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L‟evoluzione tecnico-scientifica ha indotto a ripensare anche il concetto di “democrazia deliberativa”113

, che è stato aggiornato e ristrutturato alla luce del recente progresso informatico e delle moderne tecniche di comunicazione mediale.

La Rete, accogliendo un gran numero di fonti, ha garantito all‟utenza maggior pluralismo informativo, partorendo una fitta trama di contatti, che è stata precondizione essenziale per il confronto di individui profondamente diversi tra loro. Internet, gettando le basi per la costruzione di una piattaforma sociale variegata, ha moltiplicato gli spazi di condivisione, promuovendo lo sviluppo di identità aperte e tolleranti114. Non è allora errato affermare che la Rete sia stata prodromica alla nascita di una nuova sfera pubblica popolata da “media- attivisti”, che, governando più o meno scientemente l‟onda mediatica, hanno ridefinito la forma e il contenuto della realtà.

Ad ogni modo, è doveroso precisare che la qualità delle informazioni disponibili sul Web non sempre offre paradigmi comunicativi che infrangano barriere sociali e ideologiche115. Il

113 DONATELLA DELLA PORTA, Democrazie, Il Mulino, Bologna, 2011, pag. 130.

114 DONATELLA DELLA PORTA – LORENZO MOSCA, Global-net for global movements? A

network of networks for a movement of movements, in Journal of Public Policy, 25, 1, 2005, pagg. 165-190.

115 CASS SUNSTEIN, Republic.com. Cittadini informati o consumatori di informazioni, Il Mulino,

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pluralismo informativo mediale è infatti inversamente proporzionale alla capacità individuale di filtrare i contenuti all‟interno della Rete. L‟utente si accosta all‟informazione online secondo convincimenti pregressi ben definiti, entrando in contatto solo con gruppi ideologici affini, così da polarizzare la propria posizione lungo l‟asse socio-politico virtuale. Di conseguenza, “la società dell‟informazione apparirebbe come

caratterizzata da „sfere pubbliche parziali‟, culturalmente omogenee e limitate a una élite di alfabetizzati”116.

La “e-democracy” non affonda le proprie radici nel determinismo tecnologico, ma è modulata dai contesti socio-politici di riferimento117. Le dinamiche che governano le relazioni fra politica e tecnologia sono ambigue, di difficile interpretazione, e potrebbe essere azzardato affermare che il dialogo politico eserciti sudditanza psicologica sulla comunicazione mediale. I processi di digitalizzazione hanno assunto una rilevanza tale da condizionare le scelte dei diversi attori sociali, plasmando le loro coscienze e coartandone il pensiero. La dialettica politica si è ormai trasferita entro il perimetro tratteggiato dall‟universo virtuale. Gli spazi digitali hanno destrutturato paradigmi democratici consolidati, proponendo sistemi maggioritari e diretti, ben lontani dall‟idea “madisoniano-rappresentativa”118

di governo che aveva a lungo caratterizzato la democrazia dei moderni119. Come sottolineato da De Mucci120, l‟analisi di un paradigma democratico diretto non può prescindere dallo studio delle comunità socio-politiche di riferimento.

116

DONATELLA DELLA PORTA, Democrazie, Il Mulino, Bologna, 2011, pag. 131.

117

THOMAS ZITTEL, Political representation in the networked society: The americanization of European systems of responsible party government?, in Journal of Legislative Studies, 9, 2003.

118 ALEXANDER HAMILTON – JAMES MADISON – JOHN JAY, Il federalista, Il Mulino,

Bologna, 1998.

119

BENJAMIN CONSTANT, La libertà degli antichi, paragonata a quella dei moderni, Edizione speciale per Corriere della Sera, Milano, 2010.

120 RAFFAELE DE MUCCI, Micropolitica. Verso una teoria individualistica dell‟azione politica,

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L‟agorà ateniese impersonifica una democrazia diretta di piccola scala. S‟innesta infatti tra le maglie di una comunità in cui tutti i cittadini hanno eguale diritto a governare ed eguale legittimazione a prendere decisioni d‟interesse collettivo. Come evidenziato da Aristotele121

, però, l‟estensione della comunità di riferimento incrina i rapporti orizzontali partoriti dall‟agorà, esponendo i cittadini alla demagogia, e quindi a derive tiranniche che vulnerano l‟essenza stessa della democrazia.

I detrattori delle moderne agorà puntano l‟indice contro gli elevati costi decisionali che sarebbe necessario pagare per arginare eventuali piene autoritarie122. Dahl123, in controtendenza, sostiene che la “living room democracy” porrebbe il civismo e le competenze dei cittadini in relazioni di proporzionalità diretta, perché consentirebbe d‟implementare la partecipazione individuale nei processi decisionali collettivi e, al contempo, di accrescere i flussi informativi relativi al dibattito politico.

I nuovi media, “personalizzando” la comunicazione, hanno “scucito” le trame della vecchia democrazia, tessendo rapporti binari e non mediati fra cittadini ed attori politici. La democrazia elettronica, recidendo le strutture sociali intermediarie, ha colmato lo iato fra individuo e potere politico, minando la stabilità di un istituto consolidato come la rappresentanza, la cui imprescindibilità è messa fortemente in discussione nei moderni assetti democratici.

“Il limite più evidente di questi esperimenti di democrazia diretta – incalza De Mucci124

- consiste nella consapevolezza di non esercitare

121 ARISTOTELE, Politica, VI, 5, Laterza, Bari, 1993, pagg. 1319-1320.

122 NORBERTO BOBBIO, Il futuro della democrazia, Einaudi, Torino, 1984; GIOVANNI

SARTORI, Democrazia cos‟è, Rizzoli, Milano, 1993.

123 ROBERT ALAN DAHL, After the Revolution?, Yale University Press, New Heaven, 1990. 124 RAFFAELE DE MUCCI, Micropolitica. Verso una teoria individualistica dell‟azione politica,

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influenza alcuna sulla selezione delle alternative decisionali che vengono sottoposte all‟opinione pubblica. Il fatto di dover rispondere a domande che riguardano scelte compiute comunque da altre persone ha l‟ovvio effetto di ridurre la partecipazione anziché incrementarla: si crede di partecipare, ma in realtà si risponde soltanto a un sistema

prefabbricato di stimoli esterni”. Becker125, da un‟altra prospettiva,

obietta che la democrazia elettronica trasporrebbe il concetto di partecipazione da un piano strictu sensu politico ad uno prettamente sociologico, smussando, seppur grossolanamente, la perentorietà della tesi demucciana. Fisichella126, però, predica l‟inequiparabilità fra la partecipazione sociologica - che si risolverebbe in un mero dato statistico - e quella politica – che, al contrario, tradurrebbe in apporto effettivo la scelta del cittadino.

L‟era di Internet sta “computerizzando” la volontà popolare e sta aprendo le porte ad un‟“instant referenda democracy, con un governo

diretto dai cittadini mediante consultazioni online a flusso continuo e

decisioni del tipo „one shot‟ („a un colpo solo‟)”127

. A ben vedere, però, il meccanismo elettronico, lungi dal risolversi in un fenomeno di “iperdemocrazia”, reca i germi dell‟autoritarismo. La Rete tende infatti a ridurre e a semplificare il discorso politico, ponendosi come paradigma “pseudo-democratico” che tutela il potere dalle interferenze del dissenso. La volontà individuale di esser parte integrante di un sistema decisionale collettivo è mera utopia: il Web, dispensando illusori spazi di condivisione, ingenera l‟erronea convinzione che il cittadino possa fattivamente contribuire alla scelta collettiva. La sua azione, in realtà, è

125

TED BECKER, Teledemocracy: Bringing Power to People, in Futurist, n. 6, 1980.

126 DOMENICO FISICHELLA, La rappresentanza politica, Laterza, Bari, 1996.

127 RAFFAELE DE MUCCI, Micropolitica. Verso una teoria individualistica dell‟azione politica,

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volta all‟anestetizzazione della coscienza sociale, così da isolare le reali sfere decisionali e incrementare l‟egemonia delle lobby che sono al potere. Scrutando oltre l‟apparenza, non può negarsi che Internet allestisca fittizie arene politiche altamente balcanizzate, che, distogliendo l‟attenzione degli utenti, collaborano al consolidamento dei monopoli decisionali. Di conseguenza, quella che a un occhio pigro parrebbe essere una civile istituzionalizzazione del dissenso, non sarebbe altro che una piattaforma alienante e dispersiva.

1.11. L’inscindibilità della natura umana: la fisiologica