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DEL GIORNALISMO

Nel documento ~LL' iJLLtlstrissin1a (pagine 189-200)

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La qualità <li n1enzogncri già si attribuì a coloro che scri,·c -vano le prime gazzette fin <lai primissimi tempi, e siccome gli Italiani già usarnno in metafora la parola carota per indicare una spiritosa in \'Cnzione, Giovan :Maria Cccchi Jìngcva che :Mercurio a\·cssc fatto nascere la Gazzetta per opera magica <la una carota avanzata dal porco <lcl bosco Grimanto.

(P1cc.urnr. Statistica, ecc. - Roma 1886).

« ••• .la Gazzella, infermità che si nutrisce dell'avarizia, della

« malizia e della menzogna ». (SCIPIO.NE 1\L\FFEI - 1712).

In una specie di Statistica della. stampa periodica, pubblicata (1886) dal 1\Iinistero, è stato detto che fra i giornali q uoticliani d'Italia, quello che vanta più antica origine è la Gazzetta di Genova, fondata nel 1798, e che il primo periodico letterario Torinese fu l' Anto-logia Italiana, 1 -±6, del toscano Preclari.

Frugando nelle vecchie carte io m'imbatto itwece in un foglio che porta ht data 5 gennaio 1780 cd è il numPro primo del Gtoi·nale cli Tol'ino (1) diretto da.l fra,nceso Des Roches, foglio mutatosi nel 1787 in Giornale clel Piemonte ed il -± gcmrnio 1707 in Gazzetta Piemontese j nel medesimo polveroso a.rchivio scopro, coll'indicazione del « :2 gennaio 1793 »

il primo numero della Gazzetta cli Tol'ino e notizie pai·ticolai·i, diretta da Vittorio Valsccchi, stampata da Gio. A.nt. 1\fasscn.1110, uelht contrada di Po, a destra dell' (< Annunziata n.

Non è supponibile che la Statistica ministeriale abbi<.1 Yoluto ~i,ffermare che hl sua beniamina Gazzetta cli Genoi;a, nata nel 1798, continuasse irnperturbattt nella pubblicazione, poichè è noto che forzate interruzioni colpirono a volta a voltc.1 tutte le consorelle, di guisa • che, riducendosi la cosa a semplice questione di titolo, la priorità rimane attribuita, sino a proYa contraria, a Torino.

Circa i periodici letterari è poi mio fermo convincimento che Torino non abbia atteso il 18-±6 per dirozzarsi, scendere nell'agone delle lettere e pubblica.re, a mo' d'esempio, gli

(1) Il Giornale di Torino faceva larga parte alle questioni industriali, occupandosi in ispecie e di propo::;ito della sericoltura, considerata a buon diritto quale primo e principale elemento cli prosperità nazionale. Fu solo nel 1867 che sorse un foglio essenzialmente ed esclusivamente scricologico per iniziativa elci signori Audifredi, Debernardi, Semenza e Siccardi sotto il titolo di industria serica.

Il periodico settimanale, ricco sempre di succosi articoli, precetti, notizie, cronache bacologiche e sericole, è giunto ormai vigoroso al xxxrr anno (1898) della sua vita e va prosperando sotto la direzione del Cav. G. B. Debernardi, da 1\1ondovl, persona di riconosciuta competenza nella materia ed autore cli varie opere tecniche, fra le quali i libri « il Filatorista serico ,, (1865) e « Filiamo b1tona seta ,, (1886) che formano testo nella scuola di tale industria.

180

Ozii lettem1·i (1787, Htarnperia Reale)· il Teafl'o Cnivenuzle (18:33); il Mw'ieo

Scienti/ico-Lette-;·m·io (1830) ; il Daghe1·otipo (1840), tutta roba anteriore al verbo predicato nel 1846 da Fra.n ·esco Preclari.

Non sarà un gran merito, ma quanto meno è una precedenza e la registreremo con quella, dei numeri « unici » visto che prima dcl Paris-Murcia si lanciò Cao:s da una eletta di artisti nel carnevale 1869, con il decanato dei fogli teatrali tenuto dal Pimta (F. Regli. 1849) e con quello dei giornali umoristici illustrati spettante al Fi:schietto.

Dopo di che, fa,ccio tanto di cappello alla Statistica ministeriale.

Il primo dei giornalisti Torinesi fu .... nn prete Fiorentino : Pietro Antonio Socini.

Il 18 gennaio 16-!5 (1) la Reggente gli eoncedeva di « stampare e far stampare lui

« solo e non altri, gli avvisi di Francia et d'Italia, relationi et ogni altra cosa, concernenti

« novella,ri tanto stampati che manoscritti, come anche li capitoli della pace et ogni altnt

« cosa da essa dipendenti... ». Il 1° febbraio successivo Socini pubblicò i« Successi del mondo » spu.cciato da Giambattista l\fanzolino, Sindaco dell'Università dci Librai, che teneva bottega sotto il portico dell'a,ntico Palazzo del Comnne.

Nel irnmero inaugurale figurò, modernamente, il programma.

« E~sendosi compiaciuta l\ladarna Reale per solo motivo della sua real benignità di

« concedere priYilegi che si possano stampare in questa città ragguagli ·delle quotidiane

<< occorrenze dcl mondo, tanto più volentieri s'intraprende q ucsto assunto quantochè col

« mezzo cli grazia sì singolare e senza esempio si potranno pubblicare al mondo le maniere

« soavi o prudenti con che S. A. regge e governa questi popoli e prevenire la curiosità

<< nei racconti dei felici successi e massime oltnunontani che opportunamente pervengono

cc in questa Reggia.

~ l\1a perchè su questo principio mane.ano alcune delle incamminate corrispondenze et

<e intorno alli avvenimenti della guerra la stagione ha poco trattenimento, bisognerà diffonderci

<e a raccontare gli apparecchi militari per la prossima campagna e gli affari domestici delle

cc Corti, promettendo a suo tempo di appagare la curiosità con <.WYisi copiosi e veridici ».

Socini fu pure il primo che cercò attingere ai fondi segreti. l\Iazzarino lo av:.visava (lcttern -! marzo 16-19): « Gradisco il pensiero che ella si piglia ... di sincerare con la verità

« li accidenti di questa Corte, che sentiti da, lontano paiono più pericolosi di quello che

Il cittadino R.\NZ.\

Giornalista rivoluziona.rio del li!JS-!J!J

+

Torino 29 aprile 1801.

L'Impero non favorì fioriture di

« sono. Continui ella a scrivere la verità e disingannare

« quelli che sono male informati delle cose della

<e Francia che io non laseierò le sue fatiche senza

cc rico1tlpensa ». La moneta faceva capolino.

Esistono in archivio prove di liberalità eccezionali dei nostri Principi a riguardo suo. In compenso, il buon prete facevè.1. quel tantino cli spia e il Cardinale gli scriYeva (1-± ottobre 1649) lodandolo della sua pene-trazione e dicendogli che· « li suoi avvisi erano

« confermati da quern avuti da altra parte ».

Socini pubblicava da prima il foglio in-4° piccolo una volta per settimana. La voga ottenuta lo consigliò in seguito a r1Mldoppiarne l'edizione. Il mereolcclì stam-pava le notizie del paese e d'oltre mare: il sabbato le

« nuove d'Italia molto fresche >>.

E con ciò basta del molto reverendo capolistè.1..

Pochissimi riuscirono i periodici fulo al 1798 quando per fortuna degli scriba sorsero le così dette aurore di rigenerazione, stridettero le penne d'oca e, sotto il gemito dei torchi, innumerevoli immacolati fogli si macchiarono cli nero sparpagliandosi per ogni dove.

gazzette: Napoleone amava poco i pennaiuoli. Nel 1805,

(l) Cioè soli 25 anni dopo che si Yidero a Venezia i primi fogli periodici.

avviandosi a l\Iilano per Vincoronazione, aveva detto che per i giornali che si poteYano pubblicare nella xxvn Divisione l\filitare bastavano redattori di più che mediocre capacità.

per qualche articolo letterario: quanto al resto dovevano copiare testualmente le notizie dai fogli parigini. Siccome queste notizie le sorvegliava (quando non le compilava) il 1\Iinistro di polizia, e l'intonazione la clava il Cesare Corso, figurarsi che razza di produzione!

Fanfare squillanti e tamburi battenti.

*

Il 1814 menò seco molte allegrezze pel ritorno dalla Sardegna di Vittorio Emanuele I procedente fra le baionette dei Croati di Bubna, ma, quanto a stampa, acqua in bocca: un manifesto 19 giugno della Prefettura notificò immediatamente essere intenzione Sovrana che dal 1° successivo luglio non si dovessero più stampare gazzette nello Stato, all'infuori di una: a Torino. Ond'è che il 2 agosto rinasceva (se calza l'espressione) la Gazzetta Piemon-tese, cronaca delle chicchere di cioccolato sorbite a Palazzo, diario dei ricevimenti e dei baciamani; rubrica avidamente cercata dalla legittima curiosità dei buoni borghesi che in-·

contrandosi per via non tralasciavano mai la domanda di rito: - Cosa eh' a j'è d'neuv a la Co1·t? rimasta in proverbio.

Tennero succcssiyamente la direzione del foglio l'avv. P. L. Raby, :F'elice Romani,' E.

Leone, Giuseppe Torelli (Ciro cl' Arco), Giuseppe M:assari e l'avv. Canuti, sino a che, di bruco trasformatasi in farfalla, divenne ... la Gazzetta Ufficiale.

Le giornate « costipazionali » del 1821 videro « La Sentinella Subalpina, Gionwle eostititzionale, politico, am1ninistl'ativo e lette1·ario » redatto dal cav. Trompeo e dal medico Giuseppe Crivelli da l\fonca1vo, edito dalla libreria Carlo Bocca e stampato n~lla tipografia della vedova Pomba. Se ne pubblicarono undici numeri e due supplementi (0,35

x

0,2-±)

dal venerdì 16 marzo alla domenica 8 aprile. La raccolta della Sentinella Subalpina si è fatta al giorno d'oggi rarissima.

Alla data 1831 incontro poi nei miei appunti un« Consolcdo1· d'coi eh' a pe1·clo a la. lotm·irt - Gio1·nal piernonteis con la tarifa cl' le ni6nede » edito da Cassone, l\Iarzorati e Vercellotti;

protoplasma probabilmente della numerosa progenie dei periodici di din.letto apparsi da, circa un trentennio: Gaseta 'd Giancl6ja - Gio1·nal cl'j fa1·f'o - As6 - Falabmch - Birichin - Ce1'ea - Bice1'in - Indisaet - Sa1·t6ireta - Giandoja - Bfrichina ... , due dei quali stanno ancora sulla breccia a sventolar lo stendardo della letteratura dialettale subalpinn..

L'anno 18-!1 vivevano seguenti giornali,

*

nati alle epoche rispettivamente indicate : (1814) Gazzetta Piemontese.

(1821) Repertorio delle scienze mediche del Piemonte.

( ... ) Repertorio di agricoltura e di scienze economiche ed industriali.

(1823) Diario forense, ossia Gazzetta dei Tri-bunali. (1)

(1826) Il Propagatore agricolo.

(1832) L'annotatore piemontese, giornale della lingua e lett. Ital.

(1832) l\Iessaggere Torinese.

(1834) Teatro Universale.

(1836) Il Propagatore religioso.

(1837) Letture popolari.

(1838) Il Furetto - Annali di V cterinaria - -Annn.li di Giurisprudenza - Gior-nale delle Scienze mediche.

(1839) l\Iuseo ~cientifico, Artistico e Lettenuio.

(1840) Il Dagherotipo.

(1841) .L'Eridano.

(1) Rinata per opera di G. A. Giustina - pardon, Ausonio Liberi. - Giustina cominciò a scrivere nella Bandiera dello Studente cli Onetti e nello Studente del dott. Piovano! guadagnando una espulsione dai Corsi Universitari. Entrò con Carducci, Siotto-Pintor, Vitale (Fruu-Frou), Nasi, Valera, nella Nuova Torino del Corsi, che con Giustina e Beccari fondò poi il Torino, defunto, e sostituito dal Gazzettino Italiano con Carlo Pizzafcrri, San Giors (Fm1ero-Borgo) morto a Buenos-Ayres in procinto cli imbarcarsi per l'Italia.

In quel tempo si dibatteva a Torino il famoso processo Trossarello ed a :Napoli quello di Daniele Salvatoi·e che squartò la Gazzarra e ne spedì in un baule i resti a Roma. Ausonz'o Liberi prese a redigere i resoconti dei dibattimenti: visto che l'affare pareva andasse, ideò la pubblicazione di un periodico popolare giudiziario, che uscl coi tipi del Baglione, e si fece presto strada nel pubblico per le vivissime polemiche sostenute nel così eletto « Processo della Polizia » ed in quello·

famosissimo dello Strigelli. Rifondò la « Gazzetta dei Tribunali » ma poco dopo riprese la Cronaca dei Tri"bunali.

lUI

Col 18-18, rotto il freno della << licenza dei superiori >> il giornalii:nno dilagò Benza misericordia. ~-Jarebbe crudele trascinare il lettore nell'intricata e perigliosa Belva di tanti periodici e d'ogni fatta che - non fosse che per un giorno - videro la luce: il catalogo completo riescirebbe lunghisBimo, parziale non avrebbe nè dell'utile nè dell'attraente fuori che pei Girardin principianti, sempre a corto cli intitolazione per il primo, spesso unico, numero del nuoYo giornale che bolle nel loro cervello.

Riposate quindi in pace, o tonnellate di fogli scientifici, didattici, giuridici, religiosi, mi-litari, farmaceutici, teatrali, agricoli, politici, letterari (?), umoristici (??).

A voi sia leggera quella terra che cc incombe » sul tumulo dei libelli di facinorosa memoria, i quali, ::;orti da, torbide plaghe, riuscirono col lenocinio dello scandalo a tener desta per troppo lungo tempo la morbosa curiosità di un pubblico, asfissiato dal lezzo di quella marea di ricatti e di vituperii; torturato da quella lurida camicia di Nesso che non trovava più ht forza di strapparsi di dos::;o, por l'accidioso timore di lasciarvi forse appresso qualche lembo di pelle o qualche brandello di carne.

Dormite tranquilli nel Limbo dei dimenticati. Prima che l'ineluttabile decreto dei Fati vi consegnasse al cenciaiuolo, al tabaccaio ed al salumiere, vi archiviò lffinghetti, Nestore dei giornalai torinesi, nei ba,ratri sempre incredibilmente gonfi della casacca di fustagno coevci. al certo delle riforme Carlalbertine. Un vanto di l\Iinghetti si era di aver cc gridato)) nelle strade di Torino il primo numero della Gazzetta del popolo.

Egli puro è scomparso dalla scena della vita e si dilegua il ricordo del suo barbone giallognolo striato di zone tabaccose, degli occhi Carontei orlati di bragia e della mano se-nilmente tremula che presentando i giornali offri va la scatola rig·urgitante di cc metà 1·ew;a e metà feuict, d' col eh' a nufiava Amedeo )) .

Era riconosciuta ed accettata la di lui competenza in fatto di produzione giornalistica, specie in linea di quei funghi con pretese alla letteratura ed all'umorismo che ad ogni .sforl'iare di terze ginnasiali piombavano e piombano sulla penisola.

Noi giovanotti eravamo morsicati spesso dalla tarantola del pubblicismo, e quando il suo giro serale conduceva Minghetti al cenacolo artistico ove

M1:sGUifffl.

<lello spiritoso : promettente.

convenivano i futuri (molto futuri) Petrarca del dialetto, si co-minciava dal propiziare con qualche acquisto la pitonessa, puscia:

- lVIinghetti, come eh' a va Cerea ? - Stasseira l' ai ?;endune set : a taca.

A taca ! Il cuore e la fantasia si aprivano ai più fervidi sogni, alle più rosee speranze.

- l\Iinghetti, lct Talpa letteraria .... ? - I la p'io nen.

Era la doccia d'acqua, ghiacciata,, la condanna: il giornale elle lVlinghetti « n piava nen » poteva senz'altro dirsi spacciato.

Aveva poi un modo tutto suo cli ~·aggruppare i nomi delle Gazzette in strani connubi, per venirci a mormorare con un misto d'ingenuità e di malizia : Cerea ! Falabrach ! Bfrichin ! ...

e talvolta riusciva a combinazioni bizzarre di titoli che avevano Il Secolo, Fl'acassa., La llfonarchia, - e, prese al rovescio, del

com-*

GAZZETTA DEL POPOLO. - È nata - la vecchiona - nel 1848, il 16 giugno. Felice Govean e Giambattista Bottero maturavano l'idea d'una Gazzetta del popolo che veramente corrispondesse al titolo. Il forme,i.to fu loro suggerito dalla Presse che, nei giorni della Rivoluzione .a Parigi, si vendeva ad un soldo in formato minuscolo. JJ1a non frova1'ono un solo stampatore che volesse inca1'icarsi della pubblicazione di im giomale cla un soldo. Solo la Tipografia Arnaldi si arrischiò di tental'e la sorte, rifiutando però assolutamente di assumere la Gazzetta in proprio nome. Presero essi stessi la gerenza, sdegnando la test~t di legno : quando Govean era in Cittadella, firmava Bottero e... viceversa, fino a che tornò assolutamente indispensabile un gerente per le frequenti e ripetute occasioni di soggior-nare in quel valido antemurale - tanto caro ad Emanuele Filiberto.

L'attitudine subito risolutamente assunta, b Yivacità del « Sacco 1iei·o », le nutrite e ben condotte polemiche, lo stile semplice ed elementare con cui fu scritta e la

<.:opia di informazioni commerciali che vi si inserirono, la fecero presto ammettere nelle famiglie , nelle

offi-<.:ine e nei pubblici uffici; l' « Omnibiu; >> degli annunzi ne sorresse potente lo svolgimento economico ed il giornale si avyiò al rapido ed incessante incremento che ne fece l'attua.le organo magno ed autorevole, con eletta redazione, palazzo proprio, impianti grandiosi e diffusione invidiabilmente ram in Italia.

ilfa pur rinnovandosi, accrescendosi, tenendosi costan-temente all'a;yanguardia di ogni migliorìa, il giornale ha con crYata la sua prima impronta, come nelle idee così nella forma. Prendete un esemplare di quel minuscolo Popolino che usciYa nel -±8, confrontatelo col Popolo

d'oggi che ha un formato almeno quattro Yolte maggiore ALr-:s!u:>oRo nonELL\.

e voi nxretc l'illusione di guardar con un binoccolo

rovesciato il foglio odierno o con una lente da telescopio il foglietto d'allora.

La Gazzetta del popolo « L'Italiano >> lrn serbato per i suoi fedeli lettori tutta l'antica fisonomia, e certo vi sono degli assidui di cinquant'anni per i quali ogni riforma, ogni ingranùimento ayyenuto lentamente, gradualmente, senza mai urtare di troppo le con-suetudini, deve essere sembrato quasi insensibile. E ancora oggi cercano essi, i Yecchi lettori, voltata la prima pagina dP-i telegrammi, l'articolo incisi\To, secco, vibrante, di Giambattista Bottero, dcl « Dott01·e

»,

e non lo ritroYano più, pnr troppo, ma certo sentono c.:he ancora tutto il suo spirito alita in quel foglio, a cui, colla devozione e colla dedizione assoluta di cinquant'anni cli lavoro e <li vitn., egli ha data un'eredità spiritnale che non può essere traviata nè trascurata mai.

Em egli custode \Tigile del patriotismo, magnifico campione di libertà, nmldo entu-siastico del progresso ciYile, fiero difensore del popolo e delle popolari ri<»endicazioni:

e tutto questo trasfuse negli scritti suoi, nell'anima, dei suoi redattori, nella mente dei suoi lettori. Pochi uomini, pochissimi scrittori hanno come il dottor Bottero intuito il momento, e non intendo con questo alludere alle accomoda,ture opportunistiche, ma voglio rilevare quel saper sviscerare dal sentimento di tutto un popolo, prima ancora che esso abbia avuto occasione di manifestarsi, la nota saliente che <loveya richfamarc ognuno al proprio (loyere, innalzare i cuori, persuadere gli Italiani ad ogni maggiore sacrificio nel nome della patria compiuto.

Hl che Gioanni Battista Bottero ebbe un grande orgoglio, una nobilissima ambizione:

l'orgoglio della missione giornalistica, l'ambizione di voler essere sopratutto e sempre e quasi esclusinunentc giornalista.

Toccò tuttaYia a lui l'onore di essere chiamato dai Torinesi a succedere nel col-legio elettorale a Cavour, quando gli animi dalla morte del Grande pare,~ano sospesi, e difficili missioni con magnifico disinteresse c:ompiè presso le proYincie in cui per la volontà stra.potente delle popolazioni andava integrarnlosi la Patria.

Ma con singolare nostalgia tornava al suo giornale, quasi gli sembrasse infedeltà grave derubarlo di pur un'ora della sua attività, di pur un granello della sua opera intellettuale. E(l il giornale gli offriva occasione di conoscere e di giudicare gli uomini, di soccorrere i meritevoli, di abbattere le fame usnrpate. Sì che molti cacciatori cli croci stupivano che il Bottero non era neppure caYaliere. Devo dire che egli se ne stimava ben più alto?

Vangelo della sua vita fu doversi cercn,re il bene come premio a sè stesso, tenere a g·uida suprema la coscienza, avere il coraggio e magari l'audacia della sincerità verso tutti e per tntto.

Vissuto modesto e, come egli stesso disse, vis.c:;ufo popolo, conservò fino all'ultimo la freschezza dei suoi entusiasmi, ed era nella c01wersazione di lui un tumulto di ricordi, poiché egli, dal '-±8, (ln,ll'anno santo a cui non osiamo pensare senza che un fremito ci SO\'raccolga e ci guadagni ricercandoci tutte le fibre, egli avent visto i combattimenti

epici che nessun scetticismo varrà mai a sminuire ed era stato di essi grande parte provocandoli, commentandoli, illustrandoli; altri e maggiori chiedendo e suscitando.

Perciò appunto il Dottor Bottero ebbe intorno a sè assai presto una leggenda ed il suo giornale una tradizione che non si pnò spegnere pelln. sua morte, tanto è racco-nmndatn. all'esempio, alla scuola Yirtnosa cli lui.

Il « Dottore ~.

Pareva che nessuno mai cloYesse aver conosciuto giovane quel Bottero, sempre accuratamente rasato come un canonico, invariabilmente vestito di nero, eternamente fiero nelle sue discussioni così come era buono nella consuetudine famigliare. E di conYerso . embraya che egli dovesse sopmv-Yivere sempre, tanto la serenità e la tenacia e l'impeto giovanile del metodo continuato per tanti anni aYe\Tano al Dottor Bottero costituito una resi-:tenza vitale quasi fatata, incapace di accasciarsi.

Cosi il giornale: ogni lettore sa dove ritrovar 'ubito la notizia, l'articolo di polemica, o la cronaca alla spicciolata fatta su nel Sacco nero; fu un gran pensiero per gli assidui quando s'inaugurarono le appendici, ma le lettrici fecero perdonar la noyità cli q nel piano inferiore che nulla rubò alle antiche rubriche; fu non piccolo turbamento quando in sesta pagina gli « uomini d' aff cwi » trovarono un colonnino di cc Pei- fini?'e ii messi insieme con intelligenza e con garbo; ma tant'è, dopo il tasso della borsa e le tariffe dei mercati si riconobbe sana anche un poco di nota allegra. E nel periodico nllargarsi dei lettori, v'è da scommettere che all'am-ministratore non tocca di cancellare uno degli antichi abbonati fuori che per la dolorosa necessità della morte, se pure non hanno provvisto a lasciar l'abbonamento anticipato per eredità ai nipoti.

Qualche vecchio militare, incapace cli stare un giorno senza il .mo Popolo, avrà · fatto anche questfi pre\'idente tlichiarazione di affetto e di riconoscenza per il giornale che lo incoraggiò alla guerra d'indipendenza e che nei giorni del riposo lo fece ancora,

COil qualche accento patriotico vibrante, Scattar Sll dalla poltrona, a malgrado degli

COil qualche accento patriotico vibrante, Scattar Sll dalla poltrona, a malgrado degli

Nel documento ~LL' iJLLtlstrissin1a (pagine 189-200)