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Il Grande Terremoto Hanshin-Awaji (1995)

2.3 Punti di rottura

2.3.1 Il Grande Terremoto Hanshin-Awaji (1995)

L’attenzione pubblica verso il tema della società civile sgorgò drammaticamente in

Giappone con il Grande Terremoto Hanshin-Awaji106, considerato da molti studiosi

come la nascita del “Rinascimento del volontariato”107 o come l’anno zero108 della nascita del volontariato in Giappone. Un terremoto di magnitudo 7.2 della scala Richter e una profondità’ di 16 km colpì la città’ di Kōbe e dintorni nella prefettura di Hyogo il 17 gennaio del 1995, ore 5:46 del mattino. Moltissimi gli edifici crollati109 e distrutti nel terremoto e divorati dalle fiamme, intorno a 6,400 il numero di morti, scomparsi o feriti gravemente durante il disastro; un saldo molto caro sia dal punto di vista economico (circa 7 miliardi di yen solamente per il centro città) sia dal punto di vista sociale per una prosperosa città della seconda potenza economica mondiale del tempo.

Se i precedenti picchi di partecipazione ad attività della società civile erano stati influenzati dalla crisi economica e fiscale110, il disastro del Grande terremoto Hanshin-awaji ha evidenziato una crisi nell’efficienza da parte del governo locale di amministrare le problematiche del disastro e la relativa assistenza e nella legittimazione delle moltissime associazioni e organizzazioni no profit partecipanti nella ricostruzione e ripresa dell’area colpita. Il terremoto rivelò importanti informazioni concernenti la creazione di particolari strutture di vulnerabilità sociale,

106 阪神・淡路大震災 Hanshin Awaji daishinsai

107 ボランティアのルネサンス Borantia no renesansu , Imada, 1999 108 ボランティア元年 Borantia Gainen, Ibid.

109 Si stima che il numero di edifici crollati si aggiri intorno ai 70,000, con ulteriori 55,000 edifici seriamente

danneggiati.

110 Tra il secondo e il terzo picco la “bolla economica” collassò e la situazione fiscale giapponese si deteriorò

rapidamente a causa della tassazione e di stimoli economici per investimenti nel settore pubblico e ciò andò ad intaccare a livello macroeconomico i tassi di interesse, riducendo drasticamente la somma delle donazioni e fondi. (Deguchi, 2000)

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data la grande concentrazione di varie gruppi sociali quali ad esempio coreani,

europei, americani e burakumin111, che vivevano in zone separate, dislocate e quindi

lontane dal controllo delle figure governative locali. La mancata attenzione a livello centrale nell’amministrazione della situazione e nella leggera valutazione sulle misure da adottare o sulle strategie per una ripresa della prefettura di Hyogo e zone di Ōsaka, ha portato moltissime associazioni a dedicarsi in prima persona, per trovare delle soluzioni e per affrontare il disastro in maniera più efficace possibile, secondo le proprie possibilità.

A ciò si aggiunse una vulnerabilità economica da parte del governo locale e centrale con Murayama Tomiichi, il quale aveva fallito nel trovare delle misure preventive contro disastri, omettendo e rendendo inadeguate quelle di salvaguardia: rimarcabili furono la mancanza di un sistema pubblico di allerta contro i rischi sismici, un sistema di preparazione o piani dettagliati contro terremoti e di staff competente in previsioni e comunicazioni in caso di disastro.

D’altro canto furono 1.400.000 i volontari che affluirono nelle zone disastrate e molte le iniziative di grandi aziende autoctone112 che provvidero a dare una mano nella ricostruzione e per l’aiuto della popolazione locale; la grande partecipazione era però stata accompagnata da un’impreparazione dei volontari che si erano mossi spontaneamente per dare il proprio contributo. Ciò innescò la necessità di sensibilizzazione riguardo il tema del volontariato e della presa di coscienza del bisogno della nascita di volontari esperti, informati ed efficienti. Gli eventi del 1995 erano andati ad intaccare la percezione del popolo giapponese su temi come il volontariato, la necessità di una figura solida del no profit e della tutela delle attività della società civile che potessero essere più efficaci e in correlazione con la sfera politica.

111 Con il termine burakumin si intende un gruppo sociale fortemente discriminato sin dal periodo Tokugawa

per l’associazione a lavori considerati disdicevoli o “impuri”.

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Il disastro in sé fu solo la punta dell’iceberg che diede il via alla necessità di legittimazione nei confronti delle associazioni no profit, ma molte sono le cause esogene che hanno influito nello suo sviluppo. Innanzitutto la Conferenza delle

Nazioni Unite sullo sviluppo e sul rispetto dell’ambiente113, tenuta a Rio de Janeiro

nel 1992, in cui associazioni no profit provenienti da tutto il mondo parteciparono al Summit relativo a problemi di inquinamento e di utilizzo delle risorse. Le organizzazioni giapponesi partecipanti compresero la necessità della creazione di una rete di interconnessione con altre realtà a livello globale che potessero legittimare la loro entità ed essere un valido supporto per sviluppi futuri; così facendo sarebbe stato possibile interagire con realtà differenti. Inoltre, dopo il terremoto del Messico nel 1985 e del Perù del 1990, si prese coscienza dell’importanza e delle sempre più necessaria interconnessione tra organizzazioni locali e soprattutto internazionali, con l’intento di partecipare attivamente come associazioni attive in problematiche a livello globale. Subito dopo l’accordo di Plaza del 1985, lo yen ebbe un rapido apprezzamento e si intensificarono gli scambi commerciali e le relazioni con gli Stati Uniti e con essi venne introdotto il concetto di corporate citizenship114, ossia la necessità dei cittadini di creare una rete informativa locale e globale che potesse rendere interdipendenti le associazioni e creando una società civile prospera e operante a più livelli. Il termine di kyōsei115 si riferisce proprio a questa connessione tra organizzazioni, riferendosi al concetto di interdipendenza e di mutua prosperità tra le società corporate e la cittadinanza corporate, nonché al legame indispensabile per formare una global civil society che potesse rendere parte anche la seconda potenza economica mondiale.

113 Tale conferenza è definita anche con il termine “Summit della Terra” e indica la prima conferenza

mondiale di capi nazionali concernente problematiche ambientali; all’incontro parteciparono 172 governi, oltre 2.400 rappresentanti di organizzazioni non governative e oltre 17.000 persone aderenti al NGO Forum.

114 Imada, 1999

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Questi fattori esogeni trovarono con il terremoto di Kōbe la spinta propulsiva per fuoriuscire dal loro guscio, scatenando quello che sarebbe diventato l’inizio della rivoluzione del volontariato in Giappone.

La necessità di colmare il divario tra percezione popolare e amministrazione nella zona colpita dal disastro (prefettura di Hyogo e Ōsaka) diede quindi vita ad una serie di problemi: una bipolarizzazione a livello geografico, secondo la le zone colpite dal disastro vennero suddivise in aree, alcune supportate da aiuti monetari e fondi governativi locali e altre non sopportate da alcun tipo di incentivo e lasciate alla deriva; una riabilitazione efficace che doveva essere intrapresa sia da un punto di vista economico che sociale.

Nella seguente tabella verranno elencate cause, dinamiche, condizioni e conseguenze del progresso di vulnerabilità del Grande terremoto Hanshin-Awaji.

Cause principali

 Pregiudizi nei confronti di gruppi sociali differenti (coreani, europei, americani e burakumin)

 Disuguale distribuzione del potere economico

 Gap tra la percezione delle persone colpita dal disastro (area di Hyogo e Ōsaka) e l’amministrazione locale

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Dinamiche Mancanza di

 consapevolezza delle possibilità di rischio dell’amministrazione pubblica, dovuto dall’assenza di un disastroso terremoto dal 1923

 interesse da parte di ingegneri e architetti nello sviluppare strutture che potessero essere antisismiche

 attrezzature adeguate per il rilevamento di fenomeni sismici, di allerta e di anti-incendio116

Condizioni

o Mancanza di un sistema abitativo a norma contro rischio terremoti

o Mancanza di un sistema preventivo per anziani e bambini nel caso di disastri o Incuranza dall’amministrazione centrale di un possibile disastro

o Disinteresse del governo centrale di identificare una vera e propria soluzione Conseguenze

 Necessità di una società civile pronta alle necessità della società  Legittimazione della figura delle associazioni di volontariato

117Tabella 1; resoconto dell’esperienza di Kōbe e spinta propositiva verso una nuova società civile

116 La maggior parte delle abitazioni nella città di Kōbe vennero distrutte non dalle scosse sismiche, bensì

dalle fiamme sprigionate dalla rottura e dalla fuoriuscita di gas dalle abitazioni. Non essendo la città dotata di un sistema anti-incendio efficiente, il fuoco generato da vari incendi divorarono parte della città.

117 La tabella riassume in breve i punti di mancanze e di condizioni che permisero nella tragedia la nascita di

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Non appena passata la fase immediatamente successiva al terremoto, il ruolo delle organizzazioni no profit divenne di fondamentale importanza per lo sviluppo, la riabilitazione e per il ripristino di un ordine pubblico a cui il governo locale non aveva saputo né dare una risposta repentina, né affrontare in maniera immediata e diretta poiché colto impreparato.

Fu così che moltissimi dei centri di NPO locali dedicarono le loro attività principalmente alla ricostruzione e al ricovero della comunità; si comprese innanzitutto che la velocità di risposta all’azione e alle problematiche sociali delle organizzazioni no profit in caso di disastri fosse notevolmente superiore a quella delle alte sfere governative sia centrali che locali. Questa velocità si era dimostrata una caratteristica vincente nello sgombro della popolazione, della provvigione di beni primari e di solidarietà comunitaria; non solo, ma grazie alla interconnessione e la fitta rete di contatti tra le varie organizzazioni e alla previa creazione di un network attraverso il quale era stato possibile comunicare in maniera rapida ed efficace, identificando punti di forza e debolezza nelle attività svolte sul campo, fu possibile la riuscita di un sostegno sociale e la trasmissione di una consapevolezza maggiore della situazione. Così facendo le organizzazioni no profit operanti ed attive nel post- disastro furono in grado di far sentire la loro voce e di dimostrare il loro valore aggiunto per la società, innescando un processo che avrebbe portato, da lì a qualche anno, alla loro legittimazione a livello legale.

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