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ANALISI DEGLI ESITI DELLE VALUTAZIONI DA GORIZIA A ROMA, TRA ITALIA ED EUROPA

4.3.2 Dalla Nigeria

Una costante dal 2010 ad oggi, sia a Roma che a Gorizia, come nel complesso in tutta Italia, è l’alto numero di richiedenti asilo provenienti dalla Nigeria, in percentuale assai maggiore rispetto ad altri Stati UE. I dati di Gorizia evidenziano anche che le donne richiedenti asilo sono, per la maggiore percentuale, provenienti dalla Nigeria. Dalla Nigeria hanno richiesto asilo in Europa circa 38.830 persone tra 2010 e 2013 e il 37% di loro ha presentato istanza in Italia (una simile percentuale, ma inferiore, nel Regno Unito, seguita da Francia e Germania).

Tabella 7

Domande di PI da nigeriani 2010 2011 2012 2013 Rar nigeriani in UE 6805 13075 7520 11430 Rar nigeriani in Italia 1385 7760 1615 3580 Valore % in Italia su UE 20,35% 59,34% 21,47% 31,32%

Dati tratti da: Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 7-3-2014

Il luogo comune ha associato le migrazioni nigeriane a traffici illegali, alla prostituzione e al crimine organizzato (molte sono le ricerche e gli approfondimenti giornalistici che hanno dato risalto a questo214), aspetto che facilmente ha fatto e fa considerare in toto i richiedenti asilo nigeriani dei “finti richiedenti”, che utilizzano la procedura di asilo per ottenere permessi e accoglienza. La Nigeria per lungo tempo è stata considerata una nazione prevalentemente sicura, dove gli abitanti trovano comunque una zona dove vivere bene senza pericoli. Solo negli ultimi due anni gli scontri e gli attentati terroristici negli Stati del nord, per mano di estremisti islamici contro comunità cristiane, ha smosso l’attenzione verso la grave instabilità in cui si trova questo Paese. La Nigeria è ricca di petrolio, è l’ottavo Paese esportatore di petrolio al mondo, molti sono gli interessi del mondo occidentale per lo sfruttamento

214 si cita fra i tanti: “Il traffico di esseri umani dalla Nigeria all’Italia” da L’Internazionale 6 febbraio 2014,

“La criminalità nigeriana in Italia” dal Rapporto sulla criminalità in Italia, Ministero dell’Interno 2007, “MafiAfrica” Inchiesta del Corriere della Sera, maggio 2010, “Dossier: La camorra nera” di Giorgio Mottola in Il Ducato, giornale online dell’Istituto per la Formazione al giornalismo dell’Università di Urbino, 2010, “La mafia nigeriana fra wodoo e computer” Rapporto pubblicato su l’Espresso marzo 2011, numerosi gli articoli pubblicati su “Il Mattino” di Padova fra 2011 e 2013.

di tale risorsa; qui il nuovo colonialismo economico dei paesi del Nord intesse accordi per garantirsi l’approvvigionamento dell’oro nero: solo gli Stati Uniti importano un quinto del petrolio nigeriano e qui hanno fortemente investito215. E’ stato sin’ora un vantaggio per gli Stati occidentali che il Paese sia stato governato sino al 1999 da dittature corrotte, successivamente da Governi eletti ma anch’essi caratterizzati da un alto tasso di corruzione, da incapacità nel gestire l’economia e risollevare uno dei paesi con i peggiori indicatori sociali al mondo (più del 60% della popolazione vive sotto la soglia di povertà e l’aspettativa di vita non supera i 52 anni)216. Questa situazione ha garantito lo sfruttamento da parte delle multinazionali occidentali delle risorse petrolifere nel delta del Niger (fra cui l’ENI e la Shell) e ha però innescato forti conflitti nella zona: da anni gruppi di guerriglia hanno fatto sabotaggi e sequestri di persona in segno di ribellione allo sfruttamento della regione, violenze contro le ditte straniere ma anche fra gruppi etnici per il possesso della terra. La tensione nella zona meridionale è alta come alto è il degrado ambientale e il tasso di inquinamento, provocato non solo dai sabotaggi ma in larga parte dalle estrazioni che le multinazionali effettuano in condizioni di scarsa manutenzione delle strutture e poca attenzione all’impatto ambientale217. Le conflittualità etniche, sempre più spesso

in molte zone violente e di grave ostacolo alla tutela delle libertà civili, il degrado ambientale e la povertà delle zone rurali, la crescita della criminalità urbana, le ingiustizie sociali che non consentono un equo accesso al benessere e la corruzione negli organi dell’amministrazione pubblica218 sono le cause che spingono all’emigrazione o alla fuga molti cittadini nigeriani, attratti anche dal consumismo, dallo stile di vita e dall’ostentazione della ricchezza dei paesi occidentali. Molti hanno avuto come prima meta la Libia da dove poi tanti sono partiti per raggiungere l’Europa via mare. Con la caduta di Gheddafi e la guerra civile, l’esodo dei nigeriani dalla Libia è stato accelerato, insieme ad altri migranti dell’Africa subshariana, e questo spiega l’aumento del dato relativo al loro ingresso in Italia nel 2011. La situazione della Nigeria è complessa ed è un errore considerare la migrazione nigeriana di natura prettamente economica, o pensare che la vastità del Paese consentirebbe una ricollocazione interna per chi si trovi nelle condizioni di dover

215 William Engdahl “Nigeria: Thrown into chaos and a State of civil war: the role of the IMF” Global

Reserce, Canada 27 gennaio 2012, <http://www.globalresearch.ca>.

216 “Nigeria 2013” in Atlante geopolitico Treccani al sito internet: <www.treccani.it/enciclopedia/nigeria>; 217 Manes Luca e Elena Gerebizza “Il Delta dei veleni. Gli impatti delle attività dell’ENI e delle altre

multinazionali del petrolio in Nigeria”, edizioni Altraeconomia 2011

lasciare la propria terra. La Nigeria è uno Stato federale che accorpa molti gruppi etnici, il trasferimento da una zona ad un’altra comporta diventare minoranza e molto spesso vivere ai margini con l’impossibilità di accedere ad eguali diritti del gruppo maggioritario219. Considerare pertanto genericamente fasulli i richiedenti asilo

provenienti dalla Nigeria è un giudizio spesso avventato, perché in Nigeria vi è una grave violazione dei diritti umani e civili e situazioni di diffusa violenza sociale, etnica, regionale e religiosa come relazionano anche i recenti rapporti dell’Unhcr220,

dell’United States Departement of States221 e dell’UK Border Agency222

La Nigeria è uno dei maggiori partner commerciali dell’Italia nell’Africa subshariana, da anni sono in essere accordi bilaterali per la promozione e la protezione degli investimenti; le società italiane hanno investito fortemente: attualmente sono presenti in Nigeria 157 società, di cui 22 di grandi dimensioni, le importazioni italiane nel 2012 erano pari a 855,5 milioni di euro mentre le esportazioni a 475 milioni223. Oltre ad investimenti ed accordi legali, tra Italia e

Nigeria si sono sviluppati anche interessi e investimenti illegali e criminali, in particolare nell’ambito della prostituzione con la conseguente tratta delle donne nigeriane. Queste fitte reti di interessi ed investimenti caricano di responsabilità anche l’Italia e gli altri paesi occidentali (ma da qualche anno anche la Cina che sta intessendo grossi investimenti in Nigeria come in altre parti dell’Africa) per non aver contrastato e osteggiato la corruzione, l’instabilità politica, le ingiustizie, la violazione dei diritti civili e umani, la povertà, ma per aver invece tratto vantaggio da accordi con governi corrotti ed incapaci.

La valutazione dei richiedenti asilo provenienti dalla Nigeria deve pertanto considerare la complessità del Paese di origine, le situazioni individuali possono differenziarsi molto; c’è chi è fuggito da zone dove vi è conflitto contro i cristiani e agisce il gruppo estremista di Boko Haram, chi è scappato da faide familiari e violenti contese per il diritto di proprietà; chi fugge dalla zona del Delta del Niger per violenza diffusa ed estremo degrado socio-ambientale e chi scappa per evitare trattamenti carcerari disumani per reati comuni. Ci sono poi le donne vittime di tratta

219 Cfr. Luciano Lagamba e Katia Scannavini “Migrazioni nigeriane: dati analisi ed esperienze per nuove

prospettive di riflessione”, in Caritas-Migrantes “Africa-Italia. Scenari migratori”, pubblicato da Centro Studi e Ricerche IDOS, progetto co-finanziato dall’Unione Europea e Ministero dell’Interno – Dipartimento per le libertà civili e l’Immigrazione, giugno 2010;

220 Vedasi “Nigeria: no ai rimpatri forzati nel nord-est del paese” comunicato UNHCR del 29 ottobre 2013. 221 Vedasi “2013 Country reports on Human rights practices – Nigeria” United States Departement of State,

27 febbraio 2014

222 Vedasi “Nigeria – Country of origin information (COI) report”, Home Office, UK Border Agency, 14

giugno 2013.

per prostituzione, di violenze e prevaricazioni maschili, mutilazioni, stupri e discriminazioni e violenze contro le persone LGBT. Da non escludere poi chi sfrutta motivazioni, storie inventate e che utilizza la procedura di asilo per regolarizzare la propria presenza; spesso discernere non è facile. Il dato di fatto è che l’esito positivo delle domande di protezione internazionale dei nigeriani è stato negli anni scorsi molto basso.

Come si desume però dai dati sotto riportati tra il 2010 e il 2013 si nota un aumento della percentuale di riconoscimento di protezione per i richiedenti asilo nigeriani. I dati della CT di Gorizia, che, ufficiosamente, si avvicinano ai dati delle CT di Roma (dati non rilevati ma descritti informalmente dai commissari intervistati) evidenziano una variazione dal 3 al 13% di riconoscimento di un tipo di protezione nel periodo, più bassa rispetto al dato complessivo riferito a tutte le CCTT d’Italia, con l’evidente alta percentuale di protezione umanitaria nel 2012 dovuto alla disposizione del Ministero dell’Interno che nel dicembre 2012 ha sanato la posizione dei richiedenti asilo accolti in base alle disposizione dell’Emergenza Nord Africa, concedendo anche a chi aveva ricevuto diniego dalla CT, la protezione umanitaria.

I dati evidenziano inoltre come in Italia i cittadini nigeriani ottengano percentualmente più riconoscimenti positivi rispetto alla media europea: in altri Stati europei molti esiti negativi alle richieste di asilo di nigeriani sono motivate dal fatto che la persona potrebbe trasferirsi in un’altra parte del proprio Paese come previsto dalla Direttiva 2004/83/CE, mentre in Italia tale motivazione non può essere utilizzata perché il legislatore italiano non ha trasposto tale disposizione nel Decreto legislativo 251/2007 di recepimento della direttiva europea (cfr. sentenza della Corte di cassazione 2294/2012224)

Tabella 8

Variazione della percentuale di riconoscimento di protezione in prima istanza dei cittadini nigeriani

status prot. suss. prot uman. tot. Protezione Gorizia 2010 0,0% 1,0% 2,0% 3,0% Gorizia 2011 0,6% 0,6% 10,0% 11,2% Gorizia 2012 5,6% 1,8% 37,7%* 45,1%* Gorizia 2013 0,0% 3,2% 14,5% 17,7% Italia 2010 1,0% 1,5% 13,8% 16,3% Italia 2011 1,1% 1,4% 23% 25,5% Italia 2012 1,3% 2,3% 76,0%* 79,6%* Italia 2013 1,8% 5,8% 40,2% 47,8%

Europa Ue 2010 1,4% 1,1% 3,7% 6,2% Europa Ue 2011 1,6% 1,4% 7,0% 10,0% Europa Ue 2012 2,4% 2,1% 44,6%* 49,1%* Europa Ue 2013 3,7% 3,2% 17,5% 24,4%

* dato "falsato" dalla decisione del governo italiano di concedere protezione umanitaria a tutti i provenienti dal Nord Africa nel 2011 con il progetto ENA

Dati per Ue e Italia 2013 tratti da Asylum and new asylum applicants by citizenship, age and sex Annual aggregated data (rounded) [migr_asyappctza] al 14-3-2014

In riferimento poi alle decisioni prese dai giudici in seguito ai ricorsi presentati dai richiedenti asilo nigeriani, si deve evidenziare che i giudici del Tribunale di Roma hanno dichiarato che negli ultimi anni circa il 50% dei ricorrenti hanno avuto esito positivo con il riconoscimento della protezione sussidiaria o della protezione umanitaria. Anche nella mia personale esperienza, i richiedenti asilo nigeriani che ho seguito nella procedura di riconoscimento della protezione internazionale, nel 33% dei casi ha ottenuto la protezione umanitaria presso la CT e poi il 44,5% dei ricorrenti ha ottenuto presso i giudici del Tribunale di Trieste il riconoscimento dello status di rifugiato o la protezione sussidiaria (il 26,7% ha ottenuto la protezione sussidiaria e il 17,8% lo status di rifugiato).

Proprio in riferimento alla valutazione dei richiedenti asilo nigeriani si deve evidenziare una maggiore diversità nelle decisioni prese fra membri delle CT e giudici. Come dichiarato dal dott. Crescenzi nell’intervista a me rilasciata, e dalla dott.ssa Fanti al Convegno tenutosi a Roma nell’ottobre scorso225, per valutare i richiedenti asilo nigeriani i giudici del Tribunale di Roma hanno approfondito le informazioni sul Paese e le zone di origine, e, verificata la provenienza dell’interessato, hanno concesso la protezione sussidiaria a chi proveniva dalle zone teatro di scontri e violenze per mano dei terroristi islamici e per chi proveniva dalle aree del delta del Niger, precisando che «nella nozione di conflitto rientrano non soltanto situazioni di belligeranza conclamata, ma anche i cosiddetti conflitti a bassa intensità, ove caratterizzati dalla reiterazione di comportamenti violenti, mirati nei confronti di ben individuate categorie di persone, nell’ambito di specifiche aree geopolitiche»226. I giudici ritengono che la diversità di valutazione rispetto alla CT di Roma sia prevalentemente in merito ad una più ristretta interpretazione del concetto di conflitto. Hanno inoltre riconosciuto la protezione sussidiaria alle donne nel caso in cui hanno ravvisato che il pericolo di persecuzione fosse legato al timore di incorrere

225 vedasi testo dell’intervento al sito: http://www.vocisospese.org/wp-content/uploads/2013/10/La-

protezione-ai-cittadini-nigeriani-Dott.ssa-Lucia-Fanti.pdf

in violenze reiterate da parte dei maschi della famiglia, e hanno preso in considerazione la mancanza di protezione offerta dagli organi statali nei confronti delle donne, ma anche in altre diatribe e violenze a carattere familiare.