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Danimarca: Banca Andelskassen jak slagelse

Banca Popolare di Vicenza S.p.a.

4.2.4. Danimarca: Banca Andelskassen jak slagelse

Il caso della banca danese rappresenta un caso molto particolare, è il primo caso post BRRD per cui il piano di risanamento presentato è stato inefficace. Questo caso è un caso più particolare rispetto ai precedenti perché le banche danesi non sono sottoposte alla vigilanza del Single Supervisory Mecchanism, poiché la Danimarca non ha ancora aderito all’Unione Bancaria. Tuttavia, in Danimarca la legge di attuazione della BRRD suddivide i poteri dell’Autorità di risoluzione tra due autorità: la Danish Financial Supervisory Authority (DFSA) e il Finansiel Stabiliet. La prima è l’Autorità di risoluzione fino al punto in cui la banca soddisfa le condizioni per la risoluzione, e decide quindi se una banca è in dissesto o a rischio di dissesto e se ci sono soluzioni da parte del settore privato. Il secondo decide se vi è l’interesse pubblico ed è responsabile dell’applicazione degli strumenti della risoluzione nei casi specifici157.

Il 5 ottobre 2015 l’Autorità di supervisione danese (DFSA), ha dichiarato che la banca Andelskassen jak slagelsefosse si trovava in una situazione di dissesto o rischio di dissesto e che non sarebbe stato possibile attuare eventuali misure alternative per evitare il fallimento; infatti, nella valutazione degli attivi vi erano perdite tali da richiedere la cancellazione di azioni, obbligazioni subordinate e di tutto il debito senior, compresi i depositi non assicurati di privati e PMI.

In seguito, il Finansiel Stabilitet ha ritenuto sussistenti tutte le condizioni per dare avvio alla risoluzione della banca, incluso che la risoluzione era nel pubblico interesse, poiché gli obiettivi definiti nel piano per il salvataggio, come ad esempio la continuità delle funzioni fondamentali della banca e protezione dei fondi dei depositanti e dei clienti, non sarebbero stati raggiunti se la banca fosse fallita.

Perciò la banca è stata posta in risoluzione mediante la creazione di una banca ponte, denominata “Broinstitut I A/S”, interamente posseduta dal fondo di risoluzione danese; in questo caso il piano di risoluzione prevedeva anche l’applicazione del bail in per gli

157 M.CASSELLA e A. D’ONOFRIO, L’applicazione della disciplina della risoluzione delle banche in crisi nell’Unione Europea, Assonime, 2017.

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azionisti, per i creditori, nonché per i depositi garantiti.158 Quindi le azioni sono state cancellate e la proprietà della banca è passata interamente al Fondo, le obbligazioni invece sono state svalutate fino ad assumere un valore pari a zero. Per quanto riguarda i depositi garantiti sono stati interamente coperti dal fondo di garanzia dei depositi danese, mentre la banca ponte ha ricevuto un apporto di capitale da parte del Fondo di risoluzione pari a 37,5 milioni159.

In seguito, nel gennaio del 2016 l’Autorità di risoluzione danese ha iniziato un processo di vendita della banca, sempre mediante una procedura di gara aperta e trasparente; di seguito alle varie offerte, si è deciso di vendere la banca a Rolf Damman, un investitore di private equity svedese; tuttavia l’Autorità di supervisione DFSA non ha approvato la vendita per ragioni non note, e quindi la banca nel novembre del 2016 è stata messa in liquidazione non salvando nulla, tranne i depositi coperti da assicurazione obbligatoria160.

158 M.CASSELLA e A. D’ONOFRIO, L’applicazione della disciplina della risoluzione delle banche in crisi nell’Unione Europea, Assonime, 2017.

159 M.CASSELLA e A. D’ONOFRIO, L’applicazione della disciplina della risoluzione delle banche in crisi nell’Unione Europea, Assonime, 2017.

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Conclusioni

Il presente lavoro ha ripercosso le cause, le forme di manifestazione e le peculiarità, in termini di conseguenze ed effetti delle crisi bancarie, si è soffermato sulla dura lezione impartita dalla grande crisi del 2007, che non ha solo travolto alcune tra le principali banche a livello globale ma ha anche messo in luce alcuni profili problematici della disciplina fino ad allora in vigore. A seguire sono stati affrontati i mutamenti della disciplina del settore introdotti soprattutto a livello Europeo con la concretizzazione del progetto dell’Unione Bancaria e l'evoluzione della vigilanza.

In seguito, è stata anche affrontata l'evoluzione della disciplina a livello europeo, contenuta nella Bank recovery and resolution directive, la quale ha introdotto un nuovo approccio per fronteggiare i fenomeni di crisi, suddiviso in tre fasi: pianificazione, intervento precoce e risoluzione. Inoltre, è stata posta una maggiore evidenza sull'introduzione dei nuovi strumenti di risoluzione, come lo strumento di vendita dell'attività della banca, la costituzione di una bridge bank, la separazione tra una bad bank e good bank, ed infine il bail in. Infatti, l’introduzione di tali strumenti ha permesso alle Autorità di intervenire in modo tempestivo per salvare ogni eventuale banca che si è trovata in una situazione di dissesto, cercando di ridurre l’impatto sull’economia e sul sistema finanziario.

Le nuove regole di gestione delle crisi mirano, inoltre, a prevenire la crisi cercando di trovare le cause o le eventuali carenze che possono manifestarsi negli stadi iniziali delle situazioni di difficoltà, evitando, quindi, di intervenire solo al momento in cui la banca si trova nell’ultimo stadio del processo di deterioramento, e quindi nel momento in cui l’intermediario si trova già in una grave fase di criticità.

Nell’ultimo capitolo, è stata affrontata l’analisi delle banche in dissesto nei diversi paesi europei e ciò ha mostrato come la normativa europea lasci margini di flessibilità nella gestione delle crisi bancarie. In particolare, nei casi analizzati emerge l’evoluzione della gestione delle crisi soprattutto nel passaggio da un meccanismo di salvataggio esterno alla banca ad un meccanismo interno, in cui i primi a sopportare le perdite in caso di dissesto della banca sono gli azionisti e i creditori, permettendo una maggiore tutela per i

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risparmiatori, i quali in passato sono stati i primi a subire le perdite relative ai fallimenti bancari.

Inoltre, nell’ultimo capitolo i meccanismi di risoluzione maggiormente utilizzati sono stati lo strumento della bad bank, la costituzione della bridge bank e la vendita dell’attività di impresa. Per quanto riguarda il meccanismo della bad bank è stato utilizzato nella maggior parte delle risoluzioni analizzate, come ad esempio nel caso delle quattro banche italiane o per il Banco Espirito Santo. Per quanto riguarda il piano di risoluzione realizzato vi è un’analogia tra il caso delle quattro banche italiane poste in risoluzione e quello della Banca Banif, del Banco Espirito Santo e della banca danese Andelskassen jak slagelsefosse, in cui la risoluzione è avvenuta mediante la creazione delle Bridge Bank e la loro successiva cessione. Invece, per quanto concerne il programma di risoluzione realizzato per il caso veneto, per la Panellinia bank e per il Banco Popular è stato utilizzato lo strumento di risoluzione di vendita dell’attività di impresa ad un soggetto terzo. Tuttavia, l’unico caso in cui la risoluzione è stata inefficace è stato per la banca danese, in cui l’Autorità di supervisione danese non ha approvato la vendita della banca ponte.

Nonostante il salvataggio di tali banche, l’applicazione delle nuove regole di gestione della crisi comporta ancora delle conseguenze sui mercati, come ad esempio sui mercati dei derivati; in particolare, sia la ricapitalizzazione precauzionale sia l’avvio della procedura di risoluzione possono costituire il “credit event”161 che fa scattare l’obbligo di rimborso dei credit default swap. Ad esempio, ciò si è verificato nella risoluzione del Banco Popular, che ha rappresentato il primo caso di credit event collegato ad una procedura di risoluzione. Pertanto, anche se ogni caso è stato affrontato con un intervento specifico ed è stato possibile offrire soluzioni appropriate, il quadro giuridico europeo presenta ancora importanti criticità; per esempio nel caso della Banca Marche, Banca Etruria, Cariferrara e Carichieti è emersa la necessità di migliorare il coordinamento tra le regole bancarie e l’Unione Europea in materia di aiuti di stato, per eliminare possibili sovrapposizioni indesiderate; inoltre, è necessario rafforzare le modalità di cooperazione e di scambio di informazioni tra le Autorità europee e quelle nazionali nelle varie fasi di gestione delle crisi bancarie, sia con riferimento ai poteri di gestione di early intervention, sia durante la

161indica la ristrutturazione del debito, tecnicamente si riferisce a un evento che colpisce gli investitori e affossa il

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risoluzione. La revisione della normativa sulle risoluzioni bancarie prevista per il 2018 può essere l’occasione per apportare alcuni aggiustamenti alla disciplina.

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