliati anche dai Tribunali, per analizzare le decisioni sui ricorsi presentati dai richiedenti asilo in seguito al diniego alla protezione internazionale, si potrebbe avere un quadro più realistico sugli esiti della procedura. E’ presumibile credere che più di un terzo dei ricorsi presentati ai Tribunali per la seconda istanza ottengono esito positivo, pertanto è realistico dedurre che più del 75% dei richiedenti asilo esaminati in Italia ottiene un esito positivo.

Secondo i dati elaborati nel report 2012/2013 dell’AIDA “Not there Yet: An NGO Prospective on challenger to a fair and effective common european asylum

system”, in Italia nel 2012 il 64% dei ricorsi ha ottenuto esito positivo presso i giudici dei Tribunali (il 25,8% ha ottenuto la protezione internazionale e il 38,2% la protezione umanitaria), mentre in Europa solo il 19,1% dei ricorsi ha ottenuto esito positivo. Mancano dati per avere un quadro esaustivo sulle decisioni che vengono prese in base al Paese di provenienza presso i giudici dei Tribunali.

Tabella 22

Fonte: AIDA “Not there Yet: An NGO Prospective on challenger to a fair and effective common european asylum system”, 2013, su dati Eurostat .

progetto Sprar del Comune di Rovigo, posso dire che il 20% dei casi valutati dai giudici del Tribunale, prima di Gorizia e poi di Trieste, tra il 2007 al 2013 ha ottenuto esito positivo come dallo schema seguente, e le persone che hanno ottenuto tali esiti erano cittadini del Camerun, Nigeria, Togo e Afghanistan.

Tabella 23

ESITI PROCEDURA ASILO SPRAR ROVIGO

STATUS SUSS UMAN. attesa DINEGO DINvinto attesa DINperso

AFGHANISTAN 1 1 CAMERUN 2 2 0 6 5 1 1 EGITTO 2 ERITREA 2 GUINEA EQ 1 1 MALI 1 NIGERIA 5 3 9 4 5 PAKISTAN 1 2 2 1 1 REP.DEM.CONGO 3 1 RUSSIA 4 4 SIERRA LEONE 2 SOMALIA 1 TOGO 2 4 3 1 10 4 9 7 26 13 2 13