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Dai singoli processi neuronali alla dinamica complessiva del cervello

La relazione tra la dinamica complessiva del cervello a cui si riferisce (4) ed i singoli processi neuronali (compresi i fenomeni elettro-chimici che avvengono nei singoli neuroni e nelle singole sinapsi) di cui si fa menzione in (5) può essere utilmente descritta come la comparsa di un macro-fenomeno a partire da una miriade di micro-fenomeni. Per comprendere meglio che cosa sia questa re- lazione micro-macro si può pensare alla relazione che intercorre in un gas tra la vibrazione delle sue singole molecole e l’energia ci- netica media che risulta da tali micro-movimenti (energia cinetica media poi ridescrivibile e empiricamente misurabile come tempera-

Sandro Nannini

tura del gas). Se si esamina più nel dettaglio questo esempio e lo si confronta con la comparsa della dinamica cerebrale complessiva a partire dall’attività dei singoli neuroni, è facile comprendere che le relazioni micro-macro possono essere intese o come relazioni con- cettuali tra due modi diversi di descrivere lo stesso fatto o come relazioni di interazione causale tra due diversi livelli di realtà entro un sistema fisico complesso.8

Secondo la prima interpretazione, nel primo esempio, dati i movi- menti delle singole molecole del gas e gli urti che esse hanno sia le une con le altre sia con le pareti del contenitore in cui si trovano ad una determinata temperatura, è data anche l’energia cinetica media del gas stesso. Tale energia in quanto proprietà del gas è solo un modo per ridescrivere in termini astratti, come un macro-fenomeno, la risultante di un certo insieme di micro-fenomeni. In modo analogo si può pen- sare, riguardo al secondo esempio, che anche la dinamica complessiva del cervello sia solo una ridescrizione in termini più astratti dell’in- sieme dei processi neuronali che la sottendono.9

In altre parole secondo questa prima interpretazione la dinamica cerebrale risulta essere una proprietà sistemica complessiva del cer- vello che, in quanto risultante da un insieme di processi neuronali, non gode di alcuna auto-sussistenza ontologica ed è perciò priva del potere di retro-agire causalmente sulla base neurologica che la realizza. (Ciò è vero quanto meno se si ritiene, seguendo D. Hume come fanno in genere oggi i naturalisti, che la causa e l’effetto debbano essere logi- camente e ontologicamente indipendenti l’una dall’altro).

Tuttavia esiste un’altra interpretazione della relazione micro-macro, almeno riguardo al caso che qui ci interessa della relazione tra la dina- mica cerebrale complessiva ed i singoli processi neuronali. Secondo questa interpretazione esiste una vera e propria interazione causale tra l’attività dei singoli neuroni e la loro dinamica complessiva; intera- zione dovuta al fatto che, se l’attività dei neuroni al tempo T1 produce

8 Sui sistemi complessi in generale cfr. Kaplan e Glass (1995).

9 Dennett (1991a) propone in sostanza una teoria di tal genere allorché ricorre alla coppia concettuale illatum-abstractum per descrivere la relazione che intercorre tra stati mentali e processi neuronali; e, di conseguenza, considerando il Self come un «centro di gravità narrativa» dell’attività cerebrale, lo interpreta come un abstractum (Dennett 1991b 474).

Realismo scientifico e ontologia naturalizzata del mentale

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una certa dinamica cerebrale al tempo T2, allora quest’ultima retro-a- gisce causalmente al tempo T3 sull’attività neuronale da cui emerge e così via, finché il sistema, almeno per qualche secondo o decimo di se- condo, si auto-equilibra e si stabilizza in un loop neuronale ricorrente. Si può dire perciò che la dinamica cerebrale descritta in (4) emerge dall’attività della rete neuronale descritta in (5) e che in un certo senso retro-agisce su di essa (Edelman, Tononi 2000 133-147). In questa seconda interpretazione si può parlare perciò di una vera e propria interazione causale tra i singoli processi neuronali e quella dinamica cerebrale complessiva che, da essi stessi generata, implementa gli stati mentali (inclusi gli stati di coscienza) menzionati in (1) e (2).10

Scegliere fra queste due interpretazioni della relazione intercor- rente tra i processi neuronali e la loro dinamica cerebrale comples- siva non è facile. Ma in fondo non è neppure necessario, se l’obi- ettivo principale è qui quello di offrire un abbozzo di ontologia del mentale che renda conto della differenza tra macro-fenomeni e mi- cro-fenomeni senza andare incontro, come il dualismo interazionistico tra mente e corpo, alla violazione della “chiusura del mondo fisico”. Infatti anche la seconda interpretazione, sebbene sostenga l’esistenza di una relazione di causa ed effetto tra i processi neuronali e la di- namica cerebrale e quindi conferisca a quest’ultima autonomia on- tologica, è perfettamente compatibile con una cornice teorica fisica- listica, poiché in essa i processi neuronali interagiscono causalmente non direttamente con gli stati mentali, bensì con la dinamica cerebrale che li implementa. E pertanto, dato che sia i processi neuronali sia la dinamica cerebrale da essi generata sono fenomeni fisico-chimici, la loro interazione causale non viola in alcun modo il principio della chiusura del mondo fisico. Infatti la dinamica cerebrale complessiva ed i singoli processi neuronali da cui emerge appartengono sì a due distinti livelli di realtà causalmente interagenti, ma questi ultimi sono pur sempre entrambi impegni ontologici di un medesimo ordine di dis- corso, quello fisico-chimico della biologia e delle altre scienze hard.

10 Ciò richiede tuttavia che, abbandonato il nominalismo, si ritenga che un oggetto astratto qual è la dinamica cerebrale possa essere considerato un illatum delle neuroscienze. In tal caso infatti sarà possibile, applicando alla dinamica cerebrale il quantificatore esistenziale, considerarla ontologicamente auto-sussistente e quindi capace di retroagire causalmente sui singoli processi neuronali da cui pur emerge.

Sandro Nannini

9. Dalla dinamica cerebrale agli stati psicologico-