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Lineamenti di un’estetica darwiniana

5. Lo strano caso dei mammifer

L’estetica evoluzionistica illustrata da Darwin nel The Descent è sostanzialmente un’estetica ornitologica, in cui è preponderante l’attenzione per caratteri e sviluppo del senso estetico negli uccelli. Questo perché, come scrive Darwin, “nell’insieme sembra che gli uccelli siano, di tutti gli animali [...] quelli più dotati di senso estetico, ed essi hanno quasi il nostro stesso gusto del bello”162. Gli uccelli sono dunque i più simili a noi; mammiferi e in particolare primati, invece, che nella classificazione filogenetica sono i più vicini a Homo sapiens, dimostrano poco o pressoché nessun senso estetico: “Molte varietà di scimmie sono sgradevoli a vedersi secondo il nostro gusto [...] La legge di battaglia per il possesso della femmina sembra prevalere nell’intera classe dei mammiferi [...] Riguardo ai mammiferi non abbiamo per ora prove che i maschi si sforzino di dar sfoggio delle loro attrattive davanti alla femmina”163.

Si tratta di una notazione singolare: adottando una prospettiva evoluzionistica, ci aspetteremmo che gli animali più vicini a noi nella classificazione filogenetica fossero anche quelli con il maggior numero di caratteristiche in comune con noi. Come noto, l’ultimo antenato comune tra i progenitori degli attuali mammiferi (classe alla quale noi apparteniamo), cioè i Sinapsidi, e i progenitori di uccelli e rettili, cioè i Sauropsidi, risale a un tempo lontanissimo, circa trecento milioni di anni fa; la nostra linea evolutiva si separa invece da quella degli scimpanzé, la scimmia più vicina a noi, molto più tardi, tra i sei e gli otto milioni di anni fa. Perché le donne della nostra specie “si adornano ovunque con piume [di uccello]”164 e ne apprezzano i colori e la fattura, mentre non giudicano attraenti gli ornamenti sessuali delle scimmie, che anzi rifuggono?

162 C. Darwin, L’origine dell’uomo, cit., p. 279. 163 Ivi, p. 415, p. 417, p. 408.

164 C. Darwin, L'origine dell’uomo, cit., p. 87. Per l'iconografia della scimmia, cfr. J. Voss, Darwin's pictures, cit., p. 226 ss. (il paragrafo intitolato Darwin's Gorilla), con relativa bibliografia. Sul fatto che i mammiferi non appaiano belli, cfr. W. Menninghaus, Wozu Kunst?, cit., p. 49 ss.

Winfried Menninghaus spiega il fatto che Homo sapiens non trovi esteticamente attraenti scimpanzé e gorilla nei termini di una strategia messa a punto dalla selezione sessuale per impedire ibridi tra specie diverse ma filogeneticamente vicine tra loro. È vero che la differenza di preferenze sessuali può essere uno dei vettori della speciazione e, in seguito, uno degli elementi che mantengono la separazione tra specie distinte, ma l’ipotesi va verificata165.

Inoltre, posto che i mammiferi, e in particolare i primati – con l’unica eccezione del mandrillo – non hanno senso estetico, ci si può ulteriormente chiedere: perché proprio gli uccelli? C'è qualcosa in comune, tra gli uccelli e gli umani, che ci consente di fornire evidenza empirica alla considerazione darwiniana per cui gli uccelli hanno il gusto estetico più vicino a quello dell'uomo?

Se volessimo ragionare sulla falsariga di quanto accade col linguaggio, potremmo supporre di sì. Le condizioni di possibilità per il linguaggio, come noto, si sono evolute più e più volte e non necessariamente in specie filogeneticamente vicine alla nostra. Versioni del fattore di trascrizione FOXP2, coinvolto nell’apprendimento del controllo motorio in risposta a stimoli uditivi, sono state individuate anche in specie non umane, in una sorta di “mosaico” evolutivo che non segue le relazioni di vicinanza/lontananza filogenetica166. Come sappiamo dalla più recente biologia evoluzionistica, ci sono caratteri, nelle specie animali, che risultano omologhi a livello di sviluppo, anche se non lo sono a livello di omologia strutturale, cioè non sono riconducibili a un antenato comune167.

Tuttavia per il senso estetico non è stato sinora individuato alcun gene specifico o fattore analogo ai FOXP2 nel linguaggio – né probabilmente verrà mai individuato. Forse potremmo ragionare in termini di sistemi percettivi. Gli uccelli, come noto, sono dotati di un sistema di percezione visiva estremamente perfezionato, con visione quadri- cromatica, mentre i mammiferi sono generalmente incapaci di vedere i colori. Fanno eccezione i primati, tra cui l’uomo, che hanno sviluppato una visione tri-cromatica, dunque la capacità di vedere i colori, probabilmente per questioni alimentari (capacità di 165 Cfr. W. Menninghaus, Wozu Kunst, cit., pp. 60-61; Id., La promessa della bellezza, cit., p. 98 ss. 166 Cfr. C. Scharff, J. Petri, Evo-devo, deep homology and FoxP2: implications for the evolution of speech and language, Philosophical Transactions of the Royal Society B, 2011, 366, pp. 2124-2140; Webb, D.M., Zhang J. (2005), FoxP2 in Song-Learning Birds and Vocal-Learning Mammals. Journal of Heredity 96: 212-216.

167 Minelli, A., Fusco, G., Homology, in K. Kampourakis (a cura di), Philosophical Issues in Biology Education, Springer, Berlin 2012.

discernere frutti maturi ecc.). La capacità di discernere distintamente e apprezzare forme e colori è senz’altro importante per lo sviluppo di un senso del bello e potrebbe essere questa una delle ragioni – in base alle peculiarità dei sistemi sensoriali – per cui uomini e uccelli apprezzano il bello, mentre i mammiferi generalmente non mostrano senso estetico. Ma si tratta di una spiegazione fragile, non foss’altro perché eleva a priori il senso della vista a senso cardine per l’estetico. Inoltre, anche gli scimpanzé e i gorilla vedono i colori, ma non per questo dimostrano di aver sviluppato un senso estetico simile al nostro.

Negli scimpanzé e nei gorilla (un caso ulteriore è quello dei bonobo, sul quale però soprassediamo) la selezione sessuale mostra di seguire dinamiche molto diverse rispetto a quelle descritte da Darwin per gli uccelli. Nel caso degli scimpanzé, le femmine sono esse stesse attive nell’adescare i maschi, segnalano i loro giorni di fertilità mettendo in evidenza i genitali colorati e hanno un comportamento sessuale poliandrico. I maschi di scimpanzé sono coinvolti in una forte competizione, che si decide più con la forza che con le capacità performative o l’esibizione di ornamenti. Nel caso dei gorilla, presso cui sono diffusi harem di femmine per il singolo maschio dominante, la selezione sessuale viene in certo modo meno, una volta stabilita la supremazia sull'harem – e con ciò, giocoforza, anche quella specifica forma di selezione sessuale che comporta lo sviluppo di ornamenti, canti ecc., – dal momento che il maschio esercita il controllo sulla propria “riserva” di femmine senza competitors diretti. Come aveva segnalato Darwin, “la legge di battaglia per il possesso della femmina sembra prevalere nell’intera classe dei mammiferi”.

L’unico primate che, a detta di Darwin, ci appare non meno bello degli uccelli è il

Cynocephalus mormon (Mandrillus phynx), del quale il naturalista inglese scrive che

“nessun membro della classe dei mammiferi appare colorato in modo così straordinario come il maschio adulto del mandrillo” e “Molti autori hanno usato le espressioni più vive per descrivere questi splendidi colori che possono paragonarsi a quelli degli uccelli più variopinti”168. Ma si tratta, appunto, di un’eccezione.

In generale, non è facile trovare conferme empiriche all’affermazione darwiniana per cui gli uccelli, tra tutti gli animali, sarebbero quelli con il gusto estetico più simile al nostro. I fattori di cui tener conto sono molto numerosi, a partire dalle specificità dei 168 C. Darwin, L'origine dell’uomo, p. 406.

sistemi sensoriali e apparati percettivi alle abitudini di vita dell’animale al sistema sociale ai vincoli ambientali. Si noti inoltre che anche nella nostra specie le dinamiche di selezione sessuale si discostano notevolmente da quelle messe in luce da Darwin per gli uccelli e molte altre specie animali: per noi non vale né il modello standard di selezione sessuale (maschio bello, oggetto di scelta; femmina disadorna ed esecutrice della scelta) né il suo opposto, anch’esso contemplato da Darwin benché più raro (maschio disadorno, che sceglie, e femmina bella, mascolinizzata). Nella nostra specie tanto l’uomo quanto la donna mostrano di possedere senso estetico e si dotano di ornamenti. Come nota Menninghaus, “In definitiva l'uomo non fa neanche parte di quegli esseri viventi che (apparentemente) non sviluppano alcun dimorfismo. In breve: l'uomo non è né la norma, né tanto meno l'anomalia del modello darwiniano della selezione estetica”169. Quest’indicazione è un utile antidoto a tutti i tentativi condotti dagli psicologi evoluzionisti e dagli estetologi evoluzionisti per applicare tout-court le dinamiche della selezione sessuale teorizzate da Darwin alla nostra specie e, di più, spiegare l’origine dell’estetico direttamente sulla base della selezione sessuale.

L’origine del senso estetico nella nostra specie, a partire dalle indicazioni darwiniane sui corteggiamenti a fini sessuale, costituisce un problema complesso, plurale, da porre in continuità ma anche in discontinuità con il senso estetico delle altre specie animali. In particolare, la teoria darwiniana connotata sessualmente è forse solo uno dei fattori di cui tener conto per spiegare l’origine dell’estetico, forse già tra le specie non umane. Il Darwin del giovanile Taccuino M abbozzava una riflessione di questo tenore: “I cannot help, thinking horses admire a wide prospect.— The very superiority of man perhaps depends on the number of sources of pleasure & innate tastes, he partakes, taste for musical sound with birds. & Showling monkeys — smell with many animals — see how a dog likes smell of Partridge — man's taste for smell of flowers, owing to parent being fruit eater.— origin of colours?”170. Darwin sembra porre, nell’uomo, l’intersezione di più competenze sensoriali e l’amplificazione, oltre che l’indeterminazione, delle fonti del piacere e del gusto. Come vedremo, per certi versi quest’intuizione del giovane Darwin non è del tutto lontana dal vero.

169 W. Menninghaus, La promessa della bellezza, cit., p. 99. 170 C. Darwin, Taccuini filosofici, cit., p. 49.