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La definizione e il significato di Sistema Produttivo Culturale

15,3% dell’economia nazionale

3.1 I numeri della Cultura

3.1.1 La definizione e il significato di Sistema Produttivo Culturale

Il progetto di studio e ricerca che, ogni anno, Unioncamere e Fondazione Symbola attivano in merito al ruolo che la cultura e la creatività esercitano nei confronti dell’economia, ha l’obiettivo di restituire riscontri quanti- tativi e qualitativi sul tema.

La definizione del perimetro di analisi adottato in questo rapporto prende le mosse dagli approcci seguiti in ambito europeo, individuandone una specificazione necessaria a cogliere le peculiarità del sistema produttivo e culturale del nostro Paese, in cui cultura, creatività e attività produttive appaiono particolarmente interre- late. Il sistema delle interdipendenze strutturali che governa il funzionamento delle filiere culturali e creative è molto più complesso di quanto possa sembrare ad un’analisi superficiale. In primo luogo, ciascuna forma di produzione culturale mutua di norma processi, contenuti e competenze tipiche di altre forme: per realizzare un film c’è bisogno della fotografia, dei costumi, della sceneggiatura, della colonna sonora, del design degli interni, solo per fare qualche esempio; analogamente, il patrimonio storico-artistico ha bisogno degli allesti- menti, dei supporti informativi multimediali, della redazione di testi scientifici e divulgativi, e così via; le pro- duzioni musicali e l’editoria richiedono la produzione della copertina e del layout grafico, che mantengono una loro importanza anche nei file digitali scaricabili, ecc. Ma anche al di là di questo primo livello di interdipenden- za, la produzione culturale e creativa interagisce in modo sempre più profondo anche con le molteplici filiere dei prodotti e dei servizi che, in un’epoca di crescente reinterpretazione delle scelte di consumo in termini di costruzione e rappresentazione dell’identità personale e collettiva, finiscono per caricarsi di una forte valenza simbolico-culturale che ha bisogno di alimentarsi continuamente di contenuti di varia natura, sempre più al di là della mera comunicazione pubblicitaria in quanto tale. Questo è evidente nella moda, nel food nell’ar- redamento, dove le imprese sempre più si rivolgono al mercato non più per soddisfare solo i bisogni, ma per orientare e sollecitare i gusti, facendo appello alle sensazioni, le caratteristiche del gusto e quelle semiotiche acquisiscono una importanza più ampia rispetto alle caratteristiche standard dei beni economici.

Queste nuove forme di produzione e consumo a forte valenza simbolica richiedono quindi un continuo pro- cesso di scambio e di fertilizzazione incrociata con la sfera culturale e creativa: è questa la ragione che spiega il crescente interesse delle imprese più sofisticate e innovative verso lo sviluppo di progetti culturali, che in alcu- ni casi prende la forma di vere e proprie partnership con istituzioni culturali la cui missione è particolarmente coerente e sinergica rispetto agli obiettivi aziendali, ma che in altri casi diviene una vera e propria auto-produ-

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zione, spesso con un notevole investimento di risorse e con una forte esposizione del marchio. Il fenomeno assume particolare evidenza nell’interazione tra alcune filieremanifatturiere come quelle del tessile abbiglia- mento o dell’arredo casa e altri settori afferenti alle industrie culturali che non presentano nemmeno una forma organizzativa di tipo industriale, come ad esempio le arti visive; si arriva spesso alla creazione di nuove strutture organizzative, in molti casi fondazioni d’impresa, per presidiare in modo permanente e con elevati standard tecnico-professionali gli ambiti di produzione culturale di particolare interesse. Le operazioni realiz- zate in ambito artistico da realtà come Fondazione Prada, Fondazione Trussardi o Fondation Cartier rappre- sentano chiari esempi in questo senso, ma non mancano nemmeno contaminazioni relative alla manifattura di prodotto più tradizionale, come ad esempio nel caso di Elica con Fondazione Casoli, in cui la promozione della ricerca in campo artistico si lega ad un’azienda che produce cappe di aspirazione da cucina.

Ma ragionamenti di natura analoga valgono anche per le relazioni tra produzione culturale e creativa e pres- soché qualunque altro comparto dell’organizzazione economica e sociale: dalla pubblica amministrazione, al non profit, all’impresa sociale. Soprattutto nel caso italiano, poi, in cui esiste una vasta componente del com- parto manifatturiero spesso fondata su una tradizione artigianale di piccola, piccolissima e micro-impresa, esi- ste una vasta ‘zona grigia’ nella quale il confine tra settori creativi e manifatturiero tradizionale si fa sfumato e particolarmente sfuggente. Ed è proprio questa ‘zona grigia’ un elemento caratterizzante del modello italiano di sviluppo a base culturale e creativa che abbiamo voluto ricomprendere nel perimetro di analisi di quello che negli studi Unioncamere-Fondazione Symbola viene definito “Sistema Produttivo Culturale”.

Per arrivare a quantificazioni occorre però adottare classificazioni di partenza condivise e partire dalle espe- rienze internazionali rilevanti. Guardando alle esperienze europee, Eurostat, partendo da un framework pro- dotto dall'UNESCO nel 1986 (documento sulla classificazione delle statistiche culturali) che proponeva una prima classificazione delle categorie da considerare nei processi di produzione di statistiche culturali, ha pro- posto una traduzione delle stesse in termini di codici NACE, la classificazione statistica delle attività economi- che adottata nella Comunità europea65.

Il percorso proposto nel Rapporto Unioncamere-Symbola segue questo tipo di indirizzo, partendo da una approfondita analisi dei codici Ateco 2007, la specificazione italiana della classificazione NACE rev. 2 (quella attualmente in vigore). In particolare, l’approccio adottato è partito dalle aggregazioni utilizzate a livello eu- ropeo per poi arrivare a integrarne e modificarne i contenuti al fine di rispondere alla esigenza di aderire alle

65 Si veda in proposito ESSnet-CULTUREEuropean Statistical System Network on Culture, FINAL REPORT, September 2012, Luxem- bourg (LU).

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specificità del sistema produttivo culturale del nostro Paese.

Si è arrivati così a ricomporre un insieme di attività economiche al dettaglio settoriale più fine possibile (quinta cifra della menzionata Ateco 2007) sulla base del quale sono state individuate quattro categorie produttive collegate alla cultura e alla creatività, secondo una visione che a partire da attività strettamente culturali lega- te alla gestione del patrimonio e alle produzioni artistiche non industriali è passata a considerare produzioni culturali realizzate con logica industriale, arrivando a includere le industrie creative, fortemente interrelate con altri mondi della produzione di beni e servizi. Nell’ambito di questa ultima categoria sono ricomprese tutte quelle attività economiche “creative driven” afferenti ai mondi del food, fashion e forniture, che di fatto costi- tuiscono la componente più distintiva rispetto all’approccio europeo. In sintesi il rapporto propone i seguenti ambiti di analisi:

• Patrimonio storico-artistico: le attività − svolte in forma di impresa − aventi a che fare con la conservazio- ne, la fruizione e la messa a valore del patrimonio storico e artistico (musei, biblioteche, archivi, gestione di luoghi o monumenti);

• Performing arts e arti visive: le attività che, per la loro natura, non siprestano a un modello di organiz- zazione di tipo industriale, operché hanno a che fare con beni intenzionalmente non riproducibili (le arti visive), o perché hanno a che fare con eventi dal vivo che possono essere fruiti soltanto attraverso una partecipazionediretta;

• Industrie culturali: le attività collegate alla produzione di beniriproducibili, connessi alle principali attività artistiche a elevato contenuto creativo, in cui le imprese operano comunquesecondo logiche industriali (cinematografia, la televisione,l’editoria e l’industria musicale);

• Industrie creative: tutte quelle attività produttive non propriamente culturali che, comunque, traggono linfa creativa dalla cultura e checontribuiscono a veicolare significati e valori nelle produzioni di beni e servizi. Ne sono partecipi il design, l’architettura e la comunicazione. A queste voci si aggiunge, come già anticipato, l’attività Produzione di beni e servizi creative driven66.

66 In questa categoria sonoricomprese attività che, svolte in forma artigianale o secondo unalogica export-oriented), definiscono e rinnovano continuamente la fisionomia e l’immagine culturale dell’Italia sui mercati internazionali. Più specificamente, per i codici Ateco ricompresi nelle voci di questacategoria sono stateprese le imprese artigiane e le imprese non artigiane esportatrici. Tutto ciò nell’ipotesi che le prime per definizione, le seconde per le attenzioni ricevute dai mercati esteri, incorporinocomunicazione e design ovvero veicolino cultura attraverso le loroproduzioni.

Io Sono Cultura – L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi – Rapporto 2014 63 4 Industrie culturali Industrie creative Patrimonio Core della arti Economia italiana

Il Sistema

Produttivo

Culturale

Produzione di beni e servizi creative driven

Fonte: Unioncamere, Fondazione Symbola, 2013 Il Sistema

Produttivo Culturale

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Sulla base di questo perimetro sono state elaborate nel Rapporto una serie di informazioni originali, che consentono di valutare l’entità del settore, la sua evoluzione e il suo posizionamento rispetto al comples- so della nostra economia.

Le valutazioni su valore aggiunto e occupazione riferite alla componente imprenditoriale del sistema produttivo culturale (coerenti con i quadri di Contabilità Nazionale Istat), così come le informazioni stati- stiche strutturali sulle imprese derivate dai registri camerali, sono state rielaborate e aggiornate all’anno 2013.

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Fonte: Unioncamere-Fondazione Symbola

Suddivisione a cerchi concentrici del Sistema Produttivo Culturale

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Adottando un approccio per settori istituzionali, è stata mantenuta per il settore una focalizzazione spe- cifica sulle istituzioni pubbliche e sulle attività non profit collegate al sistema economico della cultura. Allo stesso modo, sono state aggiornate le principali informazioni relative al mercato del lavoro, al com- mercio estero e al collegamento della filiera culturale con il resto dell’economia e, in particolar modo, con il turismo, da sempre considerato l’ambito di commercializzazione dell’immenso patrimonio cultu- rale di cui la Penisola dispone.