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La scienza cognitiva e la conoscenza di senso comune

Pietro Perconti Università di Messina

2. La scienza cognitiva e la conoscenza di senso comune

La proiezione indesiderata dell’ontologia sull’epistemologia è evi- dente nel caso del rapporto tra la scienza della mente e la conoscenza

Naturalismo cognitivo e conoscenza di senso comune

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ordinaria. Ecco a questo riguardo il punto di vista di Xenos, il pro- tagonista di Assassinio a Neurolandia. Un racconto di fantafilosofia (Nannini 2013):

«Xenos aveva sentito Il Gobbo inveire contro Biocog e Fantasy e chiedere puramente e semplicemente la loro espulsione da Neurolandia per il solo fatto di aver costruito degli androidi; ed era rimasto colpito, più che dal profondo disprezzo per i più elementari diritti umani in queste proposte politiche, dal loro retroterra ideo- logico antiscientifico e oscurantista: un misto di pregiudizi contro tutti gli intellettuali e, riguardo all’esistenza dell’anima, di anacro- nistico dualismo cartesiano tra mente e corpo; un dualismo che si trasformava a Neurolandia in una tradizionalissima distinzione ne- oromantica tra esseri umani capaci di provare sentimenti e gelide efficientissime macchine. Quanto questo dualismo fosse divenuto (o forse fosse rimasto) senso comune persino a Neurolandia, centro d’origine degli androidi, Xenos se ne era reso conto appena sceso dall’aereo, guardando su un grande schermo accanto agli avvisi delle partenze e degli arrivi uno spot pubblicitario dove, per recla- mizzare un’automobile, si diceva a un certo punto: “Se non aves- simo un cuore, saremmo solo delle macchine”. Come se ci fosse una contrapposizione tra i sentimenti e i processi fisiologici che li realizzano – pensò Xenos. Come se gli androidi non fossero stati dotati da Biocog di emozioni e le neuroscienze non avessero già mostrato da secoli che le emozioni stesse sono implementate da specifici processi cerebrali che sono parte essenziale del mecca- nismo biologico che ci rende intelligenti!»

Il rapporto tra il discorso scientifico e quello ordinario è una que- stione cruciale per tutti coloro che sostengono la posizione del mate- rialismo riguardo la mente. Il problema sta nella tensione tra il voca- bolario della scienza, fatto di biochimica cerebrale, e quello di ogni giorno, fatto di termini intenzionali, come ʻcredereʼ, ʻsperareʼ e ʻdes- iderareʼ. Nell’affrontare tale tensione si possono tenere tre posizioni. Si può essere eliminativisti, revisionisti oppure conservatori (Perconti 2011). Gli eliminativisti, come Xenos, considerano il vocabolario mentalistico del senso comune come qualcosa di anacronistico, di cui ci si dovrebbe infine liberare a vantaggio di una nuova lingua scien- tificamente corretta. I revisionisti ritengono, invece, che nel discorso di senso comune sui corpi e le menti vi sia qualcosa di profondamente

Pietro Perconti

radicato nella natura umana e che esso debba per ciò essere preservato, magari anche soltanto come una finzione sociale, e reso in qualche modo compatibile con le scoperte scientifiche. I conservatori, dal canto loro, non vedono affatto la tensione appena menzionata e cre- dono che la psicologia del senso comune vada bene così come è, in quanto – seppure in modo ingenuo – non fa che riflettere quella stessa struttura del funzionamento della mente che la nuova scienza della mente sta via via scoprendo sperimentalmente.

Per illustrare la sua posizione su questo argomento, in Mente, corpo e società nel naturalismo forte Nannini (2006) stabilisce una analogia tra il rapporto tra l’individuo e la società, da un lato, e il rapporto tra la mente e il cervello, dall’altro.

«Riassumendo, il senso comune non trova nulla di strano nel dire che i fatti sociali esistono perché si realizzano tramite atti mentali ed azioni d’individui in carne ed ossa; viceversa, sebbene tutti sap- piano che in assenza di un cervello funzionante non si dà nessun pensiero e nessuna attività mentale di alcun genere, la maggior parte della gente trova addirittura assurdo il credere che gli atti mentali stessi siano riducibili a processi cerebrali.

Ora cercherò di mostrare come, in effetti, questo diverso atteggia- mento del senso comune verso il rapporto società-individui, da un lato, e mente-corpo, dall’altro, non abbia alcun fondamento: il problema ontologico è analogo in entrambi casi e suscettibile delle medesime soluzioni. Per mettere in luce questa somiglianza ho però bisogno di tracciare le linee essenziali dell’ontologia filosofica che propongo, muovendomi all’interno di una prospettiva naturalistica, secondo la quale l’uomo è un animale come gli altri prodotto dall’evoluzione bio- logica e pertanto anche la sua mente può e deve essere spiegata come un qualsiasi altro fenomeno naturale.» (Nannini 2006, 196).

L’idea di fondo che viene presentata è che il senso comune dovrebbe abbandonare il vocabolario della differenza tra la mente e il corpo e che, in effetti, possa benissimo farlo, analogamente a quanto fa con il rapporto tra fatti sociali e individuali. Così come non sembrerebbe esserci alcuna particolare difficoltà nel discorso ordinario ad accettare l’idea che i fatti sociali non siano che il risultato di un insieme di fatti individuali, allo stesso modo occorre una analoga riforma epistemo-

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logica e linguistica nel caso del vocabolario mentalistico. Il motivo è che «il problema ontologico è analogo in entrambi casi e suscettibile delle medesime soluzioni (cfr. ibid.). L’ontologia, così, sembra avere una proiezione prescrittiva sulla conoscenza di senso comune.

Questa posizione, tuttavia, sembra andare incontro a due difficoltà. In primo luogo, è dubbio che il senso comune sia riduzionista riguardo ai fatti sociali. In secondo luogo, ed in ogni caso, sembrano esserci delle ragioni naturali che impediscono al senso comune di accettare l’analogia proposta da Nannini quanto alla sfera mentale. La compren- sione di tali vincoli naturali, inoltre, può essere utile per fissare i limiti dell’emendabilità della conoscenza ordinaria da parte della scienza della mente.

3. Il senso comune è riduzionista riguardo ai fatti