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Il soggetto evaporato

2.1 Frammenti di Modernità: G Simmel

Nel capitolo 1 abbiamo già ampiamente spiegato i tratti distintivi che caratterizzano la Modernità: la sua pretesa universalistica, la fede nel progresso, l‟elogio della scienza considerata come mezzo per spiegare la realtà. La modernità, nel suo essere nascita di forme politiche istituzionalizzate e riconosciute dalla collettività, è l‟antitesi al caos dello stato di natura così ben descritto da Hobbes. La società moderna è la società della ragione e dell‟industrializzazione, e dal punto di vista degli individui è l‟età della

soggettivazione, che vede l‟emergere di un soggetto nuovo rispetto al passato: un

soggetto libero, autonomo, svincolato da quei legami cetuali che ne impedivano la mobilità sociale. Eppure tale soggettivazione da potenziale creativo si tramuta, nell‟età moderna, in razionalizzazione estrema; la necessità di far coesistere su larga scala gli individui, presuppone la definizione di ferree linee di confine entro cui garantire il legame sociale. Ne consegue una inevitabile repressione di tutti quei fattori “imprevedibili” legati alle pulsioni e al soddisfacimento dei bisogni soggettivi, a favore di un processo di civilizzazione che è prima di tutto condivisione. Dal punto di vista del Soggetto tali caratteristiche hanno contribuito a definire una concezione dell‟individuo che potremmo definire “freddo”. “Il soggetto che si afferma nell‟età moderna è un soggetto monco, privo di una parte del proprio vissuto, della parte istintuale, delle passioni, del dato emozionale. […] è un soggetto razionale e calcolatore nel duplice senso che tende a reprimere le emozioni e le passioni irragionevoli e che utilizza in modo ragionevole le fonti di

utilità, ossia agisce in modo economico”.172

Agire in modo economico nell‟età moderna significa per l‟individuo rendersi improvvisamente conto che la nuova società industriale e capitalistica che gli si mostra dinanzi non è accessibile a tutti nella stessa misura e, mentre i suoi bisogni si trasformano ed aumentano, le risorse a disposizione non sono infinite. Il soggetto moderno deve in tal modo razionalizzare il proprio progetto di vita in termini di profitto; egli è talmente inserito in questa concezione razionalistica che perfino azioni considerate non razionali come la violenza173 vengono utilizzate come strumento del progetto politico. Ad esempio nel pensiero di Marx la violenza non è un fenomeno negativo ma è legge stessa del reale, unico mezzo per raggiungere un progresso nel bene; nel XXIV capitolo del I libro del Capitale Marx scrive: “La violenza è la levatrice di ogni società antica, gravida di una nuova società”.

Alla luce di questa panoramica particolare rilevanza viene attribuita al pensiero di uno dei massimi esponenti della sociologia: Georg Simmel. A differenza di Durkheim, Marx e Weber, che hanno elaborato delle leggi generali della società, Simmel studia la condizione soggettiva dell‟individuo come prodotto e produttore della società. Con le sue teorie sul conflitto, con i suoi studi delle metropoli e del denaro, Simmel sembra essere il più adatto a fornire una prospettiva esauriente del Soggetto moderno.

In realtà Simmel può essere considerato un crocevia, una figura di transizione174 tra modernità e postmodernità. La particolarità di Simmel, “la sua irriducibilità entro un qualunque schema ideologico, sta soprattutto nella sua sistematica

asistematicità unita all‟acutezza e alla profondità dell‟analisi”.175 La sua analisi non si sofferma mai su una retrospettiva storica e non cede mai alla suggestione di prevedere il futuro; “è una descrizione minuziosa dei molteplici processi di interazione dei quali si interessa la vita delle società altamente civilizzate”176.

172

Croci G., (2002) Humane, Pendragon, Bologna p. 19

173 Cfr. Corradi C., (2009) Sociologia della violenza. Modernità, identità, potere, Moltemi Editore,

Roma

174 Lukacs G., (1958) Erinnerung an G. Simmel, in AA.VV., Buch des Dankes an Georg Simmel. Briefe, Erinnerungen, Bibliographie, a cura di Gassen K., Landmann M., Duncker & Homblot, p.

171

175 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. XLIV

176

Inoltre, come sottolinea Mongardini citando von Wiese, Simmel è stato il primo in Germania ad aver operato una netta separazione della sociologia dalla psicologia sociale, considerando la prima come una scienza particolare, nuova, con un oggetto chiaramente delimitato.177 Il merito del lavoro di analisi di Simmel è tale che è possibile rintracciare, nella sociologia moderna, numerosi riferimenti al suo pensiero: “moltissimi termini sociologici moderni, come stato, ruolo,

norme, aspettative, in quanto elementi della struttura sociale, sono molto vicini

alle concettualizzazioni formali che ha operato Simmel”.178

Eppure per molti anni è stato ritenuto un pensatore scomodo, “considerato da molti un filosofo che casualmente si è occupato di sociologia”,179 è stato spesso rifiutato da molti dei pensatori della sua epoca. Il suo pensiero però torna in auge soprattutto dopo gli anni 60; considerato addirittura attuale, egli viene ripreso per tentare di spiegare i profondi mutamenti sociali di quegli anni. Mongardini sottolinea che in realtà il pensiero di Simmel non per tutti è da considerarsi moderno, e in certi casi addirittura fuori dal tempo; il valore del pensiero simmeliano così inteso è tale solo per coloro i quali “ricercano anche nel quotidiano la verifica delle uniformità dedotte dall‟esperienza storica”.180

Infatti Simmel si distingue in particolare per aver analizzato i fenomeni della vita quotidiana nella società dei primi del 900. Dal punto di vista della sociologia, Simmel ne delinea tre generi differenti: la

sociologia generale o macro-sociologia, che studia i fenomeni sociali in termini

di evoluzione prodotta dai gruppi sociali; la sociologia filosofica, che si può far corrispondere alla metodologia generale; la sociologia formale, che studia le forme pure dell‟interazione tra gli attori sociali all‟interno della società.181

La sociologia formale di Simmel è di chiara derivazione kantiana, anche se egli se ne discosterà in molti punti come si evince ad esempio nell‟opera Die Probleme der

Geschichtsphilosophie (1982), nella quale egli tenta di offrire alla teoria della

177 Cfr. von Wise L., (1964) Soziologie, Geschichte und Hauptprobleme, de Gruyter VII, Berlin p.

126

178 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. XLVI; Cfr. anche Coser L., (1965) Georg Simmel, Englewod Clifs

(N.J.) Prentice-Hall

179

Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura

moderna, Bulzoni, Roma p. XLV 180 Ivi, p. XLVIII

181 Cfr. Duncan Mitchel G., (1971) Storia della sociologia moderna. Idee, uomini, correnti, un manuale essenziale ed esauriente, Mondadori, Milano p. 126

conoscenza una base empirica più ampia. Nonostante se ne discosti, Simmel può essere considerato, almeno per una parte della sua vita, un neokantiano del filone tedesco: da una parte ciò è dovuto all‟interesse dello stesso autore per il filosofo illuminista, dall‟altra al fatto che la stessa filosofia tedesca della sua epoca era fortemente neokantiana. In ogni caso il rapporto tra Simmel e Kant è tutt‟altro che passivo; in molte delle sue opere Simmel si rifarà al pensiero di Kant a volte in accordo altre volte in antitesi. Il rapporto con Kant si evince soprattutto dall‟idea simmeliana di società, e in particolare rispetto alle forme che le relazioni reciproche che gli individui assumono in tempi e luoghi differenti, attraverso la formazione di raggruppamenti, cerchie sociali e associazioni.

Simmel si pone il problema di costruire un‟architettura sociologica della società riprendendo in parte come modello il metodo kantiano. Per Kant la natura è possibile in quanto immagine di se stessa ma non di una immagine data, bensì di una immagine prodotta; “il mondo è la mia immagine” significa che ciò che è fuori dall‟individuo è tale perché è l‟intelletto che, nel conoscere l‟oggetto, lo rende quello che è. Le mere percezioni date, scrive Simmel, “che attraversano la coscienza nella sequenza causale dell‟esperienza soggettiva non sono [per Kant] di per sé ancora natura, ma lo diventano attraverso l‟attività dello spirito che le compone”.182 È possibile dunque giungere alla comprensione della natura solo mediante la conoscenza di quello che l‟individuo definisce natura, attraverso quel “modo particolare in cui l‟intelletto compone, ordina e forma le percezioni dei sensi”.183

Secondo Simmel l‟individuo conosce l‟oggetto nel momento in cui lo produce come oggetto, ossia nel momento in cui “liberiamo il nostro contenuto rappresentativo transeunte del carattere casuale del conoscere contingente e lo facciamo diventare oggetto di un mondo di cose”.184 In pratica per Simmel l‟atto stesso del conoscere produce l‟oggetto del conoscere. Mongardini sottolinea come in questa visione della conoscenza si risenta molto l‟influenza di Nietzche e del suo conoscere come riconoscere; in particolare se ne riscontra l‟influenza nel

182 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma, p. LXVI Cfr. Simmel G., (1925) Conflitto della cultura moderna,

Bocca, Torino p. 21

183 Ivi, p. LXV

184 Simmel G., (1953) Kant, Sedici lezioni tenute all‟Università di Berlino, tr.it. Cedam, Padova p.

momento in cui Simmel vede nell‟Io una funzione produttrice di conoscenza.185

Infatti per il sociologo tedesco la conoscenza della realtà non è possibile grazie ad una esistenza aprioristica dell‟identità del pensiero e dell‟essere, “ma grazie alla capacità strumentale della ragione umana di sovrapporre all‟essere determinate categorie conoscitive in relazione a particolari fini della conoscenza”.186

Da qui la sua concezione duplice del processo conoscitivo attraverso la forma e il contenuto. Le forme logiche dell‟intelletto, scrive Simmel, “sono strumenti destinati ad organizzare i dati dell‟esperienza, ma che precisamente non ne possono essere separati senza perdere ogni senso e ogni ragion d‟essere”; in quest‟ottica la conoscenza non può mai rendersi indipendente dai suoi oggetti, è un mezzo che non può divenire autonomo nel senso che “non ci può essere alcun sistema compiuto di conoscenza ma solo un processo del conoscere ad infinitum”.187

Per Simmel però questo processo di conoscenza è differente da quello di conoscenza sociologica: se la natura è sintesi della conoscenza dell‟individuo osservatore, la società è interazione cosciente degli individui, determinata dal processo di socializzazione. La differenza che l‟autore intravede tra la natura e la società è di carattere sostanziale. L‟unità della natura esiste in quanto unità solamente in quanto prodotto dell‟osservazione, da parte del soggetto, degli

elementi sensori considerati privi di collegamento, mentre l‟unità della società è

frutto dei suoi elementi che per esistere non hanno bisogno di un soggetto osservatore. La società “è l‟unità oggettiva che non ha bisogno dell‟osservatore in essa compreso”.188

Come sostiene Mongardini, ammettendo anche che vi sia un osservatore, egli non si pone in contrapposizione rispetto agli elementi della società stessa da cui trae un‟immagine teorica, perché “le cose della natura sono più distanti delle anime”,189

mentre l‟individuo trae il suo supporto all‟azione conoscitiva della realtà sociale ossia “proprio dalla sua coscienza dell‟essere

185 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. XLV nota 177

186 Ivi, p. LXVI 187

Cfr. Becher H.J., (1971) Georg Simmel. Die Grundlagen seiner Soziologie, Enkel, Stuttgart p. 73

188 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. LXXII

189

socializzato”.190

La teoria conoscitiva della società deriva appunto dal fatto che l‟individuo, nel suo processo di interazione, tiene conto del suo essere socializzato, ossia di quelle forme che si pongono come fondamento di tale processo. Tali forme prodotte dalla coscienza “rendono la società oggetto di conoscenza”.191

Esistono dunque per Simmel degli Apriori sociologici che sono da una parte “le premesse che permettono di prendere coscienza, in senso astratto, dei processi reali dei quali [gli individui] sono osservatori e partecipi”,192 e dall‟altro sono “i contenuti dei reali processi di socializzazione”.193

Simmel identifica tre apriori sui quali si fonda la conoscenza sociologica: rapporto tra il

soggetto e l‟altro, che produce un‟immagine dell‟altro mutevole, indefinibile e

non riducibile ad un tipo generale;194 unità dialettica tra individuo e realtà sociale

della quale è parte, che determina, indipendentemente dal tipo di rapporto, il suo

esserne contemporaneamente dentro e fuori e la consapevolezza dell‟esistenza sia come rapporti unitari sia come rapporti dualistici; considerazione oggettiva della

società. Questi apriori, sostiene Simmel, “non sono altro che la cristallizzazione,

nel tempo e nella forma, di categorie, di strutture che determinano le disposizioni e i contenuti della nostra vita, in maniera funzionale al mantenimento dell‟equilibrio, che origina nel continuo e perpetuo movimento sociale”.195

Simmel è interessato dunque all‟agire del soggetto in relazione a quelle particolari forme che sottendono le interazioni tra gli individui. Per lui la sociologia, nel suo essere formale, si deve occupare solo dello studio delle forme, ossia della socializzazione in quanto tale; si deve occupare “delle forze, delle relazioni e delle forme mediante le quali gli uomini diventano società”,196

e deve escludere dal suo campo d‟azione la vita associata nella sua totalità.

Per concludere dunque la presunta analogia tra natura kantiana e società simmeliana non risulta fondata, poiché “la natura, in quanto organizzazione

190 Ivi, p. LXXII 191

Ibidem

192 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. LXXVII

193 Ibidem 194

Cfr. Simmel G., (1953), Kant, Sedici lezioni tenute all‟Università di Berlino, tr.it. Cedam, Padova p. 28

195 Simmel G. (1998) Sociologia, Edizioni di Comunità, Milano p. 31

196 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. C

concettuale di fenomeni, rappresenta una sintesi conoscitiva; la società invece, come insieme di relazioni tra individui, è un‟unità reale anteriore agli individui che ne sono osservatori e partecipi”.197

La società per Simmel “non è una semplice unione di individui, e non è neppure qualcosa di metafisico e separato dagli individui che la compongono, ma è piuttosto composta dagli individui e dalle loro interazioni; e usando il termine interazione egli allude alla reciprocità delle relazioni umane”.198 La società si genera, dunque, dall‟azione dinamica di relazione tra gli individui; e anche se “trascende il singolo essa non è astratta, […] è un‟entità generale che ha contemporaneamente vitalità concreta”.199

Il punto cardine del pensiero di Simmel è dunque l‟interazione, la Wechselwirkung o azione reciproca. Il processo dinamico dell‟interazione dei singoli definisce e costituisce la società come entità nuova che, in tal modo, non è solamente realtà derivante dalla semplice somma delle sue componenti individuali. Egli “fu sempre fedele all‟idea che ciò che esiste in realtà è l‟individuo singolo psicologicamente determinato (benché anch‟esso non possa venire considerato come un elemento ultimo non scomponibile), mentre la società non è in sé alcuna realtà sostanziale”.200 Bisogna precisare che tutta la sociologia di Simmel è una continua oscillazione tra individuo e società e la contrapposizione è per certi versi insuperabile; anche nella nozione di Wechselwirkung egli non manca mai di ritornare alle implicazioni psicologiche dell‟individuo, salvo poi rendersi conto che non è possibile studiare l‟individuo senza tenere presenti i rapporti che detiene con tutto ciò che si trova al di fuori di lui.201 Infatti la concezione della società in Simmel non deriva dalla sola entità individuale Io, ma dalla duplice categoria Io/Tu. Grazie a queste considerazioni sull‟individuo Simmel di discosta dall‟eccessivo formalismo kantiano: “In Kant secondo Simmel, l‟indifferenza nei riguardi della specificità dell‟individuo dipende dal fatto che [ad esempio] la legge morale è omologata alla

197 Ivi, p. CXIX

198 Duncan Mitchel G., (1971) Storia della sociologia moderna. Idee, uomini, correnti, un manuale essenziale ed esauriente, Mondadori, Milano p. 127

199

Simmel G., (1900) Philosophie del Geldes, Dunker & Humblot, Leipzig p. 91, tr.it. (1984)

Filosofia del denaro, UTET Torino

200 Mora E., (1994) Comunicazione e riflessività. Simmel, Habermas, Goffman, V&P, Milano p. 31 201 Cfr. Simmel G., (1917) Die Grundfragen der soziologie, Göschen, Berlin tr.it (1989) Forme e giochi di società. Problemi fondamentali della sociologia, Feltrinelli, Milano

struttura della legge naturale […] che comanda l‟individuo dall‟esterno”.202

Pur distaccandosi dal rigido formalismo, Simmel, come abbiamo precedentemente detto, non si abbandona ad un estremo soggettivismo, ma si pone a metà strada, teorizzando una dinamica dell‟esistente in termini di continua “opposizione tra l‟energia incontenibile della forza vitale e la formalizzazione a cui essa stessa dà luogo”.203

Per comprendere la funzione da attribuire all‟individuo nella sua dimensione sociale, in relazione ai processi d‟interazione, Simmel introduce il concetto di

vita. Ma cosa intende Simmel per vita? In Kant. Sedici lezioni tenute all‟Univeristà di Berlino scrive: “Invece di credere in una realtà che si costituisca

in modo definitivo, rigorosamente, è preferibile avere fede nell‟evoluzione, anche negli strati più profondi del nostro spirito; questo sviluppo non deve essere esaltato soltanto come progresso, ma si compie secondo il misterioso ritmo della materia organica: lo sviluppo, il cui concetto dobbiamo far valere per la vita, è proveniente dall‟impulso interiore, non da pratiche singolari e relative fasi dello sviluppo retto da un fine prestabilito”.204

Ma, per comprendere la realtà spiega l‟autore, la sola vita non è sufficiente: non è possibile, infatti, comprenderla se non a partire dal rapporto che la vita ha con le sue forme. Il rapporto vita/forma è dicotomico e interdipendente. La realtà per Simmel è costituita “da un tessuto di rapporti tra vita e forma che essa assume”.205

Tradotto in termini concreti, l‟individuo assume una duplice posizione nei confronti della realtà; esso è contemporaneamente dentro e fuori la realtà, dentro e fuori la storia e qualunque gruppo a cui egli appartiene. La dicotomia vita/forma si traduce in questo senso nel rapporto tra fini e valori, ossia tra le pulsioni interne e le sue manifestazioni sociali. Questo mondo dei fini e dei valori, sottolinea Mongardini “non è che la proiezione dei bisogni reali quali storicamente si manifestano negli individui”.206 Dunque i bisogni sono per Simmel strettamente legati alla situazione storica e, nel

202 Simmel G., (1997) Intuizione della vita. Quattro capitoli metafisici, ESI, Napoli p. 158

203 Cotesta V., Bontempi M., Nocenzi M., (2010) Simmel e la cultura moderna, Volume 1,

Morlacchi Editore, Perugia, p. 405

204

Simmel G., (1953) Kant, Sedici lezioni tenute all‟Università di Berlino, a cura di Nirchio G., Cedam, Padova p. 24

205 Mongardini C., (1976) Aspetti della sociologia di Georg Simmel in Conflitto della cultura moderna, Bulzoni, Roma p. LIV

206

momento in cui vengono soddisfatti, attraverso le forme associative o istituzionali, la vita ne produce di nuovi e spinge l‟individuo fuori da queste forme; “perciò l‟individuo non può mai essere incorporato in nessun ordine senza che al tempo stesso si trovi a fronteggiarlo”.207

Ne consegue che conservare la propria autonomia rispetto alle forze che lo controllano diviene per l‟individuo la questione di fondo.

Nella società moderna questa pretesa di autonomia si acuisce ulteriormente. Ne La

metropoli e la vita dello spirito (1903) Simmel affronta la questione dell‟ingresso

dell‟individuo nelle moderne metropoli urbane, e le relative implicazioni soggettive da esso derivanti. “La metropoli, come una creatura di natura diversa, esige dall‟uomo un grado di consapevolezza differente da quello richiesto dalla vita rurale.[…] Le reazioni ai fenomeni urbani sono trasferite a quell‟organo che è meno sensibile e più lontano nel profondo della personalità. Intellettualmente sembra così conservare la vita soggettiva contro l‟opprimente potere della vita metropolitana”.208

La metropoli moderna è per Simmel quell‟arena in cui le richieste di libertà ed uguaglianza si realizzano; nell‟estrema confusione delle relazioni generate dalla metropoli l‟individuo è libero di esprimere la propria natura. Ma il rapporto che egli vive in relazione alla metropoli è duplice: “Da un lato la vita è resa infinitamente facile per la personalità, in quanto gli stimoli, gli interessi, gli impieghi del tempo e la consapevolezza vengono offerti da ogni parte. Essi trascinano la persona come correnti e non c‟è bisogno quasi di dover nuotare da soli. Dall‟altro lato, tuttavia, la vita si compone sempre di più di questi contenuti impersonali e offerte che tendono a mutare le caratteristiche personali genuine e le incompatibilità. Questo fa sì che l‟individuo cerchi di esagerare al massimo la singolarità e l‟unicità, in modo da conservare la sua più intima personalità”.209

All‟interno della metropoli si realizza, dunque, il conflitto dell‟individuo, diviso tra la progressiva atrofia della sua individualità e l‟ipertrofia degli stimoli provenienti dal mondo esterno. Questo costante aumento degli stimoli nervosi all‟interno della metropoli porta l‟individuo, secondo Simmel, a

207 Ivi, p. LXI

208 Simmel G., (1903) Die Großstädte und das Geistesleben, Petermann, Dresden pp. 410-411,