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Sollecitato dalla componente filosofica ed “estetica” nell’opera darwiniana, lo storico della scienza R.J. Richards ha affermato la sostanziale continuità tra Darwin e la tradizione della biologia romantica tedesca, incarnata paradigmaticamente da Goethe76. Da un lato, secondo Richards, Schelling e Goethe hanno spianato la strada e anticipato molti dei punti salienti del darwinismo (“Schelling and Goethe were biological evolutionists and their conceptions straightened the path for German zoologists to advance more quickly and easily to Lamarckian and Darwinian theories”)77, mentre Darwin, dall'altro, ha trattenuto l'eredità di gran parte del pensiero biologico sviluppato in Germania, con la sua stretta connessione a elementi estetici e morali (“Darwin's conception of nature derived, via various channels, in significant measure from the German Romantic movement”78). Critiche a questa lettura sono venute da più parti: si veda, tra tutte, la recensione di Michael Ruse al volume di Richards, in cui si dimostra con dovizia di argomenti come quella evoluzionistica sia “a British theory by a British scientist”, aldilà di qualsiasi influenza del romanticismo tedesco79.

La tradizione biologica romantica e in particolare la morfologia goethiana si discostano profondamente dall'approccio darwiniano80. Per limitarsi a poche considerazioni

generali, si noti anzitutto come Darwin non abbia annoverato la morfologia, l'embriologia o le teorie dello sviluppo tra i suoi interessi principali. Benché nell'Origine delle specie presenti la questione morfologica come «uno dei capitoli più 76 Cfr. R. Richards, The romantic conception of life..., cit.

77 Ivi, p. 211. 78 Ivi, p. 516.

79 M. Ruse, The Romantic Conception of Robert J. Richards, in “Journal of the History of Biology”, 37, 1, 2004, pp. 3-23, cit. p. 13.

interessanti della storia naturale», addirittura «l'anima» delle ricerche naturalistiche81,

alla prova dei fatti dedicò poca attenzione ai temi legati alla morfologia. Lo storico della scienza Edward Stuart Russell, in Form and Function. A Contribution to the History of

Animal Morphology, nota come il naturalista inglese non abbia “mai conosciuto

direttamente lo splendido lavoro dei morfologi tedeschi, come Rathke e Reichert” né abbia posto mai “attenzione alla teoria cellulare, né alla teoria dello strato embrionale”82. Se è vero che gli indirizzi più recenti della storiografia smorzano la

radicalità dell'interpretazione di Russell83, resta comunque inoppugnabile che la

prospettiva morfologica e morfogenetica non fu ritenuta prioritaria da Darwin. Questo è tanto più vero in riferimento alla morfologia goethiana84.

Come mette in luce Cislaghi, in un puntuale confronto tra l'impostazione morfologica goethiana e quella evoluzionistica darwiniana, le differenze tra i due approcci sono numerose85. La morfologia è, per Goethe, un metodo comparativo, rivolto alla

descrizione della natura (suo compito è il darstellen, l’esporre, non l'erklären, lo spiegare) al fine di chiarificare “fenomenologicamente” ciò che appare, evitando il ricorso a cause operanti sotto la superficie dei fenomeni86. Di tutt'altro tenore la

spiegazione evoluzionistica, che intende ricondurre la varietà dei viventi all'operato di un pluralismo di cause tra cui la selezione naturale. La bellezza è considerata da Goethe come una proprietà oggettiva delle forme naturali (lo stesso sarà per Haeckel), mentre tra arte e scienza non si dà differenza alcuna: come l'arte è un agire produttivo, creativo, così anche l'indagine scientifica è un agire, ed entrambe traggono la loro vis dalla forza produttiva dell'unica natura, che Goethe interpreta spinoziamente come natura

naturans.

81 C. Darwin, L'origine delle specie, cit., p. 501.

82 E.S. Russell, Form and Function. A Contribution to the History of Animal Morphology (1916), p. 238, citato in M. Mandrioli, M. Portera, La genesi delle forme biologiche. Creatività nei vincoli, in A. Pinotti, S. Tedesco, Estetica e scienze della vita, cit., p. 271.

83 Cfr. S. Gliboff, H.G. Bronn, Ernst Haeckel, and the Origins of German Darwinism: A Study in Translation and Transformation, The MIT press, 2008; cfr. anche T. Pievani, Anatomia di una rivoluzione, cit.

84 Di diverso avviso è J.R. Richards, che argomenta a favore dell'importanza dell'approccio morfologico ed embrologico per la strutturazione della teoria dell'evoluzione, nel volume The Meaning of Evolution. The Morphological Construction and the Ideological Reconstruction of Darwin's Theory, The University of Chicago Press, Chicago and London 1992. Interessante, nella parte iniziale del volume, la ricostruzione assai dettagliata degli usi e significati (sostanzialmente embriologici) del termine “evoluzione” al tempo di Darwin.

85 F. Cislaghi, Goethe e Darwin. La filosofia delle forme viventi, Mimesis, Milano 2008.

86 Cfr. J.W. Goethe, Massima 488, “La cosa più elevata sarebbe: comprendere che tutto ciò che è fattuale è già teoria. L'azzurro del cielo ci rivela la legge fondamentale della cromatica. Non si cerchi nulla dietro i fenomeni: essi stessi sono già la teoria”.

Il metodo empirico goethiano può essere senz'altro definito estetico, intuitivo: è il corpo sensibile, disposto secondo un determinato atteggiamento, a conoscere il mondo, trovandosi sensibilmente ed esteticamente coinvolto in cioè che conosce. La componente del vissuto, nell'accostarsi alla natura, è centrale. Valgano in questo senso due massime: la prima (565), che illustra la ben nota figura della zarte Empirie, della delicata empiria come metodo scientifico (“C’è una delicata empiria che si identifica intimamente con l’oggetto divenendo in tal modo una vera e propria teoria”), la seconda (dalla Storia della teoria del colore) che esplicita il necessario coinvolgimento del soggetto nel processo della conoscenza scientifica (“qualsiasi enigma scientifico può essere reso comprensibile risolvendolo eticamente”)87. È evidente quanto queste posizioni metodologiche ed epistemologiche fossero distanti da quelle darwiniane, la cui epistemologia si era nutrita degli scritti di Herschel, Whewell, Mill88. È plausibile che il problema della bellezza e del “senso” dell'esistenza del bello nel regno animale possano aver spinto Darwin verso la messa a punto della sua teoria dell'evoluzione, come argomenta, s'è visto, David Kohn, ma, a partire da questa intuizione iniziale, il naturalista inglese ha poi formulato leggi scientifiche in grado di rendere ragione della genesi del fenomeno “bellezza”. È questo il più importante discrimine tra l'approccio morfologico goethiano e quello darwiniano.

Va comunque sottolineato che la biologia tedesca della metà del diciannovesimo secolo, cioè quella che effettivamente si confronta con la rivoluzione darwiniana, era già di per sé piuttosto lontana dal modello romantico e goethiano – cosa di cui Richards mostra di tener poco conto nel tracciare il suo nesso tra Darwin e la Germania. Lo mette in chiaro Sander Gliboff in uno studio dedicato alla prima traduzione in lingua straniera – tedesca, appunto – dell’Origin of Species, curata da H.G. Bronn, paleontologo dell’Università di Heidelberg, e apparsa solo pochi mesi dopo la pubblicazione dell'originale inglese, nel 186089. Sulla scia del darwinismo di Bronn, lo studio di Gliboff consente anche un interessante ripensamento della figura di Ernst Haeckel, a lungo interpretato come più vicino alla tradizione morfologica romantica e goethiana 87 Per tutto questo cfr. l'Introduzione di A. Pinotti a A. Pinotti, S. Tedesco, Estetica e scienze della vita, cit., pp. 19-37.

88 Cfr. su questo punto T. Pievani, Anatomia di una rivoluzione, cit.; M. Ruse, The Darwinian Revolution. Science Red in tooth and claw, The University of Chicago Press, Chicago and London, 1999; D. L. Hull, Darwin's science Victorian philosophy of science, in The Cambridge Companion to Darwin, II ed., edited by Jonathan Hodge e Gregory Radick, Cambridge University Press, Cambridge 2009, pp. 173- 196.

che a quella evoluzionistica darwiniana. È senz'altro vero che, ad esempio per il particolare ruolo svolto dall'apparato iconografico in funzione ornamentale nelle sue opere (si veda soprattutto Kunstformen der Natur, 1899-1904) e per la concezione del rapporto tra arte e scienza, Haeckel risultava fedele alla prospettiva goethiana90. Ciò tuttavia non toglie che egli abbia anche aderito al paradigma selezionista e sostenuto la possibilità di una spiegazione meccanicistica della varietà naturale (soprattutto nell'opera del 1866, Generelle Morphologie der Organismen), collocandosi così sulla scia del darwinismo ortodosso.

In sintesi, il ruolo fondamentale giocato dal problema estetico all’interno della trattazione di Darwin (che emergerà con maggior evidenza nel prossimo capitolo) consente senz'altro di inscrivere Darwin nella tradizione del nesso tra estetica e biologia; non autorizza, però, a fare di Darwin un epigono dei romantici e di Goethe. Se ritorniamo a quanto detto sopra, cioè agli interrogativi dischiusi dalla Critica del

giudizio kantiana in merito all’estetico, al biologico e ai nessi tra i due, Darwin e i

romantici avvertono senz’altro l'urgenza di queste questioni – indipendentemente e, nel caso di Darwin, senza diretta filiazione dal testo kantiano – ma ad esse rispondono secondo modalità radicalmente differenti91.

Darwin – consapevole della problematicità della bellezza – affianca alla selezione naturale una forza causale ad hoc, cioè la selezione sessuale, precisamente per spiegare 90 Su E. Haeckel si vedano i lavori di E. Canadelli, anzitutto il volume Icone organiche. Estetica della natura in Karl Blossfeldt ed Ernst Haeckel, Mimesis, Milano 2006. L'opera Kunstformen der Natur, pubblicata da Haeckel tra il 1899 e il 1904, è forse quella che meglio lascia emergere le differenze tra l'approccio estetico haeckeliano e la concezione del senso estetico e della sua evoluzione in Darwin (che verrà meglio discussa nel prossimo capitolo). Haeckel, con le splendide litografie delle Kunstformen, propone l'immagine di una natura intrinsecamente artistica e ornamentale, le cui forme sono oggettivamente belle, indipendentemente dal giudizio di gusto formulato su di esse da un fruitore; come vedremo, per Darwin al contrario la forma bella emerge e co-evolve con il giudizio di apprezzamento su di essa. Le immagini contenute nelle Kunstformen presentano animali (meduse, radiolari e altri piccoli esseri pressoché microscopici) sottratti al loro habitat naturale, in modo non naturalistico; per Darwin, al contrario, benché le forme belle non siano direttamente inscrivibili all'interno della logica dell'adattamento e della selezione naturale bensì in quella della selezione sessuale, l'habitat pone comunque dei vincoli adattativi, dei quali occorre tener conto per intendere appieno la peculiare evoluzione della bella forma e le relazioni di discendenza tra gli organismi.

91 Va comunque detto che altri studiosi, oltre al già citato Richards, hanno sostenuto una relazione assai più stretta tra biologia tedesca e darwinismo: cfr. P.R. Sloan, Darwin, Vital Matter, and the Transformism of Species, in “Journal of the History of Biology”, 19, 3, 1986, pp. 369-445, che sostiene come proprio le nuove idee della biologia tedesca dell'Ottocento, penetrate ampiamente in Inghilterra durante gli anni d'assenza di Darwin dal suolo inglese, impegnato nella traversata sul Beagle, abbiano fornito al naturalista gli strumenti teorici per la sua concezione del “trasformismo” delle specie (cfr. Taccuino B), cioè l'idea che le specie si evolvano nel tempo. Sloan interpreta dunque il Darwin “of 1837 as a highly sophisticated biological theorist, returning from the five years aboard the Beagle not simply a budding geologist, but immediately prepared to interact creatively with the incursive elements of German biology that had entered England in his absence “(ivi, p. 445).

la presenza del bello in natura. L'obiettivo di Darwin non è dunque meramente descrittivo, come per Goethe, bensì di riconduzione a leggi dell’evoluzione delle forme naturali: tali leggi, pur con tutte le anticipazioni che si vogliano ammettere, non compaiono in alcun modo né tra i romantici né in Goethe.