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DALLA CADUTA DEL MURO DI BERLINO SINO AD OGG

1.4.2 Verso una politica comune europea sull’asilo

Durante il Consiglio Europeo di Tampere, tenutosi il 15 e 16 ottobre 1999, pochi mesi dopo l’entrata in vigore del Trattato di Amsterdam, si delineano gli obiettivi politici e strategici per l’armonizzazione della politica comune sull’asilo e l’immigrazione55. In quell’occasione il Consiglio consegue importanti risultati dietro

52 cfr. Lauso Zagato, op. cit

53 L’articolo 3 comma 2 del Trattatao sull’Unione Europea recita: “L'Unione offre ai suoi cittadini uno spazio

di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate per quanto concerne i controlli alle frontiere esterne, l'asilo, l'immigrazione, la prevenzione della criminalità e la lotta contro quest'ultima”

anche la spinta della situazione di emergenza vissuta in quegli anni per i profughi provenienti dai Balcani, e l’enfasi mediatica data dalla mobilitazione in quel periodo degli organismi di tutela dei rifugiati, sostenuti dall’ECRE (European council of refugees and exiles) con solleciti da parte dell’Unhcr56. Gli SM si impegnano ad operare per istituire un sistema comune europeo dell’asilo e per promuovere una Ue aperta, sicura ed impegnata a rispettare gli obblighi derivanti dalla Convenzione di Ginevra e di altri strumenti internazionali di tutela e salvaguardia dei diritti dell’uomo, nel pieno riconoscimento del principio di non refoulement. In quella sede viene inoltre decisa l’istituzione del Fondo Europeo per i rifugiati (istituito poi nel settembre 2000) con l’obiettivo di sostenere e incoraggiare gli interventi di accoglienza dei rifugiati degli SM57. Ma anche a Tampere non viene tralasciato

l’aspetto della difesa delle frontiere, viene sollecitata la definizione del sistema di controllo Eurodac58, e nelle conclusioni della Presidenza si precisò che la libertà

all’interno dell’Unione:

non dovrebbe, tuttavia, essere considerata appannaggio esclusivo dei cittadini dell'Unione. La sua stessa esistenza serve da richiamo per molti altri che nel mondo non possono godere della libertà che i cittadini dell'Unione danno per scontata. Sarebbe contrario alle tradizioni europee negare tale libertà a coloro che sono stati legittimamente indotti dalle circostanze a cercare accesso nel nostro territorio. Ciò richiede a sua volta che l'Unione elabori politiche comuni in materia di asilo e immigrazione, considerando nel contempo l'esigenza di un controllo coerente alle frontiere esterne per arrestare l'immigrazione clandestina e combattere coloro che la organizzano commettendo i reati internazionali ad essa collegati. Queste politiche comuni devono basarsi su principi che

56 vedasi Nadan. Petrovic “ Rifugiati, profughi, sfollati: breve storia del diritto d’asilo in Italia dalla

Costituzione ad oggi” ed. Franco Angeli, 2011, pag. 52.

57 A partire dal 2000 in seguito alla decisione del Consiglio della Ue n°596 del 28 settembre 2000, la

Commissione europea ripartisce annualmente le risorse del fondo tra gli SM, esclusa la Danimarca che non vi ha aderito, sotto forma di cofinanziamenti che concorrono alla copertura delle spese per la realizzazione di progetti di accoglienza, integrazione e rimpatrio volontario assistito

58 “ Il sistema Eurodac permette ai Paesi dell’Unione europea (UE) di aiutare a identificare i richiedenti asilo

e le persone fermate in relazione all’attraversamento irregolare di una frontiera esterna dell’Unione. Confrontando le impronte, i Paesi dell’UE possono verificare se un richiedente asilo o un cittadino straniero, che si trova illegalmente sul suo territorio, ha già presentato una domanda in un altro paese dell’UE o se un richiedente asilo è entrato irregolarmente nel territorio dell'Unione” tratto da Regolamento (CE) n. 2725/2000 del Consiglio dell'11 dicembre 2000, che istituisce l'«Eurodac» per il confronto delle impronte digitali per l'efficace applicazione della convenzione di Dublino.

siano chiari per i nostri cittadini e offrano allo stesso tempo garanzie per coloro che cercano protezione o accesso nell'Unione europea59.

In seguito, con le modifiche previste anche nel Trattato di Nizza60, che rivede

le modalità di decisione delle istituzioni della Ue in materia di asilo, immigrazione e libera circolazione, le attività comunitarie in materia si avviano e risentono del mutato clima internazionale e delle relazioni politiche in seguito all’attentato alle Twin Towers di New York dell’11 settembre 2001. L’aspetto di difesa delle frontiere, di esternalizzazione della politica di asilo si evolve di pari passo all’adozione di direttive e regolamenti per armonizzare gli standard di accoglienza e di qualifica dei rifugiati e le procedure di riconoscimento.

Di particolare importanza sono in seguito le decisioni assunte con il cosiddetto Programma dell’Aja, adottato dal Consiglio europeo del 4 e 5 Novembre 2004, affiancato dal successivo Piano di azione che elenca le priorità della Ue tese a rafforzare la lotta contro il terrorismo, ad impostare una politica dell’immigrazione implementando la cooperazione con i Paesi terzi anche con programmi per la riammissione e il rimpatrio degli immigrati, oltre a concretizzare una procedura comune di asilo e la gestione integrata delle frontiere esterne della Ue. Il Programma dell’Aja e il suo Piano d’azione offrono il quadro di riferimento per definire la politica di immigrazione e di asilo come quella in materia di polizia, che sono tuttora gli obiettivi condivisi, ridefiniti nel Libro verde presentato dalla Commissione europea il 6 giugno 2007. Il sistema europeo appare deciso nel migliorare e riformare la regolamentazione del diritto di asilo e le procedure di accesso a tale diritto, ma con la prevalente tendenza a salvaguardare gli interessi nazionali.

In seguito al Trattato di Amsterdam, per armonizzare le politiche di asilo sono adottati importanti regolamenti e direttive che influenzano le legislazioni degli Stati in materia.