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Dalla Postmodernità alla Modernità Liquida: Z Bauman

Il soggetto evaporato

2.3 Dalla Postmodernità alla Modernità Liquida: Z Bauman

La quotidianità e l‟immaginario, di cui abbiamo fin qui trattato, sono concetti che, in maniera differente, vengono presi in considerazione anche nel pensiero di uno dei massimi esponenti della sociologia contemporanea: Zygmunt Bauman. Ne La

società sotto assedio Bauman li pone all‟interno delle sue considerazioni sulla

società che egli stesso definisce solida e che corrisponde alla prima modernità. Scrive: “La società fu sin dall‟inizio una entità immaginata. [Essa] poté catturare l‟immaginazione umana perché non sapeva di essere immaginaria, e poté continuare a farlo fino a quando non vi furono motivi per scoprire che lo era”,277

essa “trascorse gran parte della propria vita vestendo i panni della realtà”.278

Per Durkheim, ad esempio, la società era da considerarsi reale perché si poteva

274 Cfr. Stendhal (1832) Souvenirs d‟égotisme, Charpentier G., Fasquelle E., Éditeurs, Paris tr.it.

Bontempelli M., (2003) Ricordi di egotismo, Passigli, Firenze

275 Maffesolì M., (1996) La contemplazione del mondo, Costa&Nolan, Genova p. 50 276 Ivi, p. 53

277 Bauman Z., (2003) La società sotto assedio, Laterza, Roma-Bari p. 27 278

intravedere “tutta sul piatto della comune esperienza quotidiana. Era quell‟esperienza che insegnava a ciascun essere umano che la società è reale”.279

In realtà, sostiene Bauman, la società era piuttosto ancora una metafora “senza [la quale] l‟immaginazione si sarebbe riversata sui vasti spazi dell‟esperienza umana tutt‟altro che coesiva e coerente, alla disperata e quanto vana ricerca di un estuario comune”.280

Ciò che per Durkheim conferiva alla società un‟aura di realtà era il suo essere un

fatto empirico; ne Le regole del metodo sociologico scrive:“la realtà si riconosce

dal potere di coercizione esterna che esercita o può esercitare sugli individui; e riconosciamo a sua volta la presenza di questo potere in base all‟esistenza di qualche sanzione determinata o alla resistenza che il fatto oppone ad ogni iniziativa individuale”. 281

In pratica, sostiene Bauman, la società veniva percepita come reale perché reale era il sentimento di costrizione che l‟individuo provava nel vivere quotidiano al suo interno; ma fu proprio quel “diffuso senso di potere coercitivo che limita la libertà individuale a porre in moto l‟immaginazione e a spronarla a partorire un‟immagine credibile di un‟entità presente che diede senso all‟esperienza da cui iniziò l‟intero processo”.282

L‟intero processo di cui parla Bauman è proprio quella totalità immaginata esemplificata con la società, che trae la propria credibilità dall‟esperienza della restrizione coercitiva, ma anche dal “senso di assicurazione collettiva contro le disgrazie individuali generato dall‟introduzione di misure previdenziali sostenute collettivamente, e soprattutto dal senso di solidità e continuità delle comuni istituzioni sociali”.283

Negli ultimi decenni del XX secolo, sostiene Bauman, “tutti e tre i tipi di esperienza – costante pressione normativa, protezione degli imprevisti del fato individuale e maestosa longevità di un ordine collettivamente controllato – iniziarono rapidamente a svanire”.284

Nell‟epoca contemporanea quella figura collettiva, quella immagine, mossa da un fine comune che coopera e che si

279 Ivi, p. 28 280 Ibidem 281

Durkheim E., (1901) Les règles de la méthode sociologique, Alcan, Paris tr.it. Airoldi Namen F., (1996) Le regole del metodo sociologico, Edizioni di Comunità, Milano p. 36

282 Bauman Z., (2003) La società sotto assedio, Laterza, Roma-Bari p. 28 283 Ivi, p. 29

284

confronta, scompare, per far posto ad un‟altra: quella del consumatore. Troviamo “un‟esperienza di vita come una serie di scelte di consumo fatte in risposta alle seducenti merci esposte”.285

Per Bauman il consumo rappresenta una perfetta metafora di quella che egli definisce vita liquida, “Liquido è il tipo di vita che si intende a vivere nella società liquido-moderna […] una società (nella quale le) situazioni in cui agiscono gli uomini si modificano prima che i loro modi di agire riescano a consolidarsi in abitudini e procedure”.286

Liquida è per l‟autore sia la vita sia la società, entrambe incapaci, allo stesso modo, di conservare la propria forma; in una tale condizione diviene impossibile per gli individui “concretizzare i propri risultati in beni duraturi”287. Ne consegue che ogni strategia messa in atto per fronteggiare tale situazione diviene anch‟essa, immediatamente, obsoleta, “prima che gli attori abbiano avuto una qualunque possibilità di apprenderla correttamente”.288

La vita liquida è dunque una vita precaria, “vissuta in condizione di continua incertezza”.289

Nella postmodernità l‟individuo, disorientato, incapace di porre come base della propria esistenza i valori di una società ormai in declino, trasferisce il bisogno di sicurezza nell‟oggetto di consumo; un oggetto che però non si limita alla sua mera funzione, o alla semplice risoluzione di una necessità pragmatica, ma diviene effetto placebo per una condizione esistenziale effimera. L‟oggetto di consumo diviene così un oggetto di desiderio, qualcosa che possiede, o sembra possedere, la capacità quasi magica di rendere l‟individuo concreto, di definirlo in termini identitari. Ecco allora che si apre la questione del rapporto tra essere e avere. “Il discorso moderno della felicità soleva ruotare intorno alla contrapposizione tra avere ed essere. […] Il possesso, e soprattutto il possesso di beni materiali, tendeva ed essere visto come nemico della completezza dell‟essere. […] L‟avere doveva giustificarsi nei termini di quel servizio reso all‟essere e non viceversa”290

Nella modernità liquida, sostiene Bauman, per certi versi viene a mancare “il fondamento della contrapposizione ortodossa tra essere e avere; nessuna delle

285 Ivi, p. 30 286

Bauman Z., (2005) Vita liquida, Laterza, Roma-Bari p. VII

287 Ibidem 288 Ibidem 289 Ivi, p. VIII 290

due opzioni sembra essere (più) particolarmente attraente. […] Entrambe implicano dipendenza”291

e vengono per questo respinte e rifiutate. Né essere né

avere, dunque è, per l‟autore, il concetto della modernità liquida rispetto alla

questione.

Nella postmodernità invece il rapporto tra essere e avere, seppur di natura differente, si esplica ancora. Possedere, nella postmodernità significa possedere il nuovo, l‟ultimo, in una logica di continuo acquisto e abbandono del vecchio. Nella logica individuale, se essere corrisponde ad avere e avere corrisponde a cambiare, ne consegue per l‟individuo una costante necessità di ridefinizione del Sé: “Per quanto concentrato sull‟oggetto del desiderio, l‟occhio del consumatore non può che considerare marginalmente anche il valore commerciale del soggetto del desiderio. Vita liquida significa autoesame, autocritica e autocensura costanti. La vita liquida si alimenta dell‟insoddisfazione dell‟Io rispetto a se stesso”;292

necessita cioè di un processo di autoderminazione da parte dell‟individuo, in contrapposizione alla determinazione della vita solida. Il processo di individualizzazione “porta con sé l‟idea di emancipazione dell‟individuo dalla determinazione ascritta, ereditata e innata del suo carattere sociale. […] L‟individualizzazione consiste nella trasformazione dell‟identità umana da dato a

compito”.293

In quest‟ottica la definizione identitaria diviene per l‟individuo quasi

un lavoro, un lavoro reso estremamente difficile “dalla carenza di modelli condivisi e dalla sovrabbondanza di modelli contraddittori prodotti dalla cultura massmediale; in termini più astratti, dalla perdita di imperativi morali universali cui subentra un‟eticità personalizzata legata alla propria esperienza di vita”.294

Eppure per Bauman l‟età contemporanea, quella del XXI secolo, è molto più vicina alla modernità di quanto si pensi; è moderna in modo differente è, in buona sostanza, una nuova forma di modernità. Egli introduce a tal proposito la definizione di Modernità Liquida contrapponendola alla prima, definita

Modernità solida. Uno degli elementi di paragone che l‟autore prende in

considerazione è quello di libertà. La modernità, in accordo con le sue pretese

291

Ivi, p. 160

292 Ivi, p. XIX 293 Ivi, p. 182

294 Bovone L., Volontè P., (2006) Comunicare le identità. Percorsi della soggettività nell'età contemporanea, FrancoAngeli, Milano p. 106

liberali, deteneva in sé le possibilità di conferire all‟individuo la “facoltà di pronunciare giudizi razionali e di comportarsi secondo i precetti della ragione”,295 in tal modo l‟individuo sarebbe divenuto libero, ossia in grado di “dominare il proprio destino”.296

In realtà, sottolinea Bauman, il desiderio di stabilire un ordine in senso collettivo e il desiderio dell‟individuo di divenire padrone della storia sono crollati; è venuta a mancare quella concezione della moralità che condizionava la scelta individuale. “La modernità […] pur facendo appello alla libertà, l‟ha negata: ha progressivamente indebolito la facoltà di scegliere e, conseguentemente, ha cessato di alimentare la moralità”.297 Il desiderio di una società perfetta, autosufficiente e mantenuta in vita da un ordine ha, secondo l‟autore, molto più a che fare con il concetto di sicurezza che con quello di libertà. Il rapporto tra libertà e sicurezza rimanda al pensiero di Hobbes per il quale “la libertà è l‟assenza di tutti gli impedimenti all‟azione che non siano contenuti nella natura e nella qualità intrinseca dell‟agente”,298

è quella che egli stesso definisce

libertà da costrizione intesa in termini di assenza di impedimenti esterni

all‟azione individuale. Ma per Hobbes, in virtù della sicurezza, il soggetto dello

Stato di diritto ha abdicato molta della propria libertà a favore di un assetto

normativo che lo proteggesse da quella stessa libertà intesa nello Stato di natura. Nello Stato di diritto “la legge è funzionale alla sicurezza dei sudditi in quanto, vincolandoli all‟obbedienza, impedisce il conflitto. La legge introduce non già la libertà ma la soggezione e proprio per questo rende possibile la sicurezza”.299 Nella modernità si assiste al processo di formazione dell‟individuo come soggetto libero ed autonomo e dello Stato come difensore delle sue libertà fondamentali; la sicurezza assume una connotazione quotidiana e si riferisce in particolare “alla dimensione statuale e al concetto di diritto individuale”300

ossia si afferma come “domanda individuale rivolta allo Stato di salvaguardia delle libertà attraverso la regolazione della vita sociale”. Ma la modernità è caratterizzata da una sorta di paradosso: garantire la libertà e la sicurezza limitando, almeno in parte, la libertà

295 Bauman Z., (2000) La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano p. 77 296 Bauman Z., (2002) La libertà, Città Aperta, Torino p. 16

297

Ravaglia A., (2009) Attraverso Bauman, FrancoAngeli, Milano p. 113

298 Longega A., (2000) Hobbes. Libertà e necessità, Bompiani, Milano p. 111

299 Costa P., (2007) Il principio di legalità: un campo di tensione nella modernità penale in Quaderni fiorentini: per la storia del pensiero giuridico moderno, Giuffrè Editore, Milano p. 6 300

individuale. Nel Disagio della civiltà Freud, a proposito della modernità, scrive: “La sicurezza può essere raggiunta solo se il caparbio, ribelle e incostante (spesso esplosivo) sfogo del desiderio viene rimpiazzato dall‟ordine, quella sorta di coazione a ripetere, che decide, mediante una norma stabilita una volta per tutte, dove e come una cosa debba essere fatta”.301

Nell‟ottica freudiana la libertà è intrinsecamente connessa alla felicità, intesa in termini di possibilità “di agire d‟impulso, di seguire i propri istinti e desideri”;302

ma nella modernità, sostiene Bauman, tale felicità è stata oppressa a favore di una sicurezza che investe tanto l‟individuo quanto la società. Ne La società individualizzata Bauman riprende il pensiero di Freud per introdurre la connessione esistente tra il concetto di libertà e quello di sicurezza; “L‟uomo civile ha barattato una parte della sua possibilità di felicità per un po‟ di sicurezza”303

che potrebbe definirsi addirittura in termini di un baratto tra libertà e sicurezza. La modernità descritta da Freud nel Disagio

della civiltà è una modernità in cui l‟ordine artificiale prevale sull‟ordine naturale,

e in cui la libertà, intesa in termini di pulsioni e desideri viene mutilata, potata,304 a favore della sicurezza. Ma come sottolinea Bauman, questo baratto tra libertà e sicurezza “non è una scelta tra bene e male” è una dinamica che possiede dentro di sé la consapevolezza che tanto la libertà quanto la sicurezza sono destinate a coesistere poiché “la libertà senza sicurezza è destinata a provocare non meno infelicità della sicurezza senza libertà”.305

“Sessantacinque anni dopo – dice Bauman - la libertà individuale regna sovrana”;306 nella modernità liquida la dicotomia libertà/sicurezza ha capovolto la propria faccia tanto che “gli uomini postmoderni hanno perso una dose della loro sicurezza in cambio di un aumento delle probabilità o della speranza di felicità”307

. Se il disagio della modernità “deriva dal fatto di dover pagare la sicurezza restringendo la sfera della libertà personale”308

e che in ogni modo qualcosa si deve necessariamente perdere, il

301 Bauman Z., (2001) La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, Il Mulino,

Bologna p. 57

302 Ibidem

303 Freud S., (1930) Das Unbehagen in der Kultur, tr.it. (2010) Il disagio della civiltà, Einaudi,

Torino

304

Bauman Z., (2000) Il disagio della postmodernità, Mondadori, Milano p. X

305 Ivi, p. 58 306 Ivi, p. XI 307 Ivi, p. XII 308

disagio della postmodernità “deriva invece da una ricerca del piacere talmente disinibita che è impossibile conciliarla con quel minimo di scurezza che l‟individuo tenderebbe a richiedere”.309

In entrambi i casi, sia per l‟individuo moderno che per quello della modernità liquida, si presenta il difficile scenario della mancanza di felicità; ma a differenza dell‟individuo moderno, il soggetto della postmodernità è consapevole che la felicità, così come tutti i grandi valori assoluti, è effimera, mutevole ed episodica. Per il soggetto della modernità liquida ogni cosa, compresa la felicità, è frutto di quel processo di selezione e di libertà di scelta che poco ha a che fare con i compromessi della modernità; “la libertà individuale, un tempo un peso ed un problema (forse il problema) per tutti i costruttori dell‟ordine, è diventata il vantaggio e la risorsa maggiore nel continuo processo di autocreazione dell‟universo umano”.310

Di contro però, respingere la sicurezza per abdicare a favore della libertà, inserisce l‟individuo della modernità liquida sempre più nel vortice dell‟incertezza, tanto che essa diventa quasi un destino inesorabile; l‟individuo postmoderno può potenzialmente fare qualunque cosa ed essere chiunque, può attuare liberamente molteplici strategie di auto realizzazione e mettere in scena infiniti Sé, ma tutto questo con la consapevolezza di non avere nessun punto fermo a cui riferire la propria identità e la propria coscienza: “Anche l‟immagine di Sé si frantuma in una raccolta di istantanee , ciascuna in grado di evocare, veicolare ed esprimere il proprio significato, spesso senza alcun riferimento alle altre”311. Tale condizione si contrappone alla modernità per la quale “assegnare lo

status di individui ai suoi componenti è il marchio di fabbrica”312

della società; nella postmodernità si assiste invece alla tendenza da parte della società stessa di alterare l‟equilibrio Io/Noi come già aveva sostenuto Norbert Elias ne La società

degli individui. Nel suo lavoro Elias, partendo dall‟assunto che tanto gli Io quanto

i Noi non possono essere considerati come un dato, sostituisce l‟e e il contro del binomio individuo-società con il di “spostando il discorso dall‟imaginaire delle due forze avvinghiate in una lotta mortale, ancorché infinita, tra libertà e dominio

309

Ibidem

310 Ivi, pp. 9-10

311 Bauman Z., (1996) La società dell‟incertezza, Il Mulino, Bologna p. 65

312 Bauman Z., (2001) La società individualizzata. Come cambia la nostra esperienza, Il Mulino,

a quello di un concepimento reciproco”,313

in quest‟ottica significa considerare ogni noi come un noi degli io, e non contro gli io o insieme agli io; ogni io è poi un io del noi, non contro il noi o insieme con il noi. In concreto significa, da parte della società la capacità di plasmare la dimensione individuale dei suoi membri e da parte degli individui di costruire “la società attraverso le loro azioni perseguendo strategie plausibili e percorribili all‟interno del reticolo, socialmente determinato, delle loro dipendenze”.314

Particolare attenzione bisogna dare al termine reticolo; in Individualmente insieme, Bauman sostiene che alla celebre triade: libertà-uguaglianza-fraternità, ne sia ormai subentrata, nella società contemporanea, un‟altra: sicurezza-parità-rete. L‟autore intravede nella modernità liquida la capacità per ogni singolo individuo di stabilire legami e di portarli con sé “assieme al proprio corpo un po‟ come una chiocciola porta la sua casa”315

. Ma questa rete, sottolinea Bauman, poco ha a che fare con i legami della fratellanza impregnati di elementi come: la famiglia, il quartiere, la comunità religiosa, cioè di una storia; essi sono al contrario liquidi: “Le unità individuali vengono aggiunte o tolte con uno sforzo non maggiore a quello con cui si mette o si cancella un numero dalla rubrica del cellulare”. Ne deriva che i legami sono facilmente scioglibili e “facilmente gestibili, senza durata determinata, senza clausole e sgravati da vincoli a lungo termine”.316

Dentro la rete l‟identità soggettiva di chi compie un‟azione tende a perdersi; la natura fortemente depersonalizzata della rete tende a creare legami deboli che prevalgono inevitabilmente su quelli forti, tutto ciò permette in parte all‟attore sociale di svincolare la propria azione dal controllo sociale e dall‟altra contribuisce ad aumentare la distanza tra azione individuale ed azione collettiva: “nella rete non esistono fini collettivi condivisi, le gerarchie sono sfumate, le regole sono procedurali e non riguardano i contenuti”.317

L‟individuo, nella modernità liquida, non solo vede mutare i contorni e la natura stessa della sua rete di legami, ma vede anche venir meno il sostegno delle cosiddette trincee di seconda

313 Ibidem 314

Ibidem

315 Cfr. Bauman Z., (2008) Individualmente insieme, Diabasis, Reggio Emilia 316 Ibidem

317 Magatti M., Giaccardi C., (2001) La globalizzazione non è un destino. Mutamenti strutturali ed esperienze soggettive nell‟età contemporanea, Laterza, Roma-Bari p. 108

linea,318ossia di quelle altre reti di protezione “un tempo messe a disposizione

dalle relazioni di vicinato o dai rapporti familiari, dove si poteva trovare rifugio e curare le ferite procurate nelle dure battaglie della vita esterna”.319

Nella rete anche i legami più intimi, come quelli interpersonali, sono pervasi dallo spirito dominante del consumismo, secondo la cui logica perfino l‟altro è un mezzo, potenziale strumento “per ottenere gradevoli esperienze”.320 In questa condizione,

sostiene Bauman, anche e soprattutto, l‟idea di identità diviene un‟utopia. Quel percorso di ricerca del sé, di definizione dell‟Io è “un‟invenzione moderna”,321

costruire la propria identità era considerato un compito, una questione fondamentale per sfuggire all‟incertezza; nella postmodernità l‟identità si sradica per divenire libertà individuale e l‟incertezza diviene il pane della quotidianità liquida. Tale condizione è per Bauman una dei tre principali tratti distintivi dell‟incertezza della vita contemporanea, una vita dominata da un clima, per citare Marcus Doel, di assedio della paura. Freud intravede tre tipologie principali di minacce che generano paura: quelle legate al corpo, quelle legate al mondo esterno e quelle legate alle relazioni con gli altri;322 le paure, sostiene Bauman, sono per loro stessa natura strettamente connesse al concetto di incertezza, elemento di connessione tra la modernità liquida e quella solida. Nella modernità solida il terrore dell‟incertezza viene regolamentato mediante un‟idea di ordine globale esteso a tutte le dimensioni dell‟agire;323

il Panopticon di Bentham, ad esempio, ben rappresenta l‟intento moderno di gestione dell‟azione individuale in termini di controllo; la fabbrica dell‟ordine incarna l‟intento di restaurare la certezza “dal di fuori” ossia da “forze esterne all‟individuo”.324

Le fabbriche dell‟ordine e della certezza esercitavano un controllo sociale sugli uomini per l‟intero corso della loro vita, e l‟altra metà della popolazione, le donne “erano poste sotto la sorveglianza del maschio, cui spettava il ruolo del capo-famiglia”.325 Eppure, sostiene il sociologo, se la paura dell‟incertezza era stata esorcizzata, la

318

Bauman Z., (1996) La società dell‟incertezza, Il Mulino, Bologna p. 64

319 Ibidem 320 Ibidem 321 Ivi, p. 28 322

Freud S., (1930) Das Unbehagen in der Kultur, tr.it. (2010) Il disagio della civiltà, Einaudi, Torino

323 Bauman Z., (1996) La società dell‟incertezza, Il Mulino, Bologna p. 101 324 Ivi, p. 103

325

paura in sé no; a quella dell‟incertezza venne sostituita quella della trasgressione delle norme, della diversità; nella modernità solida il conformismo diviene la risposta individuale al processo di regolamentazione sociale e la volontarietà soggettiva “si esprime in una ricerca attiva di regole e istruzioni, guidata dall‟impellente desiderio di uniformarsi, di essere simili agli altri e di fare come gli altri”.326

Nella modernità liquida gli individui, liberati dagli impedimenti panoptici che deviavano l‟attenzione dalla paura dell‟incertezza, si trovano costretti ad affrontarla apertamente. Nella modernità liquida, la situazione dell‟identità individuale, incerta e destrutturata come nella modernità solida, “appare ancora più grave e insopportabile dal momento che i meccanismi di ristrutturazione perdono la loro forza normativa o semplicemente non ci sono più”;327

il soggetto liquido si trova in tal modo a dover combattere da solo