II.4 Diventare ciechi in età adulta
II.4.1 Deficit visivo e senilità
La correlazione deficit visivo e senilità rappresenta oggi una realtà concreta; si pensi che in Italia il 22,3% della popolazione è anziana43 e che le malattie degli occhi corre- late all’età sono la prima causa di cecità in Italia e in Europa. Per questo, prendendo atto dell’incremento degli ultracentenari che secondo le ultime stime del CENSIS sono 17.630 rispetto ai 11.497 di un decennio fa44, possiamo affermare che il problema della perdita della vista legata all’età sta assumendo le dimensioni di un’emergenza vera e propria. Cecità e ipovisione sono strettamente collegate alla vecchiaia e in considera- zione dell'allungamento della vita, il numero delle persone con minorazioni visive è purtroppo destinato a crescere; la maggior parte dei non vedenti e degli ipovedenti, in Italia e in Europa, ha più di sessant’anni. Pertanto, le conseguenze che queste persone devono affrontare nella loro quotidianità sono numerose e gravi, considerando la fre- quente compresenza di ulteriori patologie aggiuntive, come la perdita dell'udito e pro- blemi di carattere motorio. In tali circostanze anche la semplice lettura di una prescri- zione medica può diventare un problema che genera confusione nell’assunzione e nei dosaggi dei farmaci e dunque disfunzioni nel controllo delle patologie presenti. Diversi
43 E quindi ultrasessantacinquenne.
44 Fonte dei dati Tuttitalia: http://www.tuttitalia.it/statistiche/popolazione-eta-sesso-stato-civile-2012/,
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studi hanno dimostrato una relazione tra disturbi visivi gravi e mortalità negli anziani, che aumentano quando ai deficit visivi si aggiungono disturbi a carico dell’udito45. Secondo Laforge46 la spiegazione per tale incremento della probabilità di decesso va ricondotta soprattutto alla limitazione di servizi disponibili per gli anziani ipovedenti e non vedenti. Essi infatti non soltanto necessitano di un forte sistema di supporto so- ciale, ma anche di sviluppare canali efficienti di comunicazione che consentano loro di trasmettere tempestivamente le richieste di bisogno e di aiuto. Esistono inoltre nu- merosi studi che evidenziano come una forte limitazione visiva possa rappresentare un rischio per le cadute che portano alla rottura del femore, altra causa ad alta incidenza che viene associata alla mortalità degli anziani47. Ma accanto alla mortalità, in presenza di deficit sensoriali (in modo particolare in presenza di limitazioni visive, cecità e ipo- visione) negli anziani aumenta il rischio di depressione, isolamento, dipendenza dagli altri, bassa autostima, disturbi cognitivi. La rilevanza psicosociale di queste particolari condizioni richiede un forte intervento finalizzato a migliorare i deficit sensoriali che non può essere sottovalutato: la comparsa di deficit visivo infatti, crea disturbi anche dal punto di vista psichico, la noia e la depressione sono tipici segni di questo disagio; ci può essere la tendenza a ritirarsi dalla vita sociale e all’interno propria abitazione48 riducendo così i contatti col mondo esterno. Questo fenomeno è ben più visibile all’in- terno delle strutture residenziali e semiresidenziali, dove gli affetti, il ruolo ricoperto in precedenza, la posizione sociale, la presenza di familiari ed amici vengono persi tutti insieme e la svogliatezza, la depressione e la malinconia emergono più precoce- mente. Inoltre la ridotta capacità di pensare, leggere, percepire la realtà e interagire con il mondo circostante, favorisce la comparsa di false percezioni e interpretazioni del reale che diventano poi un convincimento irrinunciabile del soggetto anche di fronte a prove evidenti. La distorsione sensoriale che deriva dai deficit visivi, inoltre,
45 Appollonio I., Carabellese C., Magni E., Frattola L., Trabucchi M., Sensory impairments and
mortality in an elderly community population: a six-year follow-up study, in Age Ageing, n.24, 1995, pp. 30-36.
Knudtison M. D., Klein B.E., Klein R., Ager-related eye disease, visual impairment, and survival: the Beaver Dam Eye Study, in Archivies of Ophtalmology, n.124, 2006, pp. 243-249.
Lee D.J., Gomez-Marin O., Lam B. L., Zheng DD., Visual acuity impairment and mortality in US adults, in Archivies of Ophtalmology, n.120, 2002, pp.1544-1550.
46 Laforge R. G., Spector W.D., Sternberg J., The Relationship Between Vision and Hearing Impairment
to One-Year Mortality and Functional Decline, in Journal of Aging and Health, n.4, 1992, pp.126-148.
47 Dargen – Molina P., Favier F., Grandjean H., et al, Fall-related factors and risk of hip fracture: the
EPIDOS prospective study, Lancet, 1996, pp.145-149.
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può condurre alla percezione di realtà che non esistono, configurando quadri di alluci- nazione.
Per far fronte a queste difficoltà è sufficiente intervenire recuperando il deficit senso- riale con l’ausilio di una protesi appropriata, banalmente un paio di occhiali adatti pos- sono essere una di quelle piccole attenzioni che permettono una maggiore percezione del mondo intorno a sé, o ancora occhiali ben puliti, luci appropriate, suoni e rumori mantenuti a livello accettabile. Un interessante studio di Crews49, svolto in un gruppo di ultrasettantenni, rileva infatti che le persone con deficit visivo hanno un quadro di salute peggiore rispetto a quelli con deficit uditivo e che coloro che presentano un doppio deficit, hanno, in assoluto, la situazione più compromessa in relazione anche ai rapporti interpersonali poiché presentano più aspettative e meno realtà vissute dal punto di vista dell'attività sociale.
In una popolazione simile, Lupsakko50 notò anche che sono frequenti i sintomi depres- sivi, ma non la sindrome depressiva, forse più facile da diagnosticare e, da un certo punto di vista, più approcciabile terapeuticamente. Questo è indice del fatto che spesso l’attenzione rivolta a queste persone non è sufficiente: alcuni sintomi possono rimanere nascosti o, peggio, venire confusi con la sintomatologia di altre patologie che possono influenzare in modo significativo la vita quotidiana. La stessa ricercatrice inoltre, notò in un altro studio con soggetti over settantacinque monitorati per un lungo periodo di tempo, che l’oculista ricontrollava con maggiore facilità quelle persone con una capa- cità cognitiva migliore e con un migliore stato di salute sebbene numerose evidenze dimostrano che un miglioramento della vista può essere uno strumento importante pro- prio nel migliorare lo stato funzionale e la stessa capacità cognitiva51.
In conclusione possiamo affermare che, al fine di tutelare le persone portatrici di disa- bilità sensoriale in età senile, sarebbe bene non trascurare la vista e gli altri sensi nei soggetti che vivono in strutture per anziani o che presentano un deficit cognitivo, poi- ché possono tararne giovamento sia dal punto di vista sintomatico che da quello psico- sociale. Il miglioramento della vista dopo un semplice intervento di cataratta può ridare
49 Crews, J. E., Campbell, V. A., Vision impairment and hearing loss among community-dwelling older
Americans: implications for health and functioning. Am J Public Health, 2004, pp. 823-829.
50 Lupsako, T., Mantyjarvi, M., Kautiainen, H., Sulkava, R., Combined hearing and visual impairment
and depression in a population aged 75 years and older. Int J Geriatr Psychiatry, 2002, pp. 808-813.
51 Lupsakko, T. A., Mantyjarvi, M. I., Kautiainen, H. J., Sulkava, R. O. Decrease of functional or
cognitive capacity explains the lack of eye examination in visually impaired older persons. J Am Geriatr Soc, 2003, pp. 573-574.
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serenità alla vita di tutti i giorni e può facilitare la capacità di relazione personale, favorendo inoltre i contatti sociali e familiari.