Il percorso di crescita che ha interessato i mezzi di comunicazione nell’era elettrica è stato di una velocità senza precedenti: dal telegrafo al web la tecnologia dell’informazione e della comunicazione è avanzata senza conoscere contraccolpi, né battute d’arresto.
Quanto tempo ha impiegato la scrittura ad affermarsi per esempio dai Sumeri a Gutenberg? E quanto tempo invece è trascorso dall’invenzione del telegrafo a quella dei social media? La differenza è giusto di qualche millennio.
Scrittura, comunicazione e memoria sono tre fattori che si intrecciano, si influenzano e a tratti divengono inscindibili. Secondo Walter J. Ong l’introduzione della scrittura è stata la prima tecnologia della parola che ha trasformato la coscienza degli uomini producendo nuovi modelli di pensiero. “Essa ha creato un linguaggio decontestualizzato, o una forma di comunicazione verbale autonoma, vale a dire un tipo di discorso che, a differenza di quello orale, non può essere immediatamente discusso con il suo autore, poiché ha perso contatto con esso”.77 L’autore continua mettendo in luce che le stesse obiezioni che oggi sono comunemente rivolte ai computer, venivano mosse alla scrittura da Platone nel Fedro e nella Settima Lettera:
- La scrittura (fa dire Platone a Socrate nel Fedro), è disumana, poiché finge di ricreare al di fuori della mente ciò che in realtà può esistere solo al suo interno. La scrittura è una cosa, un prodotto manufatto. […]
- La scrittura distrugge la memoria: chi se ne serve cesserà di ricordare e dovrà contare su risorse esterne quando mancheranno quelle interiori. […]
76 Diminescu D., 2008, p. 568. 77 Ong W., 1982, p. 119.
52 - Un testo scritto è fondamentalmente inerte. […] la parola scritta non può difendersi, mentre lo può fare quella parlata. […] La scrittura è passiva, fuori da un contesto, in un mondo irreale, innaturale.78
Ong ci fa riflettere sul fatto che noi oggi abbiamo interiorizzato la scrittura a tal punto che l’abbiamo fatta diventare una parte di noi stessi e ci sembra difficile pensarla come una tecnologia. Ci siamo impossessati della scrittura e questa è diventata parte del nostro processo di riflessione. Senza la scrittura non sarebbe nato il pensiero analitico. Nelle parole di Ong la scrittura è la più drastica delle tecnologie della parola. “Essa ha dato inizio a quanto la stampa e i computer hanno poi portato avanti: la riduzione del suono a spazio, la separazione della parola dal presente immediato e vivo, nel quale possono esistere solo parole parlate”.79
La tecnologia trasforma le strutture mentali, ma questo cambiamento non va vissuto come un’intrusione dall’esterno. Il fatto che la tecnologia sia artificiale non significa che essa non sia naturale. Artificiale è per definizione tutto ciò che è ottenuto con arte, ovvero per opera dell’uomo. Dunque è insito nella natura umana il fatto di creare tecnologia attraverso la manualità e l’ingegno fin dalla comparsa dell’homo habilis stimata tra circa 2,4 milioni a 1,5 milioni di anni fa e l’arrivo dell’homo sapiens che è avvenuto circa 200.000 anni fa. Attraverso la tecnologia l’uomo cerca di dominare l’ambiente, di trovare soluzioni nuove e questo processo fa parte della sua natura squisitamente “artificiale” nel senso che l’uomo è un artefice, un artigiano, un artista.
Recentemente il sociologo Ferrarotti ha individuato un ulteriore gradino evolutivo da lui definito in tono provocatorio quello dell’homo sentiens. L’homo sentiens è colui che non legge o legge poco e male, si distrae, perde il filo. Non ragiona. Intuisce. È il ritratto che Ferrarotti fa dell’uomo del nostro tempo, che si perde nei meandri dell'informazione globale “tecnicamente-elettronicamente assistita” e non sa discernere, fagocita notizie senza attivare il proprio senso critico. Una sorta di sedentario nomade che può fare il giro del mondo cambiando canale e sintonizzandosi sui social network dei Paesi esteri, senza abbandonare mai la poltrona di casa.80 Un ritratto amaro della condizione umana nell’era del web 2.0, che pone l’accento sull’egocentrismo provocato dal trionfo dell’audiovisivo.
78 Ibid., p.120. 79 Ibid., p.123.
53 Non è una posizione nuova quella di Ferrarotti. Già Ong, in tempi in cui ancora il web 2.0 non era nemmeno immaginabile, aveva sostenuto che la tecnologia elettronica (il telefono, la radio, la televisione, ecc.) ci aveva condotti in un’era di oralità secondaria. Ma non è forse vero che con l’avvento dei social media sta avvenendo il processo opposto? Queste nuove tecnologie della parola non stanno forse dando inizio a una nuova era dominata dalla scrittura? Pensiamo a quanto scriviamo adesso grazie a WhatsApp, Facebook e Twitter. Le applicazioni di messaggistica istantanea così come i social media danno alla parola scritta rinnovata importanza. Nei social media il testo scritto è vivo, viene commentato, condiviso, attaccato e il suo autore ha la possibilità di controbattere in tempo reale instaurando un dibattito che può essere allargato a tutti gli utenti interessati a prenderne parte. Sostenere che l’avvento del web 2.0 e dei social media porti l’uomo ad una regressione evolutiva non significa avere poca fiducia nelle sue potenzialità? Il fatto che c’è chi compra il giornale per leggerne solo i titoli e guardare le figure e con ciò si sente appagato, aggiornato, informato, non esclude che c’è e ci sarà sempre chi legge gli articoli per intero e magari di giornali ne compra più di uno per vedere come una stessa notizia viene resa da più testate e costruirsi così un’idea più esaustiva del fatto. Allo stesso modo c’è chi usa i social media quasi sempre in modo autoreferenziale, a mo’ di diario digitale in cui verbalizza le proprie fantasticherie solipsistiche, ma c’è anche e ci sarà sempre chi usa i social media per fare informazione, per sostenere una causa, per partecipare a campagne di sensibilizzazione, per essere un cittadino attivo.
Qualsiasi giudizio di valore è sterile perché l’evoluzione tecnologica è insita nella natura adattiva dell’uomo, dunque credo che il nostro compito di studiosi sia quello di analizzare il percorso che ci ha condotto fino a qui per capire il passato e cercare di immaginare quale futuro ci aspetta. Se volessimo dipingere un quadro della nostra epoca potremmo farlo attraverso un trittico che rappresenti la velocità, la comunicazione e la scrittura. Ma quando si è innescato questo processo per cui la velocità è divenuta misura del nostro tempo, la comunicazione una dimensione e la scrittura il codice privilegiato? È con il telegrafo che si inaugura la grande stagione della comunicazione veloce a distanza. A Parigi, nel 1838, Samuel Morse brevetta il telegrafo elettrico e il celebre codice, che nasce con l’estendersi delle linee ferroviarie a sancire il patto tra la comunicazione e il movimento. Ciò dimostra che il tempo e lo spazio non sono solamente due dimensioni, ma divengono nell’ambito della comunicazione due variabili, velocità e abbattimento delle frontiere: da Morse al web
54 2.0 l’obiettivo è il medesimo: informazioni veloci e meno costose alla portata di tutti. Nel 1876 viene brevettato il telefono e per la prima volta si supera la barriera dei simboli per approdare a un mezzo di comunicazione che comporta la trasmissione vocale. Nel 1896 poi Guglielmo Marconi, con l’invenzione del telegrafo senza fili, inaugura la comunicazione via onde radio. E così “telegrafo, telefono, jazz, il simbolismo in poesia, la relatività e la fisica dei quanti salutarono la fine dell’era di Gutenberg e delle linee regolari e uniformi dei suoi caratteri e della sua organizzazione”,81 dunque posero fine all’era meccanica inaugurando quella elettrica.
È la radio il primo mezzo broadcasting, cioè una sola emittente per molti riceventi, il cui messaggio quindi è unidirezionale. Questo eleva la radio a primo grande mass media, seguito secondo un criterio cronologico da cinema e televisione. Radio e stampa nel corso del primo conflitto mondiale detengono un enorme potere informativo, nel 1923 per la prima volta la radio viene definita un mass medium82 e negli anni '30, quando l'industria porta ad un’articolata differenziazione del tessuto sociale, la radio diviene il simbolo dell'affermazione della cultura di massa e strumento di intrattenimento per eccellenza. Durante i regimi totalitari e la seconda guerra mondiale la radio diventa poi un importante mezzo di propaganda assieme ai giornali, al cinema e alla televisione.
Lo sviluppo inarrestabile dei mezzi di comunicazione conosce un ulteriore step decisivo nel 1969, quando il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti realizza Arpanet (Advanced Research Projects Agency Network), una rete di computer che si contraddistingue per la velocità nella trasmissione delle informazioni. Il progetto nasce per scopi militari durante la guerra fredda, ma sarà l’antenato di uno dei più grandi progetti civili: Internet. Il web 1.0 nasce nel 1989, quando Tim Berners-Lee dà una nuova architettura ad Arpanet, già ribattezzata Internet, che semplifica enormemente la navigazione. Il world wide web degli esordi è statico, ossia consente un’interazione di tipo unilaterale: l’utente può visualizzare i contenuti forniti dall’autore di un sito, ma non può intervenire su di essi. Le grandi novità introdotte dal web 1.0 sono la multimedialità e l’ipertestualità. La prima consente di fruire di più modalità di comunicazione (audio, video, testo) all’interno di uno stesso supporto, la seconda ha lo scopo di condurre l’utente ad ulteriori unità informative (documenti, immagini, ecc.) a partire da una prima unità ad esse correlata mimando il processo delle
81 McLuhan M., 1967, p. 252. 82 Anania F., 2007, p. 33.
55 associazioni mentali e quindi il ragionamento umano. In un certo senso, attraverso l’iperlinking viene programmato il flusso di coscienza83 perché l’utente può interagire solo con i contenuti disponibili. Affinché da semplice fruitore l’utente diventi interlocutore attivo e quindi anche autore dei contenuti bisogna aspettare l’avvento del nostro secolo che porta in scena il web dinamico, il cosiddetto web 2.0. Dalla comunicazione broadcast si passa alla comunicazione intercast, cioè una modalità interattiva in cui gli interlocutori hanno la possibilità di scambiarsi opinioni, oppure di condividere un contenuto da commentare. È la bidirezionalità comunicativa offerta dalle piattaforme di social networking84 per cui non c’è più una divisione netta tra l’autore del messaggio e il suo ricevente, ma i contenuti vengono co-costruiti. Lo schema comunicativo è “da molti a molti” e non più “da uno a molti”. Alle precedenti proprietà del web (la multimedialità e l’ipertestualità) se ne aggiunge una nuova e rivoluzionaria: l’interattività. Gli utenti non solo possono accedere ai contenuti, ma possono modificarli, condividerli, commentarli, crearli. Assistiamo quindi alla riproduzione virtuale delle pratiche sociali e non è un caso perciò che questi nuovi strumenti di comunicazione si chiamino social media. Con essi si completa quello che Lev Manovich, docente del Computer Science Program alla City University di New York, Graduate Center, ha definito “il passaggio di tutta la cultura, in ogni sua espressione, verso forme di produzione, distribuzione e comunicazione mediate dal computer”85, ossia fotografie in jpeg, e-book, gli archivi digitalizzati, i siti web, i videogiochi, i dvd, i cd-rom e i social media.
Thompson, un sociologo britannico che svolge la sua ricerca nel campo dei mass media e l’impatto che essi hanno nella società moderna afferma in Mezzi di comunicazione e modernità: “L’uso dei mezzi di comunicazione trasforma radicalmente l’organizzazione spazio-temporale della vita sociale, creando nuove forme di azione e interazione e nuovi modi di esercitare il potere, forme e modi per la prima volta indipendenti dalla condivisione di un medesimo ambiente”.86
83 Manovich L, 2001, pp. 79-86. 84 Cavallo M, Spadoni F., 2010, p. 55. 85 Manovich L., 2001, p. 26.
56 Sulla base dell’esperienza dei suoi studi Thompson sostiene che i media della comunicazione hanno influenzato l’utenza tanto da modificare i rapporti tra gli individui. Ci sono secondo lui tre tipi di interazione:
- l’interazione diretta, ovvero la comunicazione faccia a faccia, caratterizzata dalla contemporaneità delle dimensioni spazio e tempo. È un sistema dialogico, con ampia possibilità di argomentazione;
- l’interazione mediata, ovvero l’invio di una missiva o una telefonata, per cui chi comunica è separato nel tempo o nello spazio. Anche questo è un sistema dialogico; - l’interazione quasi-mediata, ovvero i programmi televisivi e radiofonici, dove vi è
la separazione dei contesti in cui si trovano i soggetti compresi nella comunicazione, i riceventi sono potenziali poiché l’interazione avviene in maniera unidirezionale e non c’è un ritorno della risposta.
Dove si inseriscono i social media? Thompson ha categorizzato queste tre forme di interazione nel ’95, prima quindi della rivoluzione del web 2.0. Mutuando due delle sue categorie potremmo dire che attraverso i social media si ha un’interazione mediata diretta. Pare una contraddizione, ma non lo è. Infatti chi comunica è separato nello spazio, ma allo stesso tempo, mediante i dispositivi fissi o mobili con tecnologia VoIP la comunicazione è audio-video real-time e quindi gli interlocutori sono immersi in un ambiente condiviso, in una sorta di presenza in remoto che li porta alla creazione di uno spazio iperreale di cui discuteremo in seguito (paragrafo 2.5).