III.2 Rendere operativa la ricerca: il metodo
III.2.1 Raccontare chi si racconta: l’intervista semi strutturata
La parte preliminare del lavoro nella quale si è delineato l’oggetto di ricerca, è stata un momento fecondo e ricco di interrogativi: interrogare esclusivamente soggetti con cecità subentrata in età adulta? Solo persone cieche o anche ipovedenti? Donne o uo- mini? Persone con deficit visivo degenerativo o improvviso? Così, in una prima parte, si è deciso di approfondire le conoscenze sul fenomeno ripercorrendo la letteratura e ascoltando non solo individui non vedenti, ma anche diverse figure che a vario titolo sono loro vicine: familiari, medici, operatori. Decorrendo dagli studi precedenti sul tema e dai diversi colloqui, si è scelto così di intervistare persone adulte, che abbiano contratto cecità o ipovisione grave in età adulta70, o che, pur avendo dalla nascita de- ficit visivo, questo fosse peggiorato in maniera invalidante in età adulta.
Come precisato precedentemente, la scelta specifica dei soggetti da intervistare è stata effettuata dagli operatori UICI poiché, per i servizi che offrono, godono della fiducia delle persone coinvolte nel presente lavoro. L’unica richiesta che è stata fatta, accanto ai requisiti precedentemente descritti, è stata quella di selezionare soggetti disposti, secondo una loro valutazione, a raccontarsi e a rielaborare le loro esperienze. Questo è stato un passaggio preliminare per la costruzione di un campione a “scelta ragionata”, cioè diversificato in modo tale da riflettere almeno le differenze più importanti e diri- menti ai fini dell’elaborazione della propria esperienza, dell’immagine di sé comuni- cata agli altri e del modo di affrontare la disabilità. Esclusivamente per ragioni legate alle competenze specialistiche, necessarie a chi decide di intervistare questa particolare tipologia di campione, si è scelto di non includere nell’indagine soggetti con disabilità psichica.
Comprensibilmente, una qualsiasi classificazione fatta attraverso metodologie non standardizzate, non risponde a criteri oggettivi, poiché la definizione di disabilità è
69 Vedi appendice A del presente lavoro.
70 Scegliendo così di inserire anche le persone affette da miopia grave dalla nascita che abbiano avuto
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sempre storicamente e culturalmente determinata; spetta al ricercatore qualitativo far emergere quanto è proiezione della cultura e della società e ciò che piuttosto, è il frutto di una realtà esterna71. Per questo nella fase operativa si è cercato di focalizzare l’at- tenzione sull’autopercezione e la riflessività della persona disabile e su come questa veda il proprio destino sociale. Si ritiene molto interessante infatti, indagare le reazioni delle persone disabili alle influenze e condizionamenti dei vari “altri” appartenenti alle reti sociali formali e informali e mettere in luce le strategie che utilizzano per rendere la loro esistenza sociale più soddisfacente attraverso l’ausilio della famiglia o di rela- zioni significative72. Per raggiungere questo scopo è stato necessario sollecitare le per- sone a tematizzare i vissuti e raccontare la loro quotidianità ed esperienza di vita attra- verso episodi significativi del passato, elementi che con un questionario standardizzato non sarebbero certamente emersi. Da un punto di vista operativo, la traccia del collo- quio presente nell’appendice A di questo lavoro (e meglio descritta nei paragrafi suc- cessivi), è stata elaborata esclusivamente come guida non vincolante, tale scelta riflette la volontà di seguire la metodologia Interazionista con la quale ci si apre alla possibilità di “negoziare” l’interpretazione di ciò che viene raccontato: ciò che si vuole produrre non sono conoscenze certe ma interpretazioni plausibili che cercano di dare senso all’agire e ai significati degli agenti intervistati73.
A seconda di quanto e come veniva raccontato si è scelto di non dare un tempo prede- finito ma di limitarsi ad ascoltare le narrazioni stimolando i racconti su specifiche aree tematiche (delineate precedentemente) e lasciandosi aperta la possibilità di aggiun- gerne delle altre. Ogni colloquio è stato prima registrato e solo successivamente tra- scritto e analizzato con l’ausilio di strumenti informatici74 ai quali sono stati assegnati dei codici sugli aspetti legati ai “concetti sensibilizzanti”, fondamentale strumento in- dicato da Blumer75 per orientare lo sguardo del ricercatore durante l’indagine e stru- mento che consente di non conformarsi supinamente alle definizioni delle realtà di chi
71 Neri G.S., Goffman oltre Goffman: ulteriori sviluppi del modello drammaturgico, Bibliosofica, Roma
2002.
72 Rossi G., Temi emergenti di sociologia della famiglia: la rilevanza teorico-empirica della prospettiva
relazionale, V&P Università, Milano, 2003.
Biancheri R., Famiglia di ieri, famiglie di oggi. Affetti e legami nella vita intima. Edizioni ETS, Pisa, 2012.
73 Meltzer B.N., Petras J.W., Reynolds L.T., L'Interazionismo simbolico: genesi, sviluppi e valutazione
critica, edizione italiana a cura di Mario Melone, FrancoAngeli, Milano, 1980. Ciacci M., Interazionismo simbolico, Il Mulino, Bologna, 1983.
74 V. il paragrafo III.3 “L’utilizzo di RQDA: i codici e i memo come fondamentale strumento di analisi”. 75 Blumer H., Interazionismo Simbolico, Il Mulino, Milano, 2008.
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viene studiato. Ogni codice utilizzato per mappare il testo delle interviste ha eviden- ziato un fuoco di interesse euristicamente fecondo nel rilevare espressioni particolari, spesso utilizzate come elemento di indagine per l’intervista successiva. La ricerca per- tanto è proseguita fino a quando sono stati raggiunti gli scopi conoscitivi, e si è inter- rotta nel momento in cui non è stato più possibile intervistare nuovi soggetti. Difatti l’universo della disabilità visiva in età adulta presso l’IUCI di Pisa ha reso molto dif- ficoltosa la selezione del campione a causa del ristretto numero di persone dotate dei requisiti richiesti per la partecipazione all’intervista: rispetto alla programmazione ini- ziale c’è stato un ridimensionamento del campione di quasi venti unità ma, è doveroso precisare che, malgrado questa esigenza, non è stata assolutamente compromessa la ricchezza e la quantità dei significati emersi dalle interviste.