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Quale teoria dell'evoluzione per l'estetica evoluzionistica?

Riformulazioni contemporanee

2. Estetica e selezione naturale

2.2. Quale teoria dell'evoluzione per l'estetica evoluzionistica?

Come detto, il programma di ricerca della psicologia evoluzionistica consiste in nuce nel tentativo di applicare la teoria darwiniana dell’evoluzione per selezione naturale, nella “versione” “that came out of the ‘modern synthesis’ of Mendelian genetics and natural selection”275, ai meccanismi di sviluppo e di funzionamento della cognizione umana. È precisamente questo riferimento alla “modern synthesis”, quale modello dell’evoluzione da far interagire con la psicologia cognitiva, a costituire un ulteriore problema per il programma della psicologia evoluzionistica.

Come sottolineato da Telmo Pievani, quella darwiniana è tutt’altro che una teoria statica: si tratta di un programma di ricerca esso stesso in evoluzione, più che di un paradigma à la Kuhn. Se è vero che l’evoluzionismo immediatamente post-darwiniano emenda in più di un punto la teoria uscita dalla penna di Charles Darwin, è anche vero che neppure la cosiddetta Sintesi Moderna, nata negli anni Quaranta del Novecento dall’interazione tra teoria dell’evoluzione e genetica di popolazione e largamente dominante per quasi tutto il secolo, risulta oggi più in linea con gli sviluppi della biologia evoluzionistica contemporanea. La Sintesi Moderna, che a metà del Novecento raggiunge il fondamentale guadagno di rendere “operativo” il darwinismo integrandolo alle recenti scoperte della genetica, associa al suo straordinario successo anche un 273 J. Tooby, L. Cosmides, Does Beauty build Adapted Minds?. cit.

274 Per una critica molto equilibrata agli assunti teorici della psicologia evoluzionistica “narrow”, cioè della versione “rigida” che abbiamo esposto nelle pagine precedenti, rimando a S.J. Scher e F. Rauscher, Nature read in truth or flaw. Locating alternatives in Evolutionary Psychology, in Scher, Steven J.; Rauscher, Frederick (Eds.), Evolutionary Psychology Alternative Approaches, cit., pp. 1-29. In particolare, per una critica alla prospettiva modulare, cfr. nel medesimo volume il contributo di W. Bechtel, Modules, brain parts, and evolutionary psychology, pp. 211-225. L’antropologo di Berkeley Terrence Deacon sostiene che le capacità cognitive umane complesse, come ad esempio il linguaggio o la capacità artistica sono proprietà emergenti, dunque mal si prestano a una ricerca orientata al rinvenimento di moduli, circuiti neurali o geni specializzati. Cfr. per alcune indicazioni in merito T. Deacon, Incomplete Nature. How Mind Emerged from Matter, New York, W. W. Norton & Company 2011.

275 K.C. Stotz, P.E. Griffiths, Dancing in the dark. Evolutionary Psychology and the argument from design, in Evolutionary Psychology Alternative Approaches , cit., pp. 135-160, p. 148.

generale processo di irrigidimento teorico attorno ad alcuni postulati forti. Questi postulati sono, in breve: l’idea secondo cui la selezione è il meccanismo fondamentale dell’evoluzione; il gradualismo filetico, per cui l’evoluzione agisce gradualmente operando su piccole differenze individuali; l’estrapolazionismo, per cui esiste un

continuum tra la microevoluzione e la macroevoluzione. “Il risultato di questo

indurimento epistemologico e metodologico – scrive Pievani – fu che alcuni campi non meno importanti, come l’ecologia, l’embriologia, l’evoluzione della mente, non furono valorizzati adeguatamente nella nuova cornice di riferimento e rimasero in secondo piano per un lungo periodo”276.

È a partire da questa insufficienza della Sintesi moderna che sono attualmente al vaglio della comunità scientifica proposte di estensione della teoria darwiniana, anzitutto nella forma di una Extended Evolutionary Synthesis, teorizzata sul finire degli anni 2000 dal biologo teorico Gerd Müller e dal filosofo e biologo Massimo Pigliucci, e di cui ci occuperemo a lungo nel prossimo capitolo277. Per i fini del presente paragrafo, ci limitiamo a notare: se la Sintesi Moderna, che è la versione della teoria dell’evoluzione cui si si rifanno gli psicologi evoluzionisti, non è più unanimemente considerata soddisfacente dalla comunità scientifica, quale plausibilità può avere la proposta teorica della psicologia evoluzionistica, che, appunto, aderisce senza riserve alla prospettiva della Moderna sintesi del darwinismo? Si tratta, così pare, di un tentativo di “darwinizzare” la psicologia cognitiva che non tiene conto del fatto che la “versione” della teoria darwiniana su cui si lavora è già da tempo oggetto di revisioni ed estensioni da parte dei biologi e perciò, in un qualche modo che specificheremo in seguito, non è più valida in toto. Le stesse perplessità, ça va sans dire, valgono anche per l’estetica evoluzionistica di marca psicoevolutiva.

Per concludere, tanto in riferimento al concetto di adattamento quanto a quello di modulo mentale e al “modello” di teoria dell’evoluzione tenuto in considerazione, 276 Cfr. T. Pievani, Introduzione a Darwin, Laterza, Roma-Bari 2012, p. 157. Il tema dell’“irrigidimento” della sintesi è un classico tema gouldiano: cfr. a proposito i paragrapi dedicati alla Sintesi Moderna in S.J. Gould, La struttura della teoria dell’evoluzione, Torino, Codice 2003. Sull’“evoluzione” della teoria dell’evoluzione, cfr. T. Pievani, An Evolving Research Programme: the Structure of Evolutionary Theory from a Lakatosian Perspective, in A. Fasolo (a cura di), The Theory of Evolution and Its Impact, Springer- Verlag, New York 2012, pp. 211-228; cfr. anche The Darwinian revolution: Rethinking its meaning and significance, di Michael Ruse, PNAS, June 16, 2009, vol. 106, suppl. 1, pp 1040–1047. Sulla storia del darwinismo, il riferimento obbligato è a E. Mayr, Storia del pensiero biologico, Bollati Boringhieri, Milano 2 voll.

centrato sulla selezione naturale, la proposta teorica della psicologia evoluzionistica mostra evidenti difficoltà. Le medesime difficoltà riguardano, come necessaria conseguenza, anche l’estetica evoluzionistica che si rifà all’impianto psico-evolutivo per rendere ragione dell’origine del senso estetico nell’uomo. Nel paragrafo successivo prenderemo in considerazione la posizione di quegli studiosi che, consapevoli di tali criticità, optano per la selezione sessuale anziché per quella naturale come orizzonte esplicativo del senso estetico