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2.2 Accenni storici della società civile in Giappone

2.2.3 La democrazia Taishō

Il periodo tra il 1912 e il 1926 è chiamata epoca della democrazia Taishō, subito dopo la vittoria della guerra Sino-giapponese del 1904 e della firma del trattato di Portsmouth. È proprio questa vittoria che determina lo status di potenza imperiale del Giappone in Asia e che ne sviluppa una democrazia così definita Taishō, caratterizzata da una forma politica in cui si sviluppano partiti90 organizzati in un gabinetto. È quindi la nuova presenza di fazioni e partiti all’interno del Gabinetto che consente una più “democratica” direzione governativa, per la prima volta con Hara

Takashi come primo ministro91.

L’epoca di cui stiamo parlando è a ridosso della Prima Guerra Mondiale; un rapido sviluppo dell’industria e di una classe operaia abile era quindi necessaria affinché il Giappone potesse uscire vittorioso dal conflitto. Sebbene in America e in Europa la formazione della classe operaia ebbe tempistiche differenti ed ebbe il giusto tempo per affermarsi all’interno della società, il Giappone aveva avuto uno sviluppo rapidissimo in periodo Meiji e questo non aveva consentito l’ideale adattamento di questa nuova fascia sociale all’interno della società nipponica, la quale si trovò nel

90 Da ricordare comunque che prima del 1918 i capi dei maggiori partiti politici erano esponenti della classe

nobiliare

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giro di qualche decennio a dover essere una potenza egemonica, soprattutto nel contesto asiatico, e a dover sostenere un carico industriale e bellico ai livelli di stati europei, che avevano impiegato secoli per raggiungere gli stessi obiettivi.

La nuova “classe sociale operaia” e la possibilità di esprimere, almeno nel primo periodo, prima del regime nazionalistico, la propria voce, permise a questa nuova fascia sociale di poter dar voce ai propri bisogni e necessità grazie all’affermazione di partiti politici di natura socialistica. A tal proposito molte furono le associazioni o unioni che si batterono per domandare trattamenti migliori all’interno del posto di lavoro, più alti status sociali e una nuova affermazione come classe operaia; addirittura in alcuni sobborghi venne a crearsi una vera e propria sub-cultura, che permise a queste unioni ed associazioni di confrontarsi con esponenti politici e intellettuali, e potendo quindi declamare il diritto di voto per la classe operaia. L’avvento della cultura di massa tra il 1920 e il 1930 fu propulsore di una crescita per la società civile nipponica, la quale ebbe la possibilità di svilupparsi in un ambiente fiorente e pieno di vitalità. Infatti la presenza di partiti politici che potessero identificare i bisogni e le necessità della classe operaia fu indicatore di democratizzazione per la realtà politica giapponese e dall’istituzione del partito comunista giapponese nel 1922.

Subito dopo la Restaurazione Meiji del 1868, il Giappone iniziò uno sviluppo come stato-nazione moderno capitalistico e attraverso il rafforzamento economico e militare venne promossa l’industrializzazione e stabilite aziende nazionali dirette dai governatori, le quali si sarebbero poi alleate e fuse in corporazioni più grandi

chiamate zaibatsu92. La nuova forma di capitalismo è quindi strettamente collegata ad

una maggiore propensione verso la filantropia, la quale ha ripercosso importanti sviluppi per gruppi come Mitsubishi, Mitsui, Sumitomo, i quali donarono addirittura, nel caso Mitsui, il 2.5% del loro profitto in scopi di carità, associazioni di quartiere e cooperative. Molti dei fondi vennero inoltre destinati ad associazioni private per la

92 財閥(Zaibatsu)è la prima forma di corporazione all’interno dell’economia giapponese ed è indice della

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costruzione di istituzioni scolastiche e servizi medici, ad esempio il sopra citato Fukuzawa Yukichi istituì l’università Keio o come nel caso di Shigenobu Okuma per l’università Waseda.

Sebbene infatti si utilizzi il termine Democrazia Taishō per identificare questa epoca, è bene dividere in maniera più precisa in relazione alla nostra indagine questa epoca in due asimmetriche prospettive: se infatti si è definito come democrazia il periodo che va dalla vittoria della Guerra sino-Giapponese (1905) al 1932 come momento di sviluppo della società civile nipponica in termini di rivoluzione associativa, è con l’assassinio del primo ministro Tsuyoshi Inukai nel 1932 che la situazione viene completamente capovolta. Dopo la Grande Depressione, il Giappone dedicò la sua politica nel conseguimento del benessere del Paese, così facendo riuscì a risollevare una situazione economica e al contempo istituire una forte presenza militare in Asia. Il Giappone risulta però essere una Nazione povera di risorse naturali; la necessità di esse per lo sviluppo industriale e bellico del Paese, accompagnato da una competizione con le altre potenze europee per l’egemonia territoriale, diede inizio ad un colonialismo legittimato da ideologie nazionalistiche e che portò all’acquisizione di Okinawa (Regno delle isole Ryūkyū, 1879), dell’isola di Formosa (Taiwan, attraverso il trattato di Shimonoseki del 1905) e della Corea (dominazione consolidata nel 1910) e, nel 1931, all’occupazione della Manciuria. La posizione in cui il Giappone si pose fu quindi di carattere aggressivo, ultranazionalistico e con una forte componente autoritaria. Questa posizione, definita con il termine 天皇ファシズ ム93, indica il regime che si costituì intorno agli anni 30 del XX secolo e viene considerato come saldatura di interessi dal blocco delle zaibatsu, alti comandanti militari e politici.

93 Tennō fashizumu, letteralmente fascismo imperiale; il termine sarà ripreso dal teorico Maruyama Masao,

che nel 1946 spiegò la sua teoria sul fascismo dividendo “fascismo dal basso” (o movimento), e fascismo dall’alto (regime).

Le caratteristiche del fascismo giapponese sono 3: il familismo (家族主義 Kazokushugi), il ruralismo (農本 主義 nōhonshugi) e il panasiatismo (パンアジア主義 panajiashugi), identificando in esse le caratteristiche distintive dal fascismo italiano o dal nazismo tedesco.

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Questo regime non permise quindi lo sviluppo della società civile giapponese, anzi ne comportò una forte chiusura e impossibilità di agire; sistema autoritario e dittatoriale è sinonimo di impossibilità di creare associazioni, se non che l’economia, in questa seconda fase del periodo Taishō, fu completamente rivolta al massimo profitto in termini bellici. Fu sciolto inoltre il Partito comunista, il quale fu considerato illegale e pericoloso per la formazione di movimenti di sommossa contro il Governo centrale e che quindi sarebbero risultati una minaccia per la stabilità del Giappone. Si ha quindi una spaccatura all’interno della società civile, la quale, se in un primo momento sembrava aver avuto la possibilità di spiccare il volo, in questa seconda fase, vede le sue ali tappate e sarà solo poi con il secondo Dopo Guerra che si potrà ritornare a parlare di shimin shakai.