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Il Paradigma Relazionale: P Donat

Soggetto Attore o Relazionalità?

3.3 Il Paradigma Relazionale: P Donat

Nel libro Introduzione alla sociologia relazionale, considerato il Manifesto della sociologia relazionale, Pierpaolo Donati scrive “La sociologia relazionale nasce quando ci si rende conto che la società non è una cosa materiale né un sistema più o meno preordinato, o un prodotto di azioni individuali. […] La società è relazione”.458

La relazione di cui parla Donati ha specifiche caratteristiche e non si pone, come alcuni la considerano, alla stregua di ponte tra sociologie già esistenti, ma vuole conformarsi come realtà sui generis; realtà all‟interno della quale il carattere relazionale non si riferisce né ad una realtà accidentale o derivante da elementi quali l‟individuo o il sistema, né è riconducibile ad una contrapposizione metodologica tra individualismo ed olismo. Piuttosto è da intendersi come prospettiva autonoma e innovativa in risposta alle problematiche prodotte dalla modernità e alla sua scarsa considerazione rispetto al senso relazionale. L‟oggetto d‟indagine è la relazione sociale in quanto tale, la quale però, precisa il sociologo, non esclude il carattere storico, poiché tutte “le relazioni sociali hanno un loro tempo”459

e non esclude neppure il confronto con i classici, senza però farsi “imprigionare dai limiti delle loro teorie”.460

L‟interesse per il fattore relazionale si può infatti ritrovare in molti autori classici quali Weber, Durkheim, Simmel nonché Marx; ma affrontare il paradigma relazionale nell‟epoca contemporanea apre la sociologia ad una serie di questioni mai analizzate prima. “Oggi la

458 Donati P., (2003) Introduzione alla sociologia relazionale, FrancoAngeli, Milano p. 7 459 Ibidem

460

sociologia è chiamata ad un altro compito. Essa può e deve essere ancora narrazione, ma senza quel grandeur che, non di rado, le ha fatto perdere il contatto con la vita quotidiana e le realtà umane più significative”.461

Il lavoro di Donati risulta particolarmente interessante a partire dagli intenti iniziali del suo pensiero: la volontà del sociologo è quella di “reintrodurre l‟uomo e la realtà umana tutta intera nella sociologia”462 e di creare “una nuova ottica, interpretativa ed esplicativa al contempo, che leghi fra loro l‟uomo come oggetto e come soggetto, il sistema sociale e l‟azione sociale, la struttura e la soggettività”.463

La società deve essere analizzata e compresa a partire dalle relazioni sociali perché la natura stessa della società lo impone; in primo luogo la società è inseparabile dai soggetti-agenti umani che, attraverso le loro attività, ne determinano la natura specifica; in secondo luogo essa non è data a priori ma muta in base alle modifiche apportate dall‟azione umana; in terzo luogo la società è al contempo vincolo e risorsa per gli agenti individuali e collettivi. All‟interno di questa prospettiva la relazione viene considerata come effetto emergente a partire dall‟interazione tra l‟azione individuale o collettiva e il sistema sociale, ambedue aventi caratteristiche e poteri propri.464 Nella Teoria relazionale della società “la sociologia viene presentata come scienza sociale nella sua massima generalità, e al contempo come disciplina specifica”465

che riguarda sia l‟ambito epistemologico sia quello metodologico che empirico. Dal punto di vista epistemologico il paradigma si basa sul teorema dell‟identità relazionale per cui “l‟identità di qualunque entità è mediata dalla relazione, ossia l‟identità si forma attraverso la relazione con l‟Altro da sé”;466

questo concetto si fonda sull‟assunto che la costruzione dell‟identità derivi dalla relazione che un soggetto ha con ciò

461 Donati, P., Colozzi I., (2006) Il paradigma relazionale nelle scienze sociali: le prospettive sociologiche, Il Mulino, Bologna p. 16

462 Donati P., (2003) Introduzione alla sociologia relazionale, FrancoAngeli, Milano p. 10 463 Ibidem

464 La relazione sociale così intesa assume un valore proprio di oggetto specifico della sociologia e

si infrange contro le difficoltà epistemologiche della sociologia precedente, che tende a considerare la relazione come elemento non analizzabile in sé ma solo in accordo con un supporto: l‟individuo o il sistema.

465 Ivi, p. 8 466

Il principio dell‟identità si fonda tradizionalmente a partire da due teoremi differenti: quello di Durkheim e Parsons per cui l‟identità si fonda a partire dal confronto con altre identità simili e quello di Marx che presuppone una contrapposizione identitaria tra elementi differenti ed in conflitto. Cfr. Donati, P., Colozzi I., (2006) Il paradigma relazionale nelle scienze sociali: le

che è altro; relazione che è una mediazione operata dalla società nei vari e differenti contesti. Ne consegue che l‟identità così costruita deriva da una

relazione sociale in termini multidimensionali e reticolari. Dal punto di vista della

ricerca empirica il paradigma relazionale presuppone alcune specifiche premesse: l‟azione e l‟attore sociale devono essere considerati come elementi

sovrafunzionali a partire da un atteggiamento anti-riduzionistico; è possibile

studiare la realtà sociale in termini causali solo se la causalità è strettamente dipendente e se i fattori sono variabili rilevanti; non esiste una assolutezza nel

determinismo sociale; il fenomeno sociale deve essere considerato come un fatto relazionale di reciprocità all‟interno di una considerazione della realtà sociale in

termini di intelligibilità;467 l‟analisi sociologica deve mantenere l‟unità del suo

soggetto d‟analisi come interdipendenza tra dimensioni soggettive ed oggettive dei fenomeni.468 Dal punto di vista metodologico la sociologia relazionale riformula lo schema parsonsiano AGIL: i quattro quadranti vengono interpretati come requisiti funzionali riadattati in chiave relazionale. La conservazione del modello latente e gli scopi corrispondono al refero,469 l‟adattamento e

l‟integrazione corrispondono al religio.470

Ma lo schema AGIL così strutturato

possiede delle differenze rispetto allo schema parsonsiano: esso non si applica allo

unit act, ossia alla singola azione, o al sistema in sé ma alla relazione sociale; ad

ogni singolo quadrante può essere applicato lo schema stesso in una sorta di differenziazione interna ulteriore. La relazione sociale viene compresa come

effetto emergente dalla combinazione di refero e religio e la società così composta

è soggetta ad una differenziazione relazionale.471

Il riferimento a Parsons, nella ricerca di Donati, non si limita solamente alla metodologia: il sociologo statunitense viene preso come esempio rilevante del pensiero moderno sulla relazione sociale. Parsons “chiuse la relazione sociale, nel

467 Ossia in termini di realismo relazionale; Cfr. Schütz A., (1974) La fenomenologia del mondo sociale, Il Mulino, Bologna

468 Cfr. Donati P., (2003) Introduzione alla sociologia relazionale, FrancoAngeli, Milano p. 17 469

Ossia al riferimento simbolico inteso a partire dal pensiero di Weber

470 Ossia alla connessione intesa in termini durkheimiani

471 Ad esempio le istituzioni sociali contemporanee non seguono più le pretese della funzionalità

ma della specificità di ogni differenza relazionale, mediante interscambi reciproci sovrafunzionali in una logica di rete.

senso di farne essenzialmente un elemento del sistema d‟azione sociale”.472 Per Parsons la relazione sociale è azione reciproca di attori all‟interno di un sistema sociale, ossia ogni azione individuale è definita a partire dai ruoli che la struttura sociale prevede; ne consegue che la relazione si delinea come conseguenza della teoria dell‟azione o dello status, “entro una cornice epistemologica condizionata dai presupposti neo-kantiani e positivistici”.473 In altre parole “la relazione è azione reciproca di individui socializzati in certi modi e determinati status- ruoli”,474

e possiede in tal modo un valore normativo. Inoltre, contrariamente alla teoria relazionale di Donati, la teoria parsonsiana manca completamente di tematizzare le interconnessioni interne al sistema d‟azione stesso e quelle presenti fra i vari sistemi “al punto di irrigidire la logica relazionale come tale”.475

Ma la teoria relazionale muove anche a partire dal confronto con altri sociologi della modernità e con la visione moderna della relazione “considerata come espressione di soggetti umani, individuali o collettivi, che agiscono in ruoli e istituzioni sociali”;476

in altre parole la relazione viene considerata alla stregua di bisogno e modo d‟essere individuale, visione che verrà scardinata dal carattere anti- deterministico della postmodernità.

Per Marx, ad esempio, la relazione sociale è un prodotto delle basi materiali economiche endemiche nella società; pur focalizzando nel fattore relazionale l‟elemento di connessione tra soggetto ed oggetto, e pur considerando la società in termini fortemente relazionali, egli si è eccessivamente ancorato alle premesse materiali legate alle forze di produzione. La relazione in Marx non viene studiata nella sua natura ma come elemento in grado di spiegare fattori materiali come il capitale, che in tal modo cessa di essere una cosa e diviene “relazione sociale di espropriazione”.477

Nell‟ottica marxiana l‟individuo deriva il suo carattere sociale a partire dalle relazioni sociali478 definite in termini materialistici, deterministici, evoluzionistici e olistici. Per Marx “la relazione sociale è un rapporto tra struttura

472 Donati P., (1992) Teoria relazionale della società: i concetti di base, FrancoAngeli, Milano p.

50 473 Ivi, p. 51 474 Ibidem 475 Ivi, p. 52 476 Ivi, p. 39 477 Ivi, p. 41 478

e sovrastruttura, sottoposto a leggi evoluzionistiche, instaurato tra soggetti collettivi, che viene necessitato dalle basi materiali su cui gli attori poggiano la loro concreta esistenza storica determinata”.479

Differente per approccio è la visione relazionale in Weber, il quale considera la relazione sociale come estrinsecazione del soggetto individuale: “per relazione sociale si deve intendere un comportamento di più individui instaurato reciprocamente secondo il suo contenuto di senso, e orientato in conformità. La relazione sociale consiste pertanto esclusivamente nella possibilità che si agisca socialmente in un dato modo (dotato di senso), quale che sia la base su cui riposa tale possibilità”.480

Per Weber la relazione sociale si basa su assunti soggettivi, probabilistici, non evoluzionistici e individualisti e si riferisce alla possibilità da parte di un individuo di agire in uno specifico modo dotato di un senso propriamente soggettivo; l‟intenzionalità e il soggettivismo weberiano non sono, secondo Donati, in grado di considerare “l‟ultimo nesso, non individualistico e non probabilistico, del sociale”.481

A metà strada tra la struttura sociale di Marx e la soggettività di Weber, si pone la visione di Durkheim; il quale, dal primo periodo positivista, giunge ad un processo di soggettivazione non individualistica della relazione sociale. Per Durkheim “la relazione sociale è un legame, di carattere morale, che scaturisce da fattori insieme strutturali (esterni e coercitivi, derivanti dalla divisione del lavoro e dalla differenziazione sociale) e culturali (aventi significato simbolico), fattori nei quali e tramite i quali assume la sostanza di una rappresentazione collettiva”.482 Nel suo determinismo sui generis ed evoluzionistico in senso particolare, Durkheim propone una considerazione sulla relazione che si può considerare come espressione della coscienza collettiva nelle sue forme meccaniche, organiche etc. e i soggetti coinvolti si inseriscono all‟interno della relazione in base a forme pre-strutturate previste dalla coscienza collettiva. La svolta nel paradigma relazionale della modernità483 lo si ha grazie al pensiero di Simmel considerato il maggior esponente della visione della realtà in

479 Ivi, p. 42

480 Weber M., (1961) Economia e società, vol. I, Edizioni di Comunità, Milano pp. 23-24 481

Donati P., (1992) Teoria relazionale della società: i concetti di base, FrancoAngeli, Milano p. 43

482 Ivi, p. 44

483 Anche se in questa ricerca si è preferito considerare Simmel un crocevia tra modernità e

chiave relazionale anche se il suo pensiero assume un senso prevalentemente

formale: la relazione cui si riferisce è definita interazione poiché il fenomeno

sociale non deriva direttamente dal soggetto e neanche da un sistema aprioristicamente dato, ma dall‟azione reciproca in quanto tale tra i fenomeni. Ad esempio il denaro, nel pensiero simmeliano, funge da prototipo formale,

sostanziale e funzionale484 di tale relazione sociale generalizzata.

Nel suo studio sulla relazione sociale Donati non manca di analizzare la questione in relazione alla svolta postmoderna all‟interno della quale il relazionale si tramuta in relazionismo. Il limite della postmodernità non sta nell‟intento di eliminare il soggetto in quanto tale, ma nel processo di irriducibilità di questo come “coscienza o ambiente dell‟azione e del sistema sociale”.485

Per Donati il soggetto si viene a sgretolare conseguentemente alla perdita di valore della relazione sociale in quanto tale; nella postmodernità la relazione sociale viene esaltata ma contemporaneamente dissolta nella sua considerazione alla stregua di meri flussi informativi. 486 In sostanza la relazione sociale perde la sua funzione principale: quella di mediatore tra i soggetti. Per superare il postmoderno, sottolinea Donati, è necessario rileggere la relazione sociale da un punto di vista sovra-funzionale e multidimensionale, all‟interno del quale vi sia un recupero del soggetto “come fonte normativa della relazione”.487

I fatti sociali possono essere compresi solo attraverso la relazione che non è pura astrazione, ma un concreto, che non si limita alla dicotomia classica individuo/società ma si inserisce e opera in una struttura di rete. L‟intento della teoria relazionale, dal punto di vista comparativo, è infatti quello di superare il dilemma fra individualismo e olismo metodologico: “il soggetto di cui la sociologia deve trattare è qualcosa che non è soltanto sistema, né soltanto mondo vitale, ma l‟uno e l‟altro insieme: è la relazione sociale in quanto mediazione di soggetti che stanno dentro e fuori di essa”.488

Alla base dell‟integrazione sociale vi è la fusione tra azione individuale e collettiva e sistema sociale, realizzata mediante la relazione che assume un

484 Ivi, p. 47 485

Ivi, p. 53

486 Basti pensare al pensiero di Luhman, per il quale la relazione sociale viene ridotta a pura e

semplice comunicazione. Ivi, p. 55

487 Ivi, p. 85 488

carattere di circolarità all‟interno della rete che vede la società come costituita da un mix di strutture formali ed informali includente il sistema: “Il concetto di rete va molto al di là di quello di sistema. […] Il concetto sociologico di rete include quello di sistema senza poter essere ridotto a sistema: visto in un‟ottica di rete, il sistema sociale è una dimensione analitica della rete che ne evidenzia le interdipendenze funzionali e stabilizza – attraverso modi di congiunzione/disgiunzione – i meccanismi retroattivi e i circuiti attraverso i quali si esprime la fenomenologia del sociale”.489 In tale ottica la società viene vista come una rete di relazioni che svolge funzioni sia di carattere culturale che funzionale e strutturale; dal punto di vista culturale la rete ha il compito di conferire, attraverso l‟appartenenza, il senso dell‟identità sociale, e dal punto di vista funzionale e strutturale di fornire aiuti e sostegni alla vasta gamma di bisogni simbolici e materiali. La società come rete dunque dimostra che l‟azione e il sistema sociale sono fortemente interdipendenti pur nella loro auto- differenziazione e che “azione e sistema sociale sono soltanto modi diversi di combinare, in modo relazionale (reticolare), dei profili di possibilità che non sono mai stati dati nella realtà concreta come tipi puri della Gemeinschaft490 o

Gesellschaft”.491 Le connessioni tra reti formali e reti informali sono di rilevante importanza per l‟equilibrio delle relazioni sociali in termini di adeguatezza agli scopi-valori prefissati; l‟interazione riattivata in tal modo tra Gemeinschaft e Gesellschaft produce, nel concreto, forme associative di tipo solidaristico, come i gruppi di mutuo aiuto, e varie forme di partnership tra agenzie formali ed informali. Il tutto sulla base della necessità da parte degli individui di far corrispondere alle proprie richieste ed ai propri bisogni un intervento cooperativo tra servizi formali ed informali.492

489

Ivi, p.103

490 La Gemeinschaft (comunità) e la Gesellschaft (società) si riferiscono alla dicotomia di Tönnies

ripresa anche da Parsons per definire le sue variabili strutturali. Cfr. Parsons T., (1987) La

Struttura dell‟azione sociale tr.it. Il Mulino, Bologna. Nel pensiero di Donati la dicotomia assume

una natura nuova nella misura in cui la Gemeinschaft si configura come relazione sociale propria della vita reale e organica - rete sia funzionale sia comunitaria - e la Gesellschaft come relazione sociale propria delle formazioni sociali ideali e meccaniche - realtà della vita sociale.

491 Donati P., (1992) Teoria relazionale della società: i concetti base, FrancoAngeli, Milano p. 98 492

Per meglio spiegare il concetto di rete di relazioni Donati, forse anche per la sua affinità con il pensiero parsonsiano, analizza il concetto di famiglia considerata come tipo specifico di relazione sociale all‟interno di una specifica visione di società, in cui la relazione assume un valore in quanto tale. Secondo la visione del sociologo la famiglia è definita come “quello specifico sistema vivente, culturalmente organizzato, che presiede al ricambio organico della società propriamente umana, in primis della natura interna, ed è fondato in modo tipico sulla regola dello scambio simbolico”.493

La famiglia, come fenomeno sociale, presenta delle caratteristiche rilevanti: viene considerata come fenomeno sociale

totale poiché si può riferire ad una serie di elementi “indifferenziati della vita

quotidiana”494

di tipo economico, politico, sociale, psicologico etc.; è “un‟istituzione e un gruppo sociale non residuale”495

nel senso che le sue funzioni non possono essere delegate alla società.496 Nello studio di Donati l‟analisi della famiglia contemporanea deve essere condotta tenendo conto della formazione storico-sociale all‟interno della quale essa si definisce. Tale considerazione appare abbastanza evidente se si pensa alle molteplici e differenti formulazioni sociologiche relative alla famiglia da Comte497, secondo cui era da considerarsi come una cellula della società, fino ad arrivare alle analisi contemporanea della famiglia ad esempio plurinucleare o monogenitoriale. Secondo l‟approccio funzionalista parsonsiano la famiglia assolve a due funzioni specifiche: quella di agente di socializzazione primaria avente il compito di far acquisire le condotte e i valori della società di riferimento, e quella di stabilizzazione della personalità. Nella modernità la forma tipica nucleare della famiglia fonda le proprie radici nel

493 Donati P., (1986) La Famiglia nella societā relazionale: nuove reti e nuove regole,

FrancoAngeli, Milano p. 9

494 Ivi, p. 10 495

Ibidem

496 Come per l‟evoluzionismo positivistico dell‟ottocento, per il quale la famiglia, affrancandosi

dal sistema delle grandi appartenenze come quelle del clan e del parentado, sarebbe passata da forme complesse di confusione e disordine a forme semplici identificate con la famiglia nucleare tipica della modernità. Cfr. Milano M., (2010) La famiglia nel pensiero dei sociologi classici, FrancoAngeli, Milano p. 10

497 Altri classici si sono occupati della famiglia: Spencer e la sua evoluzione della famiglia come

parte dell‟evoluzione superorganica. Cfr. Spencer H., (1967) Principi di sociologia, UTET, Torino; Pareto e la sua considerazione della famiglia come elemento di unità sociale; Marx e Engels e l‟eliminazione della famiglia. Cfr. Engels F., (1884) L'origine della famiglia, della

proprietà privata e dello Stato; Durkheim e la famiglia come fatto sociale. Cfr. Durkheim E., Introduzione alla sociologia della famiglia; Simmel e la famiglia come cerchia sociale. Cfr.

connubio tra sentimento amoroso e matrimonio, e incarna al suo interno anche le logiche di ruolo relative al genere, logiche saldate da una concezione ordinata e stabilita a livello sociale che prescinde dalle dinamiche soggettive ed individuali. Per il suo carattere plurimo la famiglia è direttamente influenzata anche dal lavoro nonché dalle logiche pubblico/privato sulle quali, i movimenti egalitaristi dell‟800 prima e femministi del „900 poi, hanno fondato molte delle proprie richieste emancipazioniste; basti pensare al lavoro di Herrieth Taylor498 per la quale l‟accesso alle professioni e l‟affrancamento dagli obblighi familiari rappresentavano gli elementi fondanti del processo emancipativo femminile, o al lavoro di Betty Friedan499 che condusse un‟esemplare ricerca sulle donne americane giungendo alla confutazione del paradigma dominante del lieto fine relativo al matrimonio, sostenendo la necessità per le donne di inserirsi nella dinamica pubblica mediante il lavoro, coniugandolo con la parte privata associata alla famiglia. Nella postmodernità il cambiamento relativo alla natura della famiglia dipende da fattori tanto economici quanto culturali, ma viene declinato ulteriormente anche nell‟aspetto del progressivo mutamento a livello individuale. Il declino dei valori religiosi tradizionali, il pluralismo ideologico, la frammentazione lavorativa, le molteplici crisi economiche nonché le istanze femministe e l‟affermazione dell‟autonomia individuale hanno contribuito alla disgregazione del tradizionale modello familiare. Ulteriormente a ciò l‟ingresso delle donne nel mondo del lavoro al pari degli uomini ha sicuramente, se non altro in termini di tempo dedicato, spezzato i legami funzionali promossi da Parsons, tanto che sempre più il compito di agente di socializzazione primaria nella società postmoderna viene delegato alle istituzioni scolastiche, se non addirittura ai mass media come la televisione definita da Popper500 “cattiva maestra”. Nella postmodernità inoltre viene a sgretolarsi il principio cardine della famiglia: quella del presupposto relazionale tra i soggetti fondata su basi sentimentali; l‟individualismo e la soggettivizzazione postmoderna, uniti all‟incertezza,