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L’utilizzo di RQDA: i memos e i codici come fondamentale strumento di analis

L’avvio del processo di indagine può prevedere, fin dal suo inizio, l’utilizzo di un soft- ware CAQDAS87, riprendendo Salvini88:

“I CAQDAS rendono più veloci e “sicuri” i processi di archiviazione dei dati, come per esempio i testi delle interviste, consentono di poter organizzare in modo razionale e sistematico i materiali che vengono generati durante la ricerca, come i memos e le annotazioni, permettono di svolgere con flessibilità alcune delle operazioni fondamentali per l’analisi dei dati, come la codifica, la categorizzazione e la costru- zione di “reti semantiche” o “mappe concettuali” che mettono in relazione tra loro i codici e le categorie costruite durante l’analisi. L’architettura di questi programmi si basa essenzialmente sulla costruzione di basi di dati tra loro interconnesse, per cui gli strumenti fondamentali della “cassetta degli attrezzi” del ricercatore (testi e frammenti di testo, codici, categorie) vengono messi in relazione tra loro e tenuti costantemente aggiornati man mano che il lavoro di analisi procede”.

Durante lavoro di indagine si è scelto di utilizzare RQDA come software di ausilio al disegno di ricerca, questo per due ragioni principali: è un software free, quindi open source, e poi perché è essenziale, questo significa che la semplicità e la linearità con cui è possibile organizzare i dati lo rende particolarmente indicato per gli scopi del lavoro. RQDA infatti consente di documentare con una certa precisione tutti i passaggi effettuati durante l’indagine, sia sul piano metodologico che su quello dello sviluppo concettuale. Il software svolge anche la funzione sostanziale di documentare a fini valutativi quanto compiuto durante l’indagine e di supportare il “rigore” del processo metodologico. Tale supporto contribuisce a garantire la qualità dei risultati ottenuti specialmente alla luce della scelta dell’Interazionismo, e cioè di una metodologia in cui i tre momenti della raccolta dei dati, della “condensazione dei dati” e del “dare senso” ai dati, sono collegate l’una con l’altra. È nelle dimensioni di condensazione e

87 Computer Assisted/Aided Qualitative Data Analysis, ora nel testo CAQDAS 88 Salvini A., Percorsi di analisi dei dati qualitativi, Utet Editore, Novara, 2015.

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visualizzazione dei risultati che il software RQDA può garantire supporto, accompa- gnando tutto il processo di analisi: infatti RQDA, offre la possibilità di scrivere ed archiviare i memo con riferimento a tutte le procedure più rilevanti nell’analisi dei dati, in coerenza con il rilievo che essi ricoprono all’interno della ricerca.

Durante la stesura e le fasi di codifica delle interviste, i memos sono stati fondamentali e rilevanti al fine di garantire il processo di comprensione e di costruzione dei signifi- cati all’interno dei mondi della disabilità visiva. La ricchezza delle parole e i rispettivi elementi non verbali potevano finalmente, grazie al software, trovare uno spazio coe- rente e connesso al flusso di testo trascritto ed analizzato.

Accanto a quello dei memos, un momento fondamentale di analisi favorito dall’ausilio di RQDA, è stato quello della codifica. La codifica rappresenta una pratica riflessiva e creativa: infatti è composta da riflessività se si considera il fatto che le domande poste sono state strutturate in modo tale da cercare di comprendere empaticamente ciò che l’intervistato ha voluto esprimere e comunicare; mentre è stata un’attività creativa in quanto l’assegnazione successiva di un codice al testo delle interviste ha implicato l’identificare una parola o un’espressione linguistica rappresentativa dei significati emersi. Già da queste brevi indicazioni, possono emergere alcuni elementi distintivi dell’operazione di codifica: in primo luogo, si è cercato di mantenere quel legame che si è istituito tra l’intervistatore e l’intervistato attraverso l’intervista, e successivamente lo si è sviluppato ulteriormente e precisato. Riprendendo ancora Salvini89:

“L’intervista è una dinamica di interazione tra soggetti che, al di là dei ruoli formali che essi stessi si attribuiscono all’inizio (chi fa le domande e chi risponde), può generare modalità di comunicazione inattese e persino la messa tra parentesi di quegli stessi ruoli (o la loro intercambiabilità), ed è in quella stessa dinamica che si genera il dato, cioè conoscenza. Nell’intervista, la conoscenza generata è l’esito (“effetto”) dell’interazione, e nel contempo è essa stessa fonte per ulteriori approfondimenti, “causa” di ulteriori percorsi e direzioni per l’intervista stessa. L’analisi dell’intervista di conseguenza, ha un du- plice aspetto: da una parte “ricostruisce” il modo in cui la conoscenza è stata generata nella dinamica comunicativa, ne mette in rilievo la “punteggiatura”, i percorsi intrapresi (e eventualmente interrotti) nell’interazione; dall’altra, rileva e valorizza quella stessa conoscenza generata, approfondendone i par- ticolari, identificandone i motivi ricorrenti, segnalandone elementi utili per ulteriori sviluppi.”

Possiamo dire quindi che la codifica, pur essendo stata una pratica unilaterale, ha avuto l’utilità di rendere manifesto ciò che è accaduto durante le interviste e ciò che ogni intervista ha generato con riferimento all’area conoscitiva di indagine. Nel contempo,

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tuttavia, è doveroso precisare che si è cercato di mantenere e sviluppare la connessione con l’intervistato, poiché la codifica ha consentito di procedere verso un livello anali- tico gradualmente più astratto. In effetti l’assegnazione di un codice a un brano signi- fica operare un “salto” comunicativo, ermeneutico, verso un livello di maggiore astra- zione.

Infine, per concludere, è doveroso precisare che la scelta di specificare la metodologia e gli ausili con cui si è portata avanti la pratica della codifica e il suo ruolo nell’analisi, riflette la volontà di far avvicinare il lettore a tutto il processo di ricerca che continuerà nelle pagine seguenti con la discussione dei risultati che sono emersi.