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POETA MELODRAMMATlCO E PROFESSORE DI MAGNETlSMO

Nel documento ~LL' iJLLtlstrissin1a (pagine 115-124)

Già Poeb.L dei R. R. Teatri di Ffrenze e cli Torino, mcmln·o cli val'io o distinte Accademie, autore di molti lavol'i scie11tifìci e lotteral'i, seri vo di commi ·siono Drammi per musica, ùà lezioni di lingua italiana e di lettorn-turn in casa sua e a domicilio(?), o tiene un corso pet·maneute di ..)lagne-tisrno il lunedi, mercoled'1 e \·enerùi di ogni settimana, allo oro 8 di sot'a.

In -via dei Macelli

(presso pjazza Vjtfon'o Emanuele) num. 8, quarto pjano.

In molti casi interloquisce l'Igiene: m<.ì.glie, r<.1.soi, bretelle, pane, caffè surrogato, pipe, sig:arette, bocchini, suolette, cappelli, giarrettiere, bibite, tinture, girarrosti, stufe:

ogni cosa è igienica; manca finora, ma verrà ane;h'esso, il... gnano igienfoo , e yedremo fra non molto L .. feretri igienid, cosicchè sarà una bella spee;ulazione morire per conservarsi sani. Oppure l'industriale, persuaso d'essere un bell'ometto fayorito dalle donne, impone al lastrone la propria effigie, magari in paludamento di dclista. E spesso coll'identiùa soddi-sfazione con cui Raffaello e Canova firmarono la T}'{usfigw·azione o Piiiche, l'artista « qua-dratario » artefice delle lette~·e segna troppo abbondantemente il proprio nome sull'insegna commessagli, e menoma così il legittimo spicco dm doYrebbe avere quello del committente, vfolando in pari tempo le norme che regolano la, réclame tli fronte al bollettone ( 1) nmnicipalc.

Vi sono ancora altri peccati, ed assai detestabili.

*

Il mal vezzo, per dirne uno, delle scritte francesi che ci trasporta fra i ~alassi delle vecchie valli Aostane e lusinga straordinariamente il sentimento nazionale. E pazienza ancora se fosse semplice questione di Yocabolario e non si sapesse di molte, di troppe pupattole (2) nate ed allevate in Italia dm storcono il nasino dalle scritte italiane per tema di trovarsi nel negozio in mezzo a roba di casa.

Tema,, diciamolo . subito, infondata, noto essendo lo sviscerato affetto che unisce le sarte di alto bordo e le crestaie che vanno per la maggiore ai modelli cli Parigi, alle acconciature di Parigi, alle stoffe di Parigi, alle .... fodere-cuffiette di Parigi che importate su yasta scali1 si :ficcano poi nei cappelli << confezionati )) a Torino e - talismani meravigliosi - ne fanno eentuplicare il costo.

La smania delle scritte francesi andò fra noi tant'oltre che si vide persino un parruc-chiere il cui nome era Gallo, esporre tanto di COQ COIFFEUR sulle mostre della b~ì.rbitonsoria.

(l) Il 16 settembre 1834, Re Carlo Alberto approYaYa il Regolamento stabililo dal Vicario cli Torino secondo il quale

« i permessi municipali per gli esercizi pubblici cleYono portare, per ogni specie cli negozio o d'esercizio, un numero

« progressivo da notarsi sulle insegne dei negozi o sui cartelli elci semplici banchi » .

Con manifesto vicariale 14 gennaio 1842 veniYa poi prescritto " che le insegne debbano recare il prenome e nome

« dell'esercente e la qualità dell'esercizio, in uu angolo dell'insegna cou numeri in nero dell'altezza cli oncie due su uu

« fondo oYale bianco ».

(2) « Le donne (in Torino) si sforzano cli comparir~ alla francese, ma il rilrallo non riesce assai bene, e per lo più

« fanno come gli uomini quando vogliono Yestirsi da donna », (GREGORCO LETI - L'Italia Regnante. Genova, 1675).

11 f°J

Nel 18G7, dopo ll1 losca faccenda di ì\Ientana, Torino si era ribellata al frn,nciosismo costituendosi in « Lega pacifica » e fracassando a sassate quanto puzzava d'oltremontano in fatto d'inscg·nc, abbattendo la mostra della B01we 1,èmme e minacc:iando un Coiffew· della Yia Roma di rappresaglie maggiori.

Il coiffeur placò la tempesta popolare. con mrn concione Ta,citimm: - .ilmis, patl'iot, c/Jn1:;itaclin ! DOman i la gaxtmw ! ... - L'insegna ... è ancora a posto adesso; la Bonne Femme si tradusse umoristicamente per qnalchc anno in cc Bnona Fama )) e poi cc Pero Pe1·0 -t01·1w le cose cOm' a j ero ))'pace su tutta, la. linea, ed ostracismo come prinm e più di prima ai pignattini muliebri senza il .Mode de Pm·is: ai cc risotti >l mascolini che non hanno il Lonclon nel coppino : ai guanti che non sono Fashion o Rmtlemen 1·iclers, e visto come il cat-ti\'O esempio . conda precisamente d'onclc don·ebbe Yenirc il buono Yi è poco da sperare che le cose si cambino in meglio.

*

Colpiscono talora casuali riunioni di cognomi nelle e: Ditte>) : il snprernamente laconico Pia cl: Re: l'armonioso suono di Cattocchio, Qui1'ico e Zotto, tre nomi fatti apposta per colle-garsi in quell'ordine: la valanga dei Fino, F'ornace, ~Padda, Po1·1w e Bm·ile di Yia Carrozzai:

il promettente accoppiarsi di 1Jfa1'i e Monti al Caffè Lombardo Veneto.

Una Yolta, il cronista della Gazzetta cli To1·ino scoyò in Borgo Dora e rivelò al pubblico 1, econmrnco: . PORTIN CALZOL ~ l AIO. - l\I a non era una nov1 'tà c. : p· mgon, 1 ·1 vecc110 s onco, aveva già l . t . . fatta scolpire secondo quel sistema, una lapide per la sua Yilla di Val Salice, a memoria dell'amata sposa Filiberta di Bruclle :

T\'S

PIIILJ.RER

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COXIVGES PINGO"NII

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11

Il

CVSIACE"N . BARO"NES

Nel lessico clcll'inscg11a e del cartello manca tuttora il Yocabolo che corrisponda esat-tmncnte al vernacolo « Tomini alla fiore ». Pazienza per « la fiore » ehe si potrà quando-chessia tradurre per « panna

»,

ma la faccenda riescirà ardua pei tomini, che difficilmente acconsentiranno a mutarsi in Yolgari cd indeterminati caciolini o fo1·maggelli, senza preciso significato.

Ultimi sulla breecia rimarranno la Fiocca e gli Oblio, perché nè panna montata nè cialdoni contro di essi non preYarranno, checchè dicano e checchè facciano cruscanti e lessicografi. Le moderne teorie, infiltrnndosi doYLmque, giungono a far proseliti all'anarchia cd alla ribellione anche nelle file dci migliori e più dolci fra i latticini.

Rarissimi però Yanno facendosi gli... strafalcioni. V e glia sugli sc1'itto1'i la censura muni-c:ipale: l'integrità della li.ngua nazionale è gEtrantita. Un manifesto 20 aprile 1830 del :Jiagnifico signor Vicario accese il primo razzo, inculcando a suono di multe la Crusc.:a :

« Art. 28. - Fl'a il te1·mine· cli sei mesi d01-Tanno 1·ifo1·marsi tutte le insegne e gli scritti

« info1·mi e peccanti in er1'ori di lingua, sotto pena cli lfre venti», ma intanto che scorgeva la festuca nell'occhio dcl vicino, non s.i addaYa della traye nel proprio, cioè nell'articolo immediatamente successivo che yietaya « a chiunque, sotto pena di 1·irnossione e di lfre venti,

« cli collocm·e GIOIELLIERE spo1'genti oltre, ecc., ecc .... ·»

Il marengo di ammenda sarebbe pure stato bene al signor Vicario che predicava così bene e razzolava tanto male!

Altrettanto vigile non fu e non può essere quella censnra pella redazione dei cm·telli, democ.:ratici qnadratelli di cartone hwomti per lo più colle stampiglie di latta ed ove la fioriturn delle papere fu sempre rigogliosa e presenta ancora qualche caso, fortunatamente sporadico e non epidemico, però degnissimo di venir segnalato alla, pubblica ammirazione.

B.icordo il meraviglioso Pove1·oni ammogliati (peperoni immollati) ; il classico « rendita cli bosco, cm·bonina, motte ed alt1·i conimestibili » ; l'ingenuo pleonasmo « Entrnta all'ing1·esso » ;

l'equivoco « Yendita di latte per petrolio >) (1); il poco rispettoso

richiamo delle figurine che ripullulano ad ogni ricorrere cli matri- REALI SPOSI

moni principeschi, ed il celebre

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PIAZZE DA LETTO \ che su- L. r,z5 il paio

scitò le repressioni della Questura CON MOGLIE pur volendo unicamente significare che, a deroga del solito divieto, si locavano talami per coppie legittimamente coniugate.

Bellissimo e curioso fu del pari IATTEO LUIGI detto L'ANTICO Vicolo del Gianduia, 3

il cartellino di Matteo l'antico, e meri- Succia-latte alle puerpere

tevole di registrazione riesce, per la V A A LEVARE IL LATTE ALLE CASE

strana alleanza tra Calliope ed Urania, l'hwito apparso sulle cantonate il 22 luglio 1869 circa le conferenze astronomiche di Quirico Filopanti:

L'astronomia l'insegno a tutti quanti.

FILOPAKTL

Cerco un locale, il cerco in tutti i canti.

FILOPANTI.

Voglio slucliosi e non politicanti.

FILOPA:\'Tl.

*

Nella presente fine di secolo il cartello va piglia,ndo proporzioni stravaganti, as~urge

ad altezze cromolitografiche di openi d'arte, pittori anche egregi (e mi è caro citare fra questi il valoroso Giovanni Carpanetto) non sdegnano mettere a contribuzione per esso il loro talento,

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provoca concorsi e fa pubblicare gazzette: non possono perciò riescir guari intere:ssanti q nesti umili per quanto coscienziosi studi drca la vecchia democratica manifestazione grafico-letteraria.

Prima però di troncarli, i consegni alla storia una macchietta degna di ricordo : il Cav. Vittorio l\Iirano, che per lungo volger d'anni, contro un pilastro del primo isolato a sini-stra di da Po, diede opera intelligente e diuturna ai varii rami della cartelleria torinese. Era un'alta, segaligna, allampa-nata eppur simpaticissima figura di vecchio, povero in canna ma galantuomo a proya di bomba, sempre in frak, cilindro ed occhiali. Presidente per varie volte dell'Associazione Gene-rale Operaia, onitore immancabile in tutte le riunioni e solennità patriottiche e popola_ri, sentiYa prepotente la vocazione alla scena, e la seguiya sostenendo la parte magna cli Gianduja nel classico teatrino del vicolo Sau Rocco, e componendo

« a slancio vergine >) fra un \ VINO AD ESPORTARSI

I

ed un

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OGGI NON SI FA CREDITO

I

produzioni drammatiche alcune delle quali non a\Tebbero forse meritato completamente l'oblìo.

Una anzi ne venne recentemente (gennaio 1898) risuscitata con esito soddisfacente: Gegia, la patem del Bal6n - al Rossini.

L'attrice Rosano, del teatro dialettale, era figlia di Vittorio l\lirano.

(l) A proposito di equivoco. Verso il r870, un negozio di drapperie in via Ruma si iatitolarn al «Buon Mercato». Ma l'insegua toccava il balcone di un mezzanino occupato da una formosa milanese, reduce dalle bastonale degli Austriaci io Castello. Essa querelossi io giudizio allegando che l'epigrafe le recava danno ed ingiuria pella sua professione di artista.

L'insegua si dovette rimuovere.

IL CUORE DI

' J.• . . . .

TORINO

Una nebbia 'd soldà con j fusi Una nebbia 'd cavai eh' rnn a galop, Na nebbia 'd decrotettr ch'av son d'intop, Disend: - Monssù, Yeul-lo resté servì?

Na nebbia 'd fénean ch'a finiss pi, Na nebbia 'cl pover clrit ch'a marcio sop, Ka nebbia 'cl ciarlatan ch'av còro dop Mostrand la pel d'j inferm eh' a l'an guarì:

Ka nebbia 'd viturin, ch'a v'offro 'd piasse Una nebbia 'cl masnà ch'fan 'l rabel, Na nebbia de mnisé con le ramasse : Una nebbia 'd tamborn eh' a fan l'appel, Na nebbia 'd cabassin con le cabasse:

Ecco na vera idea 'd Piassa Castel.

1835. NORBERTO ROSA.

Sino al '22 ma,rzo 1801, una galleria (Pavaion 'd bosch) tra Palazzo l\'Iadama e la Sala d'Armi separò la piazza in (<davanti il Castello» e cc dietro il Castello >l.

Non vi ha Guida o descrizione che, pensatamcnte tacendo di supplizi compiuti e di roghi ivi accesi specie nelle pesti dcl 1690 e del 1630 ed ignorando forse le principesche feste

Piazza Castello (1825).

delle co1Taìe e gli invernali divertimenti delle lese (slitte) fantasticamente decorate, non rammenti Giostre e Quintane (1) corse sulla Piazza del Ca-stello, stramberie degli Asini e degli Stolti: Palò e Ballo?'ie dei contadini.

Nel secolo xiv presiedeva alle feste la Compagnia degli Asini a cui successe q nella degli Scuolari che in carte

mu-nicipali 1373 figuravano corpi regolarmente costituiti e prov-visti di speciali privilegi. - La Città elargiva anzi una somma ai componenti l' Asina1·iorurn per il San Giovanni - cc ad bibendwn et se inluminanduni >) : perchè bevessero e si illuniinas:sero !

(l) K ella Pinacoteca Reale esiste un quadro rappresentante Piazza Castello ed il Torneo I 6 marzo I 620 per le nozze di Vittorio Amedeo I e Madama Cristina, dipinto da Domenico Tempesti eletto il Tempestino.

A mezzo dcl secolo successivo gli «Asini>> si erano mutati in « Stolti>> non degeneri dagli antenati, in memoria dei qua.li tenevano fra altri incarichi quello di celebrare a capo d'anno la cosi detta «Messa dell'Asino» con Inni e Canti goliardici in onore dell'orec-chiuto calorifero del 8anto Presepio.

Orientis partibus

Tl'ombetta, adesso d' Eu1·opa. Una quarta specia-lità è scomparsa: « la pietra >> (1).

Per quanto si tratti d'arca sufficientemente spaziosa (m. 225 X 166), il Generale Giacomo 1'.Ienou l'avrebbe voluta più vasta. A tale scopo propose al primo Napoleone di atterrare « la vecchia baracca n di Palazzo 1'.Iadarna, nell'in-tento forse di formarsi a portata di mano, poiehé abitava nel recinto Reale, un terreno di esercitazioni.

L'Imperatore nutriva per fortuna senno

<.Utistico migliore che non i suoi ·gallonati tra-banti, cosicché dopo un'occhiata cht conoscitore al vetusto maniero, ed ·un'altra allo stupendo pozzo d'architettura che è il Lloppio scalone, picchiò famigliarmente sulla spalla dell'antico commilitone nella campagna d'Egitto, e sorri-dendo gli disse : esse pure di baluardo ad una delle quattro porte praticate nella cinta quadrata della Torino Colonia Romana.

(1) Volendo andare in là se ne potrebbe annoverare una quinta : « Palazzo senza portone )) . L'antica dimora dei, nostri Re se non è priva d'ingresso ne ha però uno poco rispondente all'ampiezza e maestosità dell'edificio. Nel 1660 erasi progettato un ornamento a quella porta, consistente in quattro colonne corintie reggenti un terrazzo con balaustro,.

modiglioni ornati di emblemi ·guerreschi e negli intercolonni due nicchie con una statua per ciascuna e sopra esse dei bassorilievi istoriati.

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r ella Hec.:onda metà dcl sce;olo x n1 I fu <limora dci Dne;hi d' Aost<l e di l\Ionfcrrùto : nel 1798-Hn ac.:colse il Governo provvhmrio rcpubblkano, e più ta,rdi la Corte

Casa iSt:woia ritornata nel dominio avito vi insediò sue;cessiYa-mente il DebHo Pubblko, il Comando della, Piazza e relatiYo crottone, l'antro della Trinwrti poliziesca del regime « paterno >>

ine;arnata nel Marchese Michele Benso di Cavour, nel Conte LaZZè:ll'i comandante i carabinieri e nel celebre Commissario Tosi coi relativi arcie1·i di felkc memoria; poi il Demanio, la Pina-coteca, il ~enato (dal1'8 maggio 18-±8 a1 0 dicembre 186-±) e la Corte di Cas::;azione.

Il 20 marzo 18-±0 Vittorio Emanuele II, assunto al soglio nella sventura cli Novara, vi giuraYa solennemente quello Statuto che il genitore aveYa, un anno innanzi, promuìgato, e dicci anni dopo (10 gennaio 1860) vi pronunciava le fatidkhc parole segnanti l'inizio della lothi. suprema per la causa italiana: « L'orizzonte in mezzo a cui sorge il m10\'0 1111110 non è pienamente sereno ...

cc nm confortati dall'esperienza del passato

« alle e\·eutualità dell'avvenire.

d'Appello Imperiale.

LAZZARI.

aneliamo risoluti incontro

« Questa condizione di cose non è se;evrn da pericoli giacchè

« nel mentre rispettiamo i trattati non siamo insensibili al grido di

cc dolore che da tante parti d'Italia si leva verso cli Noi.

« Forti per la concordia, fidenti nel nostro buon diritto,

aspet-cc tiamo prudenti e ciecisi i decreti della Divina Provvidenza ».

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Per ciò che dguanhi. San Lorenzo è bene tener conto che nel muro della galleria Beaumont che sorgo precisamente cli rimpetto, è appiccicata una costruzione a timpano e colonne, la quale, se venisse per una qualsiasi carnm a cessare dall'ufficio attuale di cornice ad una interminabile epigrafe, potrebbe senz'altro servir di

Un arciere.

· facciata al tempio che ne patisce

difetto.

Veniamo all'albergo. È fama che nel 1860, contando giungere a Torino d'un fiato, Giulay vi avesse fissato l'appartamento. Forse l'avevano in-vaghito della città lo descrizioni del vecchio Radetzki, cavaliere della 8S. Annunziata, che vi fu in aprile 1842 al seguito della sposa di Vittorio Emanuele, non e;crtamente presago che pochi anni appresso si sarebbe troYn to c1i fronte sni piani lombardi la balda ufficialità cli cui ammirava l'ardire e la disinvoltura spiegati nel Carrosello cli piazza S. Carlo: la mente sola di Carlo Alberto poteva in quei giorni celare simile pensiero nella visione di un av\'enire ch'egli chi. tempo, con mHL politica coraggiosa preparava, consacrando sè stesso al martirio.

1\fa se Giulay gli è fallito, altre migliori partito può segnare il Trombetta all'attivo: primo fra esse il ricordo che dalle sue sale mossero e dalle sue soglie salirono sulle carrozze

RAoKr.lK! in Torino (Dal Fischietto, 1849).

cli gala cli Vittorio Enrn,nucle il e;ontc Carlo Luigi Farini, Governatore dell' Emilia (18 marzo 1860) ed il barone Bettino Ricasoli, presidente del Governo di Toscana (22 marzo stesso anno) per recare al soglio del Galantuomo H voto cli unione delle nuove provincie sorelle.

La parata aveva realmente del solenne. In mezzo al popolo acclamante passava il corteo; Vittorio Emanuele riceveva, gli inviati nella Sala degli Svizzeri, e nell'atto che al trono cli lni erano rimessi i plebisciti, s'affacciava alla finestra verso la piazza Reale un valletto o agitava unci. fascia tricolore. Tuonava il cannone, squillavano a distesa le camptme, le bande militari attacca \'ano la l\Iarcia reale, o la moltitudine

elettrizzata, commossa fino alle lacrime pei trionfi sempre più larghi dell'idea italiana, di primo ordine può anùare legittimamente altero. Rimane a parlare della cc pietra ».

Era un ciottolone quadrato inserto nel pavimento a poca dis.tanza <lal moderno Alfie1·e, e su di esso si collocavano i vecchi Torinesi per scorgere la campagna ai quattro lati dell'orizzonte, venendo ivi ad intersecarsi altrettante visuali di ver-zura, da via della Zecca cioè, da Dora-grossa, dal Palazzo Reale quando era aperta la porta dei Giardini, e dalla Contrada Nuova (costituendosi da quest'ul-tima parte un panorama chiuso dalla belli.ssirna Porta Nuova, panorama che Bernini, competente h1 materia, non a.veva ed affluirono le moltitudini nelle contingenze mag-giormente spiccate della vita cittadina, specie nella seconda metà di questo secolo che tramonta, così agitata, eosì ricca di epi ·odi, di momenti psicolo-gicamente gravi, e fu sempre il teatro naturale di ogni entusiasmo di popolo, delle parate ufficiali,

<lei fervori patriottici, d~lle rassegne militari con codazzi di Stato 1\Iaggiore superiori a q ualsi \Toglia aggettivo, delle luminarie d'ogni maniera e dei défi1és più o meno rettilinei della Guardia Nazionale. preziosi per sempre perduti. Quegli alberi, sradicati

<la l)uwaro,,· e da 1\Ielas il 2G maggio 1799, non

francesi reduci da :ì\Iarengo. Veniamo

(1) Per l'evento dell'Esposizione Generale Italiana 1 898, la libreria Scientifico-Letteraria (via Garibaldi, 5) ha pubblicato uno splendido album cli vedute panoramiche torinesi, fra le quali figura una bellissima fotografia a colori della moderna piazza Castello.

(2) Alla funzione cli piazza Castello, battezzata per Piace de la Réunio11, il Governo inviò la truppa avl'isanclo però la Municipalità che « pochi sarebbero i soldati piemontesi pcrchè pochi erano quelli in grado di decentemente comparire

« poichè per le angu tie delle finanze non s.i era potuto Yestirli ... ».

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Il :!~) ottobre 1847, Carlo Alberto largint 1 prime Riforme auspicanti a mn.ggiori liberali

concessioni: le folle si addensavano snlla piazza Castello e cantavano in coro gli inni dell'era noYissinrn.: tutti yestivano all' « Italiana » con zimarre di velluto, sciarpe ricamate, coccarde, piume di struzzo sui capp0lli rr larga tesa; in tasca il fazzoletto italianamente litografato, al collo l::t medaglia con l'effigie dcl Re e dcl Papa e la leggenda:

« C:lrlo AllJerto si strin~e con Pio, Il grn.n pntto fu Rcritto ln.Rsù ! ».

PoYeri osanna a Pio, come foste sprecati l Di quei costumi resta ancora memoria sul telone dcl Teatro Nazionale (apertosi solennemente colla Lucre:àa Borgia il 24 aprile 1848) oYe sono dipinte, fra una festosa coorte di colori e di foggie d'ogni provincia della penisola, sul carroccio trntto da bianchi palafreni, quattro formose donne simboleggianti le costituzioni di rroscana, di Roma, di Napoli o degli Stati Sardi.

*

Va.rii fra quei canti furono opera di uom1m il cui nome allora oscuro od appena noto, si rese in seguito merit0-mente stimato. Cito Desiderato Chiaves:

« Lentte, levn.te di ginlJilo un cn.nto, Sorricln, ogni labhro, s'allieti ogni cuor : Qual gaudio, o frntelli, di questo più santo, Che tutto sfaYilln. di patria e d'amor? »

Guido Giacosa, Pietro Giuria, A. Chia\rarina, Emanuele Celesia, David Chiossone, Domenico

Perr~ro, Lnigi Trompeo, Tancredi Canouico e G. Bertoldi, autore delle strofe

I

..

« Coll'::t.zzurrn. coccn,rda sul petto, Con italici palpiti in cuore, Come figli ad un padl'e diletto Carlo _\Jberto Ycninimo n.l tuo pie E gridiamo e. ultnnti d'nffetto:

Yirn il Re, Yirn il Re, Yirn il Re! »

che popolarissime allora, non sono ancora al presente, dopo cinquant'anni, obliate.

L'8 febbraio 1848 un proclama Reale annuncia\Ta prossimo lo Statuto : il 27 la festa delle bandiere consacrava solennemente la gratitudine di tutto un popolo : il 4 marzo salutava

L'8 febbraio 1848 un proclama Reale annuncia\Ta prossimo lo Statuto : il 27 la festa delle bandiere consacrava solennemente la gratitudine di tutto un popolo : il 4 marzo salutava

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