• Non ci sono risultati.

La legge del 1998 e la nascita di una nuova società civile giapponese

2.3 Punti di rottura

2.3.2 La legge del 1998 e la nascita di una nuova società civile giapponese

È qui che inizia il tortuoso cammino verso la rissa legislativa per la legittimazione delle organizzazioni no profit nel complesso e rigido mondo legale del Giappone. Si sfideranno burocrati contro legislatori, per decidere chi debba essere la fazione che dovrà portare avanti la proposta e chi la firmerà; molte le dispute tra i vari partiti interni al Governo, a partire dal Liberal-democratico contro il Social-democratico e altre piccole fazioni interne al Governo. Le interferenze dei media e delle testate giornalistiche118 influenzarono in maniera considerevole le varie dispute, nonché la questione sull’esenzione delle tasse nei confronti di tali organizzazioni operanti per un bene comune. Lo scombussolamento generale fu visto dall’esterno come un’irrequieta palla che balza da un lato all’altro e dovranno infatti passare 3 anni affinché la proposta possa diventare legge; infatti sarà solo il 25 marzo del 1998 che

la legge di promozione di specifiche attività no profit 119 verrà promulgata e messa in

vigore nel dicembre del 1998.

Nel 1998 la parola “NPO” entrò per la prima volta nel vocabolario giuridico giapponese grazie all’introduzione della legge per la promozione di attività specifiche

no profit; con essa nacque anche il Japan NPO center120, istituto di tutela delle varie

categorie di associazioni no profit. Yoshinori Yamaoka, al tempo direttore del JNPOC, identificò i punti base su cui si dovessero fondare le organizzazioni che facevano parte di tale centro.

1. L’associazione no profit è una struttura i cui si incanalano i desideri individuali per creare un capitale sociale più grande;

2. L’associazione no profit è un meccanismo attraverso il quale i partecipanti offrono alla società servizi che il mercato non può offrire;

118 Anche le testate giornalistiche esprimevano il loro parere a riguardo; ad esempio il Nikkei shinbun e

Asahi shinbun sostennero con posizioni liberali, appoggiando una riforma amministrativa che potesse contenere la legge sulle NPO, e incoraggiando la partecipazione politica dei cittadini.

119 In Giapponese 特定非営利活動促進法 Tokutei Hieiri Katsudō Sokushinhō 120 Conosciuto anche come JNPOC

78

3. L’associazione no profit è un ambiente che permette creatività secondo un’individuale scelta di vita;

4. L’associazione no profit è il creatore di una nuova società civile.

Puntualizzando questi assiomi, Yoshinori Yamaoka identifica a pieno i cardini di ciò che costituisce la forza motrice delle associazioni no profit e del loro potenziale. Ciò legittima uno spirito di interdipendenza e cooperazione che da sempre esiste in Giappone sotto forma di associazioni autogovernate o di vicinato, le stesse organizzazioni studentesche che negli anni ’60 scossero l’equilibrio pubblico e gli stessi circoli e dimostrazioni pubbliche floride ai giorni nostri.

La nuova consapevolezza e le nuove esigenze della società giapponese nei confronti di una rinnovata ricchezza interiore che vada oltre quella economica è già presente negli anni ’80 e, attraverso cause esogene ed endogene al contesto giapponese, ha permesso, incanalando l’attenzione sul disastro del terremoto del 1995 Hanshin- Awaji, la creazione di una nuova coscienza su argomenti come benessere sociale, ambiente e relazioni internazionali. Piuttosto che utilizzare il concetto di no profit, la legge giapponese predilige una categorizzazione delle “persone legali con interessi pubblici”121 che vedremo nei prossimi paragrafi.

Inoltre, la legge giapponese determina che questi enti possono acquisire lo status legale solo dopo aver ottenuto il permesso dall’ente specifico e dall’autorità burocratica specifica, supervisionandone i poteri. Questa severa regolamentazione è basata sull’articolo 34 del Codice Civile del 1896, in cui si presupponeva la corporazione con il sistema giudiziario di tali associazioni per controllarne attività e dinamiche. Sebbene l’articolo 21 della Costituzione giapponese prevedesse la libertà di associazione, l’articolo 33 del Codice Civile ne regola la formazione in linea con le direttive burocratiche. Questi gruppi ed organizzazioni sono legalmente riconosciute come indipendenti, con diritti e doveri; i gruppi all’infuori da questo status non sono incorporati nel sistema giuridico giapponese e non possono quindi usufruire dei

79

vantaggi che si possono godere da tale posizione. Ciò nonostante sono moltissime le associazioni che operano all’infuori del sistema giuridico; questo è in parte dovuto anche ai lunghi e tumultuosi processi necessari alla legittimazione. Alte barriere nel definire la discrezione del Ministero di competenza122 e ingenti ostacoli finanziari impediscono a molte organizzazioni locali o di vicinato di poter accedere ai privilegi di esenzione delle tasse e i benefici che la legittimazione comporta. Secondo il Codice civile, ad esempio, sono necessari 300 milioni di Yen di capitale investito per poter aspirare alla legittimazione come PIP123.

Lo scopo della legge era quello di promuovere lo sviluppo di specifiche attività no profit in forma di volontariato e di attività libere da parte dei cittadini, le quali potessero portare beneficio alla società. La legge identifica dei requisiti affinché un’associazione possa definirsi no profit:

 Il fine ultimo è quello di non generare profitti, e nel caso venissero a generarsi, essi non devono essere distribuiti tra membri costituenti o ad alcun’organizzazione governativa;

 Deve avere almeno 10 membri;

 Lo scopo principale non deve essere di carattere politico;

 Non è un’associazione criminale violenta o sotto il controllo di una di esse. Il secondo importante passo compiuto è quello della riforma sulla tassa dell’anno fiscale 2001124, grazie alla quale si creò una sottocategoria di associazioni no profit, chiamate nintei, alle quali individui o corporazioni potessero dare contributi o donazioni, che sarebbero poi state detratte dalle tasse sul reddito annuo. Ciò nonostante questo cambiamento ha privilegiato solamente alcune associazioni, le quali godono di politiche di esenzione dalle tasse o di politiche tax-advantaged. Le

122 主務官庁からの監視制度 Shumu Kanchō kara no Kanshi Seido, letteralmente sistema di supervisione

dettato da un ministero competente (nella supervisione )

123 Con PIP si intendono tutte le associazioni che fanno parte del sistema corporativo del sistema legale

giapponese, di esso fanno quindi parte tutte le associazioni che detengono lo status legale di corporate giapponese

80

attività e la legittimazione di tali organizzazioni sono gestite e certificate da un commissario del Ministro delle Finanze, al quale si deve dimostrare che un terzo del budget annuo dell’associazione derivi da donazioni.

Sarà poi con Koizumi Jun’ichirō e la sua amministrazione (aprile 2001- settembre 2006) che permise lo sviluppo di politice neoliberali attraverso lo slogan “kan kara min e”125 e che con l’aiuto di varie iniziative prese sotto la guida dell’ufficio del Gabinetto (Sezione della promozione di attività cittadine per il miglioramento della qualità della vita dei cittadini126), riuscì a creare un ufficio per le attività di associazioni no profit e di promuovere progetti tra pubblico e private.

Nelle prossime pagine si verranno ad indicare le varie categorie di organizzazioni no profit istituzionalizzate e non nel sistema giuridico giapponese, tentando di comprenderne lo sviluppo, le caratteristiche e gli ambiti di interesse delle stesse.

125 官から民へ, letteralmente dall’amministrazione al popolo

81