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Dal grooming al gossip: pratiche di coesione sociale

Internet e il web 2.0 sono dunque i nuovi strumenti di informazione e di comunicazione appannaggio anche delle masse, che attraverso di essi evadono la centralità dell’informazione inaugurata con l’avvento della stampa e poi consolidata attraverso la radio e la televisione. Certo questo fa sì che in rete abbondino tutti i tipi di contenuto, tra cui quelli più sciocchi o semplicemente banali e intellettualmente privi di spessore. Ma è anche attraverso questo tipo di contenuti che si costruisce e si mantiene la coesione del proprio network di relazioni. A dimostrazione di ciò Standage dedica un capitolo del suo libro al gossip che definisce un fortissimo collante sociale e prende ad esempio la circolazione delle poesie manoscritte nell’Inghilterra dei Tudor. A quei tempi, per evadere

66 le restrittive regole della vita di corte e usufruire di un informale canale di comunicazione, si ricorreva alla circolazione dei poemi in forma manoscritta. Le poesie venivano scritte per commentare particolari avvenimenti e il divertimento consisteva nel capirne il significato nascosto. La stampa era già consolidata da almeno un centinaio di anni, ma non aveva disincentivato la produzione manoscritta. Anzi, attraverso l'avvento della stampa e la conseguente circolazione dei libri il livello di analfabetismo era diminuito e molte più persone potevano quindi dedicarsi alla scrittura e alla produzione di testi manoscritti la cui circolazione aveva un triplice scopo: fungere da strumento di self-improvement (attraverso la raccolta di testi educativi e motivazionali), da mezzo di self-expression (ciò che una persona passava ad un’altra era il riflesso del proprio carattere e dei propri interessi) e da incentivo alla self-promotion (le poesie e gli altri testi fungevano da moneta tra i patroni e i loro protetti).

Le poesie venivano organizzate in raccolte chiamate miscellanee, antologie o commonplace books e in certe occasioni venivano condivise con amici e famigliari di modo che ognuno potesse copiare ciò che più gli interessava. In sostanza è quello che accade oggi attraverso le condivisioni di post sulle piattaforme digitali social dove buona parte dei contenuti sono repins o reblogs postati da altri utenti.

Riguardo alla passione per il gossip e lo scambio di informazioni confidenziali c’è da segnalare anche che ultimamente stanno guadagnando terreno alcune applicazioni che permettono la condivisione di contenuti senza che gli utenti debbano rivelare la propria identità. Tra queste sono da annoverare PostSecret, Whisper e Yik Yak. Mentre i social network tradizionali richiedono agli utenti di registrarsi con il proprio nome, queste app fanno leva sul mistero, sulla curiosità, sul gossip che derivano dall’anonimato. È un’inversione di tendenza se si pensa che è stata proprio la scelta di incentivare gli utenti a svelare la loro identità reale che ha permesso a Facebook di avere la meglio su Myspace, facendo diventare quest’ultimo un “piccolo club di melomani”.99 Whisper, che nell’aprile del 2016 ha superato l,30 milioni di utenti attivi al mese,100 è l’unica delle tre applicazioni all’insegna dell’anonimato disponibile anche in Italia. Lanciata nel marzo del 2012 è stata descritta così da Alexis Madrigal, deputy editor di The Atlantic: “Anyone can post an anonymous message to the service in the form of an image macro: text overlaid on a

99 Caccavella F., 18/02/2014. 100 Heine C., 13/04/2016.

67 picture. When you open the app, you see six such images. Each one has a "secret" on it. You can respond to a message publicly or privately, choosing a public anonymous post or a private pseudonymous chat. Users don't have a public identity in the app. While they do have persistent handles, there's no way to contact them except through the messages they post”.101

Il gossip, lo scambio di confidenze, il confessare segreti hanno radici ben lontane secondo Standage, che osservando i primati scorge la pratica sociale antenata del pettegolezzo. I primati hanno una neocorteccia cerebrale piuttosto grande (varia dal 30/40% del volume del cervello della maggior parte dei mammiferi all’ 80% del volume del cervello umano) e una natura squisitamente sociale. Essi vivono in gruppo e cooperavano tra di loro stabilendo alleanze attraverso la pratica del grooming, ovvero spulciandosi. Si spulciano molto di più di quanto sia necessario per motivi di igiene, alcune specie passano fino a 20 ore settimanali impegnate in questa attività e lo fanno perché è piacevole e rilassante; causa il rilascio di beta-endorfine, un oppiaceo endogeno. Scegliere chi spulciare e chi ammettere alla vista dello spettacolo implica manifestare una preferenza nei confronti di un individuo del gruppo, piuttosto che nei confronti di un altro. Gli esseri umani a un certo punto del loro processo evolutivo sono passati dal grooming al gossip, cioè hanno smesso di spulciarsi e hanno iniziato a parlare e a sparlare degli altri membri del gruppo. Parlare rispetto a spulciarsi ha tre grandi vantaggi: permette di rivolgersi a più persone contemporaneamente, può essere fatto mentre si sta svolgendo un’altra attività e dà la possibilità di entrare a conoscenza di fatti di cui non si ha avuto esperienza diretta. Fare pettegolezzi è spesso ritenuta una deplorevole perdita di tempo e un modo per diffondere bugie, ma scambiare informazioni con gli individui della nostra cerchia di conoscenze è parte centrale dell’essere umano. E così i media of mass self communications, definizione di social media data da Lilie Chouliaraki,, professoressa di Media and Communications della London School of Economics, se da un lato sono spesso considerati strumenti frivoli che pongono al centro la gratificazione personale e il soddisfacimento del proprio narcisismo, dall’altro, proprio in virtù di questa loro peculiarità, sono mezzi di autorappresentazione e quindi di autoaffermazione. È da questa evidenza che parte il presente studio, nel tentativo di capire quanto i nuovi media stiano diventando uno

68 strumento attraverso cui negoziare significati interculturali e favorire l’inclusione sociale dei migranti.