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L’intensità dei legami sociali e l’impatto delle TIC

Per anni il migrant network ha comunicato tramite e-mail, dunque in modalità asincrona per cui poteva passare anche parecchio tempo dall’invio del messaggio alla sua lettura e da questa alla replica da parte dell’interlocutore. L’e-mail ha sostituito la lettera cartacea per cui i tempi di invio, ricezione, lettura e risposta erano molto più lunghi. Parallelamente è stato possibile comunicare in modalità sincrona attraverso il telefono che, utilizzando il codice orale anziché scritto, ha permesso anche alle persone illetterate di stare in contatto con i propri cari. Altro strumento ampiamente utilizzato da queste ultime è stata l’audiocassetta su cui si registravano messaggi da inviare a parenti e amici i quali a loro volta registravano sulla stessa cassetta i messaggi di risposta. Si trattava di un modello di comunicazione orale asincrona per fare fronte alle spese proibitive delle tariffe telefoniche per chiamare l’estero. Oggi i migranti comunicano attraverso i social media, le chat, le videochiamate. Hanno davanti a sé un ventaglio di possibilità comunicative testo-audio- video in sincrono e a costi ridotti. Che impatto hanno questi cambiamenti tecnologici sul loro network sociale? Caroline Haythornthwaite, professoressa della iSchool (Information School) presso la University of British Columbia, Canada, in Strong, Weak and Latent Ties and the Impact of New Media sostiene che l’impatto di un nuovo mezzo di comunicazione sul network sociale differisce a seconda del grado di intensità dei legami in esso presenti. Ovvero, mentre i legami forti mostrano maggiore resistenza, i legami deboli tendono più facilmente a dissolversi quando cambia il mezzo di comunicazione che li tiene in vita. La

154 studiosa argomenta questa tesi affermando che così come l’intensità dei legami varia in base ad una scala di gradi che va dai legami latenti ai legami deboli e infine ai legami forti, così varia anche il grado di motivazione nel comunicare e il numero e il tipo di informazioni che vengono scambiate. Dunque gli interlocutori che intrattengono un legame debole generalmente fanno affidamento a una modalità comunicativa standardizzata e ben organizzata, che risulta loro comoda e che si basa essenzialmente su uno scambio utilitaristico e strumentale di informazioni; al contrario gli interlocutori che intrattengono un legame forte sono maggiormente propensi a “uscire dagli schemi comunicativi” e a utilizzare qualsiasi mezzo permetta loro di mantenersi in contatto. Nelle sue parole “strong ties networks, with their use of multiple media, retain a communication path redundancy that allows the ties and the network to continue even with changes in such a medium”.195 Perciò, secondo la studiosa, non sono le caratteristiche del mezzo che contano (sincronia- asincronia, messaggi audio-testo-video), ma il tipo di legami esistenti all’interno del network; essi fanno la differenza, ovvero possono reagire al cambiamento restando intatti oppure disintegrandosi. I legami sono i building blocks del network, perciò qualsiasi fenomeno li interessi non resta isolato, ma ha ricadute sull’intera rete. Nelle parole di Haythornthwaite “any change or addition of media that is felt at the tie level can also be expected to be felt at the network level […]”.196

L’intensità dei legami sociali generalmente è misurata attraverso una combinazione di fattori quali la frequenza dei contatti, la longevità delle relazioni, l’intimità delle stesse, il grado di reciprocità e il sussistere di parentela tra i soggetti coinvolti. Ognuno di noi esperisce una tensione continua tra il mantenimento di legami forti con amici, parenti e colleghi e il mantenimento di legami deboli di gruppo (la compagnia di amici/conoscenti, i vicini di casa, i colleghi di lavoro con i quali si ha meno a che fare, ecc…). Come abbiamo già visto, Granovetter insegna che i legami deboli sono vitali per il network in quanto permettono di connettere isole di aggregati sociali che altrimenti resterebbero chiuse in sé stesse senza opportunità di scambio con altri gruppi. Sempre Granovetter insegna che mentre recidere un legame forte non ha un impatto devastante sul network, recidere un legame debole può essere fatale, soprattutto nel caso in cui esso sia un legame ponte (vedi il sottoparagrafo 3.1.3). Haythornthwaite recepisce le considerazioni di Granovetter, ma

195 Haythornthwaite C., 2002, p. 386. 196 Ibid., p 387.

155 riflette sul fatto che mentre i legami forti sono maggiormente resistenti ai cambiamenti, i legami deboli rischiano di rimanerne schiacciati. La studiosa indaga l’impatto di Internet e delle TIC (tecnologie di comunicazione e di informazione) sui network sociali. Partendo dal presupposto che siano i tipi di legami a reagire differentemente all’introduzione delle nuove tecnologie a prescindere dalle caratteristiche di queste ultime, inizia la sua analisi esplorando l’intensità dei legami sociali. Haythornthwaite dichiara che la letteratura di settore che studia i legami sociali si è sempre basata sui comportamenti umani offline, ma questo non fa nessuna differenza in quanto le proprietà dei legami sociali non vengono alterate dal mediated environment. Perciò la studiosa assume che gli scambi comunicativi online siano tanto “reali” quanto quelli che avvengono offline perché generano ugualmente un impatto sui legami sociali all’interno del network. Inoltre ritiene che per acquisire coscienza dell’intensità di un legame sia necessario considerare tutti i tipi di interazione che avvengono tra gli interlocutori, sia quelle in presenza, sia quelle a distanza: “it is the tie that drives the number and types of exchanges, not whether the tie is maintained on or offline, or via any combination of the two”.197 Il cambiamento del mezzo di comunicazione ha un impatto differente a seconda dell'intensità dei legami della rete sociale. La dipendenza dei legami deboli da un mezzo di comunicazione comune pone il loro network a rischio qualora il mezzo subisca modifiche. Molti attori sociali si disconnettono dalla rete in quanto non sono abbastanza motivati dal mantenere vivo il legame al punto da essere disposti a ricostruire l'assetto comunicativo che lo tiene in essere. Dall'altro lato però viene favorita la nascita di nuove connessioni in quanto l'introduzione di un nuovo mezzo può fare sbocciare legami latenti e trasformarli poco a poco in legami deboli. Per quanto riguarda i legami forti, sebbene possano risentire anch'essi di un cambiamento nel mezzo di comunicazione che li connette, questo cambiamento non è dirompente per il network in quanto essi non poggiano unicamente su un solo mezzo di comunicazione, ma su una multimedialità di strumenti che permettono loro di mantenersi sempre in vita a prescindere dai cambiamenti che subentrano. Venendo quindi all’impatto di Internet e delle TIC sui network sociali la studiosa dichiara che l'intensità dei legami, un fenomeno lineare che oscilla tra i due estremi "legami deboli" e "legami forti" ha un effetto non lineare sulla rete sociale supportata dalla mediated communication. Ovvero i legami deboli, a causa della

156 loro dipendenza da "opportunistic means of communication”198 sono altamente suscettibili di scioglimento quando tali mezzi subiscono un cambiamento. I legami forti invece, basandosi su molti più mezzi di comunicazione, sono più robusti alle condizioni di cambiamento. L'aggiunta di nuovi media può ulteriormente rafforzare tali legami in quanto forniscono una nuova modalità di restare connessi, consentendo anche di vincere le distanze geografiche. È ciò che avviene al migrant network attraverso l’uso dei social media. Da Facebook a WhatsApp oggi i migranti possono comunicare in modalità sincrona sia attraverso il codice orale sia attraverso il codice scritto. Possono guardarsi negli occhi benché a migliaia di chilometri di distanza e tessere continuamente la loro rete di relazioni sociali. I social media non solo favoriscono il mantenimento degli strong ties, i legami forti con amici e familiari, ma agevolano la costituzione di nuovi legami, i cosiddetti legami deboli (weak ties), che come abbiamo visto sono fondamentali alla riuscita del processo migratorio durante tutte le sue fasi e inoltre permettono anche la riscoperta di legami andati perduti. Persone di cui non si sapeva più nulla, vecchi compagni di scuola, amici migrati altrove, ex vicini di casa… sono i cosiddetti legami latenti, latent ties, legami potenziali, ancora non attivati ma a portata di click. I social media infine offrono un’ampia gamma di informazioni al di fuori dei circuiti formali che possono essere di grande importanza per i migranti, in special modo per coloro che sono irregolari e quindi non possono avvalersi dei canali di informazione ufficiali. È il caso delle pagine Facebook come Karajat Al Mushuntiteen. Dunque è innegabile che il web 2.0 e i social media non solo offrono nuove possibilità di comunicazione, ma stanno cambiando gli stessi network delle migrazioni. La letteratura che indaga l’impatto dei social media sui network delle migrazioni si suddivide in tre correnti. Da una lato c’è chi sostiene che i social media facilitano sia il mantenimento degli strong ties, sia la creazione dei weak ties e quindi favoriscono l’inclusione sociale dei migranti nel Paese ospitante; dall’altro c’è chi sostiene il contrario, ovvero che i social media, non favoriscono l’inclusione sociale dei migranti e anzi, proprio perché agevolano il mantenimento degli strong ties, sono un deterrente all’inclusione sociale dei migranti; c’è poi una terza corrente di pensiero secondo la quale i social media, favorendo il mantenimento degli strong ties, contribuiscono al benessere psicologico dei migranti e quindi incrementano la loro propensione alla socialità nel Paese ospitante. Nei

157 paragrafi seguenti prenderemo in esame alcuni contributi che illustrano queste tre differenti posizioni.